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Autore: acchiappanuvole    11/04/2014    1 recensioni
La prima volta che ho scritto una canzone avevo dodici anni. Forse parlava delle nuvole e di come le cose non vanno mai nel verso giusto. Immagino che qualcuno la definirebbe un'ode rancorosa all'adolescenza. In vero era un gran casino.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nobuo Terashima, Ren Honjo, Shoji Endo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Ren - A day in the life-

La prima volta che ho scritto una canzone avevo dodici anni. Forse parlava delle nuvole e di come le cose non vanno mai nel verso giusto. Immagino che qualcuno la definirebbe un'ode rancorosa all'adolescenza. In vero era un  gran casino. Nemmeno punk. Semplicemente casino. Ma il casino è la chiave di tutto. Uno a volte ci prova a mettere ordine nella propria vita, come in un elenco. Prima questo e poi quell'altro, però , chissà perchè, i tipi come me riescono a mandare tutto a puttane.
Dopotutto sono cresciuto rimirando il poster di un tizio devoto alla droga e ad una donna che pare abbia finito per ammazzare.
I conti così tornano. Ma non ho mai avuto desiderio di emulazione. Non consciamente perlomeno.
Fatto è che i risultati sono altrettanto disastrosi.
Non posso fare a meno di pensarlo, anche ora, mentre rimiro il mondo esterno da una suite al venticinquesimo piano di un albergo.
Strano a dirsi ma mi manca il mio magazzino scalcinato.
Guardo fuori e mi sento inghiottito da questa megalopoli e dai suoi effluvi di monossido di carbonio. Finisco col sedermi per terra, con la testa appoggiata alle ginocchia e la mano che vaga fino alla tasca dei pantaloni.
L'ho messa lì la polvere di fata. Devo solo riuscire ad arrivare al bagno.
Reira è alle mie spalle. La sento curva su di me, la mano che mi sfiora appena i capelli per cercare di consolarmi.
Probabilmente dovrei sdrammatizzare come faccio di solito. Che tanto  tra poco starò meglio. Reprimo il desiderio di dirle la verità, di spiegarle cosa c'è che non va, ma le parole probabilmente non uscirebbero nemmeno se volessi. Non sarei in grado di imbastire un discorso decente e finirei col deviare da una stanza nera, ad una chitarra per  poi concludere con  un morboso desiderio di suicidio.  
No. La spaventerei. E Reira non ha bisogno di essere spaventata.
Reira è come me. Fragile. Puoi romperla semplicemente guardandola. E' innamorata di un uomo che non potrà mai avere così come io sono innamorato di una donna che non potrò mai possedere completamente.
E questo ci distrugge ma al contempo ci unisce. Come se potessimo trovare unicamente conforto l'uno nell'altra.
-Respira lentamente- mi dice - Quando sono triste o agitata respiro piano e mi concentro su quello-
-E funziona?- sorrido e la sento sedersi per terra accanto a me.
-A volte sì. Altre no-
Ha i piedi scalzi e le gambe lunghe sono coperte da una gonna bianca. Una gonna un po' gitana. Sollevo il capo ed inizio a respirare lentamente come mi ha detto. Non posso concentrarmi sull'alzarsi e l'abbassarsi del mio torace, ma posso farlo sul profumo di Reira. Un profumo di rosa; all'inizio è appena un sentore poi i miei sensi lo percepiscono come una fragranza meravigliosamente intossicante.
Intossicante. Non so se è la parola giusta da associare a Reira.
Potrei dire che la sua bellezza è intossicante. Quasi surreale. E la sua voce… La sua voce è un viaggio costante verso una dimensione celestiale dove nemmeno la polvere di fata riesce a portarmi. Capisco bene perché Takumi tenga tanto a conservare questo tesoro, così come capisco bene  il perchè Shin si sia innamorato di questa bambina mai cresciuta.
Se Nana non pesasse tanto sul mio cuore probabilmente anch'io m'innamorerei di Reira.
- Ricordi quando venivo a vedere te e Yasu alla sala prove e finivamo sempre con l'ubriacarci e ridere ininterrottamente?-
Appoggia la guancia contro la mia spalla e quel calore in qualche modo mi salva dal proposito di correre a farmi. Posso aspettare. Ancora un po' posso aspettare.
- Io ricordo che l'unica che si ubriacava e rideva eri tu. Io invece finivo sempre per sorbirmi le ire di Takumi-.
- Uff, quello non mi lasciava mai fare nulla-.
- E' un principe molto protettivo- sospiro - O un orco molto cattivo-
- Takumi non ha proprio nulla del principe. E se lo fosse- si morde il labbro inferiore e sento il suo corpo irrigidirsi contro il mio.
-…Se lo fosse di certo non sarei io la vera principessa al suo fianco-.
-Reira-
- Va tutto bene- sorride di nuovo - Non sono triste. Finché potrò cantare non sarò mai triste-.
Siamo così abili io e te nelle nostre bugie. Sollevo il capo e mi sbilancio indietro in modo tale che anche lei segua il medesimo movimento. Finiamo tutti e due distesi a terra. Reira incredula non sa se ridere o preoccuparsi della mia perpetua instabilità.
-Che ci facciamo esattamente sdraiati per terra?- domanda
- Guardiamo la luna. Queste vetrate sono talmente grandi che possiamo godercela meglio da questa prospettiva-
-Non l'avevo nemmeno notata- mormora prima di abbandonarsi ad un teatrale sospiro.
-Sai una cosa?-
-Che cosa?- chiedo ed intanto la mia mano ha smesso di circumnavigare la tasca per andare invece ad intrecciarsi alla mano di Reira.
- Vorrei essere proprio lì ora-.
-Lì dove?-
-Sulla luna mi pare ovvio!-
- E' un' ovvietà che mi sfugge-
- Mi ha sempre affascinato l'immagine degli astronauti che balzano leggeri in quell'oceano bianco. Ha qualcosa di magico. E poi voltarsi e vedere la terra alle spalle, lasciata indietro insieme a tutto ciò che ci affligge. Sarebbe davvero stupendo-
- E che faresti una volta esaurito l'ossigeno?-
Reira sbuffa e stringe sulla mia mano con dispetto - Ren, quando uno sogna non si preoccupa dei dettagli tecnici-
Io non ricordo quand'è stata l'ultima volta che ho sognato. Le luci, il palcoscenico, la mia chitarra e la mia musica. Non esisteva un sogno più grandioso di questo ed ora che lo tengo tra le dita arranco nel non aver più nulla da desiderare.
- L'ossigeno è importante perché anche un sogno ad un certo punto può soffocarti-
-Ren..- Reira si solleva appena sopra il mio petto, i lunghi capelli scivolano su di me come una carezza languida, mi solleticano la guancia e le labbra.
- .. Se tu le chiederai aiuto lei non ti dirà di no- mormora la mia piccola principessa. E mi piace il suono della parola "mia" in questo momento. E' un suono che non ho mai potuto attribuire a Nana. Nana è una stella cadente. Le stelle cadenti le scorgi, desideri, ma poi sfuggono in in blu notte troppo fondo.
Lascio che i capelli di Reira mi scorrano fra le dita, ne tasto la morbidezza per poi scoprire che la mia mano risale quasi involontariamente a cercarle la nuca. Dietro di lei un'aurea pallida riflessa dalla luna la rende un provocante miraggio. Mi sollevo appena, e con la mano la guido verso di me, premo le labbra contro le sue. Reira sussulta, forse vuole allontanarsi ma non lo fa.
Le nostre labbra restano premute in un bacio casto. Ed io penso che morire ora sarebbe un buon momento. Non m'importa più di nulla, solo di catturare la dolcezza di un momento, reale o fittizio che sia.
Quando la distanza ritorna tra di noi, gli occhi di Reira sono lucidi, basta un istante perchè il suo viso si inumidisca in un silenzioso pianto.
- Vorrei davvero essere sulla luna, Ren- si ritrae cingendosi con le braccia, il viso rivolto alla finestra - Io e te, lassù. Dimenticando tutto e tutti. Io e te, fragili forse, ma finalmente sereni. Odio la banalità di certi sogni- si forza di ridere di se stessa, ma io la raggiungo e l'abbraccio.
- Io invece adoro la banalità di certi sogni- le schiocco un bacio sulla tempia - Grazie, Reira-
- Perchè mi ringrazi? Io non...- Ma non aggiunge altro per non lasciare che la voce le tremi ancora. Sarebbe tutto tanto semplice..Un ragazzo e una ragazza abbracciati, il profumo di una rosa non ancora appassita, la luna… Nient’altro. Io e Reira siamo come due naufraghi aggrappati a scogli di cartapesta. Siamo parte di una scenografia luccicante che tende a non far deviare lo sguardo sui punti d'ombra.

Lo show deve continuare in ogni caso

  
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