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Autore: _Rael_89    11/07/2008    8 recensioni
La vita di Ino Yamanaka cambia radicalmente da un giorno all’altro: prima era una semplice ragazza di periferia, ora si ritrova ad essere figlia di un famoso politico! Le si prospettano davanti molte novità: nuova scuola piena di ricconi con la puzza sotto il naso, nuovi amici, nuovi rivali, nuovi amori… in particolar modo, saranno Sasuke ed Itachi Uchiha a far movimentare la sua già incasinata vita… una fanfiction a quattro mani, scritta in collaborazione con Mimi18!
[Pairings: SasuInoIta, GaaSaku/NaruSaku, NaruHina/KibaHina, ShikaTema, NejiTen, KibaKarin/SuiKarin, KakaKure]
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Altri, Ino Yamanaka, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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cap 38

LA RIVINCITA DI INO

CAPITOLO 38- Ultimo capitolo
[Prima parte]

 

 

Riaprì gli occhi, ma non riusciva a vedere: un panno di lino bianco era tutto il suo mondo. Si sentiva intontita, come appena svegliata, come dopo una botta in testa, ed in effetti il senso di torpore non l’aveva abbandonata; ma il vibrare di quattro ruote sull’asfalto non la facevano riaddormentare. Aspetta…
Quattro ruote sull’asfalto?!?
Non stava forse pranzando con Sasuke?!
Sasuke?!?
Sentì basse risate maschili, mentre una voce gracchiante alla radio dava le notizie di politica.
Non ebbe la forza di alzare la testa, non ebbe la forza di parlare; ma, ad una seconda analisi, pensò fosse meglio così. Almeno, chiunque l’avesse rapita -… rapita?- non si sarebbe accorto che si era già svegliata, ed aveva tutto il tempo per riflettere su come uscire fuori da questo guaio.
Cavolo, però: altro che telefilm poliziesco…

 

Si sistemò quel ciuffo ribelle, mentre accennava un nervoso sorriso.
Trovarsi sotto lo sguardo chiaro –severo- di Hiashi Hyuga dava la sensazione di essere scrutati all’interno della propria anima.
“Sì, insomma…” roteò gli occhi, e si accorse che la sua mano destra, che reggeva la tazzina da thè, tremava impercettibilmente.

A Hiashi Hyuga non sfuggì il suo nervosismo.
E gli piacque, a dire il vero.
“Quindi non hai nessun progetto per il futuro?” concluse, bevendo un po’ ti thè.
Ma Naruto percepì il suo come un ammonito secco e scontento.
“No, cioè… ecco.” avvertì la manina di Hinata stringere forte la sua, che teneva in una morsa la stoffa dei pantaloni; e bastò tanto poco per sentirla vicina. “Io so di essere ancora molto giovane ed inesperto. Mi piacerebbe fare un lavoro che mi porti a viaggiare ed a conoscere tante persone nuove, come quello di mio padre; ma non voglio imitare le sue orme. Già lo sta facendo mio fratello, e non mi piace fare qualcosa solo perché ho la strada spianata: forse entrerò in politica, ma in un ambito completamente diverso da quello di mio padre.”
Hiashi riaprì gli occhi, scorgendo una strana luce in quello sguardo cristallino del giovane Uzumaki, che ora teneva fisso a guardarlo, per la prima volta. Era uno strano cambiamento, visto che finora il ragazzo aveva balbettato due parole ed evitato di incrociare gli sguardi; ma notò le mani dei due strette l’una nell’altra.

Hinata gli dà molta forza…
“Credo sia un bel progetto… vero, papà?” lo fissò in un sorriso incoraggiante, non velato dalla solita timidezza.
… così come ne riceve tanta da Naruto.
Il vecchio Hyuga sospirò, rilassandosi in un sorriso. “E tu, ragazzo mio, dicevi di non avere progetti… questo mi sembra già un passo avanti.”
Fu una sua impressione, o lo sguardo si stemperò gradatamente?
“Beh, in realtà non ho ben chiaro il mio futuro…” si grattò dietro la nuca.
“Sei quasi al secondo anno di liceo: ne hai di tempo per pensarci.” gli concesse, lanciando poi un cenno alla figlia. “Hinata, hai trovato un vero uomo… ora capisco perché sei maturata così tanto.”
In contemporanea sia la Hyuga che l’Uzumaki abbassarono il capo, imbarazzati da quel complimento; ma mentre la ragazza non riuscì a spiccicare parola, invasa da un rossore molesto, il fidanzato si riprese subito.
“Glielo prometto, signor Hyuga… non la deluderemo.”
Il sorriso di Naruto ricevette risposta nel gesto secco del capofamiglia.
“Puoi anche chiamarmi Hiashi.”

 

Il vibrare della macchina si calmò con lo spengersi del motore. Ino trattenne il fiato, sentendosi il cuore vacillare. Era completamente nelle mani di quegli uomini: avrebbero potuto farle di tutto, la sua vita era appesa ad un filo. Però non sembravano un granché pericolosi: a quanto aveva potuto capire dalle chiacchiere sommesse ed il gracchiare della radio sulle notizie delle elezioni, volevano ricattare suo padre; quindi, serviva viva.
Ancora un poco intontita dal cloroformio ricordò a malapena che quel giorno sarebbero stati dati i risultati elettorali: e lei avrebbe dovuto trovarsi quella sera nello studio di un programma importante, famiglia al completo dei due candidati. Avrebbe rivisto Sasuke in giacca  e cravatta, probabilmente… ed aveva passato la mattina a scervellarsi su cosa indossare. Buffo: ci stava pensando anche ora.
Una sferzata d’aria fresca la colpì, ed avvertì dal tonfo metallico che dovevano aver aperto la portiera; si sentì afferrare da braccia forti, ricoperte di peluria, probabilmente maschili, che la trasportarono chissà dove.
“Pensavo fosse più pesante.” commentò con voce sommessa l’uomo, e lei quasi se ne risentì. Fu perfetta nell’interpretare il ruolo della prigioniera  svenuta ed innocua, non destando il minimo sospetto nei suoi carcerieri: non riuscì a capire quel che le accadde intorno, finché non si sentì poggiare a terra in modo poco delicato; si alzò un odore forte di animali di stalla, mentre attraverso il panno di lino poteva notare le ombre gettate da una lampadina elettrica dalla luce instabile nel vano in cui era rinchiusa. La porta sbatté, con l’uomo che uscì a passi pesanti: e si ritrovò sola.

 
Se ne stava seduto a gambe incrociate, lasciandole l’onore di frugare al posto suo nell’armadio in noce.
“Ti avverto: se trovo biancheria, sporca o pulita, te la faccio mangiare!”
“Io sono un tipo ordinato.” puntualizzò, afferrando il posacenere per depositare il mozzicone di sigaretta. “Mica come i tuoi fratelli…”
“Gaara no; ma Kankuro è un caso a parte!” sbuffò, ricacciando la testa nell’armadio.
Restò a fissarla per un po’, studiando la forma del suo fondoschiena con un certo piacere; non se lo sarebbe mai permesso se lei se ne fosse accorta.
“Senti, che ne dici di questa camicia?” tirò fuori dal groviglio di vestiti un panno nero mezzo sgualcito. “E’ un colore che ti dona: basta darle una stirata e via!”
“Temari, dopo la darò ad Anko e ci penserà lei.” sbuffò, reggendosi il mento con una mano. “Vieni qui: ho qualcosa da dirti.”
La bionda avanzò incuriosita a carponi, salendo sul letto per appollaiarsi accanto al ragazzo. “Ora mi incuriosisci parecchio.”
Shikamaru prese un bel respiro, fissando direttamente quelle verdi pupille da gatta. “So che me ne pentirò.” schioccò la lingua sul palato. “Non so se te l’ho detto… mi sto riavvicinando con mio padre.”
Sbatté più volte le ciglia truccate. “Ah.”
Era al corrente che non correva buon sangue tra lui e Shikaku Nara, il produttore televisivo; ma questa era una vera e propria novità.
“L’esperienza di Ino mi ha fatto capire che mi stavo perdendo qualcosa.” ammise, anticipando la sua domanda. “Quindi, mi ha proposto di andare qualche giorno in vacanza al mare da lui, visto che la scuola è quasi al termine… sta ad Hokkaido. E mi domandavo se volevi seguirmi.”
Un sorriso sostituì l’espressione confusa e curiosa nel bel volto della biondina. “… scherzi?”
“No.”
“E… mi presenterai come la tua ragazza?”
Smise di guardarla in faccia, arrossendo un poco. “Non so… non ci ho ancora pensato. Perché dovrei?”
Gli diede un pizzicotto sul braccio. “Non è forse così?!
Staccò il braccio da lei, massaggiandoselo. “Mendokuse! Non sono costretto a dire gli affari miei agli altri!”
Arricciò il naso. “Beh, visto che sei ospite, una spiegazione dovrai pure dargliela, no?”
La fissò con quello sguardo da impunito per qualche istante; poi le cinse le spalle con un braccio. “Verrai?”
Temari stirò le labbra in un sorriso. “Non mi perderei una vacanza ad Hokkaido per nulla al mondo…

 

“… ah!” sibilò, mentre un lungo graffio si disegnava sulla sua guancia destra; ma almeno riuscì ad ottenere il suo scopo. Ino soffiò l’aria a piccoli tocchi per esorcizzare il dolore, ed aprì l’occhio destro finalmente scoperto da quella benda: studiò l’ambiente circostante, quella sottospecie di stalla in legno che maleodorava di olio e cavalli. Si morse un labbro, mentre la vista piano piano si abituava alla semioscurità, concedendole di analizzare ogni minimo dettaglio. Avanzò sulle ginocchia verso il lato opposto della sala per cercare un oggetto appuntito, rovinando la pelle liscia a contatto con il ruvido legno del pavimento; il respiro palpitava sempre più prepotentemente nei suoi polmoni, segnale dell’adrenalina crescente.
Un chiodo sporgente  mal conficcato nella trave del muro fece capolino proprio sotto il suo naso; quella scoperta riuscì a farla calmare. Si girò di schiena, sfregando le corde dei polsi sulla punta arruginita per tagliarle: almeno, nei film funzionava così. Concentrò la tua attenzione su quel che accadeva al di là della porta: ma i suoi sequestratori, incuranti che fosse sveglia ed a buon punto per scappare, ascoltavano rumoreggiando tra di loro le notizie di una vecchia e gracchiante radiolina portatile…

 

“Non avrò il debito in storia.” fu quel che riuscì a bisbigliare, poco prima di essere travolto da una furia dai capelli rossi. Si sentì stringere forte da quella ragazzina, ed infondo gli piacque: insomma, quale giovane con gli ormoni a mille dovrebbe disdegnare un contatto così ravvicinato con un corpo femminile di tale bellezza?!
“Hai visto che se ti impegni ce la fai? Baka!” con un pugno gli colpì il capo.
“Ehi!” si sfregò il punto dolorante. “Mica sono Naruto! Non chiamarmi baka!”
”… Inuzuka.”
Il ragazzo trasalì, girandosi lentamente.
“Non festeggiare eccessivamente: so che l’hai scampata per un pelo per quel debito…” il prof Hatake lo squadrò divertito dall’ingresso dell’edificio scolastico, sottobraccio con la professoressa Yuuhi.
Kiba cercò di ricambiare con un sorriso; ma quel che pensava dentro di sé era un qualcosa tipo il professor Mizuki deve imparare a tacere!

“Spero bene che ti impegnerai, l’anno prossimo.” fece un cenno di saluto, entrando nell’atrio della scuola. Un secondo dopo, si sentì tirato per la mezza manica della camicia.
“Kakashi, a volte sei perfido!”
Baciò la chioma scura della sua compagna. “Kure, è mio dovere in quanto coordinatore di classe riprendere gli studenti, no?” le fece l’occhiolino. “ E poi pensa in positivo: per quest’anno potremo goderci le ferie interamente per tre mesi, tu ed io…”
La donna si ammorbidì, sorridendogli amabilmente.
Kiba fissava ancora il riflesso dei suoi professori al di là della porta a vetri.
“Oi.”
Si girò, incrociando lo sguardo serio di Karin attraverso le lenti degli occhiali; sussultò, cercando di trovare una risposta per calmarla…
“Non pensare a quel che ti ha detto il prof Hatake; piuttosto, scegli dove andare a festeggiare!”
Rimase per quasi un minuto sorpreso dalla sua reazione; poi le cinse le spalle con un braccio.
“Andiamo al nuovo luna park!” le accarezzò una guancia. “Ti ho mai detto che sei speciale, Karin?”
Sorrise. “Sì… ma ripeterlo non fa mai male!”

 

Stiracchiandosi nel suo letto si accorse che erano quasi le due del pomeriggio; poco male, pensò, vista la bella serata passata. La comitiva della nuova ragazza di Sasori gli piaceva parecchio: e doveva ammettere che con quella biondina un po’ presuntuosa le cose si stavano facendo interessanti… afferrò subito il cellulare, per vedere se aveva ricevuto qualche messaggio da lei.
Trasalì; una chiamata persa da un numero che non si sarebbe mai aspettato.
Sasuke-chan.
A mezzo fiato, pigiò velocemente il tasto di chiamata.
Con sua grande sorpresa, rispose al secondo squillo. “Itachi, è un emergenza.”
La voce concitata del fratello lo innervosì. “Ehi, ma che cazzo è successo?!”
“Sto correndo a casa, mi devi aiutare fratello!”

Fratello… una parola calda.
“Sasuke, vedi di parlare, porco giuda! Mi vuoi spiegare…”
“Ino.” prese un respiro. “L’ho lasciata per un attimo sola, e non l’ho più trovata.”
Si scoprì dal lenzuolo, grattandosi dietro la nuca. “Beh, se avete litigato non vedo perché…”
“Itachi, una ragazza l’ha vista uscire svenuta tra le braccia di due uomini incappucciati.” Ringhiò quasi senza fiato. “Deve essere stata rapita! Ed io so che…”
Il respiro del ragazzo si bloccò: una notizia del genere lo allarmò del tutto, e si sentì contagiato dalla paura del fratellino. Ma non potè fare a meno di notare come Sasuke fosse riuscito a non mantenere il solito sangue freddo in una questione che riguardava la Yamanaka…
“Ehi, fratellino.” buttò fuori l’aria dal corpo. “Cerca di calmarti. Cosa ti ha detto esattamente questa ragazza?”
Sasuke si fermò a pochi passi da casa, portandosi una mano a spostare i ciuffi pungenti sulla fronte. “Che mi ha detto… lei mi ha detto che si stavano dirigendo ad ovest, fuori città; e sono riuscito a sapere da un'altra persona che stava nei paraggi che una macchina nera era ferma davanti alla scuola proprio in quei momenti; ho parte del numero di targa…”
“Aspetta, prendo carta e penna così puoi dettarmelo.” cercò di rovistare con una mano sola nel cassetto del comodino. “Ho delle conoscenze nella centrale di polizia; possono localizzare se è una macchina rubata o noleggiata o altro, e dirci più o meno dove si è diretta, grazie al satellite…”
“Vuoi immischiare la polizia?”
“No, mi inventerò una balla: Sasuke, non possiamo coinvolgere gli sbirri proprio oggi, che è giornata dei risultati elettorali: inoltre, non voglio allarmare i genitori di Ino.”
“Guarda che non è un gioco: non possiamo risolvere questa faccenda da soli! Potrebbe essere rischioso, per noi e per la vita di Ino!!”
“Ma sono inesperti, non l’hai capito? Intanto, la rapiscono a scuola, dove tutti potrebbero vederli; e poi si servono di una macchina che lasciano parcheggiata per qualche minuto, senza coprire la targa… sono degli idioti, Sasuke.”
Arricciò il naso, confuso dalle sue teorie. “E queste cose da cosa le hai dedotte? Da qualche stupido telefilm?!”
“Il fratello di Sasori è un ispettore di polizia: da mocciosi ci divertivamo a leggere i suoi rapporti sui vecchi casi.” con la penna appena trovata graffiò sul foglio, per vedere se funzionava. “Ok, ora dimmi il numero di targa.”
Il ragazzo si poggiò sul cancello che delimitava villa Uchiha, sorridendo inconsciamente.
“… Itachi?”
“Mh?”
“… grazie.”
Anche l’altro sorrise inconsciamente.
“Ancora non ho fatto nulla, fratellino.”

 

Rael si scusa per aver saltato una settimana: non è riuscita a finire il capitolo. A dire tutta la verità, è ancora incompleto^^°
Le riesce molto difficile scrivere di un rapimento, liberazione, elezioni politiche e i finali di tutte le coppie in un sol colpo!
Ecco perché ha pensato di dividere in due parti questo epilogo finale: la prima è questa, la seconda sarà pronta e completa per venerdì.
Quel che vi si richiede ora è un parere sincero su come è scritto: realistico, troppo di fantasia, assurdo, verosimile. Tutto qui, Rael ci tiene: ecco perché vi si invita a lasciare più recensioni.
Mimi e Rael ringraziano tutti coloro che hanno commentato finora!

A venerdì per il capitolo finale e tutti i ringraziamenti!
Baciozzi
Mimi18 & _Rael_89

  
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