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Autore: germangirl    11/04/2014    9 recensioni
Dopo un anno difficile, Mac decide di partire per qualche giorno per ritrovare sé stessa.
La sua lontananza apre gli occhi di Harm e lo spinge ad agire.
Questa storia fa parte della serie 'Il lago dorato'
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Chloe Madison, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il lago dorato'
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Guidò per ore, ringraziando il cielo che Mac avesse optato per un più comodo viaggio in aereo. Tutto quel tempo in macchina avrebbe messo a dura prova la sua schiena ancora dolorante. Ma lui aveva deciso all’ultimo momento, e la cosa più semplice gli era parsa di inforcare gli occhiali da Top Gun e saltare a bordo della sua auto. Non sapeva bene che tipo di accoglienza gli avrebbe riservato Mac, ma confidava nell’aiuto di Chloe. Quella ragazzina gli piaceva molto, proprio come Mattie. In quel fine settimana Mattie era con suo padre. Harm si accorse di sentire già la mancanza di quell’adolescente ribelle e casinista, che aveva colmato la sua esistenza di scapolo, regalandogli un calore familiare cui avrebbe rinunciato con difficoltà una volta che la ragazza fosse riuscita a ricostruire un rapporto sano con il genitore.

Il sole stava tramontando quando giunse finalmente alla casa dove viveva Chloe. Parcheggiò davanti alla costruzione e scese, sgranchendosi le lunghe gambe e le braccia, affaticate dal viaggio che gli era parso interminabile. Non si era mai fermato, se non per fare velocemente il pieno. Non voleva perdere tempo.

Una signora anziana si affacciò sulla veranda, incuriosita dall’arrivo di quell’affascinante visitatore.

“Buonasera signora, sono Harmon Rabb, stavo cercando Sarah MacKenzie.” Si presentò, sfoderando il suo solito sorriso brevettato, quello cui nessuna donna, da 9 a 99 anni, era capace di resistere.

“Haaaaaaaaaaarm!” gridò una voce argentina, proveniente dall’interno dell’abitazione. La voce anticipò di un nanosecondo l’arrivo dell’uragano Chloe. La ragazzina si fiondò ad abbracciare il visitatore, che fu quasi commosso per quel saluto affettuoso.

“Ehy signorina, come stai? Accidenti quanto sei cresciuta!” la salutò allegramente.

“Bene! Cosa ci fai qui? Mac ti sta aspettando? Non mi aveva detto che saresti venuto anche tu… Strano, lei mi racconta sempre tutto. E di te parla semprissimo! Ma quando sei arrivato?”

“Chloe, tesoro, fai respirare il nostro ospite e ricordati le buone maniere!” la rimbrottò bonariamente la nonna. Poi, rivolgendosi a quel bell’uomo (eh sì, anche la nonna di Chloe aveva gli occhi e tutto si poteva dire di Harmon Rabb, ma non certo che passasse inosservato, specialmente all’universo femminile) gli disse: “Signor Rabb, si accomodi, le offro un buon tè e una fetta di torta, l’abbiamo appena sfornata!”

“La ringrazio, è davvero gentile, ma non vorrei disturbare. Potrebbe dirmi dove è Mac?”

“Harm, tranquillo, la torta l’abbiamo fatta io e la nonna, Mac non ci ha messo nemmeno un dito.” La rassicurazione di Chloe gli strappò un sorriso. Le abilità culinarie di Mac lasciavano sempre a desiderare, ma entrambi ci ridevano sopra. Infatti, quando la sera si ritrovavano a casa sua per discutere di lavoro o semplicemente per guardare un film insieme, era sempre lui a occuparsi della cucina. Rigorosamente vegetariana, compreso il suo tanto denigrato polpettone senza carne. “Comunque, è appena andata a nuotare al lago. Ci sarei voluta andare anche io, ma la nonna ha detto che fa ancora troppo freddo e potrei buscarmi il raffreddore” aggiunse con aria imbronciata.

L’immagine di Mac immersa nel lago gli riportò alla mente la visione di lei nella vasca da bagno in Paraguay, celata al suo sguardo solo dalla schiuma. Era davvero bellissima.

“Quanto dista il lago? Magari la raggiungo e mi faccio una nuotata pure io. Mi farà bene dopo queste lunghe ore in macchina.” Commentò con nonchalance, senza mostrare loro quanto fosse impaziente di rivedere Mac.

“Una decina di minuti a piedi. Segui il sentiero che parte da dietro la casa, non ti puoi sbagliare. Se vuoi ti ci accompagno!” si offrì Chloe.

Harm non voleva offenderla, ma moriva dalla voglia di stare da solo con Mac senza intrusi intorno. Per fortuna, avendo subodorato qualcosa di strano nell’improvvisa apparizione di questo affascinante collega di Sarah, la nonna decise di intervenire: “Chloe, non se ne parla. Il sole è quasi tramontato e sul lago spira sempre una brezza fresca, non vogliamo certo che ti venga il raffreddore e che tu salti la scuola, vero?”

“Ma nonna….” Tentò di negoziare la ragazzina, ma un’occhiata severa dell’anziana donna le fece capire che non c’era spazio per le trattative.

“Signor Rabb, si goda la sua nuotata. Confido che sarà nostro ospite per cena! Vi aspettiamo per le sette. In punto.” Precisò.

Harm la ringraziò e si recò subito verso il sentiero. Solo a metà percorso si rese conto che non aveva con sé un costume da bagno, ma si disse che avrebbe potuto immergersi in boxer.

Con lunghe falcate, Rabb arrivò in pochi minuti in vista del lago. Era un luogo paradisiaco: l’acqua rispecchiava i colori incendiati del cielo al tramonto e gli alberi che lo circondavano gli conferivano un’aria fiabesca. Come una ninfa, una figura stava nuotando pigramente sul dorso, illuminata dagli ultimi raggi del sole, con bracciate languide. Ad Harm quasi mancò il fiato. Osservandola con attenzione, infatti, si accorse che quella meravigliosa creatura non indossava un costume. Il seno prosperoso di Sarah compariva a pelo d’acqua e si muoveva al ritmo delle sue bracciate. Rimase incantato a godersi quello spettacolo per qualche secondo, ipnotizzato da quelle forme sinuose, poi si rimproverò per la sua mancanza di rispetto nei confronti della donna che aveva scelto quell’angolo di paradiso proprio perché era un luogo riparato da sguardi indiscreti. Decise di fare rumore per avvertirla della sua presenza. Calpestò un ramo secco che produsse un suono netto.

Sarah si voltò nella direzione da cui aveva sentito provenire quel rumore e scorse la figura slanciata del suo marinaio. Un misto di vergogna, eccitazione, felicità e rabbia le invase il cuore. Smise di nuotare, si immerse fino alle spalle e lo apostrofò: “Harm? Che ci fai qui?”

“Ciao Mac, com’è l’acqua?” le rispose lui sorridendo, come se trovarsi in quel luogo, a centinaia di miglia da casa, fosse la cosa più naturale del mondo.

“Non rispondere a una domanda con un’altra domanda!” lo rimbeccò subito lei. Era pur sempre un’abile avvocatessa del JAG, sapeva bene come interloquire.

“Sono venuto a vedere come stavi…. Ora puoi rispondere alla mia domanda? Anzi, non importa, vengo da solo a sentire come è.” Le rivolse il suo sorriso brevettato e, senza darle modo di replicare, dette inizio al suo striptease.

Dopo essersi sfilato scarpe, camicia, pantaloni e calzini, Harm si stava apprestando a liberarsi anche dell’ultimo indumento, quando Mac gli chiese: “Ma che stai facendo?”

“Mi adeguo alle abitudini locali” le rispose serafico, indicando con un cenno del capo la pila ordinata degli abiti di lei, ben piegati, in cima ai quali spiccava la sua biancheria intima.

Mac rimase a bocca aperta, poi decise di stare al gioco. Il marinaio voleva la guerra? Ebbene, lei era un marine addestrato, non aveva certo paura. Sollevò un sopracciglio e poi gli voltò le spalle, fingendo un totale disinteresse nei suoi confronti, anche se dentro di sé moriva dalla voglia di godersi lo spettacolo. Dopo pochi secondi, sentì il rumore dell’acqua e comprese che Rabb si era tuffato. Si girò di nuovo in direzione della riva ma di lui nemmeno l’ombra. Osservò con attenzione a destra e a sinistra, ma niente. “Dio mio, non si sarà mica sentito male?” pensò Sarah, e subito immagini angoscianti del terribile incidente in mare la sera delle prove per il suo (scampato) matrimonio con Brumby le invasero la mente, facendole provare di nuovo quello stesso dolore lancinante che l’aveva fatta scoppiare in lacrime. Poi – per fortuna – lo vide riemergere poco distante da lei. I capelli bagnati, il fisico scolpito, gli occhi azzurri e quel dannatissimo sorriso…. Una visione che avrebbe messo KO qualsiasi rappresentante del gentil sesso.

“Allora?” gli chiese Mac, cercando di non farsi sopraffare dal pensiero di avere Harm a pochi metri da lei, in tutto il suo adamitico splendore, letteralmente a portata di mano.

“Accidenti, è freddissima! Ma come fai a resistere?” si lamentò lui, muovendosi per evitare di congelare.

“Oh, povero flyboy, l’unica acqua che sopporta è quella della vasca da bagno…” lo prese in giro Mac. “Forse dovresti fare una bella nuotata, ma magari non sei molto in forma…”

“Che ne diresti invece se condividessimo un po’ di calore corporeo?” le propose Rabb, non togliendo gli occhi dai suoi e avvicinandosi pericolosamente.

“Io non ho freddo, Harm…”

“Ma io sì! Dai, Maaaac…” e così dicendo si mosse ancora nella sua direzione, mantenendo quel suo sorriso micidiale. L’acqua del lago non era molto profonda e nel punto in cui si trovavano entrambi potevano toccare agevolmente il fondo. La situazione si stava facendo incandescente. Si ritrovarono uno di fronte all’altra, poi il volto di Harm si fece più serio. Le accarezzò una guancia, quasi con timore reverenziale, e le sussurrò: “Sei bellissima”, poi le sollevò il mento e si abbassò fino a sfiorarle le labbra con le proprie.

A entrambi parve di sentire i fuochi d’artificio.

Le mani di Mac trovarono il corpo di lui nell’acqua e percorsero l’addome scolpito e l’ampio torace, fino a fermarsi sulla sua nuca. Sarah dischiuse le labbra, invitandolo ad approfondire il bacio e lasciò che le loro lingue danzassero insieme, scoprendo a vicenda il sapore della bocca dell’altro, deliziandosi di quel contatto. Stringendola a sé, Harm non poté fare a meno di emettere un suono gutturale quando sentì il seno di Mac appoggiarsi al proprio petto. Quegli stessi capezzoli inturgiditi che aveva visto fare capolino maliziosamente dall’acqua del lago solo pochi minuti prima adesso erano incollati al suo torace. Il contatto fra la virilità prepotente di lui e il corpo caldo di lei gli fece perdere completamente il controllo. I baci divennero sempre più appassionati e le carezze sul corpo della sua Sarah sempre più audaci. Poi, improvvisamente, Harm si staccò da lei. Il respiro ancora affannato, si allontanò e disse: “Scusami, perdonami… non volevo.”

Si udì il fragore di un vetro frantumarsi a terra.

Il cuore di Sarah MacKenzie si era appena ridotto in mille pezzi.

 

Nota dell’autrice

La Corvette di Harm lo ha portato a destinazione e qui il lago dorato gli ha fatto un regalo splendido… inevitabilmente la passione prende il sopravvento ma sul finale c’è un brusco dietrofront. E ora? Come la mettiamo?

Grazie per l’affetto con cui avete accolto questa storia e per avermi dedicato ancora una volta il vostro tempo!

Al prossimo capitolo,

Deb

  
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