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Autore: Meretrice_Thomisus    09/04/2014    1 recensioni
Ognuno di loro ha provato e causato sofferenze.
Ognuno di loro ha conosciuto la paura.
La storia di alcuni ragazzi si intreccerà, mostrando come la vita può essere sconvolta improvvisamente senza lasciarti la possibilità di cambiare le cose.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Questa storia inizierà come una semplice commedia a tratti romantica ma con l’andare avanti acquisirà un andamento più serio e più adatto al genere drammatico. Si svolgerà in prima persona da vari punti di vista. Il nome di chi al momento parla sarà segnato in alto. A fine pagine spesso saranno presenti note che serviranno a puntualizzare parole o frasi della storia, evidenziati con un *. Buona lettura!
 
Capitolo IV
 
Elodia

17 Novembre 2006


«Perché ti dai tanto da fare con la dieta?». Mi chiese Odette con la stessa aria sognante di chi si è appena fatto una canna.
«Ma ficcati due dita in gola e vomita, così non ti devi sbattere troppo.
*»
Quella ragazzina aveva solo aria in testa. Le sofferenze della vita non sapeva minimamente cosa fossero. Non mi sarei mai sporcata le dita con qualcosa di così volgare come il vomito. Seguire una dieta rigida com'era la mia è segno di grande forza. Mi guardai allo specchio e quasi quasi mi venne voglia di leccare la superficie. Dio, quanto ero arrapante. Quella sera sopratutto: indossavo un tubino rosso fuoco come la passione che facevo nascere in tutti. Sorrisi, ovviamente in modo sexy, da quanto ero felice di essere nata in un corpo tanto perfetto. Stilai mentalmente la lista di chi mi sarei fatta:
-Nicolaj
-Bruno
-Esteban
-Pedro
E...cremé della cremé, il più scopabile del mondo, Raphael. Mi sorprendevo ancora di non averlo già tutto per me, ma era questione di tempo e sarebbe caduto ai miei piedi, calzanti delle decolté nere dai tacchi vertiginosi.
«Andiamo, Elody, sono prontissima!». Esclamò col suo solito sorriso svampito.
Odette non sapeva proprio comprendere il significato di sensuale, dato che ogni volta si metteva addosso degli orribili vestiti pieni di tulli color pastello, che la facevano apparire una ballerina. Bhè, almeno era graziosa e di conseguenza appetibile per i ragazzi. I suoi biondi capelli boccolosi le incorniciavano un volto ovale, con un naso leggermente all'insù, e dalla pelle chiara. Bastava guardarla per capire che aveva origini francesi. E poi non aveva bisogno di essere intelligente, e non lo era per nulla, dato che quelle grandi tette parlavano da se.


Pedro era sempre lo stesso. Fingeva di ignorarmi e fare l'indifferente, ma era tutta una messa in scena per apparire più desiderabile. Qualche moina e qualche frase piccante e l'avrei trascinato nei bagni del locale. Tuttavia la mia testa era da tutt'altra parte. Non facevo che sperare nell'arrivo di Raphael. Del MIO Raphael. Era il suo compleanno, non lo dimenticavo mai, e gli avrei fatto un bellissimo regalo... e che regalo! Ormai era già passato qualche minuto e Pedro ed io eravamo seduti in una poltrona in pelle blu cobalto. Lui aveva già ceduto e poggiava la sua mano sopra la mia coscia destra. Il suo lato da bullo mi piaceva, era uno che sapeva farsi rispettare e mi sembrava uno anche di grande talento a letto. Poi, però, la discoteca venne invasa da una luce. E per luce intendo Raphael, vestito con una camicia bianca attillata che gli metteva in risalto il suo fisico asciutto e ben modellato, seppur non poi così muscoloso. Mi morsi un labbro sensualmente e mi alzai lasciando perdere Pedro, avviandomi verso di Raphael. Pedro, sicuramente infastidito e arrabbiato per la sua occasione perduta, cominciò a seguirmi. Non mi prese per un braccio baciandomi appassionatamente per dimostrare a Raphael che voleva che fossi sua, come pensavo accadesse, ma si scaraventò direttamente su di lui. Raphael non riuscì neppure a realizzare la cosa che Pedro lo buttò violentemente a terra con un colpo in pancia. Non pensavo che Pedro fosse così morboso nei miei confronti. Dopo quella che stava facendo al mio Raphael si poteva scordare qualsiasi parte di me, anche solo l'orecchio. Dovevo fare qualcosa.
«Smettetela di litigare per me! Basta, vi prego!»
Cercai di separarli, afferrando Pedro per un braccio che, per riflesso, mi diede una forte gomitata su uno dei miei magnifici zigomi. Passai sopra la mano e la vidi sporca di sangue. Prima che qualcuno facesse qualcosa scappai via dal locale. Non cercai neppure Odette, tanto sicuramente stava flirtando con qualche venticinquenne, per poi ritrovarsi l'indomani nel suo letto capendo di essere stata nuovamente ingannata e che lui non era il principe azzurro che tanto cercava. Corsi a perdifiato lungo la strada, rabbiosa e disperata allo stesso tempo, col sangue che colava lungo la guancia finendomi in bocca. Ero nauseata dal suo disgustoso sapore metallico. Prima di entrare in casa mi fermai. Feci un respiro profondo e ripresi il controllo. Era stato solo un incidente. Non era colpa né di Pedro né tanto meno di Raphael. Era colpa mia che diventavo troppo velocemente l'ossessione di tutti. Quanto era dura essere tanto belle, a volte. Aprii lentamente la porta e, tolte le scarpe per non far rumore, mi diressi verso la mia stanza. Sentii le risate e le chiacchiere dei miei genitori in salotto.
«Oh, caro, abbiamo fatto una figlia davvero speciale! Non smetterò mai di ripeterlo.»
Non stavano parlando di me.
«Oggi ha sfilato in modo magnifico, come sempre d'altronde.»
Mia madre fece un verso di leggera disapprovazione.
«Però non mi convince tanto il modo in cui viene truccata per Valentino, cioè è così...convenzionale. Non mette in risalto i suoi zigomi raffinati.»
Mia madre sarebbe stata una donna bellissima, se non fosse stato per il suo naso sempre arricciato, come se sentisse costantemente un cattivo odore.
«Chissà se quell'altra riuscirà mai a combinare qualcosa.»

«Chi lo sa... non è alta come Julia, quindi che faccia la modella è escluso.»
«Spero non faccia la foto modella. Una patetica imitazione del lavoro di Julia. E poi con tutta la tecnologia che c'è oggi modificherebbero le sue foto in continuazione, date le sue imperfezioni. La rifiuterei come figlia!»
Bastava così. Continuai a camminare verso la mia stanza e, per il senso di abbandono che provavo, appena entrata non feci neppure caso a ciò che usai per ripulirmi dal sangue: un paio di mutandine in pizzo bianco. Imprecai per averle rovinate. E imprecai per la mia vita di merda.


Raphael

Quel gran figlio di puttana. Quel grandissimo figlio di troia. Non avrei mai smesso di ripeterlo sinché non l'avrei visto schiacciato da un treno. Quello stragrandissimo stronzo. Il dolore alla pancia mi veniva a fitte. Dovevo ammetterlo, i suoi pugni erano micidiali. Mi pentii quasi di essere scappato di casa. Speravo di passare un bel compleanno, che mi rifiutavo di festeggiare chiuso in camera, ma si stava rivelando una schifezza. Potevo rientrare e non rischiare che mio padre si accorgesse della mia assenza, ma non ne avevo alcuna voglia. Decisi di andare dove andavo ogni volta che mio padre, urlandomi di non volere più tra le palle un figlio “ribelle” come me, mi buttava fuori casa per una giornata intera. Bhè, anche se a volte, per punire la mia “ribellione”, mi rinchiudeva in casa come aveva fatto quell'ultima volta. Ma lasciamo perdere, era troppo difficile da comprendere quell'uomo. La casa di Rosy era a pochi isolati dalla discoteca. Era l'unica ragazza con cui mi divertivo anche senza scopare. A volte, però, quando era convinta che io non la guardassi, mi osservava in modo strano. Che mi volesse? Chi lo sapeva, non l'aveva mai dato a dimostrare, a parte quegli sguardi indecifrabili.
Sarei tranquillamente potuto entrare dalla porta d'ingresso, dato che sua madre, che secondo me faceva la prostituta di nascosto (dovevate vedere come si vestiva), mi adorava. Avevo anche la ferma convinzione che volesse portarmi a letto. Ripensando a ciò, preferii entrare dalla finestra per non essere notato da lei. Ormai non bussavo neanche più, tanto Rosy sapeva benissimo che io sarei potuto sbucare da un momento all'altro. Quando toccai il pavimento della sua stanza mi resi conto che Rosy era in “buona” compagnia. Quella rincoglionita di Paoletta con addosso un orribile pigiama in pile rosso. Presi quella scena come un pessimo regalo di compleanno. Tanti auguri, Raphael.



Note
*: Non vogliamo offendere nessuno con questa frase, è solo il personaggio che viene caratterizzato in questa maniera.

 

 



 
  
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