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Autore: Sylvia Ruth    10/04/2014    0 recensioni
Un ladro misterioso visita alcuni lussuosi appartamenti di New York sembra senza portar via nulla... Un burbero poliziotto indaga. Che legame unirà una giovane antropologa, un noto playboy e un agente del FBI? Più di quanto si creda...
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 33



"TU... Sai di chi si tratta?" Lo stringe per un polso.
"Sì. Però non ho prove valide per accusarlo..."
"ME NE FREGO DELLE PROVE! Dimmi chi è stato!!" Grida afferrandolo per il bavero.

"No." Risponde pacato Daniel, liberandosi con uno strattone deciso. Mark capisce che ogni gesto inconsulto sarebbe inutile. "Finche non ti sarai calmato. Stiamo per iniziare una nuova vita... Spero migliore. Sei disposto a rischiare di perdere Charlie ed il vostro futuro insieme per inseguire una sterile vendetta?"
"Non si tratta di... vendetta, solo... desiderio di... giustizia." Ribatte poco convinto.

"Sei un agente dell' FBI e credi ancora che esista una giustizia giusta?" Replica, studiandolo con occhi socchiusi.
"Posso essere rimasto deluso un'infinità di volte ma non ho mai smesso di credere che sia possibile. Basta impegnarsi seriamente. A Pete è stata negata questa opportunità, nonostante i miei sforzi." Conclude in tono amareggiato.

"Spiegati, ma... non qui." Daniel li invita a seguirlo. "In camera di Flood. Lì non hanno potuto piazzarli."
Ormai Mark non si sorprende più di nulla, o almeno crede, e si accoda in compagnia di Charlie.
"Piazzato... COSA?"

"Microfoni e sensori. Nelle bocchette del riscaldamento e dell'aria condizionata." Le indica con una smorfia. "Music For The Masses." Scandisce. Le prime note di Never let Me Down Again risuonano nell'ambiente. "La prudenza non è mai troppa."
"Che stai combinando?"
"Ho in ballo un nuovo contratto governativo del valore di milioni e i ficcanaso abbondano." Risponde, chinandosi per prendere una lattina dal frigo-bar.

"Tony?" Si guarda attorno. La camera è meno vissuta di quanto poteva supporre.
"Impegnato nella Camera dei Segreti." Lui e Charlie si scambiano un'occhiata divertita. "Inizia tu per primo..."

"Avrei voluto seguire personalmente l'inchiesta sulla morte di Pete, ma mi fu impedito. Venimmo chiamati per un brutto... un bruttissimo caso... Al rientro della squadra di cui facevo parte... era già stata archiviata. Rapina ad opera di ignoti. Quel... COGLIONE... di Barnes!" Esclama rabbioso.

"Di chi parli?" Charlie si lascia cadere al suo fianco e la sua vicinanza sembra rinfrancarlo.
"Dell'agente che fu mandato in zona. Anni prima si era intromesso... quando lavoravo in incognito. Per colpa sua a momenti ci lasciavo la pelle. E' partito con il piede sbagliato dal principio."
"Tu come ti saresti mosso?" Daniel gli lancia una seconda lattina.

"Con umiltà e cautela." Risponde afferrandola al volo. "Si trovava in una riserva indiana, non in California. Se in una città è difficile ottenere risposte parzialmente sincere... In una comunità chiusa come quella è quasi impossibile. Si è scontrato al suo arrivo con lo sceriffo. Fatto non insolito. Poi ha rifiutato l'aiuto della Polizia Tribale... Chi cazzo credeva gli avrebbe dato retta? NESSUNO! Chi sapeva... Chi aveva visto... o notato... dei fatti insoliti...Non si sarebbe certo rivolto ad un tipo come lui."

Daniel scambia un'altra occhiata con Charlie. "I miei complimenti. Hai accanto un uomo intelligente... ed abile nel suo mestiere." Lei sorride appena. "E' andata esattamente come hai descritto. Hanno mantenuto la bocca ben chiusa."
"Capisco Charlie... Ma tu...?" Mark ha accolto gli elogi con indifferenza, ma con quella domanda rivela tutta la sua perplessità.

"Io? Solo indirettamente. Il mio mentore... L'avvocato che fu allontanato... Era il fratellastro di Pete, Tom Chee. Stessa madre, padri diversi." Gli svela.
"Avrei dovuto arrivarci dagli indizi che lasciavi cadere." Mormora scuotendo la testa.

"Forse eri... distratto. Non è rimasto soddisfatto dell'esito di quella ridicola inchiesta e ha chiesto il mio aiuto. Purtroppo ho potuto fare ben poco. Non avevo i contatti giusti. Anche Charlie non sapeva che suggerire... Siamo partiti, spinti... Non so da cosa... Tom aveva raccolto delle confidenze." Agita una mano nell'aria. "Voci portate dal vento."
Charlie trattiene Mark.

"Quali?"
"Saprai che i Navajo non commemorano i defunti..."
Lui annuisce. "Ne hanno paura."

"Il Clan a cui apparteneva Pete usa radunarsi una volta all'anno... In un vecchio ranch... Più che altro un grosso capanno. Passano una settimana a contatto della natura, in un posto davvero bello... Accampati all'aperto, pescano, giocano... Si scambiano aneddoti e racconti che sono stati tramandati... da una generazione all'altra..." Dice con lo sguardo perso nel vuoto.

"Quando non lo videro Tom organizzò immediatamente le ricerche e non  smise di... cercare. Non ha mai creduto alla rapina... e ne aveva tutti i motivi. Nel Motel dove Pete si era fermato... ha ritrovato il suo computer ed altri oggetti... Orologio, palmare, abiti e fermacravatta..."
"I suoi vestiti da belagana... Da uomo bianco. Lui li chiamava così."

"Sul suo cadavere... Due carte di credito e quasi cinquecento dollari in contanti... Che razza di rapina, vero?" Daniel si studia le unghie della mano.
"Barnes." Esclama disgustato.

"Al nostro arrivo arrivo aveva altre novità. Siamo giunti alla verità grazie all'esperienza di Charlie." Continua Daniel.
"Verità parziale." Gli ricorda. Si sposta in modo da guardare direttamente in viso Mark. "Cosa sai sugli Ananazi?"

"Gli ANANAZI?? Un'antica popolazione che è svanita misteriosamente... Di cui non si sa nemmeno il nome." Risponde incerto. "Ananazi è una parola navajo... Significa quelli che vivevano qui prima di noi."
"Gli archeologi li studiano da anni."

Daniel  si alza e poco dopo torna con un libro. "Qui se ne parla. Molte cose sono esatte, altre... completamente campate in aria."
"Il FLAUTO D'ORO?" Mai sentito nominare."
"Scritto da una... specie d'archeologo dilettante. Sosteneva che tra gli Ananazi esistevano dei capi spirituali... degli sciamani o stregoni... metà generali o re e metà santoni." Dice Charlie.

"Non capisco..."
"Ha basato questa sua teoria su alcuni dipinti rupestri... raffigurano cerimonie, o scene di vita vissuta e in alcuni casi... In disparte... esiste una figura solitaria... Lo hanno soprannominato L'uomo che balla. Questa figura impugna in una mano uno strumento... un attrezzo... o un'arma...Non sono molto chiari... Questo scribacchino sosteneva che si trattava di un flauto... Il simbolo della sua carica... e che era... d'oro massiccio."
"Questo libro... E' vecchio... Di anni." Marklo sfoglia. "Qualcuno lo ha preso sul serio?"

"Pochi. Pochissimi. Gli esperti gli hanno riso in faccia. Lo hanno catalogato come opera di una fervida immaginazione. Lo abbiamo trovato nel Motel. Nella camera accanto a quella di Pete. Era scivolato dietro il letto, in un punto difficile da individuare."

Mark inizia a camminare pensieroso, avanti e indietro, come un leone in gabbia. "Qualche idiota ha preso questo..."Mostra il libro. "... sul serio?"
Charlie annuisce. "Grazie ai navajo siamo arrivati dove avevano scavato. Non si erano nemmeno presi la briga di cancellare le tracce... Un piccolo pueblo quasi sconosciuto. Svuotato da ogni più piccolo ritrovamento... Vasi, resti di tappeti o di tessuti, masserizie e chissà cos'altro ancora."
"Tombaroli." Una smorfia di disgusto gli deforma il viso.

"La camera di Pete era divisa da una sottile tramezza... Letto contro letto. Linea telefonica compresa." Daniel lo studia con particolare attenzione.
"Deve aver colto brani di conversazioni ed essersi incuriosito... Mi aveva chiamato ed io dovevo richiamarlo, ma... Era tardi... Non ho mai saputo cosa voleva..." Dice abbattuto.

"Possibile." Charlie gli accarecca un braccio. "Oppure qualcuno ha posto domande sul suo vicino e..."
"Ha scoperto che lavorava per l' FBI... Chi?"
"Nessuno che ci poteva essere più d'aiuto. Il figlio dell'autore di quel libercolo. Dei pastori hanno scoperto quel poco che ne restava... Nel deserto."
Mark cerca a tentoni Charlie.

"Credevano che eliminando lui avrebbero fatto perdere ulteriori tracce... Non conoscevano Tony. Quando ci si mette è meglio di un cane da tartufi..."
"Amore... Perchè avete aspettato tutto questo tempo? Perchè non vi siete rivolti subito..." Usa un tono vagamente accusatorio e li fissa, deluso.
"A CHI? Non abbiamo prove da poter esibire in un tribunale... All' FBI?? Caso archiviato... Lo sai anche tu cosa ci avrebbero risposto!!" Si accalora lei. "Solo a Turner ho scoperto il tuo coinvolgimento e..." China il capo. " Per una volta ho preferito essere egoista... e ho aspettato." Dice a voce bassa.

"Non prendertela con lei. A mente fredda le ho dovuto dare ragione." Daniel si volta per guardare fuori dalla finestra. "Ti sapevo intelligente ma... Eri pur sempre un agente del FBI..." Si volta. "Avresti saputo accettare il mio..."
"Il NOSTRO." Protesta Charlie.

"Il nostro..." Accetta la sua obiezione."... Modo di agire? Credevo di no. Fino a poco fa." Gli rivolge uno sguardo indecifrabile. "Sei disposto ad ascoltarci senza remore?"
"Sei coinvolta anche tu?"

"Quando è stato il caso... Ho fatto la mia parte." Risponde enigmatica.
"Avete violato la legge?" Domanda in tono neutro.
"Più di una volta. E vorremmo continuare a farlo."

La loro ammissione sembra non sconvolgerlo. "Ora avete bisogno del mio aiuto?"
"Se vuoi avere il piacere di vedere in faccia il mandante dell'omicidio di Pete..." Daniel si appoggia al muto e aspetta.

Mark resta in silenzio per alcuni istanti, poi prende la mano di Charlie e ne bacia il palmo. "Cosa devo fare?" Risponde fissandoli con i suoi occhi chiari.
   
 
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