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Autore: alexis_92    10/04/2014    1 recensioni
Sono stata abbandonata.
Tutti mi hanno abbandonata.
La storia di una Doremi diversa da come la conosciamo... spero vi piaccia =)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doremi Harukaze, Tetsuya Kotake, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 4

 

Quando suonò la sveglia alle 7 del mattino, il sole già splendeva fuori dalla finestra.

Era il secondo giorno di scuola e già non volevo alzarmi dal letto. Mi alzai controvoglia e mi preparai per uscire di casa.

Mi diressi verso il locale del signor Gota che, come l'altro giorno, era strapieno di gente.

Entrai e subito il signor Gota mi venne incontro.

“Doremì sono felice di rivederti! Ti serve un tavolo?”

“Salve signor Gota. Le avevo detto che sarei tornata a trovarla. Comunque sono da sola, quindi credo che mi siederò al bancone se non le dispiace”

“Figurati. Accomodati pure e ordina tutto quello che vuoi a Jason – e mi indicò uno dei due ragazzi che avevo già visto ieri dietro al bancone – io torno da te tra cinque minuti che ti devo parlare” e detto questo scomparì tra la gente.

“Cosa vuoi?” mi chiese Jason.

“Non ti hanno insegnato le buone maniere? Comunque voglio una tazza enorme di caffè e quello che sta mangiando quel signore laggiù: non so cosa sia ma mi ispira. Grazie.”

“Ok tra un minuto ti porto l'ordinazione”

Mi schiarii la gola e Jason mi guardò storto.

“Prego” disse e se ne andò.

Risi tra me e me. Che ragazzo strano.

“Doremì eccomi di nuovo qua. Questa è mia moglie, la signora Saki”

“Piacere signora. Io sono Doremì Harukaze”

“ Piacere mio signorina. Avevi ragione caro, è proprio una signorina molto carina ed educata”

Quelle parole mi fecero piacere anche se mi imbarazzarono un po'.

“Sai cara è lei la ragazza di cui ti ho parlato l'altro giorno. Sta cercando un lavoro e ho pensato che potevamo assumerla qui da noi. Ormai siamo troppo vecchi per gestire tutte queste persone e il personale che abbiamo non ci basta più. Che ne pensi?” propose il signor Gota.

La moglie ci pensò un po' su. Mi squadrò per diverso tempo e questo mi rese nervosa.

“Massì caro, per me va bene. Può cominciare già da domani se vuole” e tornò alle sue faccende.

“Perfetto! Visto Doremì, sono riuscito a trovarti un lavoro. Non vedo l'ora che inizi!” disse tutto d'un fiato il signor Gota.

“Signor Gota non so come ringraziarla. Non se ne pentirà. Grazie ancora!”

“Ecco la tua ordinazione” non mi ero accorta dell'arrivo di Jason che nel frattempo mi aveva lasciato sul bancone la mia colazione.

“Jason tratta bene Doremì. Da domani lavoreremo tutti insieme.”

Il ragazzo fece un gesto come segno di aver capito e tornò al suo lavoro.

Guardai l'ora.

“Dannazione sono in ritardo” pensai.

Mangiai in fretta e presi il caffè che avrei bevuto per strada.

“Lascio i soldi sul bancone Jason. A domani!”

“A domani” mi rispose Jason. Mi sorrise anche, forse perchè sembravo una pazza con in bocca una fetta di pane ma non mi importò.

Corsi come una matta e ci mancò poco che non mi strozzassi.

Arrivai a scuola all'ultimo minuto.

Appena aprii la porta dell'aula, la classe si zittì improvvisamente.

“Evvai iniziamo bene” pensai.

Notai che Tetsuya era in classe e anche lui aveva smesso di parlare.

Andai al mio posto e quello che trovai forse doveva sorprendermi ma non fu così. Il mio banco era pieno di scarabocchi, insulti e tanto altro.

Tutti aspettavano una mia reazione. Pensavano che mi sarei messa a piangere o sarei scappata dall'aula, non so. Spostai la sedia e mi sedetti.

Alcuni compagni iniziarono a bisbigliare ma il tutto fu interrotto dall'arrivo dell'insegnante.

Era il secondo giorno e già mi ero fatta dei nemici. “Complimenti Doremì. Credo sia un nuovo record!” pensai.

Le ore passarono velocemente e quando suonò la campanella che segnava l'inizio della pausa pranzo, decisi che sarei andata a mangiare sul tetto.

Ma alcuni miei compagni non erano di quell'idea.

Si avvicinarono alcune ragazze, tra cui riconobbi Chika la ragazza curiosa del giorno prima, e buttarono già dal banco tutte le mie cose.

“Ehi Doremì. Ti sono cadute delle cose” mi disse Chika.

“Davvero? Non me ne ero accorta” risposi sarcastica e mi inginocchiai a terra per raccogliere tutto.

Appena appoggiai le mani a terra, Chika mi pestò la mano destra con il suo piede.

“Ops ti ho fatto per caso male?” e dicendo questo, aumentò la forza sulla mia mano.

“Chika adesso finiscila. Lasciala stare. Le fai male così” intervenne Tetsuya.

“Me la cavo da sola” gli dissi.

Chika tolse il piede dalla mia mano, che nel frattempo era diventata tutta rossa.

“Poverina. Guarda che mano. Vuoi andare dai professori a piangere?” mi disse Chika iniziando a ridere.

Che ragazzina stupida mi ero ritrovata come compagna di classe. Iniziai anche io a ridere.

“Che hai da ridere?” mi urlò la ragazza.

In un attimo le presi il braccio, glielo torsi dietro alla schiena e le sbattei il viso sul mio banco.

Fui così veloce che gli altri si resero conto di quello che avevo fatto solo quando il corpo di Chika aveva fatto rumore sbattendo contro il banco.

“Ehi lasciami pazza!” urlava Chika.

Mi chinai su di lei.

“Sai mi fai quasi pena. Prendersela con la nuova arrivata. Tu e i tuoi amichetti dovete proprio avere una vita patetica. Volevi farmi male pestandomi una mano? Volevi fare la bulla con me? Ahahah povera ragazzina. Con tutto quello che mi hanno fatto, questo è niente. Io non ho voglia di stare dietro a voi ragazzini ok? Quindi da oggi in poi ti conviene starmi alla larga perchè tu non lo sai, ma conosco mille modi per farti male. Posso farti male senza lasciare neanche un segno sul tuo corpo. Io so cosa vuol dire provare il dolore vero e tu non hai la minima idea di che cosa si provi.”

Vidi il terrore nel suo sguardo e in quello dei miei compagni. Mollai la presa sul braccio di Chika e uscii dall'aula.

“Doremì!”

“Si Tetsuya che vuoi ancora? Sono stanca e affamata. Posso andare a mangiare in pace?”

“Che cosa ti hanno fatto in questi due anni?”

Eravamo solo noi due nel corridoio. Lui voleva sapere e da come mi guardava capii che non si sarebbe mosso da lì senza una mia risposta.

Dovevo mordermi la lingua prima. Avevo detto troppo e forse Testuya aveva intuito qualcosa.

Lo guardai e l'unica cosa che gli dissi fu “Niente che ti piacerebbe sentire” e me ne andai, lasciandolo a sé stesso.

 

Sul tetto ripensai alla domanda di Tetsuya. In quel momento avevo avuto l'improvvisa voglia di raccontargli tutto, di abbracciarlo e piangere sulla sua spalla.

Il tono della sua voce era serio e come in passato era stato diretto nel chiedermi quello che voleva sapere.

Avevo deciso da tempo che non avrei raccontato più niente a nessuno. Nessuno mi aveva creduto in passato e nessuno mi avrebbe creduto oggi.

Nella mia testolina però una voce continuava ad assillarmi.

“E se Tetsuya fosse diverso? In fondo lui mi è sempre stato vicino e mi capiva” pensai.

Scossi la testa. Non potevo cascarci di nuovo. Lui non c'era stato in questi due anni. Avrebbe dovuto starmi accanto. Io avevo bisogno di lui ma lui non c'era.

Quando due anni fa ero stata costretta a lasciare Misora, avevo realizzato che la persona che mi sarebbe mancata di più sarebbe stata Tetsuya.

Non l'avrei mai detto. Avevo capito che il rapporto che c'era sempre stato tra noi non era semplice amicizia. Almeno da parte mia.

In due anni però le cose erano cambiate e tutti i sentimenti positivi che avevo provato un tempo, erano stati spazzati via dall'odio e dal rancore per quelle persone che anni prima avevo amato.

“Per anni ho pensato che i miei amici avessero bisogno di me, ma in realtà ero io che avevo bisogno di loro”.

  
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