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Autore: mattmary15    09/04/2014    3 recensioni
Questa storia comincia con una giornata come un'altra al liceo Shohoku. La ascolterete da tre punti di vista: quello del bel tenebroso Rukawa, quello dell'inarrestabile Sakuragi e quello della forte Ayako. Insieme racconteranno di come la vita scorre, giorno dopo giorno, e riserva sorprese. Ma ci vuole poco a fare in modo che un giorno come un altro diventi ... l'inizio di una storia da raccontare.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Ayako, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Stai semplicemente vivendo
 


Ho paura.
Non è da me avere paura.
Ho tanta paura.
Anche se so che non vuole me.
Ho paura perché può farmi del male.
Ho più paura perché può fare del male ali altri.
E pensare che dovevo venire qui a salvare tutti. Maledizione, che cretina!
“Non rimarremo soli ancora per molto, dolcezza!”
La sua voce mi fa schifo. Gioca con il cellulare e ha un sorriso che non mi piace. Improvvisamente la porta si apre ma lui non ha paura di essere scoperto.
“Dove sei?”
La voce è quella di Rukawa.
“Vieni avanti, siamo qui!” gli risponde Samada.
“Ayako, stai bene?”
Ho le lacrime agli occhi ma non voglio piangere. Lui mi guarda e me lo chiede ancora.
“Ayako, stai bene? Sei ferita?”
“Non è ferita.” Fa Samada mettendosi fra me e Rukawa.
“Lasciala andare. Sono venuto da solo.” Dice Ru e sembra davvero che lui, di paura, non ne abbia.
“Non credo che lo farò. Non credo proprio.”
“Non ne hai bisogno. Resto io con te.” Le parole di Rukawa lasciano interdetto persino Samada.
“E’ per questo che credi ti abbia cercato?”
“Per cos’altro?” chiede Kaede preoccupato.
“Tu e lei siete gli unici testimoni. Gli unici che sappiano cosa ho fatto.”
“Non è così e tu lo sai.”
“Gli altri non hanno prove. Le uniche prove che esistono contro di me sono sul tuo corpo!” ringhia Samada “Per cui questo è quello che faremo Kaede Rukawa. Tu entrerai in quella stanza.” Conclude indicando una piccola porta laterale. Rukawa non sembra intimorito da lui.
“Senza Ayako non vado da nessuna parte.”
“Tranquillo, verrà con te là dentro.” Dice spingendomi in direzione della porta che ha indicato. Rukawa ci segue. Samada apre la porta e mi torce un braccio facendomi urlare.
“Va dentro!”
Rukawa esegue e mi spinge addosso a lui dentro la stanza.
“Mi auguro che la sauna sia di vostro gradimento. Spero sopportiate il calore. Io, personalmente, lo odio.”
“Sei uno stupido, Samada!” urla Rukawa battendo la mano contro l’oblò della porta “ci troveranno e sarà ancora peggio per te!”
“Lo stupido sei tu. Mi serve che tutti siano concentrati sulle vostre ricerche per allontanarmi da qui. E questo è quanto! Inoltre se ci metteranno troppo tempo, non ci sarà più molto da trovare. Non vi stanno cercando forse ancora nei pressi della casa dei miei? Addio!”
Non so se essere più contenta di essere chiusa qui dentro ora che se n’è andato o disperarmi perché in questa stanza la temperatura è altissima.
“E’ la vecchia sauna.” Dice Rukawa che sta già ansimando. Mi siedo per terra, stremata.
“Siamo bloccati, vero?” chiedo stupidamente. Rukawa viene a sedersi accanto a me.
“Sì.”
“Grazie.”
“Di che? Non sono stato di grande aiuto.”
“Quando ti ho visto, ho pensato che il peggio fosse passato.”
“Non credo, Aya. Finiremo per disidratarci qui dentro.”
“Sempre positivo tu, eh?”
“Data la situazione, che dovrei pensare?” dice guardandomi con un sopracciglio alzato.
“Che verranno a salvarci!” dico io convinta.
“E chi dovrebbe venire? Ti stanno cercando a decine di miglia da qui e io, per tutti, sono al bagno!”
“Verranno!”
“Nh.”
“Ru?”
“Nh?”
“Come ti senti?”
“Sudato.”
Gli tiro un cazzotto sulla spalla e lui fa una smorfia di dolore.
“Scusa Kaede!”
“Niente, sto bene.”
“Non è vero.” Dico abbassando lo sguardo e portandomi le ginocchia al petto.
“Ayako. Non lo sa nessun altro a parte Sendoh e il dottore e vorrei che la cosa rimanesse tra noi.” Dice in risposta alle mie allusioni.
“Hana non lo sa? Non glielo hai detto?”
“Non sono affari suoi.”
“Non lo sono?”
“No.”
“Mi sembrava di aver capito che fosse lui la persona con cui ti eri impegnato.”
“Lui non la pensa alla stessa maniera. Sull’impegno, intendo.”
“Davvero? Non lo avrei mai detto. Hana non mi sembra il tipo da una botta e via!”
“Non c’è stata alcuna ‘botta’!” dice togliendosi la felpa. In effetti sento caldo anche io e così mi tolgo il cardigan.
“Comunque non mi sembra il tipo che non ci mette il cuore, non è che ti sbagli?”
“Gliel’ho chiesto.”
“Tu cosa?” Le guance di Kaede sono rosse ma potrebbe essere il caldo tremendo della sauna.
“Gliel’ho chiesto e lui mi ha respinto.”
“Ti ha detto che non prova niente per te?”
“Non ha detto niente.”
“Niente? O che non prova niente?”
“Niente. Ha girato la testa di lato!” Dice e io scoppio a ridere.
“Ti sembra il caso di ridere?”
“Rido perché penso alla vergogna che avrà provato Hana! Ma non sai quanto è timido? Se gli hai piantato quei tuoi occhi di ghiaccio in faccia e gli hai fatto una domanda simile, si sarà vergognato da morire!”
“Vergognato dei suoi sentimenti?”
“Ma no, stupido! Vergognato di esprimerli. Tra voi chi ha, come dire, preso l’iniziativa?”
“Nh?”
Mi porto una mano alla fronte.
“Dei, come avete fatto a mettervi insieme? Siete due imbranati!”
“Insieme?”
“Sì, insomma, vi sarete dati almeno un bacio?”
“Più di uno.” Confessa e mi sembra che le sue labbra si siano lasciate andate ad un sorrido.
“Chi ha fatto il primo passo?”
“Io. Ma solo la prima volta. Per questo pensavo che lui ricambiasse i miei sentimenti.”
“Sentimenti?”
Lui guarda per terra e si slaccia e riallaccia una scarpa. Diverse volte. Ha questo tic da quando eravamo bambini. Lo fa per non mostrare imbarazzo. Temporeggia.
“Sono innamorato.”
Non dico niente. Gli passo una mano tra i capelli bagnati e glieli porto indietro scoprendogli la fronte. Lo faccio tre o quattro volte perché mi ha confessato che era il modo di carezzarlo che aveva la madre.
“E’ una cosa bella Ru.”
“E’ una cosa orribile. Mi sento morire. Fa male.”
“No. Stai semplicemente vivendo. Vivere fa male perché ogni giorno lasciamo in questo mondo un pezzetto di noi. E sai perché è bello? Perché tutti quei pezzetti rimangono nelle mani delle persone che vivono insieme a noi.”
Lui mi guarda con i suoi grandi occhi blu e io penso che è come se mi stesse guardando davvero dopo tanti anni in cui semplicemente mi vedeva e basta.
“Ayako, ho rovinato tutto. Gli ho detto di andare via.”
“Non andrà via.”
“Tu come fai a saperlo?”
“Perché è Hanamichi! Dimmi una volta in cui ha mollato!”
Sorride poi, dopo un attimo, si rabbuia.
“Ho trattato male Miyagi. Gli ho detto che non è stato all’altezza di proteggerti. Mi dispiace, non ne avevo il diritto.”
“Ryota non se l’è presa di certo. Lui non pesa così tanto le parole. E’ un altro che non molla. Mai. Io ho fiducia in lui.”
Ci rilassiamo contro la parete. I miei capelli sono diventati orribili. Ru respira sempre più con fatica e io mi sento gli abito appiccicati addosso.
Ti prego Ryota, fa presto. Sento gli occhi pesanti e scivolo lentamente addosso a Kaede.

Cammino avanti ed indietro lungo il viale d’ingresso del dormitorio dei bianchi.
Credevo di aver mollato quando mi ha chiesto di andarmene ieri sera, poi sono corso da lui non appena ho potuto.
Credevo di aver mollato dopo che mi ha cacciato dall’infermeria. L’ho persino detto a Sendoh! E invece sono qui a fare su e giù come un coglione.
Devo parlargli. Chiarire. Una volta per tutte.
Entro e arrivo fino alla porta della sua stanza. Mi volto. Mi ha cacciato. Non mi vuole più. E’ andato via con Akira prima. E se adesso sono oltre quella porta a parlare e sorridersi? Io che faccio?
Ho deciso busso. No, me ne vado.
La porta si apre e Sendoh mi trova impalato con una mano alzata come in procinto di bussare. Sorride.
“Sapevo che saresti tornato sui tuoi passi.”
“Volevo solo mettere le cose in chiaro.”
“Dovrai aspettare che rientri. E’ uscito un quarto d’ora fa.”
“Dov’è andato?”
“Al bagno.”
“Non avete il bagno in camera?”
“Sì, ma gli piace usare l’altro.”
Sghignazzo pensando che non vuole dividere quell’intimità con lui.
“Che hai da ridere?”
“Niente, posso entrare ad aspettarlo?”
“Veramente stavo andando a cercarlo. Ormai è passato un po’ di tempo. Magari ha bisogno d’aiuto?”
“D’accordo che è stato male,” dico incrociando le braccia “ma addirittura bisogno per andare al bagno! Non ti sembra una scusa bella e buona, porcospino?”
Lui guarda per terra e mi supera. Qualcosa non quadra.
“Aspetta qui.” Mi dice ma io sono più veloce e lo tiro dentro la stanza con me. Richiudo la porta.
“Sendoh, ora tu mi dici che sta succedendo! Ho un sesto senso per queste cose e non sbaglio mai!”
“Non posso dirti nulla. Rukawa mi ha vietato di parlartene. Deve farlo lui stesso.”
Dannazione, cosa significano queste parole? Mi rodo il fegato, lo minaccio, lo sbatto contro la parete ma non c’è modo di fargli sputare il rospo. Il suono del cellulare di Rukawa attira la nostra attenzione. Lo raggiungo per primo e rispondo.
“Pronto?”
“Hanamichi?”
“Miyagi?”
“Ma ho chiamato Rukawa!”
“Lo so, scemo. E’ il suo telefono. Ho risposto io.”
“E perché?”
“Perché? Che sei un bambino che devi chiedere il perché di tutto?”
“Volevo avvertire Rukawa che stiamo tornando. La vecchia casa dei Samada è disabitata da anni. Forse quel pazzo è ancora lì! Scusa se non abbiamo chiamato prima.”
“Ok, allora fa in fretta a tornare. Io ricomincio a cercare Ayako!”
“Ok. State attenti. Ah! Hanamichi non riattaccare. Koshino vuole sapere se Sendoh sta bene!”
Guardo il porcospino che mi guarda con un paio d’occhi da pesce lesso.
“Sì, sta bene. Stacco.” Dico posando il cellulare di Rukawa sul suo comodino e informando Sendoh “Era Miyagi. Ha detto che stanno tornando perché la casa dei Samada è vuota. Koshino ti saluta. Si scusa per non aver chiamato prima.”
“Si scusa per non aver chiamato prima?” mi chiede improvvisamente teso.
“Già.”
“Ma ha parlato con Rukawa venti minuti fa!”
“Ha detto di no!”
“Ma ha ricevuto la telefonata davanti a me e poi è uscito!” dice e di colpo ci fiondiamo entrambi fuori.
“Pensi anche tu quello che penso io?” gli dico una volta all’aperto.
“Era al telefono con Samada!” risponde Sendoh. “Hanamichi lo dobbiamo trovare!”
“Non è prudente che vieni anche tu! Quello ce l’ha anche con te!”
“Me ne frego! Andiamo a cercarlo!”
La sua agitazione mi convince subito.
“Tu va agli spogliatoi della palestra, sono abbastanza isolati. Io faccio un salto alle terme. Ci teniamo in contatto con i telefoni.”
Sendoh annuisce e corre via.
Raggiungo le terme, niente. Cammino fino ai campetti delle altre squadre, niente. Sono in giro già da un’ora e Sendoh mi ha mandato già cinque messaggi, uno più allarmato degli altri. Cazzo! Me lo sono perso di nuovo! Sono un’altra volta nei pressi delle terme, quando sento una voce familiare.
“Hana.”
“Ryota! Siete tornati?”
“Sì, già da mezz’ora. Stiamo tutti cercando Ayako e Rukawa. Il mister vuole chiamare la polizia. Però ha paura delle reazioni dei genitori di Rukawa e Ayako.”
Io immagino il padre di Ru e penso che è decisamente meglio che non sappia nulla di quello che sta accadendo. Sarebbe capace di far cancellare il basket dall’elenco degli sport praticabili a livello mondiale.
“Abbiamo cercato dappertutto!” dice Miyagi sconsolato e io scatto come una molla.
“Non dappertutto, Ryota! Non siamo tornati al capanno!”
“Ma lì non ci rimetterebbe piede!”
“Invece è per questo che è tornato lì.”
Miyagi annuisce e insieme corriamo al deposito caldaia.
Apro la porta lentamente e mi assicuro che non ci sia nessuno all’interno. Il locale caldaia è vuoto. Miyagi si guarda intorno deluso.
“Qui non c’è nessuno. Eppure ero convinto che la tua teoria fosse giusta!”
“Aspetta,” faccio io tendendo l’orecchio “cos’è questo rumore?”
“Sembra quello della caldaia.” Risponde Ryota.
“Non era in disuso?”
“L’avrà riaccesa Samada?” ipotizza Ryota.
“Per farci cosa?” chiedo più a me stesso che a lui e seguendo il rumore della macchina raggiungo una stanzetta. La porta ha un oblò da oltre il quale, in mezzo al vapore, riesco a vedere due persone rannicchiate a terra.
“Miyagi, corri! Vieni qui?”
Lui capisce che ho trovato Ayako e si fionda contro la porta. Urla.
“Scotta, dannazione! Hanamichi spengo la caldaia, lì dentro è un forno! Trova qualcosa per aprire la porta!”
Miyagi si allontana e io mi guardo intorno. Ci sono tanti ferri vecchi, ma di qualcosa per ruotare la sbarra che sigilla la porta di quel forno crematoio, neanche l’ombra! Non ci posso pensare su. Mi sfilo la maglia e la uso per proteggermi le mani. La barra mi tocca gli avambracci nudi. Brucia ma non importa. Devo tirare Kaede e Ayako fuori di lì!
Finalmente la barra cede e la porta lascia uscire il vapore. Miyagi mi raggiunge e solleva Ayako per portarla all’esterno.
Io mi carico Ru in spalla e lo seguo.
“Ayako, Aya ti prego, rispondimi! Apri gli occhi amore mio, dai, fallo per me!” dice Ryota. L’ha chiamata amore senza preoccuparsi minimamente che ci fossi anche io qui. E non era il solito tono scherzoso. Perché io l’ho dovuta fare tanto difficile?
Guardo Ru che respira a fatica e gli sfilo la maglietta. La uso per asciugargli il sudore che gli cola dalla fronte.
Gli passo una mano trai capelli bagnati e glieli porto all’indietro. Lui, a quel tocco, apre piano gli occhi.
“Ha…na…”
“Ciao Ede. Di un po’, vuoi che ti porti in ospedale o per stavolta ce la fai da solo?”
Lui quasi sorride e allunga una mano verso di me come ad accennare una carezza.
“Aya..ko.. sta?”
“Sta bene.” Interviene Miyagi che finalmente stringe la Ayakucciacara che piange tra le sue braccia, sana e salva.
“Hana, grazie. Per tutto.”
Io mi sento preso in contropiede perché mi sta parlando in quel modo dolce che finora ha usato solo quando eravamo soli. Ora c’è Miyagi che ha già drizzato le antenne. Stavolta non sbaglierò.
“Non te la caverai così! Mi merito almeno un bacio!” dico azzerando la distanza tra i nostri visi e baciando le sue labbra bollenti.
Lui non si tira indietro e ricambia il bacio.
Sento Miyagi esprimere un certo disappunto e la voce di Ayako che lo zittisce “Se lo dici a qualcuno, ti ammazzo!”
Kaede perde di nuovo i sensi mentre ancora ci baciamo. Me lo carico ancora una volta in spalle e mi rivolgo Agli altri due.
“Ragazzi, posso lasciarvi soli? Voglio riportarlo in camera. Deve bere e stendersi.”
“Va Hana,” dice Ayako facendomi l’occhiolino “mi faccio accompagnare anche io a letto.”
Saluto Aya e Ryo e porto Rukawa in camera sua. Non mi piace l’idea di venire subissato dalle domande di Sendoh ma è sempre meglio che sentire l’ironia della Nobuscimmia.
In camera però Sendoh non c’è. Alla hall mi riferiscono che hanno preso Samada e che Hiroaki si è fatto male per ostacolarne la fuga. Ora il porcospino lo sta vegliando. Koshino sarà contento e magari Sendoh si concentrerà su qualcun altro che non sia l’amore mio.
Cazzo l’ho detto! Anche se solo nei miei pensieri.
Lo stendo sopra le lenzuola fresche e vedo il suo viso distendersi in un’espressione di piacere. Nel bagno della camera ci sono le confezioni di ghiaccio. Le prendo e gliele passo sui polsi. Lui apre gli occhi.
“Finalmente…”
“Finalmente cosa?” chiedo distrattamente continuando a massaggiargli i polsi.
“Finalmente ragioni.”
“Per via del bacio, dici?”
“Nh.”
Disegno dei cerchi sul lato interno del polso e salgo fino all’avambraccio. Da lì raggiungo la scapola e riscendo.
“Ti ha fatto piacere o no quel bacio?”
“Idiota, il punto non è se ha fatto piacere a me, ma se ne ha fatto a te!”
“Maledetta volpaccia! Ma se questa storia è cominciata quando ti ho detto che ti volevo da morire!”
“Già. Mi vuoi, giusto?”
Lascio che il ghiaccio scivoli di nuovo fino alla scapola e da lì sul suo petto. Lui lo solleva di scatto, forse per un brivido, e il ghiaccio scivola sul suo torace fino all’ombelico.
Lo lascio dondolare sul bordo del suo pantalone e gli poso le labbra vicino all’orecchio.
“Io ti voglio.” Dico con voce rauca.
Lui chiude gli occhi e lascia andare un sospiro.
“Io ti voglio bene.”
Lui apre gli occhi e gira la testa dal mio lato. Strofina il suo naso contro il mio.
“Non devi dirlo per forza, l’ho capito che non te la senti.”
“Stupida volpe, tu non hai capito un bel niente. Io mi sono perso completamente in quello che provo per te. A volte non riesco ad esprimerlo a parole e per questo ti bacio. Ti bacio perché le parole non sono abbastanza. Io ti amo.”
Ora gli occhi di Kaede sono lucidi. Nasconde il viso nell’incavo del mio collo. Lo stringo.
“Hana.”
“Sì?”
“Mi accarezzeresti la fronte come quando sono svenuto?”
Gli passo una mano tra i capelli e glieli porto indietro in modo da lasciargli scoperta la fronte e lì gli poso un bacio.  Lui mi guarda e mi parla sottovoce.
“Mia madre lo faceva sempre. Quando ero triste o malato, lei mi sollevava la frangia e mi baciava la fronte.”
“E ti diceva che ti amava, giusto?”
“L’unica che l’abbia mai fatto.” Mi risponde. E io mi sento stupido. “Finora.”
Quell’ultima, unica parola, mi avvolge e mi emoziona. Lo stringo a me e, guancia contro guancia, gli dico piano “Ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo.” Lui mi abbraccia.
“Ti amo anch’io.”
“Ora che ce lo siamo detti, siamo a posto?”
“Nh?”
“Niente più fraintendimenti,  uscite come quelle dell’infermeria o scenate con Sendoh?”
“Geloso.”
“Puoi dirlo forte! Allora che si fa ora?”
“Ora ora?”
“Sì, ora ora.”
Lui si stacca un attimo e mi guarda con il suo solito sopracciglio alzato.
“Un sonnellino?”
“Un sonnellino!”
“Aha, ho sonno, sono stanco!”
Scoppio a ridere.
“Va bene, amore.”
Lui mi spinge sul letto e poggia la testa sul mio petto.
“Tu, però, rimani con me.”
“Contaci.” Gli dico lasciando che si addormenti, finalmente tranquillo, come lo sono io ora.

 

  
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