Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Lady Five    09/04/2014    5 recensioni
Una bellissima donna consapevole del suo fascino. Un uomo apparentemente di ghiaccio. Una passione improvvisa che non sanno dove li condurrà. E un fatto doloroso del loro passato che li accomuna, un'oscura minaccia che devono finalmente affrontare...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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by Triz

Pochi giorni dopo i magnifici cinque lasciarono il villaggio. Non fu semplicissimo organizzare la trasferta, perché dovettero trasportare i loro travestimenti e tutto l'occorrente per il colpo in più viaggi, per caricarli sull'auto di Fujiko e Goemon, su cui poi partirono loro due insieme a Juro, mentre Lupin e Jigen procedevano con la moto con cui erano arrivati. Giunti in prossimità della capitale, però, noleggiarono due limousine: Lupin aveva stabilito che dovessero fare un arrivo trionfale all'hotel, nel caso Abe avesse fatto prendere informazioni su di loro. Sulla prima, guidata da Jigen, viaggiarono Lupin con Fujiko, mentre sull'altra Goemon e Juro. Per fortuna Juro aveva la patente, altrimenti avrebbero dovuto assoldare anche un autista, il che avrebbe potuto complicare le cose.
Scesero in uno degli alberghi più lussuosi della città e prenotarono due camere per Jigen e Juro e una suite per gli altri tre. Fujiko si era tassativamente rifiutata di dividere la camera da letto con Lupin.
“Tanto Abe non ci seguirà fino qua, non scoprirà mai con chi dormo veramente!” aveva strillato inviperita. Quando era così furiosa, non restava che accontentarla. Con grande soddisfazione di Goemon, che sotto quell'aspetto non si fidava affatto di Lupin. Per fortuna le due stanze erano separate dall'ampio soggiorno, il che avrebbe permesso loro di farsi i fatti propri al riparo da orecchie indiscrete.
Attesero che Abe si facesse vivo. Era snervante dipendere così da lui, ma Lupin sosteneva che per il momento era giusto così. Poi il coltello dalla parte del manico ce l'avrebbero avuto loro.
Intanto, su suggerimento di Lupin, Goemon e Juro, con loro sommo imbarazzo, dovevano esercitarsi a sembrare fidanzati o qualcosa del genere.
“Niente di troppo esplicito - li istruiva - In fondo siamo in un contesto professionale. Basterà qualche sguardo, qualche gentilezza, qualche lieve sfioramento di mani... in modo da insinuare più di un dubbio in Abe. Poi, quando ci vedremo la prossima volta, dovrai rivolgere le stesse attenzioni al nostro uomo... sperando che lui gradisca e che gli piaccia tu e non Juro. Anche in quel caso, comunque, non cambia molto. E' fondamentale, prima di liberarci di lui, riuscire a inserire la chiavetta Usb nel suo computer personale. Sfrutteremo ogni occasione utile. Altrimenti, Goemon, dovrai farlo tu, prima di eliminarlo.”
Stabilirono che al primo incontro sarebbero stati presenti Lupin, Goemon e Juro. Jigen li avrebbe solo accompagnati. Avrebbero semplicemente accennato all'affare ad Abe e ai suoi eventuali collaboratori, poi lo avrebbero invitato a cena. E qui sarebbe entrata in scena Fujiko. Poi gli avrebbero lasciato un po' di tempo per riflettere. Ma a quel punto, che lui abboccasse o meno era irrilevante: tanto loro avrebbero comunque messo le mani sul suo patrimonio personale e su quello della setta. Il punto fondamentale era che Goemon si guadagnasse la sua fiducia e potesse così avere accesso al suo pc. Che poi decidesse o meno di tagliarli la gola, in fondo a Lupin non interessava.

Il solito assistente di Abe telefonò una mattina. Fissarono un appuntamento per il tardo pomeriggio, in un altro grosso albergo della città. Abe evidentemente non aveva un vero ufficio. O forse non voleva farlo sapere. Non subito, perlomeno.
Iniziarono i frenetici preparativi. Ripassarono per l'ennesima volta che cosa ognuno avrebbe dovuto dire e fare, prepararono parte della documentazione che avrebbero dovuto sottoporre ad Abe e ognuno provò il proprio travestimento.
Lupin era davvero irriconoscibile, in un completo rosa pesca e con una cravatta dalla fantasia davvero agghiacciante. Juro e Goemon invece erano in abiti borghesi, abbastanza informali, ma molto classici. Entrambi portavano degli occhiali senza montatura, che conferivano loro un'aria intellettuale.
“Lupin - intervenne Fijiko, piuttosto scettica sul quel look - ma sei sicuro che Abe ti prenderà sul serio, conciato così? Sembri un piazzista qualunque. Ricordiamoci che è giapponese, non americano! Loro ci tengono alla forma.”
“E' tutto calcolato, chérie. E comunque lui sarà convinto da quello che gli dirò e si dimenticherà subito del mio aspetto. Va sempre così.”
La ragazza tacque per alcuni minuti.
“Voglio venire con voi.”
“Avevamo stabilito di no, al primo incontro. In questo gioco tu sei mia moglie, e nient'altro.”
“Intendevo dire... senza farmi vedere. Sorveglierò la situazione da lontano. Accidenti, Lupin, non hai preso in considerazione l'ipotesi che potrebbe essere una trappola? O che qualcosa potrebbe andare storto? Sareste tutti lì, in suo potere!”
“Non è vero, Jigen ci aspetterà fuori. Sarà lui a intervenire, in caso di necessità. Non possiamo correre il rischio che qualcuno ti riconosca. Senti, è molto improbabile che Abe si insospettisca subito o che sappia già chi siamo, quindi stai tranquilla, okay?”
Fujiko girò i tacchi e si chiuse in camera. Odiava essere tagliata fuori e starsene senza far niente. Oltre al fatto che era sinceramente preoccupata. Goemon la raggiunse e cercò di calmarla.
“Ti capisco, Fujiko, non sei abituata a non essere coinvolta nell'azione, ma in questo caso Lupin ha ragione. Sei più utile in quel ruolo. Solo per questa volta, dai...”
“Lo spero bene! Potete scordarvi che io mi metta a fare la pupa del gangster! E adesso sparisci! Lo sai che mi fai impazzire vestito così... torna dagli altri, dovete muovervi...”
Goemon per tutta risposta chiuse a chiave la porta.
“No. Manca ancora un sacco di tempo.”

Sosa Abe arrivò all'appuntamento accompagnato da due uomini enormi, i suoi gorilla, probabilmente, e da uno più mingherlino, che doveva essere l'assistente con cui avevano parlato al telefono.
Lupin, Goemon e Juro lo stavano aspettando da alcuni minuti in una saletta riservata dell'albergo, indicata dall'addetto alla reception, mentre Jigen li teneva d'occhio seduto al bar.
Abe era un uomo distinto, sulla sessantina, di corporatura normale ma non molto alto, con i capelli grigi tagliati a spazzola. Indossava un abito di sartoria dal taglio impeccabile e occhiali con la montatura in tartaruga. Aveva l'aria più innocua del mondo.
Lanciò un'occhiata perplessa al terzetto, soprattutto a Lupin, ma fu questione di una frazione di secondo, poi sul suo volto si stampò un'espressione impassibile che mantenne per tutto l'incontro.
Lupin fece le presentazioni. I due energumeni, constatato evidentemente che non vi era alcun pericolo, uscirono e si piazzarono davanti alla porta, mentre Abe e il suo assistente si sedettero di fronte ai tre. Goemon dovette fare un notevole sforzo su se stesso per non saltargli subito alla giugulare, al pensiero che finalmente aveva davanti il responsabile della morte dei suoi genitori e di molti altri innocenti.
Lupin assunse un'aria improvvisamente seria e professionale e cominciò a esporre al suo interlocutore i vantaggi della loro proposta, ma senza entrare troppo nei dettagli. Juro aveva tirato fuori un portatile, con cui supportava le affermazioni del socio. Nello stesso tempo, lui e Goemon, che si limitava ogni tanto a passare a Lupin o ad Abe dei fogli, cominciarono la loro commedia romantica, lanciandosi ogni tanto qualche occhiata di sottecchi e qualche sorriso furtivo. Se Abe se ne fosse o meno accorto, non lo diede a vedere.
Alla fine della presentazione, Abe rimase in silenzio per alcuni lunghi minuti. Poi sussurrò qualcosa all'orecchio del suo assistente e tornò a fissare Lupin.
“Quello che non capisco - disse con un tono distaccato - è perché veniate a proporre questo sistema rivoluzionario, come lo chiamate voi, proprio a me... Che cosa vi fa pensare che io possa essere interessato... Se davvero, come dite, vi siete accuratamente informati sulla mia modesta persona, dovreste sapere che finora ho condotto i miei affari con risultati più che brillanti senza alcun bisogno di questo genere di aiuti.”
Lupin, per nulla intimidito, sfoderò uno dei suoi sorrisi più accattivanti.
“Giusta obiezione, signor Abe! Ma, vede, è proprio per questo che abbiamo pensato a lei! Il software non può andare in mani qualsiasi. E' destinato soltanto ai numeri uno, a persone come lei. Solo così può davvero rendere al massimo delle sue potenzialità, altrimenti... sarebbe sprecato, e noi non puntiamo sulla quantità, ma sulla qualità! Anche per non … inflazionarlo. Sono sicuro che capisce quello che intendo...”
Abe alzò impercettibilmente un sopracciglio.
“Sarà come dite voi... ma perché non ne ho mai sentito parlare prima?”
“Beh, solitamente chi lo utilizza non ci tiene a farlo sapere troppo in giro... altrimenti la voce si spargerebbe, sempre più gente lo vorrebbe... e addio affari d'oro! Noi invece desideriamo che il nostro cliente sia pienamente soddisfatto e abbia il prodotto praticamente in esclusiva! Infatti noi non ne vendiamo mai più di uno all'anno, e in Paesi sempre diversi.”
“Ma ormai l'economia e la finanza sono globalizzate... è tutto collegato e connesso così strettamente che non ha molto senso questo discorso...”
Lupin tacque. Tutte quelle obiezioni erano in realtà la dimostrazione che la cosa lo interessava, eccome! Altrimenti si sarebbe limitato a dire che ci avrebbe pensato su e si sarebbe congedato. E infatti...
“... tuttavia la questione merita di essere vagliata con più attenzione, monsieur Bourdon. Avrà presto mie notizie, in ogni caso.”
Abe si era alzato.
Lupin intervenne prontamente.
“Perché non ne parliamo con calma a cena, signor Abe? Mi permetto di invitarla... non so, possiamo fare domani sera? Ne sarei davvero onorato e così le potrò far conoscere la mia signora... naturalmente saranno presenti anche i miei collaboratori.”
L'uomo sembrò pensarci su per qualche istante. Guardò il suo assistente.
“Forse si può fare... mi lasci consultare la mia agenda ed entro domattina le farò sapere. E' stato un piacere, monsieur Bourdon. Signori.”
Abe uscì, seguito dal suo assistente e poi dai due gorilla alla porta, che lo scortarono fino a un'auto di grossa cilindrata, con i vetri oscurati, parcheggiata davanti all'albergo.
I tre rimasero ancora qualche minuto nella saletta, riponendo computer e documenti nelle rispettive valigette, poi a loro volta uscirono e si diressero alla limousine, preceduti da Jigen. Fino all'arrivo al loro hotel, nessuno parlò.
Quando finalmente si sentirono al sicuro nella suite. Lupin si lasciò cadere sul divano e si dichiarò soddisfatto.
“A mio parere il pollo è cotto a puntino, ma, siccome non è certo uno sprovveduto, non lo dà a vedere. Ma l'affare lo ingolosisce, eccome! Vedrete che accetterà l'invito a cena... Bel lavoro, ragazzi!”
Raccontarono anche a Fujiko, logorata dall'attesa, tutti i particolari.
“E per quell'altra cosa...? - chiese la ragazza - Come vi è sembrato?”
Tutti alzarono le spalle.
“Loro due hanno recitato la parte alla perfezione, secondo me, ma non so dirti se la cosa lo abbia impressionato. Quell'uomo è una sfinge. Contiamo sulla cena e sulla situazione più informale... magari anche lui si lascerà un po' andare.”

  
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