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Autore: holmeslessassbutttimelord    10/04/2014    4 recensioni
Castiel non ha parlato per quasi vent'anni, e sembra sul punto di essere mandato fuori dall'ennesimo ospedale psichiatrico. È irrispettoso, non cooperativo ed antisociale rende difficile a chiunque essergli amici. Ma quando Dean viene internato nello stesso ospedale, l'intero mondo di Castiel cambia.
(Mental Hospital!AU)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dopo due mesi di permanenza al Blue Grass, Dean era progredito in un modo sorprendente. Finalmente gli avevano diagnosticato la sua 'malattia' e poteva essere curato di conseguenza. I suoi sbalzi d'umore e la sua rabbia erano sotto controllo; si sentiva bene. Fino a quando la dottoressa Perri non gli aveva consentito di ricevere visite dai familiari. A quanto sembrava, la dottoressa aveva chiamato Sam, per conto di Dean, credendo di fargli un favore. Sam, e il padre di Dean, John, sarebbero arrivati a fargli visita quel week-end.
Dean andò nel panico più totale, fu in preda ad attacchi di follia per tutta la durata della settimana. Perdeva la testa con chiunque provava a parlare con lui, persino con Castiel e Kim. E il sabato mattina la sua ragione era completamente andata.
“Chi crede di essere, invitare la mia famiglia qui senza il mio permesso? Ha letto i miei fascicoli! Sa che non andiamo molto d'accordo!” sputò Dean, facendo avanti ed indietro davanti il letto. Castiel seduto ai piedi del suo, osservava Dean camminare.
PENSAVA DI POTER ESSERE UTILE.
“Beh, non lo è stata! Lo sai che succederà quando arriveranno? Ci siederemo, Sam mi guarderà come se fossi un patetico pazzo. Mi chiederà come me la passo, con calma, come se dovesse disinnescare una bomba, e continuerà a scambiare convenevoli, perché sente di doverlo fare, questo finché io o mio padre non diamo di matto. Poi se ne andranno ed io non li vedrò finché non uscirò o non mi manderanno in qualche altro posto come questo.”
NON PENSI CHE QUESTA VOLTA POTREBBE ESSERE DIVERSO?
“No Cas, non lo sarà. Forse se fossimo solo io e Sammy... Ma mio padre... Dio, rovina tutto quello che tocca.”
Dean si fermò, il volto tra le mani. “Cosa farò?”
Ci fu un leggero bussare alla porta, Anna stava in piedi davanti la porta con il suo solito sorriso. “Dean, tuo padre e tuo fratello sono qui, vuoi che li porto qui o li faccio aspettare in sala visite?”
“Oh Dio non portarli qui, arrivo fra un minuto.” mormorò. Anna annuì e sparì i fondo al corridoio.
“Cas, se non farò ritorno, puoi benissimo immaginare che mi abbia ucciso mio padre.”
VUOI CHE VENGA CON TE?
“No, tranquillo, sono grande e grosso. Posso farcela da solo. È giusto un visita, no? Devo stare con loro solo per un'ora, massimo due. Ce la farò.”
Dean scosse la spalle, cercando di allentare la tensione, guardò Castiel dritto negli occhi e con uno sguardo determinato stampato in viso uscì fuori dalla porta. Appena entrò nella sala visite, individuò Sam, curvo su una sedia in un angolo, ma rimaneva comunque più alto di qualsiasi altra persona all'interno della stanza. Appena vide Dean, il suoi occhi s'illuminarono.
“Hey Dean! Siamo qui!” lo chiamò, agitando la mano super elettrizzato. Dean ricambiò con un sorriso carico d'entusiasmo.
“Hey Sammy!” disse mettendosi a sedere. “Ciao papà.”
John grugnì un 'ciao'.
“Allora, come stai?” chiese Sam, ancora sorridente. “Questo posto è bello.”
“Si, non è tanto logoro. Il cibo è buono e mi trovo abbastanza bene. E tu come stai? Stanford?”
“Oh è fantastico! Sto studiando davvero tanto, e ho accumulato molte ore extra, sono entrato nella lista del preside della facoltà, il che è abbastanza fico. Oh, e poi ho conosciuto una ragazza, si chiama Jessica. Stiamo insieme da un paio di mesi.”
“È fantastico! Complimenti!”
“Grazie! E tu, hai fatto qualche nuova amicizia?” chiese, spostandosi sul suo posto.
“Beh, non ho incontrato nessuna tipa sexy, se è questo che intendi. Ma il mio compagno di stanza è molto divertente.”
“Ah si? E com'è?”
“Si chiama Castiel, lo so è strano. È forte, non parla molto, più che altro scrive. Tutto sommato è molto simpatico. È intelligentissimo, è un mostro a ping pong ed è anche un bravo artista.”
“Impressionante.” commentò John in tono sarcastico. “Potrebbe essere più frocio?”
“Papà.” lo ammonì Sam, lanciandogli un'occhiata. “Sii gentile.” John alzò gli occhi al cielo.
“Quindi, la tua dottoressa mi ha detto che hanno finalmente capito cos'è che non va nella tua testa.” disse John. Questa volta fu Dean ad alzare gli occhi al cielo. “Com'è che lo chiamano?”
“Disturbo borderline della personalità[1]” rispose stancamente.
“Che cosa vuol dire?” chiese Sam.
“Vuol dire che tuo fratello è pazzo, come lo è sempre stato.”
“Papà dicevo sul serio! Smettila!” scattò Sam.
“A che scopo, Sammy?” sospirò Dean, passandosi la mano sugli occhi. “Dai papà, so che vuoi dirlo.”
“Dean-” tentò di intromettersi Sam.
“No, papà, continua. So cosa stavi per dire, tanto vale dirlo ed affrontare la cosa.”
“Quello che stavo dicendo è che sono stanco di sprecare i miei soldi.” cominciò a parlare John. “Questo è il primo posto in cui sono stati in grado di dirmi cos'hai. Ti tengono qui per un po' di mesi, e poi? Ti rimandano a casa e tu provi di nuovo a suicidarti.”
“Papà!” s'intromise Sam.
“No, Sam, deve capirlo. Quindi o rimetti insieme i tuoi pezzi o la fai finita, perché sono stufo di perdere tempo ed il mio sudato denaro in questi posti.”
“Non posso semplicemente smetterla!” strillò Dean alzandosi in piedi. “Pensi che non l'avrei già fatto se fosse possibile? Sono stanco di dover pesare in questo modo su te e Sam, ma maledizione odio così tanto me stesso da volermi uccidere, e tu mi dici di rimettere a posto i pezzi o suicidarmi? Vuoi davvero sapere perché sono così incasinato?”
“Eh no, ragazzo, non prendertela con me. Non è colpa mia se ti sei rifiutato di gestire la tua sanità mentale.” rispose, urlando ed alzandosi anche lui.
“Papà, Dean. Basta, per favore!”
“Sei tu che mi hai incasinato! Ero un bambino e tu pretendevi la perfezione da me, ci hai lasciati soli, ho dovuto aiutare Sam a crescere, così che tu potessi spassartela! Per te erano più importanti le donne dei tuoi fottuti figli!”
“Ora basta!” gridò Sam, sbattendo i pugni sui braccioli della sedia. “Basta litigare, non vi porterà da nessuna parte!”
“Che razza di padre lascia solo suo figlio di otto anni a badare al suo fratellino, mentre lui se ne va in giro a bere e a scopare?”
“Dovevo evadere, Dean. Ogni volta che ti guardo negli occhi vedo tua madre e la nostra casa in fiamme! Se non fosse stato per te, lei sarebbe ancora viva!”
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Dean afferrò la sedia e la lanciò dall'altra parte della stanza.
“Vaffanculo papà!” strillò. “Vaffanculo!”
Uscì dalla stanza, passando accanto a Cas, che aveva assistito alla scena dall'esterno. Smise di correre, calde lacrime di rabbia scendevano lungo i suoi occhi. Non avrebbe più potuto guardare Castiel, non dopo quello a cui aveva assistito. Dean era certo che il suo migliore amico non avrebbe più potuto guardarlo nello stesso modo.

 

 

[1] Un disturbo caratterizzato dall'instabilità nelle relazioni interpersonali, nell'umore, nell'immagine di sé, nell'identità.

Note: Okay tristezza infinita per questo capitolo, ma vi prometto che le cose torneranno al proprio posto! Nel frattempo lasciate una recensione, che è sempre gradita, ed a tutte quelle cui non ho risposto! Giuro che ora vi rispondo <3 Ciao a tutti e alla prossima!!
  
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