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Autore: YOUSHOULDLETMEBE    08/04/2014    3 recensioni
Il mondo di glee trasferito in quello di Hunger games.
La storia d'amore tra Brittana e Santana proiettata nell'arena.
***
Dal testo: «Faremo capire a Capitol City che non possono trattarci come se fossimo loro, noi siamo nostre, e di nessun altro.»
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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E’ tardo pomeriggio, io, Sebastian, Will e Sue siamo seduti al centro di una grande sala aspettando impazienti i verdetti degli strateghi.
Assegneranno a ogni tributo un voto da 1 a 12 in base alle sessioni private, da questi numeri dipenderà la nostra salvezza nell’arena, da questi numeri dipenderanno i favori degli sponsor.
All’improvviso lo schermo che ormai stiamo fissando da tempo si illumina mostrando il presentatore avvolto da tutti i colori dell’arcobaleno.
Fa qualche battuta e qualche moina, poi la sua immagine scompare dallo schermo sostituita da quella di Quinn. Ha un 10.
Poi Finn.  Un 8.
I tributi si succedono velocemente ma io non faccio caso a loro, aspetto solo il 4.
L’immagine di un ragazzo di nome Jesse scompare e la prima cosa che vedo sono gli occhi di Brittany, poi, un 8 in sovraimpressione.
Beh, poteva andarle peggio.
Eppure è una favorita.
Poteva andarle meglio.
I tributi si succedono ad una velocità che a me sembra fin troppo ridotta.
Quando finalmente il mio volto appare sullo schermo sento che sto tremando.
Qualcuno mi stringe la mano ma non riesco a vedere chi sia, sono troppo concentrata sulla mia immagine sul vetro per poter pensare a qualcos’altro.
Il tempo che passa prima che il numero appaia in fondo alla foto è davvero infinito; ripenso alla mia sessione privata.
E tremo ancora.
Quanto mi avranno dato?
5? 6?
Ma questo non è abbastanza.
No, non lo è.
Non avrò nessuno sponsor, e senza gli sponsor, sarò morta prima del tramonto, domani.
Il numero appare e io ricomincio a respirare.
10.
Tutti quanti applaudono, anche le mani che prima mi stringevano, che adesso mi hanno lasciata, quelle di Sebastian.
Guardo il ragazzo e lo vedo preoccupato, e allora sono io che gli afferro la mano, offrendogli quel sostegno che prima lui ha offerto a me.
Quando le nostre dita si intrecciano lui mi guarda e sorride.
I suoi occhi mi stanno ringraziando, anche se non lo ammetterà mai, con le parole.
La sua foto appare e il numero che la accompagna è 11.
Tutti ci alziamo ed applaudiamo.
Non c’era ancora stato un voto tanto alto.
 
***
 
Dopo ore di festeggiamenti sono esausta, ma invece di tornare in camera mia sgattagliolo nell’ascensore e salgo fino al 12.
Spero di salire sul tetto e di trovarci Brittany ma, quando salgo le scale buie speranzosa, non mi conducono a nessuno.
Mi guardo intorno, cercando dei capelli biondi che sbucano da dietro una pianta, o degli occhi azzurri che mi scrutano silenziosi nel buio.
Niente.
All’improvviso mi sento pesante, troppo pesante.
Mi siedo a terra e guardo le scale che mi hanno condotta qui immaginando di vedere Brittany attraversarle.
Ancora niente.
E’ la nostra ultima notte a Capitol City e non abbiamo ancora chiarito.
Vorrei vederla, vorrei dirle che ha ragione e che non accetterò di essere cambiata da questi giochi.
Vorrei respirare un’ultima volta l’odore dei suoi capelli profumati, vorrei sentirla ridere di nuovo.
 Vorrei tenermela stretta ancora un’altra notte, ancora una sola.
Vorrei averla conosciuta prima, per potermela godere di più.
Vorrei che fosse qui, accanto a me, per poterle dire tutto quello che provo per lei, per poterle dire che sono pronta a giocarmi tutto per lei, per poterle dire che l…
«Lo sapevo che ti avrei trovata qui.»
la voce di Brittany mi risveglia da ogni pensiero.
Mi alzo di scatto e in due secondi l’ho raggiunta, le braccia avvinghiate al suo corpo perfetto, la faccia immersa nei capelli chiari, le lacrime negli occhi.
«Mi dispiace, mi dispiace tanto, avevi ragione tu. Hai sempre avuto ragione tu. Non lascerò che facciano di me una pedina, non lascerò che mi cambino.»
La mia voce è strozzata, i miei singhiozzi non mi permettono di parlare perfettamente, ma non importa, non importa, lei ha capito.
Mi stringe tra le sue braccia con decisione.
«Va tutto bene Santana, va tutto bene.»
Vorrei non dover lasciarla, mai, ma per questa ultima sera, abbiamo troppe cose da dirci, per poter perdere tempo ad abbracciarci.
Mi stacco da lei contrariata e mi asciugo le lacrime con la manica della maglietta.
Le prendo la mano e ci sediamo su una panchina il più vicino possibile.
Stare qui su mi porta alla mente i ricordi del nostro primo incontro, mi rende felice.
«Una volta nell’arena, saremo io e te contro tutti gli altri.»
Sussurra.
«Saremo insieme e niente ci potrà fermare.»
Mi accarezza i capelli.
«Troveremo, troveremo un modo.
Faremo capire a Capitol City che non possono trattarci come se fossimo loro, noi siamo nostre, e di nessun altro.»
Mi giro guardandola negli occhi, gli occhi di una ragazza dolce, indifesa, ma lei è molto di più di questo.
«Se non dovessimo farcela, sappi che ti voglio bene, e che sono grata a Sue per aver estratto il mio nome.
Senza quel biglietto non ti avrei mai incontrata, non avrei mai incontrato la parte migliore della mia vita.»
Le sorrido e chiudo gli occhi, appoggiandomi a lei.
Prima di addormentarmi sento un sussurro nelle orecchie, un suono quasi impercettibile, se non fossi così vicina.
«Ti voglio bene anch’io»
   
 
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