Film > The Phantom of the Opera
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Autore: __aris__    09/04/2014    3 recensioni
Emily Wandervitt è un esperta di autenticazione di opere d'arte ed altri oggetti antichi. chiamata a Parigi per una consulenza dall'Opéra, per caso trova un inquietante libro di pelle nera con i bordi delle pagine rosso sangue siglato FO. Incuriosita lo porta nella sua camera d'albergo, ignara di cosa le accadrà d lì a poche ore.
Nel 1875 Erik è alla disperata ricerca di un mezzo per riunirsi alla sua Christine. Disposto a tutto utilizza un incantesimo per tornare indietro nel tempo ma non otterrà il risultato sperato ...
-- ispirata al film del 2004 ed alla versione per il 25esimo anniversario del musical, con qualche accenno del romanzo. spero vi possa piacere e che la recensiate!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 AVVISO: caro Lettore so che temevi che mi fossi dimenticata di questa storia ma come vedi non è così. Con questo capitolo si conclude davvero La Pioggia nel Deserto. È un extra che non aggiunge nulla al racconto ma volevo dare un po’ di spazio ad uno dei miei personaggi preferiti: Fil! Ho adorato scrivere di lui e mi è dispiaciuto fargli avere solo una piccola apparizione, quindi ecco un capitolo ad hoc. I fatti si svolgono tra il capitolo 22 ed il 23: Emily e incinta ed Erik è stato da poco dimesso ed è alla sia prima uscita “pubblica”. Probavlmente Erik è un po’ OOC, ma sii clemente con me. Ringrazio ancora tutti quelli che hanno letto; recensito; inserito la storia nelle seguite, preferite o ricordate: grazie! buona lettura caro Lettore!









                                                                                          
Emily sospirò davanti allo specchio: sapeva da mesi che quel momento sarebbe arrivato; aveva avuto settimane e settimane per prepararsi eppure adesso la sua mente era letteralmente in preda al panico. Da quando si era svegliata quella mattina continuava a ripetersi che non sarebbe potuto succedere nulla di tanto irreparabile ma le due infermiere del turno di notte sospese dal servizio per esaurimento nervoso ed i due specializzandi che improvvisamente avevano preferito tornare nel Connetticut e nell’Ohio a terminare il tirocinio erano dei precedenti poco incoraggianti.
Dopo un altro profondo respiro riuscì a riacquistare un po’ di calma. Ma quell’incontro era davvero necessario? In fondo Fil non era suo parente da un punto di vista genetico. Se si fosse sposata senza dirgli niente probabilmente il pizzaiolo non le avrebbe rivolto mai più la parola, ma gli avrebbe anche salvato la vita! Scrollò la testa per ricordarsi che alla sua età era troppo grande per cercare rifugio in scappatoie tanto puerili. Un’ultima occhiata allo specchio per controllare di non aver dimenticato nulla e poi uscì dalla camera da letto diretta alla biblioteca.
Per anni Casa Wandervitt era stata un luogo molto silenzioso con il pianoforte lasciato in un angolo a prendere polvere e scordarsi senza che nessuno se ne curasse ma ora si sentivano sempre le note di Mozart, Liszt , Beethoven, Debussy o di qualsiasi compositore che in quel momento si accordava meglio all’animo di Erik. Appena iniziò a scendere le scale riconobbe la danza e non poté fare a meno di trovare una certa ironia nella scelta del suo compagno. Cercò di non fare il minimo rumore, nonostante i tacchi, e solo quando l’altro ebbe finito di suonare parlò “La Tarantella di Rossini?
Solo qualcosa che non suonavo da un po’.” Spiegò l’altro prima di voltarsi. “sei pronta?”
Emily lasciò che il suo sguardo vagasse un momento per la stanza mentre cercava le parole giuste “Non ci saranno feriti, morti o persone che avranno bisogno di trattamenti psichiatrici, vero?
L’uomo alzò un sopracciglio “Je mérite une telle confiance?” (merito una tale fiducia, nda)
In quattordici settimane di ricovero ci sono state due infermiere sospese per forti stadi di esaurimento nervoso, due specializzandi hanno preferito tornare nelle loro fattorie piuttosto che farti degli esami di routine e la signora Rosenthal era convinta che la stanza accanto alla sua fosse infestata da un poltergeist!” argomentò l’americana tenendo il conto delle vittime con le dita.
Le labbra di Erik si piegarono in un ghigno reso ancora più diabolico dal contrasto tra la perfezione dei lineamenti e l’espressione sadicamente divertita. Aver acquistato l’aspetto che il destino si era burlato di negargli in un certo senso lo rendeva ancora più terribile, ma la ragazza rimase immobile, guardandolo dritto negli occhi mentre lui le si avvicinava. “Andrà tutto bene, mon amme.” disse prima di baciarla “Adesso dovremo andare.”
Infilarono i cappotti e salirono nel taxi che aspettava davanti alla porta; Emily diede l’indirizzo della pizzeria al tassista che fece partire immediatamente la macchia. Il tassista costeggiò l’Hudron River portandoli a destinazione in poco più di un quarto d’ora, Erik fu il primo ad uscire dall’abitacolo per andare ad aprire la portiera della ragazza che rimase esitante con un piede sull’asfalto e l’altro immobile sul tappetino del veicolo.
Qualcosa non va?” chiese il fu Fantasma dell’Opéra ammirando l’espressione di puro terrore sul viso del perito.
 “Erik … loro … loro … “ le parole uscirono come il tremolante sussurro di una statua.
Loro?” d’accordo: aveva decisamente cambiato vita da quando infestava il teatro ma tutti i fantasmi, vivi o morti, provano un brivido di sublime piacere nel giocherellare un po’ con le paure altrui!
Loro … loro  ABBRACCIANO!” disse come se stesse parlando di una cosa più pericolosa di un mostro a tre teste.
Je te promets de ne pas leur faire de mal.”  (prometto di non fare loro nulla di male, nda) Proclamò seriamente cercando di sminuire la sua voce. Non che sia possibile rendere un fine diamante simile ad un fondo di bottiglia; né, tantomeno, che fosse questo il suo obbiettivo. In realtà si limitò a non usare nessuno dei trucchi che aveva imparato negli anni per camuffare, sedurre o ingannare; ad usare la voce di Erik Dester e non quella di una delle numerose maschere che aveva portato durante la sua vita precedente. Certo il Fantasma dell’Opéra, il Signore delle Botole e l’Angelo della Morte avrebbero fatto un bel coro di risate del terrore che attanagliava Emily Wandervitt, ma quello non era il momento per trarre piacere dalle sofferenze altrui.
Scesa dalla macchina l’americana lo condusse davanti alla porta del locale all’angolo della strada con una tenda rossa che recitava a caratteri cubitali il nome della pizeria; aperta la porta e varcata la soglia si ritrovarono in un ampio spazio con tavoli rotondi coperti dalle tipiche tovaglie a quadrati rossi, alle pareti erano di mattoni con quadri dell’Italia e le foto dei fari personaggi famosi che avevano mangiato lì negli anni.
Furono accolti da una cameriera che spuntò da dietro la cassa “Mi spiace ma a quest’ora siamo chiusi.
Non siamo qui per mangiare, mademoiselle. Vorremmo vedere i titolari se non le dispiace.” La ragazza rimase un momento interdetta ma la voce calda ed impalpabile usata da Erik la fece avvampare e la spedì nel retro come fosse vittima di un sortilegio. Dopo pochi minuti al suo posto arrivò una donna sulla cinquantina dalla corporatura esile, con i cappelli nerissimi e la carnagione abbastanza scura.
Signore ci spiace ma siamo chiu … Emily? Sei davvero tu?” Appena vide il perito l’espressione seria e composta si sciolse in un caldo sorriso, Erik per un momento scomparve mentre la donna abbracciava Emily in modo quanto meno caloroso. “Sono secoli che non passi da queste parti!
Sono stata un po’ impegnata!” provò a spiegare l’altra indicando con la testa Erik immobile e silenzioso al suo fianco, poi fece le dovute presentazioni indicando prima l’uno poi l’altra con la mano: “Erik, ti presento Maria. Maria lui è Erik.
Maria lo osservò da capo a piedi e viceversa un paio di volte costatando il fascino dell’uomo che con gesto di altri tempi le faceva un baciamano per presentarsi. “Ogni tanto me lo presti così posso insegnare qualcosa a quello zuccone di mio marito?”disse scherzosamente facendo un occhiolino per poi assumere un’espressione di finta collera “Tuttavia, per quanto il tuo Erik sia affascinante ed ammaliante, sappi che sono molto in collera con te! Anche se come donna ti approvo in pieno.” Concluse dopo un ultima occhiata di ammirazione prima che entrambe scoppiassero a ridere.
Vi ringrazio signora.
La pizzaiola sospirò “Credimi: se avessi vent’anni di meno non staresti fermo a ringraziarmi!
Mari’ che succede? Chi c’è?” disse Filippo arrivando dalla cucina.
Fil vieni a vedere chi venuta!” lo invitò la moglie mentre Emily si dirigeva verso di lui.
Piccerè? Quanto tempo!” anche quest’abbraccio fu inevitabile.
Fil piano, piano.” Emily si staccò un po’ a fatica e mostrò ciò che il cappotto aveva fin ora tenuto nascosto: un ventre rigonfio.
L’italiano rimase senza parole,  bocca aperta ed occhi spalancati, e Maria si avvicinò insospettita “Ma c’è t’è venuto mo’? Un coccolone?” ma appena vide il sintomo della gravidanza scoppiò a piangere senza dire una parola.
Il primo a riprendersi fu Filippo che si congratulò con la ragazza e la riabbracciò con maggiore delicatezza seguito dalla moglie, che  non smetteva di piangere. Poi si diresse verso Erik, rimasto nuovamente in disparte. “A te proprio non posso chiamarti piccirè!” commentò prima di porgli la mano “Io sono Filippo.
Erik. Molto lieto signore.” Appena finite le parole si ritrovò preda dello stesso abbraccio che aveva visto pochi secondi prima, l’unica differenza erano le pacche su una spalla generosamente elargite dall’uomo. In effetti adesso non faceva molta fatica a capire perché Emily ed Alex fossero tanto diversi.
I quattro si sedettero ad un tavolo e furono portati cibo e vivande, declinare semplicemente non ea nel novero delle possibilità. Filippo e Maria volevano sapere quante più cose possibili sulla nuova situazione di Emily; le domande furono tantissime e ad ogni risposta Maria consumava un clinex. Dopo un ora la prima scatola era finita per ovviare alla mancanza di fazzolettini al locale furono fatti salire nell’appartamento che i coniugi avevano di fronte alla pizzeria: una piccola casa dove ogni oggetto racchiudeva una storia ed un ricordo.  Appena entrato Erik vide un vecchio pianoforte addossato ad una parete del salotto. Il centrino con le foto del figlio e di Emily era un po’ pacchiano ma gli intarsi che decoravano la cassa erano molto ricercati.
Era di mia mamma.” spiegò Maria con una nota di tristezza “Prima della guerra studiava musica. Le piaceva talmente tanto che si rifiutò di abbandonare il suo pianoforte anche nei momenti peggiori. una volta aveva un bel suono, ma ora sono anni che nessuno lo usa più.
L’ultima a suonarlo fu Emily.” continuò il Fil prendendo la mano della moglie con gesto fluido che non voleva minimamente nascondersi.
I miei erano accordi qua e là! Suonare è un'altra cosa, credimi!” intervenne l’interessata guardando di sfuggita Erik mentre pronunciava le ultime parole, cosa che non sfuggì agli occhi di lince di Maria.
Erik sai suonare?
Sono un musicista signora. La musica mi ha chiamato a sé fin da bambino e resisterle mi è stato impossibile.”
Oh davvero! Che meraviglia! Ti dispiacerebbe suonare per noi? Il pianoforte non viene accordato da anni, ma ammetto che mi piacerebbe molto ascoltare nuovamente il suo suono.” Chiese la donna scoperchiando lo strumento.
Senza dire una parola il francese si  accomodò sul seggiolino ed iniziò a saggiare i tasti con qualche arpeggio. “Cosa vorreste sentire?” chiese in italiano perfetto.
Famm’ ‘na bella tarantella paisà!” fu l’immediata risposta di Fil ed un secondo dopo le dita del musicista scorrevano l’ungo l’avorio ricreando la tarantella di Rossini. Veloci e leggere sfioravano i tasti che si inchinavano riverenti al suo tocco celando la maestria del gesto che rendeva perfettamente distinguibile ogni nota nonostante la non accordatura dello strumento. Maria e Filippo rimasero ammaliati e storditi dalla bravura dimostrata rimanendo immobili mentre il Fantasma faceva mentalmente il conto alla rovescia per l’applauso che sarebbe esploso appena i due si fossero ripresi.
Psh ... Piccerè!” Fil sussurrò all’orecchio di Emily osservando la moglie ancora estasiata “Mi ha fatto piacere rivederti, ma ora dovresti andare, perché se rimani io mi trovo senza moglie e tu senza fidanzato!
   
 
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