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Autore: la luna nera    11/04/2014    2 recensioni
In una notte umida del 1866 un giovane appartenete all'aristocrazia inglese scompare nel nulla senza lasciare alcuna traccia. La leggenda nata intorno alla sua persona passa attraverso gli anni e giunge fino ai giorni nostri per finire in un libro sugli scaffali di Aesothèria, uno dei negozi più esoterici di Londra gestito da Garrett con la sua ragazza Daisy. Qualcuno però si intrometterà nella loro vita creando non poca confusione. E questo qualcuno viene da lontano, molto lontano. Nel tempo.
L'amore riuscirà ad andare oltre le barriere del tempo?
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Il sole era alto e diffondeva una calda luce sul parco di Swanlake Palace. Daisy aprì l’imponente cancello leggermente arrugginito dal tempo ed entrò. Era sola, portava con sé solo il K2* che le sarebbe servito per registrare ogni minimo sbalzo del campo elettromagnetico. Tutto sembrava tranquillo. Gli unici rumori erano provocati dalla leggera brezza che solleticava le foglie ingiallite sugli alberi.
Salì i gradini che conducevano alla porta d’ingresso, era rimasta socchiusa. Fece un profondo respiro ed entrò: non c’era niente di anomalo. In apparenza.
Tutto l’androne era ricoperto dalla polvere accumulatasi nel corso degli anni. Dalle pareti fuoriusciva molta umidità, un vero peccato poiché rovinavano dei dipinti e delle decorazioni molto belle. Nell’aria c’era una non meglio definita sensazione di un nostalgico passato che tentava di tornare per far sopravvivere quello che lo scorrere del tempo stava pian piano soffocando. La ragazza non notò niente di sovrannaturale, tornò nel punto esatto in cui poche sere prima aveva fatto il sopralluogo con Mel e Garrett ed avvertì un leggero alito di vento scompigliarle i capelli. Salì lentamente su per l’elegante scalinata in marmo bianco che, come tutto il resto della villa, aveva conosciuto tempi migliori. Al piano superiore, illuminato dalla luce diurna che entrava dal lucernario, c’era un lungo corridoio con molti ritratti appesi alle pareti. Raffiguravano le personalità più importanti della nobile famiglia Harringhton, ritiratasi nel Somerset da anni e praticamente scomparsa dalla vita pubblica e mondana dell’Inghilterra. Varie leggende erano collegate al loro isolamento dall’aristocrazia britannica e tutte facevano capo alla misteriosa scomparsa nel nulla del giovane discendente del quale non esisteva traccia. Daisy passò in rassegna tutti i ritratti monitorando con il K2 ogni possibile anomalia: tutto era tranquillo, non vi era alcuna traccia di entità o fenomeni paranormali. Scorrevano davanti ai suoi occhi tanti volti dallo sguardo fiero, dame dai sontuosi abiti e prodi cavalieri che avevano dato lustro e onore alla famiglia.
Si voltò all’improvviso quando un colpo di vento fece spalancare la porta che si trovava dalla parte opposta del corridoio: era quella che introduceva nel cosiddetto salone del caminetto, proprio quello in cui aveva visto lo strano essere che l’aveva seguita in giardino. Il K2 non rilevava nulla, forse era stato davvero un semplice colpo di vento… Si fece coraggio e a piccoli passi si mosse in direzione del salone. Si affacciò alla porta, notò le finestre leggermente socchiuse, c’era della cenere nel camino e delle candele spente sul tavolino antistante la poltrona su cui era seduto quel tizio misterioso. Spinse con leggera esitazione la porta: uno strano rumore, simile a un frettoloso battito d’ali, la fece sobbalzare quando provocò la violenta chiusura di una delle finestre. I battiti cardiaci della ragazza raggiunsero la soglia dell’infarto e si allontanò impaurita dalla stanza. Si sedette per terra in cima alle scale, respirando sempre più piano, tenendo una mano sul cuore e l’altra che stringeva il K2. Tutto rientrava sempre nella normalità, erano solo degli uccelli ad aver provocato quei rumori poco prima. Si, ma che spavento! 
Si passò una mano fra i capelli e, facendosi coraggio, si avvicinò di nuovo a quella porta. Guardò nel salone: niente uccelli, né pipistrelli, solo qualche ragnetto indaffarato nel tessere la tela fra i bracci del lampadario che pendeva dal soffitto. Topi e roditori? Niente in vista per fortuna. Quelli la impressionavano più dei fantasmi. Entrò finalmente e mosse qualche passo verso il camino. Aprì leggermente uno dei finestroni per permettere alla luce di entrare ed illuminare al meglio l’ambiente. Si guardò attorno e proseguì con il sopralluogo sperando di venire a capo di qualcosa.
Non appena si avvicinò al centro della stanza il K2 captò un piccolo cambiamento elettromagnetico. Sembrava indirizzarla verso la parete opposta sulla quale però non c’era niente. Era così: man mano che si avvicinava l’apparecchio segnalava forze sempre più intense. Cosa poteva significare? Si mise a scrutare con attenzione ogni angolo di quella parete rivestita di verde, alzando lo sguardo notò un punto in cui doveva trovarsi un chiodo o qualcosa di simile che era stato strappato via con violenza da poco. Non c’erano i segni del tempo sui bordi lacerati del tessuto che ricopriva la parete. Lì c’era un quadro, forse un ritratto, che qualcuno aveva rimosso. Daisy provò a guardarsi intorno, spostò il K2 nella speranza di trovare un indizio. La sua ricerca fu premiata nel giro di una paio di minuti: il dispositivo rilevò un fortissimo segnale proveniente da un angolo del salone dove stava un mobile totalmente coperto di polvere. Fra di esso e la parete, semi nascosto in un angolo, c’era un quadro coperto. Lo spostò con delicatezza, mentre il K2 sembrava impazzito dagli sbalzi elettromagnetici che rilevava. Un’ultima dose di coraggio e fece scivolare sul pavimento quel tessuto: sul suo volto esplose lo stupore. Quello era il ritratto del giovane scomparso nel nulla! Era l’originale dal quale era stata tratta l’immagine sulla copertina del libro. Era di un fascino inspiegabile: gli occhi del ragazzo emanavano una sorta di attrazione fuori dal comune, vi si scorgeva una nota di malinconia e disperazione. Daisy avvertì un tuffo al cuore non appena si trovò faccia a faccia con quella figura fuori dal tempo che pareva un raggio di luce su quello sfondo nero. Si, era un ritratto, ma sembrava talmente reale da avere la sensazione di trovarsi di fronte ad una persona in carne ed ossa. Si sentiva come ipnotizzata, incapace di scostare lo sguardo da lui, da quel viso troppo perfetto per essere vero, da quei capelli lievemente ricci dal colore castano tendente al biondo raccolti dietro la nuca e ricadenti in parte sulle spalle coperte solo da una candida camicia.
Fu riportata nel mondo reale dal suono incessante che proveniva dal K2: un brivido percorse la sua schiena, controllò l’apparecchio e quando riportò lo sguardo sul ritratto vide senza ombra di dubbio che dagli occhi del giovane uscivano delle lacrime. Possibile?! Si avvicinò alla tela per verificare: non era un’allucinazione, quello stava piangendo! Che fosse umidità? No, l’avrebbe notata anche in altre parti del viso… E dunque? Provò ad avvicinare l’indice per sfiorare quel liquido e quando oramai stava a un paio di millimetri dalla tela, un forte rumore proveniente dal piano inferiore la fece desistere dall’impresa. Coprì frettolosamente il quadro e lo ripose dove l’aveva trovato.
Si precipitò fuori dalla stanza e, come raggiunse la scalinata, vide Garrett entrare dal portone in compagnia di Edward. Le scappò un sospiro di sollievo, fosse stato il misterioso individuo sarebbe stata una situazione ben diversa.
I due ragazzi furono sorpresi, non si aspettavano che Daisy fosse lì e per di più da sola.
“Ehi, streghetta mia, che ci fai qui?”
“Ciao Garrett… Edward… Ho fatto un piccolo sopralluogo, niente di che.”
Il ragazzo si avvicinò a lei, l’afferrò per la vita avvicinandola a se ed impossessandosi delle sue labbra con una voracità tipica di chi ha digiunato per almeno una settimana. “Allora? Hai scoperto qualcosa?”
“Niente.” Preferì non rivelargli quanto era accaduto.
“Il bastardo dell’altra sera non c’era?”
“No.” La fece appena rispondere, la sua bocca fu di nuovo serrata da un bacio pieno di desiderio irrefrenabile. Tutto si era svolto alla presenza silenziosa di Edward, che pareva ben poco interessato alle performance amorose di Garrett, si guardava invece attorno come a volersi sincerare di qualcosa. Senza dire una parola prese a salire le scale e si diresse verso il salone del caminetto. Entrò con molta disinvoltura, come se conoscesse quei luoghi, continuando a scrutare ogni centimetro della stanza.
Garrett e Daisy lo seguirono incuriositi.
“Questa stanza è il punto focale delle manifestazioni paranormali. E’ pericoloso per voi trattenervi a lungo qui.”
“E per te no?” Garrett non gradiva esser messo in disparte.
Le labbra di Edward si piegarono in un sorriso di chi la sa lunga. “Se non sbaglio qualche sera fa te la sei vista brutta.”
“Ah, se credi che mi faccia metter sotto da quel bastardo ti sbagli di grosso. Quando mi ritroverò faccia a faccia con lui, lo finisco a calci e pugni.”
“Contro uno spirito puoi fare ben poco, se si impossessa di te sei fottuto.” Guardò negli occhi Daisy che non aveva aperto bocca. “Ad ogni modo credo sia più sicuro andare via, soprattutto per te.”
La ragazza percepì qualcosa di strano nel tono di voce di Edward: era come se volesse proteggerla da un pericolo, come se volesse darle un avvertimento nascosto.
E poi come faceva a sapere dell’altra sera?
“Io e Daisy restiamo qui stanotte.” Sentenziò Garrett.
La ragazza non era di quell’avviso. “Che?! Non pensarlo neanche!”
“Ehi, avrai mica paura? Non vorrai credere alle parole di questo cagasotto?”
Lei rivolse lo sguardo verso Edward: si aspettava una reazione dura a quelle parole, invece sul volto del giovane apparve un’aria compassionevole. Mossa molto intelligente.
“Io me ne vado Garrett. Tu fa’ come ti pare.”
“Qui decido io cosa fare, lo sai bene farfallina.” L’afferrò per un polso stringendo la presa fino a farle male.
Il sole iniziava a tramontare e la sua calda luce filtrava dai finestroni della sala creando una strana atmosfera. Il K2 rilevò improvvisamente un forte sbalzo elettromagnetico, come se un’entità stesse per manifestarsi. A conferma di ciò tutti avvertirono un improvviso calo della temperatura. Garrett non se ne curò, continuando imperterrito a stare addosso a Daisy, la quale non riusciva a liberarsi da quella stretta che le stava facendo davvero male. Edward, senza battere ciglio, mise la mano destra nella tasca del suo giaccone e strinse un pugno sempre più serrato. Contemporaneamente Garrett iniziò a respirare a fatica. Si portò la mano sinistra alla gola, tossì rumorosamente e con affanno. La presa su Daisy si fece più leggera, così la ragazza si liberò e si allontanò da lui. “Ti sembrano solo cazzate, eh? Come te lo spieghi questo?” Afferrò la maniglia del portone. “Io di qui me ne vado.” Ed uscì sbattendolo.
 
 
 

 

Ciao a tutti!
Capitolo non particolarmente lungo, ma così mi è venuto. Che ve ne pare?
Qua ci sono vari indizi sul personaggio misterioso che abita nelle stanze di Swanlake Palace. Che ve ne pare della scoperta del ritratto? Ha fatto bene Daisy a non rivelare nulla a Garrett?
Forse qualcuno di voi si è chiesto come mai la ragazza non ha riconosciuto i due Edward come una sola persona…. Beh, per il momento posso solo dirvi che fa tutto parte del mistero che gravita attorno al personaggio. Vi svelerò più avanti quello che si nasconde dietro Edward.
Spero che la storia continui ad interessarvi e ringrazio fin d’ora chiunque voglia lasciare un commento.
Un abbraccio
La Luna Nera
* K2: è un dispositivo molto usato dai cacciatori di fantasmi che permette di rilevare sbalzi elettromagnetici tipici delle manifestazioni paranormali.

 
  
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