Guidò
per
ore, ringraziando il cielo che Mac avesse optato per un più
comodo viaggio in
aereo. Tutto quel tempo in macchina avrebbe messo a dura prova la sua
schiena
ancora dolorante. Ma lui aveva deciso all’ultimo momento, e
la cosa più
semplice gli era parsa di inforcare gli occhiali da Top Gun e saltare a
bordo
della sua auto. Non sapeva bene che tipo di accoglienza gli avrebbe
riservato
Mac, ma confidava nell’aiuto di Chloe. Quella ragazzina gli
piaceva molto,
proprio come Mattie. In quel fine settimana Mattie era con suo padre.
Harm si
accorse di sentire già la mancanza di
quell’adolescente ribelle e casinista,
che aveva colmato la sua esistenza di scapolo, regalandogli un calore
familiare
cui avrebbe rinunciato con difficoltà una volta che la
ragazza fosse riuscita a
ricostruire un rapporto sano con il genitore.
Il sole
stava tramontando quando giunse finalmente alla casa dove viveva Chloe.
Parcheggiò davanti alla costruzione e scese, sgranchendosi
le lunghe gambe e le
braccia, affaticate dal viaggio che gli era parso interminabile. Non si
era mai
fermato, se non per fare velocemente il pieno. Non voleva perdere tempo.
Una signora
anziana si affacciò sulla veranda, incuriosita
dall’arrivo di
quell’affascinante visitatore.
“Buonasera
signora, sono Harmon Rabb, stavo cercando Sarah MacKenzie.”
Si presentò,
sfoderando il suo solito sorriso brevettato, quello cui nessuna donna,
da 9 a
99 anni, era capace di resistere.
“Haaaaaaaaaaarm!”
gridò una voce argentina, proveniente dall’interno
dell’abitazione. La voce
anticipò di un nanosecondo l’arrivo
dell’uragano Chloe. La ragazzina si fiondò
ad abbracciare il visitatore, che fu quasi commosso per quel saluto
affettuoso.
“Ehy
signorina, come stai? Accidenti quanto sei cresciuta!” la
salutò allegramente.
“Bene!
Cosa
ci fai qui? Mac ti sta aspettando? Non mi aveva detto che saresti
venuto anche
tu… Strano, lei mi racconta sempre tutto. E di te parla
semprissimo! Ma quando
sei arrivato?”
“Chloe,
tesoro,
fai respirare il nostro ospite e ricordati le buone maniere!”
la rimbrottò
bonariamente la nonna. Poi, rivolgendosi a quel bell’uomo (eh
sì, anche la
nonna di Chloe aveva gli occhi e tutto si poteva dire di Harmon Rabb,
ma non
certo che passasse inosservato, specialmente all’universo
femminile) gli disse:
“Signor Rabb, si accomodi, le offro un buon tè e
una fetta di torta, l’abbiamo
appena sfornata!”
“La
ringrazio, è davvero gentile, ma non vorrei disturbare.
Potrebbe dirmi dove è
Mac?”
“Harm,
tranquillo,
la torta l’abbiamo fatta io e la nonna, Mac non ci ha messo
nemmeno un dito.”
La rassicurazione di Chloe gli strappò un sorriso. Le
abilità culinarie di Mac
lasciavano sempre a desiderare, ma entrambi ci ridevano sopra. Infatti,
quando
la sera si ritrovavano a casa sua per discutere di lavoro o
semplicemente per
guardare un film insieme, era sempre lui a occuparsi della cucina.
Rigorosamente vegetariana, compreso il suo tanto denigrato polpettone
senza
carne. “Comunque, è appena andata a nuotare al
lago. Ci sarei voluta andare
anche io, ma la nonna ha detto che fa ancora troppo freddo e potrei
buscarmi il
raffreddore” aggiunse con aria imbronciata.
L’immagine
di Mac immersa nel lago gli riportò alla mente la visione di
lei nella vasca da
bagno in Paraguay, celata al suo sguardo solo dalla schiuma. Era
davvero
bellissima.
“Quanto
dista il lago? Magari la raggiungo e mi faccio una nuotata pure io. Mi
farà
bene dopo queste lunghe ore in macchina.” Commentò
con nonchalance, senza
mostrare loro quanto fosse impaziente di rivedere Mac.
“Una
decina
di minuti a piedi. Segui il sentiero che parte da dietro la casa, non
ti puoi
sbagliare. Se vuoi ti ci accompagno!” si offrì
Chloe.
Harm non
voleva offenderla, ma moriva dalla voglia di stare da solo con Mac
senza
intrusi intorno. Per fortuna, avendo subodorato qualcosa di strano
nell’improvvisa apparizione di questo affascinante collega di
Sarah, la nonna decise
di intervenire: “Chloe, non se ne parla. Il sole è
quasi tramontato e sul lago
spira sempre una brezza fresca, non vogliamo certo che ti venga il
raffreddore
e che tu salti la scuola, vero?”
“Ma
nonna….”
Tentò di negoziare la ragazzina, ma un’occhiata
severa dell’anziana donna le
fece capire che non c’era spazio per le trattative.
“Signor
Rabb, si goda la sua nuotata. Confido che sarà nostro ospite
per cena! Vi
aspettiamo per le sette. In punto.” Precisò.
Harm la
ringraziò e si recò subito verso il sentiero.
Solo a metà percorso si rese
conto che non aveva con sé un costume da bagno, ma si disse
che avrebbe potuto
immergersi in boxer.
Con lunghe
falcate, Rabb arrivò in pochi minuti in vista del lago. Era
un luogo
paradisiaco: l’acqua rispecchiava i colori incendiati del
cielo al tramonto e
gli alberi che lo circondavano gli conferivano un’aria
fiabesca. Come una
ninfa, una figura stava nuotando pigramente sul dorso, illuminata dagli
ultimi
raggi del sole, con bracciate languide. Ad Harm quasi mancò
il fiato.
Osservandola con attenzione, infatti, si accorse che quella
meravigliosa
creatura non indossava un costume. Il seno prosperoso di Sarah
compariva a pelo
d’acqua e si muoveva al ritmo delle sue bracciate. Rimase
incantato a godersi
quello spettacolo per qualche secondo, ipnotizzato da quelle forme
sinuose, poi
si rimproverò per la sua mancanza di rispetto nei confronti
della donna che
aveva scelto quell’angolo di paradiso proprio
perché era un luogo riparato da
sguardi indiscreti. Decise di fare rumore per avvertirla della sua
presenza.
Calpestò un ramo secco che produsse un suono netto.
Sarah si
voltò nella direzione da cui aveva sentito provenire quel
rumore e scorse la
figura slanciata del suo marinaio. Un misto di vergogna, eccitazione,
felicità
e rabbia le invase il cuore. Smise di nuotare, si immerse fino alle
spalle e lo
apostrofò: “Harm? Che ci fai qui?”
“Ciao
Mac,
com’è l’acqua?” le rispose lui
sorridendo, come se trovarsi in quel luogo, a
centinaia di miglia da casa, fosse la cosa più naturale del
mondo.
“Non
rispondere a una domanda con un’altra domanda!” lo
rimbeccò subito lei. Era pur
sempre un’abile avvocatessa del JAG, sapeva bene come
interloquire.
“Sono
venuto
a vedere come stavi…. Ora puoi rispondere alla mia domanda?
Anzi, non importa, vengo
da solo a sentire come è.” Le rivolse il suo
sorriso brevettato e, senza darle
modo di replicare, dette inizio al suo striptease.
Dopo essersi
sfilato scarpe, camicia, pantaloni e calzini, Harm si stava apprestando
a
liberarsi anche dell’ultimo indumento, quando Mac gli chiese:
“Ma che stai
facendo?”
“Mi
adeguo
alle abitudini locali” le rispose serafico, indicando con un
cenno del capo la
pila ordinata degli abiti di lei, ben piegati, in cima ai quali
spiccava la sua
biancheria intima.
Mac rimase a
bocca aperta, poi decise di stare al gioco. Il marinaio voleva la
guerra?
Ebbene, lei era un marine addestrato, non aveva certo paura.
Sollevò un sopracciglio
e poi gli voltò le spalle, fingendo un totale disinteresse
nei suoi confronti,
anche se dentro di sé moriva dalla voglia di godersi lo
spettacolo. Dopo pochi
secondi, sentì il rumore dell’acqua e comprese che
Rabb si era tuffato. Si girò
di nuovo in direzione della riva ma di lui nemmeno l’ombra.
Osservò con
attenzione a destra e a sinistra, ma niente. “Dio mio, non si
sarà mica sentito
male?” pensò Sarah, e subito immagini angoscianti
del terribile incidente in
mare la sera delle prove per il suo (scampato) matrimonio con Brumby le
invasero la mente, facendole provare di nuovo quello stesso dolore
lancinante
che l’aveva fatta scoppiare in lacrime. Poi – per
fortuna – lo vide riemergere
poco distante da lei. I capelli bagnati, il fisico scolpito, gli occhi
azzurri
e quel dannatissimo sorriso…. Una visione che avrebbe messo
KO qualsiasi
rappresentante del gentil sesso.
“Allora?”
gli chiese Mac, cercando di non farsi sopraffare dal pensiero di avere
Harm a
pochi metri da lei, in tutto il suo adamitico splendore, letteralmente
a
portata di mano.
“Accidenti,
è freddissima! Ma come fai a resistere?” si
lamentò lui, muovendosi per evitare
di congelare.
“Oh,
povero flyboy,
l’unica acqua che sopporta è quella della vasca da
bagno…” lo prese in giro
Mac. “Forse dovresti fare una bella nuotata, ma magari non
sei molto in forma…”
“Che
ne
diresti invece se condividessimo un po’ di calore
corporeo?” le propose Rabb,
non togliendo gli occhi dai suoi e avvicinandosi pericolosamente.
“Io
non ho
freddo, Harm…”
“Ma io
sì!
Dai, Maaaac…” e così dicendo si mosse
ancora nella sua direzione, mantenendo
quel suo sorriso micidiale. L’acqua del lago non era molto
profonda e nel punto
in cui si trovavano entrambi potevano toccare agevolmente il fondo. La
situazione si stava facendo incandescente. Si ritrovarono uno di fronte
all’altra, poi il volto di Harm si fece più serio.
Le accarezzò una guancia,
quasi con timore reverenziale, e le sussurrò: “Sei
bellissima”, poi le sollevò
il mento e si abbassò fino a sfiorarle le labbra con le
proprie.
A entrambi
parve di sentire i fuochi d’artificio.
Le mani di
Mac trovarono il corpo di lui nell’acqua e percorsero
l’addome scolpito e l’ampio
torace, fino a fermarsi sulla sua nuca. Sarah dischiuse le labbra,
invitandolo
ad approfondire il bacio e lasciò che le loro lingue
danzassero insieme,
scoprendo a vicenda il sapore della bocca dell’altro,
deliziandosi di quel
contatto. Stringendola a sé, Harm non poté fare a
meno di emettere un suono
gutturale quando sentì il seno di Mac appoggiarsi al proprio
petto. Quegli
stessi capezzoli inturgiditi che aveva visto fare capolino
maliziosamente
dall’acqua del lago solo pochi minuti prima adesso erano
incollati al suo
torace. Il contatto fra la virilità prepotente di lui e il
corpo caldo di lei gli
fece perdere completamente il controllo. I baci divennero sempre
più
appassionati e le carezze sul corpo della sua Sarah sempre
più audaci. Poi,
improvvisamente, Harm si staccò da lei. Il respiro ancora
affannato, si
allontanò e disse: “Scusami, perdonami…
non volevo.”
Si
udì il
fragore di un vetro frantumarsi a terra.
Il cuore di
Sarah MacKenzie si era appena ridotto in mille pezzi.
Nota
dell’autrice
La Corvette di
Harm lo ha portato a
destinazione e qui il lago dorato gli ha fatto un regalo
splendido…
inevitabilmente la passione prende il sopravvento ma sul finale
c’è un brusco
dietrofront. E ora? Come la mettiamo?
Grazie per
l’affetto con cui avete
accolto questa storia e per avermi dedicato ancora una volta il vostro
tempo!
Al prossimo
capitolo,
Deb