Good Boys
Chapter Seventeen
Dedica dell’Autrice:
Per
Beatrice, di cui non conosco il nick, ma che mi ha mandata una splendida mail d’incitamento
per aggiornare questa sezione. In effetti è da un po’ che non lo faccio, devo
ammettere che i motivi principali sono stati due: mancanza d’ispirazione (vedi:
Naruto) e scarso tempo per scrivere. A dire il vero sono ancora sotto esame, ma
di fronte ad una richiesta del genere non potevo rimanermene con le mani in
mano. Perciò la ringrazio, e ringrazio tutti coloro che continuano a seguire
questa storia. A breve, spero, cercherò di aggiornare anche il resto e di
rispondere alle mail. Inoltre colgo la palla al balzo per scusarmi se non mi
sono fatta “viva”, sono tremendamente dispiaciuta, ma come dicevo – e non è una
scusante, non ho scuse davvero – sono stata alquanto impegnata. Stressata,
direi che è il termine esatto, e credo di esserlo ancora. Senza il credo. Ad ogni
modo, adesso vi lascio al capitolo. Baci!
Memi
***
Flash Back
Il
sole brillava alto nel cielo, il parco profumava ancora d’erbetta appena
tagliata e la dolce nenia di qualche uccellino riempiva le orecchie di chiunque
si fosse fermato anche se per un solo istante ad ascoltare.
“Dai
Hikari! Andiamo!!”, Taichi si voltò con un meraviglioso sorriso stampato in
volto verso la bimbetta che correva ansante verso di lui.
Il
vestitino rosa le donava particolarmente e la faceva somigliare quasi ad una
delicata bambolina. Ma Taichi sapeva bene quanto la sua sorellina era forte,
nonostante avesse solo otto anni. Certo, aveva ancora bisogno di sentirsi
protetta e appoggiata, ma il suo carattere era già spiccatamente deciso. Una
decisione che però non era mai sgradevole, ma sempre sfumata in una dolce
gentilezza.
“Taichi,
aspettami!”, tentò di raggiungerlo la piccola Hikari, ma il fratello era
decisamente più veloce rispetto a lei.
Fu
solo quando quello ebbe rallentato il passo che finalmente la brunetta riuscì a
raggiungerlo e ad affiancarlo. Era felice di poter passare del tempo con il suo
adorato fratellone, si ritrovò a pensare mentre un sorriso le increspava le
labbra scarlatte. I suoi pensieri vennero però interrotti dall’inaspettato
fermarsi di Taichi. Hikari lo fissò attonita.
“Taichi…?”
Ma
il giovane Yagami non sembrava averla udita, tanto era concentrato a guardare
qualcosa d’indefinito davanti a sé. Incuriosita, Hikari seguì il suo sguardo e
si ritrovò a sua volta a fissare una strana coppia di ragazzi anche loro fermi
ad osservarli. Erano entrambe biondi, ma sicuramente con età differenti. La
brunetta, allora, si chiese chi erano e perché mai suo fratello sembrava tanto
rapito da loro due.
“Fratellone,
tu li conosci?”, a spezzare lo strano silenzio creatosi ci pensò la vocina del
più piccolo dei due.
Hikari
lo fissò, rapita.
“Purtroppo
uno sì”, rispose con tono piatto il più grande, senza mai distogliere lo
sguardo da Taichi.
“Non
sapevo avessi un fratello, Ishida”
La
piccola Yagami si voltò d’istinto verso il fratello non appena lo sentì
parlare, e notò che il suo viso era terribilmente serio. Se ne chiese
involontariamente la ragione.
“Non
sapevo avessi una sorella, Yagami”, ripeté, cambiando i termini, l’altro.
Il
ragazzino al suo fianco a quelle parole rimase per un istante ad osservare ora
il fratello, ora Taichi, per poi sorridere cordiale.
“Ciao
io sono Takeru! Tu sei un amico di Yamato?”, si avvicinò al brunetto.
Taichi
lo fissò attonito. Era evidente che doveva averlo erroneamente scambiato per
una sorte d’amico del fratello.
“Ehm…non
proprio”, scosse quindi il capo, per poi accennare ad un sorriso quando vide il
bimbetto incupirsi. “Però se vuoi puoi chiamarmi Taichi, okay?”
Il
biondino sembrò riscuotersi.
“Okay!”,
annuì raggiante, prima di voltarsi verso la bambina accanto a lui. “E tu invece
chi sei?”
L’ingenua
domanda del bimbo la fece arrossire, ma per sua fortuna in aiuto le giunse
proprio Taichi.
“Lei
è mia sorella Hikari”, fece le presentazioni. “Ha otto anni”
“Davvero?
Anch’io!”, le sorrise subito, dolce, il bimbetto.
La
piccola Hikari si fece leggermente più rossa, ma non poté fare a meno di
ricambiare al sorriso, intimamente colpita da quel suo cordiale coetaneo.
“Ti…ti
va di andare a giocare?”, tentando di vincere la timidezza, la giovane Yagami
si voltò a fissarlo in quelle chiare pozze azzurre.
“Sì!”,
le rispose felice il piccolo Takeru, prima di voltarsi verso Yamato. “Posso?”
Il
tono di voce si era fatto quasi speranzoso e nei suoi occhi cerulei era ben
visibile tutto l’affetto e la profonda ammirazione che lo legava al fratello
maggiore.
Yamato
annuì. “Okay”
“Sentito?”,
Takeru si voltò nuovamente verso la bimba. “Andiamo Hikari!”
Con
trasporto, la prese teneramente per mano e la condusse verso i giochi pubblici
posti appena poco più in là.
“A
quanto pare Hikari ha appena trovato un amico”, sentenziò ad un tratto Taichi,
senza distogliere lo sguardo dai due bambini.
“Per
una volta”, replicò Yamato da poco lontano. “Sono d’accordo con te, Yagami”
Fine Flash Back
“Taichi,
ma allora sei qui!”
Il
brunetto si voltò, subito imitato dai suoi amici, verso il punto da cui
proveniva quella voce.
“Aki!!”,
lo accolse calorosamente non appena lo vide.
Il
giovane dai capelli nocciola si avvicinò, per poi sorridere amichevole quando
riconobbe il biondino.
“Ehilà,
Yamato! Come va?”
“Ciao
Aki”, Ishida fece un cenno con il capo, per poi ritornare a concentrarsi sulla
partita.
“Loro
sono i vostri amici?”, continuò invece Aki, rivolto ai due sconosciuti che lo
fissavano in silenzio.
Taichi
annuì. “Aki, ti presento Jyou e Koushiro”
“Ciao!
Voi dunque siete gli amici di Ikebukuro, giusto?”, strinse loro la mano,
cordiale come sempre, Aki.
“Non
solo noi”, gli sorrise di rimando Jyou.
“Tu
sei in classe con Taichi, se non erro”, gli sorrise invece Koushiro.
Aki
annuì.
“Esatto!
E oggi sono venuto qui a tifare altri due membri della mia squadra!”, aggiunse,
accennando alle ragazze in campo.
A
quelle parole, il volto di Yagami assunse all’improvviso un cipiglio malizioso.
“Quindi devo dedurne che la tua presenza d’oggi non includi secondi fini…”
L’altro
arrossì, piccato. “Se…se…secondi fini?!”
“Beh,
sai…tipo vedere una certa moretta…”, lo canzonò Taichi, allargando le braccia
in un gesto vago.
Accanto
a lui Yamato scosse il capo, celando egregiamente il divertimento che quella
situazione gli elargiva.
“Ma…ma
che dici!”, esclamò imbarazzatissimo Aki, tirandogli uno scappellotto sulla
spalla ostentando un certo autocontrollo che però non aveva.
A
quel punto anche Jyou e Koushiro, che avevano compreso qualcosa della
situazione, sembrarono sul punto di scoppiare a ridere.
“Oh,
sì, si, certo… Allora non ti dispiacerà se faccio questo”, Taichi sorrise
sibillino, lo prese per un braccio e urlò con quanto più fiato aveva in gola. “Reika!!”
Aki
arrossì come un peperone maturo, ma la stretta dell’amico gli impediva di
scappare. Eppure l’imbarazzo non gli impedì ugualmente di notare che al
richiamo la moretta, ora alla battuta, si era voltata verso di loro incuriosita
per poi sorridere alla scena. Quindi, dopo aver ammiccato scherzosamente nella
loro direzione, lanciò la palla in aria e la colpì con quanta più potenza
aveva. Il punto fu inevitabile, così come il coro dei tifosi.
“E
brava la nostra Reika…!”, sghignazzò Taichi, mentre Aki si colorava di un
acceso cremisi.
Yamato,
invece, sospirò, ma l’increspatura rivolta all’insù delle sue labbra vanificò
ogni suo tentativo di ostentare una rigida impassibilità. Jyou e Koushiro lo
notarono e per questo non poterono fare a meno di sorridersi complici. Era
cambiato. Ma non solo Yamato, anche Taichi. Il biondo non era più il bambino
schivo e intrattabile di un tempo, né il brunetto era l’egocentrico e scatenato
di quando aveva undici anni. Certo, questi aspetti del loro carattere
sussistevano ancora, ma non erano più tanto eccessivi e visibili come allora.
La loro amicizia, nonostante gli alti e bassi, alla fine si era rivelata
proficua per entrambe, e di questo sia Jyou che Koushiro non potevano che
andarne fieri. Per questo, a distanza d’anni, si ritrovarono a ripercorrere
l’ultima tappa che li aveva visti abbandonare le ostilità per diventare
finalmente gli ottimi amici quali erano.
Flash Back
“Yamato Ishida!!!”, Taichi lo raggiunse
e come una furia lo colpì forte al muso, scaraventandolo letteralmente a terra
e buttandovisi poi sopra. “Rimangiati immediatamente ogni parola!”
Il
brunetto lo colpì forte un paio di volte sul volto, prima che il biondino si
ribellasse e, con uno scatto di reni, ribaltasse la situazione. Adesso era
Yamato a stare sopra di lui e a colpirlo con tutte le sue forze.
“Se
sei ottuso non è colpa mia, idiota!”
Ishida
colpì duro proprio nel momento in cui sulla scena apparivano i due amici
comuni: Jyou Kido e Koushiro Izumi.
“Ragazzi!”,
il rosso fece per avvicinarsi, ma l’altro lo bloccò.
“No,
lascia che se la spiccino da soli”, disse con voce ferma.
Koushiro
lo fissò per un istante esitante, ma alla fine capitolò. Si fidava di Jyou e se
lui consigliava di non intervenire, allora lo avrebbe ascoltato.
“Non
ti permetto di chiamarmi così!”, s’inalberò Taichi, riprendendo nuovamente il
controllo della situazione. “Non sopporto che tu vada a vantarti con quella tua
faccia di bronzo in giro per Ikebukuro!!”
“E
io non sopporto te!”, si riprese Yamato, travolgendolo in una discesa fatta di
pugni e calci. “Sei solo uno stupido bambino, viziato e arrogante”
“Parli
proprio tu, pomposo scimmione? Ma chi accidenti ti credi d’essere?!”, lo
picchiò forte allo stomaco il brunetto. “Sei un presuntuoso e impertinente
imbecille!”
“Vedo
che hai aggiunto nuovi termini al tuo vocabolario”, lo derise il giovane
Ishida, sorridendo sornione quando lo vide arrossire piccato.
“Prendi
questo, razza di damerino da strapazzo!”, il pugno di Taichi gli fece bruciare
l’occhio talmente tanto che Yamato, colto da un sentimento di rivalsa, non
tardò ad assestargli un cazzotto ben piazzato allo stomaco.
Il
brunetto perse per un istante il respiro, prima di buttarsi a terra esanime. A
quel punto il giovane Ishida avrebbe potuto facilmente colpirlo, ma ciò
nonostante non lo fece. Taichi aveva colpito duro quella volta e, sebbene non
lo avesse ammesso neanche sotto tortura, Yamato si sentiva troppo stremato per
poter sostenere un’altra scazzottata. Così, al contrario delle aspettative,
tutto ciò che fece fu rivolgere una domanda tanto semplice quanto disarmante al
ragazzo steso accanto a lui.
“Ehi,
Yagami”
“Che
vuoi?”, fece scontroso Taichi.
Yamato
non vi badò. “Perché ci stavamo azzuffando?”
La
domanda lo spiazzò. “Per…perché tu…”
Taichi
stava per dire che era per via del compito di matematica, perché, vedendosi
superare per l’ennesima volta nel voto da Yamato, non aveva retto all’irresistibile
tentazione di prenderlo a pugni. Ma la scusa, che appena poco prima gli era
sembrata perfetta, adesso appariva persino ridicola ai suoi occhi.
“Non
lo so”, disse infine, in un sospiro sconcertato.
Ma
la cosa che più lo sconvolse fu quello che successe dopo e che gli sghignazzi
appena percettibili al suo fianco gli preannunciarono: Yamato era scoppiato a
ridere. Taichi sgranò gli occhi nell’udire quella risata tanto spontanea
fuoriuscire proprio dalle labbra del ragazzo. Era la prima volta che lo sentiva
ridere così. La prima in assoluto.
Tuttavia
nel ripensare a ciò che lui stesso aveva appena detto, al modo in cui si erano
malamente picchiati senza avere una ragione concreta, Taichi non poté fare a
meno di scoppiare a ridere a sua volta. E fu allora che entrambe si resero
effettivamente conto che tutta quella loro rivalità e tutto l’odio che avevano
pensato di nutrire nei confronti dell’altro fino a quel momento,
era…inesistente!
Le
risa crebbero a quella perfetta percezione delle cose e il dolore fisico
provocato dalla precedente scazzottata venne ben presto soppiantato da una sana
allegria.
Da
sopra il pendio erboso, Jyou e Koushiro fissavano la scena in silenzio. Lo
avevano sempre saputo che un giorno sarebbe finita così tra quei due, eppure
solo da quell’istante poterono dire con certezza che l’amicizia tra Taichi e
Yamato era finalmente nata.
Fine Flash Back
Il
fischio dell’arbitro, così come prima aveva decretato l’inizio della gara,
adesso si cimentava a segnalare la fine dell’incontro con la vittoria che
vedeva protagoniste le due giocatrici dell’Odaiba High School.
“Venite,
andiamo da loro!”, Taichi incitò i suoi amici a seguirlo, mentre si faceva
largo tra la folla di spettatori per raggiungere le protagoniste di quella
giornata sportiva. “Sora! Reika!”
La
giovane Takenouchi fu la prima a scorgerli e ad avvicinarsi a loro.
“Ciao
Sora!”, la salutarono non appena la vide sia Jyou che Koushiro.
La
ragazza sorrise e fece per dire qualcosa, ma la stretta calorosa e amichevole
di Taichi la interruppe.
“Sei
stata strepitosa!!”, si complimentò, espansivo come sempre, il brunetto.
Sora
arrossì lievemente, soprattutto perché sentiva due familiari occhi blu fissi
ormai su di lei, ma non poté fare a meno di regalargli uno dei suoi più bei
sorrisi.
“Grazie,
ma non è tutto merito mio se abbiamo vinto”
“Oh,
non fare la modesta, Sora!”, la voce fintamente severa di Reika la ammonì.
“Taichi ha ragione: sei stata fantastica. Se non fosse stato per te non avremmo mai vinto!”
“Ma…io
non…”, le parole però le morirono in gola quando vide Yamato, rimasto fino ad
allora in disparte a guardarla, avvicinarsi a lei con passo deciso.
“Brava,
ti sei fatta valere in campo”, le disse in un discreto complimento che gli
costò ugualmente un velato rossore sulle gote.
Sora,
al contrario, non riuscì a fare a meno di assumere una tonalità completamente
bordeaux per l’imbarazzo e per l’intensità di sensazioni che quelle poche
parole avevano risvegliato in lei. Eppure, ciò nonostante, non poté fare a meno
di alzare lo sguardo alla ricerca di quelle pozze cobalto tanto magnetiche e
profonde. Yamato se ne accorse e, vincendo il suo carattere così ostinatamente
composto, accennò ad un sorriso che le fece palpitare il cuore e vacillare le
gambe. ‘Mi piace…’, si ripeté inconsciamente tra sé e sé Sora, sentendosi
infinitamente felice per aver ricevuto personalmente uno di quei suoi rari
quanto meravigliosi sorrisi.
Lì
accanto Taichi, che stava osservando la scena, ridacchiava sommessamente mentre
in cuor suo si faceva sempre più vivida la dolce constatazione che nessuno più
di Yamato meritava di essere felice, proprio come lo era quando si trovava in
compagnia di Sora.
Flash Back
“Yamato,
è vero quello che ho saputo?”
L’altalena
smise di dondolarsi tiepidamente, spazzando anche l’ultimo cigolio proveniente
dagli ormai arrugginiti cardini color rame, e il ragazzino seduto su di essa
alzò i suoi incredibili occhi blu per fissarli nelle pozze marroni
dell’interrogatore. Taichi Yagami si ergeva con cipiglio straordinariamente
serio e fare spiccatamente deciso proprio dinanzi a lui, impedendogli di godere
di quella dolce culla altalenante.
“Allora?”,
insistette con forza il brunetto. “È vero che i tuoi genitori sono separati?”
La
domanda lo colpì in pieno petto. Yamato abbassò appena il capo, giusto per non
dover più sostenere quello sguardo indagatore, mentre pian piano un piccolo e
discreto cenno d’assenso gli faceva ammettere la verità dei fatti.
“E
tu?”
Taichi
centrò ancora una volta il suo cuore con quell’ingenuo quesito.
Il
biondino scrollò le spalle. “Mi sono abituato”
“Non
è vero”, la negazione decisa del brunetto lo costrinse ad alzare
involontariamente il capo. “Non ti sei abituato, altrimenti non saresti mai
scappato come un codardo nel sentire tua madre parlarne con la mia, poco fa, a
casa, quando è venuta a prenderti”
L’affermazione
arrivò dritta e precisa, ancora una volta. Yamato sorrise appena
percettibilmente nel costatare quanto il brunetto ci avesse azzeccato.
“Eppure
non capisco…”, insistette Taichi, pensieroso. “Se i miei genitori non andassero
più d’accordo, io sarei felice che si separassero. Non sarebbe giusto farli
stare ancora insieme solo per un mio capriccio”
Il
giovane Ishida alzò lo sguardo, posandolo finalmente su di lui. Lo aveva
colpito, di nuovo ma stavolta ancor più profondamente di prima. E allora Yamato
si ritrovò a riflettere, forse per la prima volta seriamente, su quanto Taichi
avesse ragione. Per tutto quel tempo era stato un egoista, un ipocrita, perché
non aveva fatto altro che pensare a sé e a sé soltanto. Certo, non aveva fatto
storie quando gli si era proposta dinanzi la separazione, però era pur vero che
aveva sempre sperato in cuor suo in un ravvicinamento dei suoi genitori fino ad
un ritorno ai tempi in cui erano ancora una famiglia. Però…adesso che ci pensava,
la madre non era forse appena venuta a prenderlo a casa del suo amico? E Takeru
il giorno dopo non sarebbe andato con il padre al luna park? Non erano forse,
nonostante tutto, una famiglia? Sì, sì, certo che lo erano. Forse addirittura
più di prima.
Yamato
sorrise e per la prima volta da quando i suoi si erano separati, si sentì
veramente felice e…libero.
Si
alzò. “Andiamo?”
Taichi
lo fissò sconcertato da quel repentino cambio d’umore, ma il sorriso che il
biondo gli rivolse bastò a cancellare ogni suo dubbio. Si alzò a sua volta e
annuì.
“Certo!”,
rispose, consapevole di aver dato una decisa scrollata nell’animo dell’amico
con quelle semplici e spontanee parole.
Si
mossero quasi in contemporanea, avviandosi con passo deciso verso casa Yagami
dove sapevano stare ad attenderli, mentre in lontananza le nuvole si coloravano
di un delizioso porpora.
“Ehi,
a proposito”, fece ad un tratto Yamato.
“Uhm?”,
mugugnò Taichi, incrociando distrattamente le mani dietro al capo. “Che c’è?”
“Io
non faccio i capricci”
Il
tono ingenuo con cui Yamato lo disse, disarmò completamente l’altro.
“Certo,
certo!”, lo canzonò lo stesso Taichi, divertito.
“Pfui!”,
per tutta risposta, il biondino lo spintonò lievemente.
Yagami,
quindi, borbottò qualcosa d’incomprensibile, per poi lasciar perdere e godersi
il silenzio rilassato venutosi a creare tra loro.
Fine Flash Back