LA RIVINCITA DI INO
CAPITOLO 38- Ultimo capitolo
[Prima parte]
Riaprì gli occhi,
ma non riusciva a vedere: un panno di lino bianco era tutto il suo mondo. Si
sentiva intontita, come appena svegliata, come dopo una botta in testa, ed in
effetti il senso di torpore non l’aveva abbandonata; ma il vibrare di quattro
ruote sull’asfalto non la facevano riaddormentare. Aspetta…
Quattro ruote
sull’asfalto?!?
Non stava forse
pranzando con Sasuke?!
… Sasuke?!?
Sentì basse risate
maschili, mentre una voce gracchiante alla radio dava le notizie di politica.
Non ebbe la forza
di alzare la testa, non ebbe la forza di parlare; ma, ad una seconda analisi,
pensò fosse meglio così. Almeno, chiunque l’avesse rapita -… rapita?- non si sarebbe accorto che si
era già svegliata, ed aveva tutto il tempo per riflettere su come uscire fuori
da questo guaio.
Cavolo, però: altro
che telefilm poliziesco…
Si sistemò quel ciuffo ribelle, mentre accennava un nervoso
sorriso.
Trovarsi sotto lo sguardo chiaro –severo- di Hiashi Hyuga dava la sensazione di essere scrutati
all’interno della propria anima.
“Sì, insomma…” roteò gli occhi, e si accorse che la sua mano
destra, che reggeva la tazzina da thè, tremava impercettibilmente.
A Hiashi Hyuga non sfuggì il
suo nervosismo.
E gli piacque, a dire il vero.
“Quindi non hai nessun progetto per il futuro?” concluse,
bevendo un po’ ti thè.
Ma Naruto percepì il suo come un ammonito secco e scontento.
“No, cioè… ecco.” avvertì la manina di Hinata stringere forte
la sua, che teneva in una morsa la stoffa dei pantaloni; e bastò tanto poco per
sentirla vicina. “Io so di essere ancora molto giovane ed inesperto. Mi
piacerebbe fare un lavoro che mi porti a viaggiare ed a conoscere tante persone
nuove, come quello di mio padre; ma non voglio imitare le sue orme. Già lo sta
facendo mio fratello, e non mi piace fare qualcosa solo perché ho la strada
spianata: forse entrerò in politica, ma in un ambito completamente diverso da
quello di mio padre.”
Hiashi riaprì gli occhi, scorgendo una strana luce in quello sguardo
cristallino del giovane Uzumaki, che ora teneva fisso a guardarlo, per la prima
volta. Era uno strano cambiamento, visto che finora il ragazzo aveva balbettato
due parole ed evitato di incrociare gli sguardi; ma notò le mani dei due
strette l’una nell’altra.
Hinata gli dà molta forza…
“Credo sia un bel progetto… vero, papà?” lo fissò in un sorriso
incoraggiante, non velato dalla solita timidezza.
… così come ne riceve tanta da
Naruto.
Il vecchio Hyuga sospirò, rilassandosi in un sorriso. “E tu,
ragazzo mio, dicevi di non avere progetti… questo mi sembra già un passo
avanti.”
Fu una sua impressione, o lo sguardo si stemperò gradatamente?
“Beh, in realtà non ho ben chiaro il mio futuro…” si grattò
dietro la nuca.
“Sei quasi al secondo anno di liceo: ne hai di tempo per
pensarci.” gli concesse, lanciando poi un cenno alla figlia. “Hinata, hai
trovato un vero uomo… ora capisco perché sei maturata così tanto.”
In contemporanea sia la Hyuga che l’Uzumaki abbassarono il
capo, imbarazzati da quel complimento; ma mentre la ragazza non riuscì a
spiccicare parola, invasa da un rossore molesto, il fidanzato si riprese
subito.
“Glielo prometto, signor Hyuga… non la deluderemo.”
Il sorriso di Naruto ricevette risposta nel gesto secco del
capofamiglia.
“Puoi anche chiamarmi Hiashi.”
Il vibrare della
macchina si calmò con lo spengersi del motore. Ino trattenne il fiato,
sentendosi il cuore vacillare. Era completamente nelle mani di quegli uomini:
avrebbero potuto farle di tutto, la sua vita era appesa ad un filo. Però non
sembravano un granché pericolosi: a quanto aveva potuto capire dalle
chiacchiere sommesse ed il gracchiare della radio sulle notizie delle elezioni,
volevano ricattare suo padre; quindi, serviva viva.
Ancora un poco
intontita dal cloroformio ricordò a malapena che quel giorno sarebbero stati
dati i risultati elettorali: e lei avrebbe dovuto trovarsi quella sera nello
studio di un programma importante, famiglia al completo dei due candidati.
Avrebbe rivisto Sasuke in giacca e
cravatta, probabilmente… ed aveva passato la mattina a scervellarsi su cosa
indossare. Buffo: ci stava pensando anche ora.
Una sferzata d’aria
fresca la colpì, ed avvertì dal tonfo metallico che dovevano aver aperto la
portiera; si sentì afferrare da braccia forti, ricoperte di peluria,
probabilmente maschili, che la trasportarono chissà dove.
“Pensavo fosse più
pesante.” commentò con voce sommessa l’uomo, e lei quasi se ne risentì. Fu
perfetta nell’interpretare il ruolo della prigioniera svenuta ed innocua, non destando il minimo
sospetto nei suoi carcerieri: non riuscì a capire quel che le accadde intorno,
finché non si sentì poggiare a terra in modo poco delicato; si alzò un odore
forte di animali di stalla, mentre attraverso il panno di lino poteva notare le
ombre gettate da una lampadina elettrica dalla luce instabile nel vano in cui
era rinchiusa. La porta sbatté, con l’uomo che uscì a passi pesanti: e si
ritrovò sola.
Se ne stava seduto a gambe incrociate, lasciandole l’onore di
frugare al posto suo nell’armadio in noce.
“Ti avverto: se trovo biancheria, sporca o pulita, te la faccio
mangiare!”
“Io sono un tipo ordinato.” puntualizzò, afferrando il
posacenere per depositare il mozzicone di sigaretta. “Mica come i tuoi
fratelli…”
“Gaara no; ma Kankuro è un caso a parte!” sbuffò, ricacciando
la testa nell’armadio.
Restò a fissarla per un po’, studiando la forma del suo
fondoschiena con un certo piacere; non se lo sarebbe mai permesso se lei se ne
fosse accorta.
“Senti, che ne dici di questa camicia?” tirò fuori dal
groviglio di vestiti un panno nero mezzo sgualcito. “E’ un colore che ti dona:
basta darle una stirata e via!”
“Temari, dopo la darò ad Anko e ci penserà lei.” sbuffò,
reggendosi il mento con una mano. “Vieni qui: ho qualcosa da dirti.”
La bionda avanzò incuriosita a carponi, salendo sul letto per
appollaiarsi accanto al ragazzo. “Ora mi incuriosisci parecchio.”
Shikamaru prese un bel respiro, fissando direttamente quelle
verdi pupille da gatta. “So che me ne pentirò.” schioccò la lingua sul palato.
“Non so se te l’ho detto… mi sto riavvicinando con mio padre.”
Sbatté più volte le ciglia truccate. “Ah.”
Era al corrente che non correva buon sangue tra lui e Shikaku
Nara, il produttore televisivo; ma questa era una vera e propria novità.
“L’esperienza di Ino mi ha fatto capire che mi stavo perdendo qualcosa.” ammise,
anticipando la sua domanda. “Quindi, mi ha proposto di andare qualche giorno in
vacanza al mare da lui, visto che la scuola è quasi al termine… sta ad
Hokkaido. E mi domandavo se volevi seguirmi.”
Un sorriso sostituì l’espressione confusa e curiosa nel bel
volto della biondina. “… scherzi?”
“No.”
“E… mi presenterai come la tua ragazza?”
Smise di guardarla in faccia, arrossendo un poco. “Non so… non
ci ho ancora pensato. Perché dovrei?”
Gli diede un pizzicotto sul braccio. “Non è forse così?!”
Staccò il braccio da lei, massaggiandoselo. “Mendokuse! Non
sono costretto a dire gli affari miei agli altri!”
Arricciò il naso. “Beh, visto che sei ospite, una spiegazione
dovrai pure dargliela, no?”
La fissò con quello sguardo da impunito per qualche istante;
poi le cinse le spalle con un braccio. “Verrai?”
Temari stirò le labbra in un sorriso. “Non mi perderei una vacanza ad Hokkaido per nulla al mondo…”
“… ah!” sibilò,
mentre un lungo graffio si disegnava sulla sua guancia destra; ma almeno riuscì
ad ottenere il suo scopo. Ino soffiò l’aria a piccoli tocchi per esorcizzare il
dolore, ed aprì l’occhio destro finalmente scoperto da quella benda: studiò
l’ambiente circostante, quella sottospecie di stalla in legno che maleodorava
di olio e cavalli. Si morse un labbro, mentre la vista piano piano si abituava
alla semioscurità, concedendole di analizzare ogni minimo dettaglio. Avanzò
sulle ginocchia verso il lato opposto della sala per cercare un oggetto
appuntito, rovinando la pelle liscia a contatto con il ruvido legno del
pavimento; il respiro palpitava sempre più prepotentemente nei suoi polmoni,
segnale dell’adrenalina crescente.
Un chiodo sporgente
mal conficcato nella trave del muro fece
capolino proprio sotto il suo naso; quella scoperta riuscì a farla calmare. Si
girò di schiena, sfregando le corde dei polsi sulla punta arruginita per
tagliarle: almeno, nei film funzionava così. Concentrò la tua attenzione su
quel che accadeva al di là della porta: ma i suoi sequestratori, incuranti che
fosse sveglia ed a buon punto per scappare, ascoltavano rumoreggiando tra di
loro le notizie di una vecchia e gracchiante radiolina portatile…
“Non avrò il debito in storia.” fu quel che riuscì a
bisbigliare, poco prima di essere travolto da una furia dai capelli rossi. Si
sentì stringere forte da quella ragazzina, ed infondo gli piacque: insomma,
quale giovane con gli ormoni a mille dovrebbe disdegnare un contatto così
ravvicinato con un corpo femminile di tale bellezza?!
“Hai visto che se ti impegni ce la fai? Baka!” con un pugno gli
colpì il capo.
“Ehi!” si sfregò il punto dolorante. “Mica sono Naruto! Non
chiamarmi baka!”
”… Inuzuka.”
Il ragazzo trasalì, girandosi lentamente.
“Non festeggiare eccessivamente: so che l’hai scampata per un
pelo per quel debito…” il prof Hatake lo squadrò divertito dall’ingresso
dell’edificio scolastico, sottobraccio con la professoressa Yuuhi.
Kiba cercò di ricambiare con un sorriso; ma quel che pensava
dentro di sé era un qualcosa tipo il
professor Mizuki deve imparare a tacere!
“Spero bene che ti impegnerai, l’anno prossimo.” fece un cenno
di saluto, entrando nell’atrio della scuola. Un secondo dopo, si sentì tirato
per la mezza manica della camicia.
“Kakashi, a volte sei perfido!”
Baciò la chioma scura della sua compagna. “Kure, è mio dovere
in quanto coordinatore di classe riprendere gli studenti, no?” le fece
l’occhiolino. “ E poi pensa in positivo: per quest’anno potremo goderci le
ferie interamente per tre mesi, tu ed io…”
La donna si ammorbidì, sorridendogli amabilmente.
Kiba fissava ancora il riflesso dei suoi professori al di là
della porta a vetri.
“Oi.”
Si girò, incrociando lo sguardo serio di Karin attraverso le
lenti degli occhiali; sussultò, cercando di trovare una risposta per calmarla…
“Non pensare a quel che ti ha detto il prof Hatake; piuttosto,
scegli dove andare a festeggiare!”
Rimase per quasi un minuto sorpreso dalla sua reazione; poi le
cinse le spalle con un braccio.
“Andiamo al nuovo luna park!” le accarezzò una guancia. “Ti ho
mai detto che sei speciale, Karin?”
Sorrise. “Sì… ma ripeterlo non fa mai male!”
Stiracchiandosi nel
suo letto si accorse che erano quasi le due del pomeriggio; poco male, pensò,
vista la bella serata passata. La comitiva della nuova ragazza di Sasori gli piaceva
parecchio: e doveva ammettere che con quella biondina un po’ presuntuosa le
cose si stavano facendo interessanti… afferrò subito il cellulare, per vedere
se aveva ricevuto qualche messaggio da lei.
Trasalì; una chiamata persa da un numero che
non si sarebbe mai aspettato.
Sasuke-chan.
A mezzo fiato,
pigiò velocemente il tasto di chiamata.
Con sua grande
sorpresa, rispose al secondo squillo. “Itachi, è un emergenza.”
La voce concitata
del fratello lo innervosì. “Ehi, ma che cazzo è successo?!”
“Sto correndo a
casa, mi devi aiutare fratello!”
Fratello… una parola calda.
“Sasuke, vedi di
parlare, porco giuda! Mi vuoi spiegare…”
“Ino.” prese un
respiro. “L’ho lasciata per un attimo sola, e non l’ho più trovata.”
Si scoprì dal
lenzuolo, grattandosi dietro la nuca. “Beh, se avete litigato non vedo perché…”
“Itachi, una
ragazza l’ha vista uscire svenuta tra le braccia di due uomini incappucciati.”
Ringhiò quasi senza fiato. “Deve essere stata rapita! Ed io so che…”
Il respiro del
ragazzo si bloccò: una notizia del genere lo allarmò del tutto, e si sentì
contagiato dalla paura del fratellino. Ma non potè fare a meno di notare come
Sasuke fosse riuscito a non mantenere il solito sangue freddo in una questione
che riguardava la Yamanaka…
“Ehi, fratellino.” buttò fuori l’aria dal
corpo. “Cerca di calmarti. Cosa ti ha detto esattamente questa ragazza?”
Sasuke si fermò a
pochi passi da casa, portandosi una mano a spostare i ciuffi pungenti sulla
fronte. “Che mi ha detto… lei mi ha detto che si stavano dirigendo ad ovest,
fuori città; e sono riuscito a sapere da un'altra persona che stava nei paraggi
che una macchina nera era ferma davanti alla scuola proprio in quei momenti; ho
parte del numero di targa…”
“Aspetta, prendo
carta e penna così puoi dettarmelo.” cercò di rovistare con una mano sola nel
cassetto del comodino. “Ho delle conoscenze nella centrale di polizia; possono
localizzare se è una macchina rubata o noleggiata o altro, e dirci più o meno
dove si è diretta, grazie al satellite…”
“Vuoi immischiare
la polizia?”
“No, mi inventerò
una balla: Sasuke, non possiamo coinvolgere gli sbirri proprio oggi, che è
giornata dei risultati elettorali: inoltre, non voglio allarmare i genitori di
Ino.”
“Guarda che non è
un gioco: non possiamo risolvere questa faccenda da soli! Potrebbe essere
rischioso, per noi e per la vita di Ino!!”
“Ma sono inesperti,
non l’hai capito? Intanto, la rapiscono a scuola, dove tutti potrebbero
vederli; e poi si servono di una macchina che lasciano parcheggiata per qualche
minuto, senza coprire la targa… sono degli idioti, Sasuke.”
Arricciò il naso,
confuso dalle sue teorie. “E queste cose da cosa le hai dedotte? Da qualche
stupido telefilm?!”
“Il fratello di
Sasori è un ispettore di polizia: da mocciosi ci divertivamo a leggere i suoi
rapporti sui vecchi casi.” con la penna appena trovata graffiò sul foglio, per
vedere se funzionava. “Ok, ora dimmi il numero di targa.”
Il ragazzo si
poggiò sul cancello che delimitava villa Uchiha, sorridendo inconsciamente.
“… Itachi?”
“Mh?”
“… grazie.”
Anche l’altro
sorrise inconsciamente.
“Ancora non ho
fatto nulla, fratellino.”
Rael si scusa per aver
saltato una settimana: non è riuscita a finire il capitolo. A dire tutta la
verità, è ancora incompleto^^°
Le riesce molto difficile
scrivere di un rapimento, liberazione, elezioni politiche e i finali di tutte
le coppie in un sol colpo!
Ecco perché ha pensato di
dividere in due parti questo epilogo finale: la prima è questa, la seconda sarà
pronta e completa per venerdì.
Quel che vi si richiede
ora è un parere sincero su come è scritto: realistico, troppo di fantasia,
assurdo, verosimile.
Mimi e Rael ringraziano
tutti coloro che hanno commentato finora!
A venerdì per il
capitolo finale e tutti i ringraziamenti!
Baciozzi
Mimi18 & _Rael_89