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Autore: Kotoko_chan    11/04/2014    8 recensioni
Nel manga abbiamo sempre letto cos'è accaduto a Takano-san dopo che Onodera è scappato via, quindi il divorzio dei suoi genitori, la depressione, la relazione con Yokozawa ecc... Ma di Onodera oltre a una presunta relazione con An-chan e il suo lavoro nelle pubblicazioni Onodera, non sappiamo nient'altro. Per cui mi sono concentrata su questo. Cosa farà Ritsu con l'arrivo di amici del passato? E come si evolverà la relazione con Takano?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Masamune Takano, Nuovo personaggio, Ritsu Onodera, Shouta Kisa, Takafumi Yokozawa | Coppie: Takano/Onodera
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dove tutto ha avuto inizio
 
Era sdraiato sul letto incapace di dormire. Tutti erano andati via dalla loro casa lasciandolo solo. Anche se Ritsu non c’era il mondo continuava ad andare avanti.
Yokozawa gli aveva promesso che sarebbe passato da lui in serata per fargli un po’ di compagnia, mentre gli altri avevano ripreso il loro lavoro. Isaka-san era super impegnato perché oltre a lavorare alla Marukawa doveva occuparsi dell’Onodera Publishing. Karen non era in grado di farlo perché era stata ricoverata in ospedale, nel giro di poco tempo le era morto il marito, aveva scoperto che il figlio aveva una relazione con un uomo, inoltre aveva subito violenze varie e in conclusione rapito. Troppe cose per una persona sola.
“E’ troppo anche per me…” mormorò mentre una lacrima gli sfuggì. Stava provando a trattenersi dal giorno del rapimento ma ora non ce la faceva più. Si coprì il viso con il cuscino liberando tutta la sofferenza accumulata in quei giorni di agonia, pianse per molto tempo: per Ritsu, per lui, per tutto ciò che avevano affrontato in quegli anni a causa degli altri e per non averlo in quel momento lì accanto, per consolarlo, abbracciarlo, amarlo… erano passati tre giorni dal quel giorno maledetto ma di lui ancora niente. Ritsu era sparito dalla faccia della terra.
“Dove sei? Ritsu… Ritsu…”
Un tocco alla sua mano lo fece tornare con i piedi per terra. Sorata stava provando a consolarlo facendo qualche fusa. Yokozawa lo aveva lasciato lì per fargli compagnia.
“Sorata… cosa devo fare?” gli chiese prendendolo in braccio.
Per tutta risposta il gatto iniziò a miagolare.
Rassegnato lo depositò sul letto e si alzò per fare una doccia. Guardandosi allo specchio si spaventò, sembrava uno zombie con le guance scavate, le occhiaie profonde e il viso pallido. Irritato si spogliò velocemente e aprì l’acqua restando però pochi minuti. In piedi si sentiva molto debole visto che non toccava cibo da giorni nonostante Yokozawa lo incitava. Per non sentirlo lamentarsi dava le pietanze preparate di nascosto a Sorata che stava ingrassando come un vitellino, mentre lui perdeva sempre più peso.
Si vestì e scese in cucina per mettere qualcosa sotto i denti. Non perse tempo a cucinare, ingurgitando qualsiasi cosa si trovasse davanti non provando nessun senso di soddisfazione. Niente era più come prima, il mondo aveva perso colori e sapori senza Ritsu.
“Maledizione!” sbottò colpendo il tavolo con un pugno “maledizione…” disse con meno foga mentre le lacrime ripresero a scendere.
 
***
 
Il sole brilla alto nel cielo e io e Ma-kun stiamo camminando sul lungo mare tenendoci per mano senza curarci degli sguardi degli altri. Sono felice di poterlo tenere accanto a me, amarlo, amarlo e amarlo… per sempre.
Spinta.
“Aaaaaaah!”
“Finalmente sei sveglio Ritsu”.
Lo aveva penetrato così, senza preamboli, senza aspettare il suo risveglio, ignorando il sangue che colava ormai da giorni dalla sua parte più intima.
Calde lacrime iniziarono a solcargli il viso. Voleva che quell’incubo finisse, voleva tornare da Ma-kun, voleva poter fare quella passeggiata che aveva appena sognato. Doveva resistere, aggrapparsi a quel pensiero, altrimenti sarebbe morto.
 
***
 
Stava camminando senza meta per strada cercando nei volti delle persone Jake o Ritsu. Chissà forse era riuscito a scappare e in quel momento lo stava cercando, oppure Jake, per fare rifornimento di viveri, era uscito allo scoperto. Ma le menti malate pensano a tutto, quindi un errore del genere non l’avrebbe mai fatto.
Nel suo peregrinare si imbatté in Eddy e Sam, seduti su una panchina in silenzio osservando i passanti con sguardi cupi. Dall’ispettore avevano ricevuto l’ordine di non lasciare il Giappone quindi erano bloccati lì.
Takano si fermò davanti a loro costringendoli a guardarlo. Dopo l’interrogatorio aveva urlato loro contro, in modo irrazionale, riversando la sua rabbia. Ma alla fine che colpa avevano? Erano riusciti a salvare Ritsu in America, lo avevano tenuto lontano da Jake per molto tempo ma alla fine tutto era stato vano. Jake aveva vinto e loro si stavano crogiolando nel dolore.
“Takano…” disse Eddy facendogli posto sulla panchina.
Lui si sedette in silenzio.
“Ci dispiace…” disse Sam coprendosi il volto tra le mani.
Takano sospirò e si accese una sigaretta.
“Prima stavo pensando ad una cosa…” disse lui spezzando il silenzio.
“Che cosa?” chiese Eddy dando delle pacche sulla schiena a Sam.
“Una volta Ritsu mi ha raccontato della passione di Jake per questo paese. Quando siete venuti ha voluto visitare qualcosa in particolare?” chiese.
“Praticamente tutto. Ha voluto visitare Tokyo in lungo e largo…” rispose lui scoraggiato.
“Abbiano elencato tutti i posti in cui siamo stati all’ispettore, chissà trova qualcosa…” aggiunse Sam alzando la testa.
Takano si alzò in piedi e se ne andò senza avere la forza di reagire.
“Aspetta! Dobbiamo darti una cosa!” esclamò Eddy rincorrendolo.
“Cosa?” chiese lui.
Dalla valigetta che aveva con sé estrasse una serie di fotocopie.
“Cosa sono?”
“Sono la copia del diario di Ritsu che ha scritto durante il suo viaggio in California. L’originale è nelle mani dell’ispettore” disse porgendoglieli.
“Perché avete il suo diario?” chiese curioso.
“Mi sembra ovvio. Riporta tutto quello che ha passato in America, senza censure. L’ho trovato io quando gli ho preparato il bagaglio per l’ospedale e visto che non ricordava nulla, quel diario non poteva averlo” disse Sam che intanto li aveva raggiunti.
“Noi l’ho abbiamo letto e riletto senza soluzioni. Forse tu puoi capirci qualcosa…” disse Eddy rassegnato.
Takano guardò prima loro e poi le fotocopie. Un barlume di speranza si fece strada nella sua testa.
 
***
 
Aveva il corpo tutto bagnato perché Jake lo stava lavando con una spugna seduto sulla sedia. Era completamente nudo e stava in quelle condizioni dal giorno del sequestro. Non ce la faceva più, si sentiva privo di forze perché oltre ad iniettargli qualche strana sostanza, la quantità di cibo che gli dava era davvero bassa. Per non parlare dell’acqua.
“Ja… ke…” riuscì a chiamare a fatica.
“Mi devi chiamare senpai!” esclamò lui continuando a strofinare energicamente quel debole corpo.
“Mi… vu… oi… mmmorto?” riuscì alla fine a chiedere.
“NO! Come ti salta in mente!” rispose lui prendendogli il viso delicato tra le mani.
Due occhi verdi lo guardarono supplichevole.
“E allo… ra… lasciami andare… ti pre… go…”
“Per tornare da quello??? MAI!!” urlò con foga lasciandolo. L’ultima parola si diffuse ovunque come un eco.
La testa ricadde sul suo petto e a fatica la rialzò per cercare di capire dove fosse. Poche ore prima gli era parso di riconoscere quel luogo ma dopo l’ennesima iniezione di Jake aveva perso i sensi.
Strizzò gli occhi e mise a fuoco la stanza nonostante il buio, dopotutto quel tempo i suoi occhi si erano abituati. La stanza era più grande di quanto si aspettasse e malmessa, c’erano tavoli e sedie sparsi qua e là e molti scaffali. Vicino a lui c’era il letto che Jake stava sistemando per poterlo depositare nuovamente lì. Non ce la faceva più, non poteva resistere ancora per molto.
“Per favore… che qualcuno mi salvi!” pensò con le lacrime agli occhi mentre il suo aguzzino si voltò verso di lui con un sorriso sadico.
 
***
 
Appena arrivato a casa, Takano si era accomodato in soggiorno per poter leggere con avidità quelle pagine. Avrebbe sofferto tantissimo ma forse quel resoconto di viaggio era la sua ultima speranza per trovare Ritsu.
Deglutendo prese il primo foglio:
 
“Ho perso il conto dei miei diari. Tu sei l’ennesimo che scrivo, gli altri li ha presi papà e l’ultimo l’ho lasciato al sicuro in camera mia. Tu sarai il mio diario di viaggio. Sono appena arrivato in California, Los Angeles. Wow è una città pazzesca! City and beach! Oggi però sono troppo stanco per poterla esplorare. Domani sarà il grande giorno!”
 
“… è uno spettacolo!!! Sole, mare, gente allegra…”
 
Saltò tutte quelle parti per fermarsi all’incontro con Jake:
 
“Oggi, durante una passeggiata sul lungo mare, uno strano ragazzo mi ha fermato. Ha la mia stessa età e si chiama Jake. Mi ha fermato perché lui adora il Giappone, quindi mi ha bombardato di domande. Il mio inglese è abbastanza buono ma per molte volte ho dovuto bloccarlo perché parlava troppo velocemente!”
 
Takano si concentrò, prese un foglio e una penna per prendere appunti. Sfogliò quei fogli per un bel po’, soffermandosi sui luoghi che Jake gli chiedeva di descrivere, però erano i classici posti turistici di Tokyo, tutti già controllati dalla polizia. Sospirando arrivò alla parte in cui Ritsu, ubriaco, aveva avuto il suo momento di debolezza:
 
Ho… ho tradito il senpai! Nooo! Non doveva accadere!!! E l’ho tradito con Jake! Perché?? Perché!!! Il mio cuore appartiene solo a lui! Perché ho bevuto così tanto? Perché??
Ero talmente sbronzo che gli ho raccontato tutto… il nostro incontro in biblioteca, i momenti di passione… senpai… mi manchi… sono andato a letto con lui convinto che fossi tu! Vedevo davanti i miei occhi te… ti desidero con tutto il mio cuore, voglio vederti, stringerti, amarti…”
 
Takano strinse forte i fogli portandoseli al petto.
“Ritsu…” mormorò tristemente.
Riprese a leggere con un peso nel cuore:
 
“Ho parlato con Jake, chiarendo quello che è successo e sembrava mi avesse capito… solo che ora… ho paura. Mi segue sempre, mi chiama ossessivamente… tornerò a casa domani stesso”
 
“Perché non sei tornato??” si chiese rabbioso.
Sorata lo raggiunse sul divano, miagolando con intensità.
“Ssshhh” disse lui riprendendo a leggere:
 
“Cosa faccio? Lui mi ha scoperto, fermato e mi sta minacciando con delle foto. Non me ne sono accorto quando siamo andati a letto. Ha minacciato di spedirle a papà ed è l’ultima persona che deve vederle. Sono bloccato qui”.
 
“BASTARDO!!”
Sorata sobbalzò indignato e si nascose sotto il tavolino.
 
“Sono diventato il suo oggetto sessuale… non riesco a fermarlo… mi chiede sempre più dettagli sulla mia relazione con il senpai simulando i luoghi in cui abbiamo avuto i nostri rapporti, solo che lui… è perverso… malato… mi fa male… mi droga… ho paura… voglio tornare a casa. Voglio tornare dal senpai!”
 
Le pagine finivano lì. Takano sconvolto le rilesse tutte più volte, nonostante la rabbia, cercando di capire dove lo avesse portato.
Verso le 20.00 arrivò Yokozawa che entrò indisturbato perché Takano aveva lasciato la porta aperta. Era talmente preso dal diario che non se n’era reso conto.
“Masamune, la porta chiudila!” esclamò entrando.
“Eh? Si si…” rispose concentrato sui fogli.
“Tieni” disse sospirando Yokozawa. Aveva comprato della pizza e preso un paio di birre che Takano accettò volentieri. Con la sua determinazione di cercare Ritsu gli era tornata la fame. Sorata uscì da sotto il tavolo per poter ricevere le coccole da Yokozawa.
“Cosa stai leggendo?” chiese curioso accarezzando il gatto.
“E’ il diario che Ritsu ha scritto durante il viaggio in California. Sto cercando di capire dove possa averlo portato. Questa è una copia, l’originale è nelle mani della polizia” rispose sfogliando le pagine.
“Ti aiuto io. Forse essendo troppo coinvolto non riesci a trovare la soluzione” disse prendendo i fogli.
Takano annuì e riprese a leggere tutto. Passò più di un’ora e lui stava perdendo le speranze.
“Masamune… senti qua: mi chiede sempre più dettagli sulla mia relazione con il senpai simulando i luoghi in cui abbiamo avuto i nostri rapporti… Cosa significa?” chiese incerto.
“Penso che si riferisce al nostro modo di stare a letto…” rispose imbarazzato “perché poi aggiunge che lui è perverso”.
“Si però parla di luoghi non modi… so che è imbarazzante ma… ti ricordi tutti i luoghi in cui avete avuto rapporti nel periodo dell’adolescenza?”
Takano gli lanciò un lungo sguardo indagatore.
“Non penserai che…”
“Visto il soggetto tutto è possibile” disse lui risoluto.
“Ok… non avevamo molti posti dove poterci appartare. Casa mia era il posto ideale perché i miei non c’erano mai…” disse concentrandosi.
“Vai avanti” incitò Yokozawa prendendo appunti.
“Una volta è capitato nei bagni di un locale in cui spesso andavamo a mangiare dopo la scuola… era un McDonald’s. E poi a scuola. In biblioteca è capitato più di una volta perché nel periodo estivo era poco frequentata a causa del caldo, quindi tutti preferivano stare fuori” concluse lui.
“Bene quindi questi tre posti. Prendi il computer che controlliamo se ci sono ancora”.
Takano volò di sopra recuperando il computer portatile e lo accese mentre scendeva le scale.
“Eccolo” disse porgendoglielo.
Yokozawa iniziò a scrivere il vecchio indirizzo di casa di Takano.
“E’ stata venduta per tre volte e attualmente i proprietari sono una famiglia con tre bambini” disse.
“Quindi il primo indirizzo lo cancelliamo” Takano sbarrò la voce “casa” sul foglio in cui aveva preso appunti Yokozawa.
“Il McDonald’s è stato abbattuto molti anni fa, e anche gli edifici adiacenti. Erano pericolanti. Ora c’è un parco” cliccò sull’immagine mostrandola al suo amico.
“Ci resta solo la scuola, ma sarebbe assurdo! Stanno andando a scuola i ragazzi in questo periodo” disse Takano sbarrando con rabbia la voce “McDonald’s” “abbiamo fatto un altro buco nell’acqua” aggiunse alzandosi in piedi. Calciò una sedia con rabbia agitando Sorata.
“Masamune!” esclamò Yokozawa.
“Posso fare quello che voglio, è casa mia!” urlò.
“IDIOTA! Vieni a vedere. Qui c’è scritto che attualmente la tua scuola la devono abbattere per costruire un centro commerciale, quindi non c’è nessuno! Lo abbiamo trovato!!!! Masamune andiamo alla polizia! Masamune?” si girò preoccupato dell’assenza di una risposta.
“Dove sei?” chiese alzandosi. Riuscì solo a cogliere il rumore di un cancello che sbatteva.
“MASAMUNE!!!”
 
***
 
“Anf… anf.. anf… ti prego… non ce la faccio più!”
“Ssssh piccolo Ritsu… sssh”.
Gli inserì in bocca un pezzo di stoffa per non sentirlo più continuando a spingere, decise poi di venirgli addosso sentendosi così soddisfatto. Mentre il più piccolo gemeva, gli iniettò l’ennesima dose di droga facendolo smettere di tremare.
“Ritsu, Ritsu, Ritsu” gli mormorò all’orecchio accarezzando il suo corpo. Vedendo che non reagiva gli tolse il pezzo di stoffa dalla bocca e gli liberò mani e piedi. Appoggiò la testa sul suo petto e sentì che il suo cuore batteva ancora.
Andò a riempire un secchio d’acqua fredda nel bagno e al suo ritorno la lanciò addosso a Ritsu che si svegliò sputacchiando.
“Coff… coff… coff” si cercò di alzare ma cadde a peso morto sul letto.
“Ritsu… sei tutto bagnato…” disse con voce dolce. Lo prese di peso e lo appoggiò su un tavolo dove continuò a tossire.
“Ja… ke… lascia…mi andare” mormorò lui.
“Maledizione! Chiamami SENPAI!!!” urlò con voce strozzata.
Prese un lenzuolo e glielo buttò addosso per coprirlo dalla sua vista. Lui riuscì a far uscire fuori la testa e nel dormiveglia vide che Jake aveva addosso una divisa scolastica. Si guardò attorno e capì dove si trovava.
“La biblio… teca… della mia… scuola…” disse sconcertato.
“Ci sei arrivato finalmente! Qui è iniziato tutto. Qui hai conosciuto quel tipo! Se non l’avessi mai incontrato noi staremmo insieme!!!”
Ritsu con sguardo annebbiato cercò di mettersi seduto.
“Però visto che non mi vuoi amare… diventerò lui!!!! Sarò lui per te! Così mi amerai… si mi AMERAI!!!” Jake con sguardo folle iniziò a ridere.
“Ne devi fare di strada per essere me!” esclamò una voce furiosa.
Jake si girò verso la porta allarmato mentre Ritsu si accasciò nuovamente sul tavolo. Lo aveva immaginato? O era proprio lui?
“M… Ma… kun?” chiamò incerto cercando di alzarsi.
“Ritsu sono qui” disse camminando verso di lui.
“N.. no! F… fermo!”
Troppo tardi. Jake sparò un colpo di pistola verso la sua direzione cogliendolo di sorpresa. Lo prese di striscio al braccio destro. Sparò un altro colpo a vuoto perché Takano si era nascosto dietro uno scaffale.
“Conosco questa biblioteca come le mie tasche!” esclamò rabbioso.
“Ma… Ma-kun!” piagnucolò Ritsu scivolando a terra. Voleva raggiungerlo, proteggerlo.
“Ah è così??? Bene! Allora sai cosa ti dico? Niente per me? NIENTE PER TE!!!” puntò la pistola verso Ritsu che barcollante riuscì a mettersi in piedi.
“ONODERAAA!!!” Takano corse verso la sua direzione sovrapponendosi tra lui e Jake finendo per essere colpito in pieno.
Tutto si fermò per un secondo. Ritsu guardò il suo compagno immobile davanti a lui mentre Jake li osservava con stupore. Takano si accasciò piano cadendo davanti ai loro occhi.
“Ma-kun?” chiamò lui incredulo.
Takano non si mosse.
“MA-KUN!” provò a chiamare più forte chinandosi verso di lui.
“Eh eh eh… ah ah ah…. AHAHAHAHHAAHAHAH!” Jake stava ridendo di gusto di fronte al corpo di Takano e con occhi folli puntò la pistola verso Ritsu.
Un boato proveniente dalla porta fece sobbalzare Jake mentre Ritsu stava urlando: “MASAMUNE!!!”
Lo protesse con il suo corpo cogliendo con la coda dell’occhio tanti uomini armati che avevano fatto irruzione nell’edificio.
“POSA LA PISTOLA!!!”
“AHAHAHHAHAHAH NON MI AVRETE MAI!!!” e urlando queste ultime parole Jake si puntò la pistola alla testa.
“COSA FA??”
BANG!
Il rumore del colpo si diffuse in tutta la biblioteca riecheggiando a lungo. Ritsu però non stava vedendo niente al di fuori del corpo esamine di Takano.
“MASAMUNE!!!!”
 
 
Angolo della follia
Per la gioia di vivienne_90 ecco un capitolo che nessuno si aspettava. Forse eravate sicuri che ci sarebbero state le indagini ma non una conclusione del genere.
Ora mi starete odiando con tutto il cuore, maledicendomi e urlando: PAZZA! Come ama chiamarmi di solito kurapika00.
Rileggiamo insieme il capitolo: ovviamente, nonostante Takano sia così forte, è normale che a questo punto della storia piange. Non sapere per giorni che fine ha fatto una delle persone che più amate porta questi livelli di stress.
Il diario di Onodera. L’ho introdotto così per caso, perché non ero sicura di come l’avrebbero trovato anche se sapevo già il luogo.
La follia di Jake. Ha deciso di essere Takano pur di farsi amare, e lo faceva già in America chiedendo dettagli sulla loro storia. Che mente contorta e malata.
Bene so che starete in fila per ammazzarmi, quindi prendete il numero e ci vediamo al prossimo capitolo. ;)
 
P.S. ringrazio tutti voi che seguite le mie storie, che le commentate e partecipate attivamente intraprendendo lunghe conversazioni via messaggi. =)
Inoltre vi prego di commentare perché le vostre reazioni sono le più belle ;)
P.S.S: per chi ama le mie follie sto scrivendo altre storie, correte a leggerle. Ciao alla prossima =D
 
   
 
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