Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Lady Five    12/04/2014    5 recensioni
Una bellissima donna consapevole del suo fascino. Un uomo apparentemente di ghiaccio. Una passione improvvisa che non sanno dove li condurrà. E un fatto doloroso del loro passato che li accomuna, un'oscura minaccia che devono finalmente affrontare...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fujiko Mine, Goemon Ishikawa XIII, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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by Triz



Abe fu di parola. Il suo assistente li richiamò la mattina dopo, dicendo che l'invito per la sera stessa era accettato. Goemon chiese se avevano esigenze o preferenze particolari, ma l'unica richiesta fu che il locale fosse tranquillo e non troppo affollato. Si diedero un altro appuntamento telefonico per comunicare il nome del ristorante e l'orario.
I quattro conoscevano abbastanza bene la città e discussero un bel po' prima di scegliere il posto adatto. Consultarono anche vari siti internet e poi decisero di andare a vedere di persona due o tre posti. Tutto doveva essere perfetto, Abe doveva sentirsi a suo agio. Alla fine optarono per un ristorante minimalista, ma molto chic, di cucina giapponese tradizionale rivisitata. Erano quasi certi che il loro ospite avrebbe apprezzato.
Su un punto però furono tutti d'accordo: Goemon non avrebbe dovuto accettare nessun appuntamento “galante” prima della sera successiva. Sempre ammesso che il suo tentativo di seduzione andasse in porto...
Fujiko non aveva digerito di essere stata di fatto esclusa dall'azione e aveva deciso di “vendicarsi”. Così esagerò nel look: abito verde lungo, scollatissimo davanti e dietro, spacchi e tacchi vertiginosi, gioielli appariscenti. Solo nel trucco fu abbastanza sobria, limitandosi a mettere in risalto gli occhi da gatta.
A Goemon però, quando la vide, venne un colpo.
“Ma... ma... non avrai mica intenzione di uscire così?”
“E' ovvio! E' questo il mio ruolo, no? L'avete deciso voi! Devo stanare Abe. E ti assicuro che non ci sono altri modi per farlo, soprattutto in una sola sera. Quindi non fare quella faccia, lasciami lavorare e concentrati piuttosto su quello che devi fare tu!”
Al samurai non restò che incassare, mentre Lupin dovette esercitare tutto il suo autocontrollo per non allungare le mani.
“Dopotutto sono tuo marito, no?” rispose all'occhiataccia della donna.
Salirono sulle limousine e si diressero al ristorante. Arrivarono pochi minuti prima di Abe e lo attesero al bar. L'uomo arrivò scortato, come il giorno prima, dai due gorilla e dal suo assistente, di cui finalmente scoprirono il nome, Ichiro Ikeda.
Sedettero al loro tavolo e iniziò il gioco delle parti.
Fujiko iniziò quasi subito a civettare con Abe, che non a caso era stato fatto accomodare accanto a lei, mentre Goemon e Juro erano seduti di fronte, in modo da poterlo vedere bene in volto. Si faceva fatica, in quel momento, a pensare che Abe fosse in realtà un crudele assassino. Sembrava una persona perbene, si comportava come un perfetto uomo di mondo, cordiale, educato e dalla conversazione brillante. Fu subito evidente, però, che su di lui il fascino di Fujiko non aveva alcun potere. Le rispondeva gentilmente, le versava da bere, ma quasi non la guardava in viso, men che meno da altre parti. Come invece facevano i camerieri e quasi tutti i clienti di sesso maschile del locale.
Quasi impercettibilmente, invece, cominciò a rivolgersi sempre più spesso a Goemon, sia con la parola che con lo sguardo. Forse nessuno ci avrebbe fatto caso, in un'altra situazione, ma in quel momento tutti erano attenti a captare il minimo segnale. E ogni cosa sembrava proprio confermare la notizia data da Miya.
Il samurai, secondo copione, si mise a ricambiare gli sguardi e i sorrisi di Abe. Ad un certo punto, l'uomo parve non avere occhi che per lui e, dimenticando le buone maniere, quasi non degnò più di considerazione gli altri commensali. I quali si scambiarono delle occhiate soddisfatte, cercando di non farsi scorgere dal suo assistente, che invece sembrava un po' a disagio per la piega che stava prendendo la serata.
Parlarono di lavoro solo verso la fine della cena, quando Abe, vuoi per effetto dell'alcol vuoi per il suo nuovo interesse “sentimentale”, era chiaramente su di giri e molto ben disposto verso Bourdon/Lupin.
“Mi avete quasi convinto, monsieur Bourdon. Quasi... Lasciatemi tutta la documentazione, la sottoporrò ai miei consulenti e, dopo aver sentito il loro parere, prenderò una decisione, prima di lasciare la città, s'intende” aggiunse guardando Goemon.
Il samurai gli porse sorridendo la cartelletta con la documentazione cartacea, ma non quella su supporto elettronico. Sperava così di dare ad Abe il pretesto per richiamarlo a breve e magari incontrarlo da qualche parte. A quel punto, lui avrebbe avuto modo sia di utilizzare la chiavetta di Lupin sia di portare a compimento la sua vendetta.
Tutti risalirono sulle rispettive auto e tornarono ai propri alloggi. Nessuno sulle due limousine parlò fino all'albergo. Non potevano escludere che Abe ci avesse fatto mettere delle cimici dai suoi scagnozzi. Una volta nella suite, si scatenarono. Lupin sghignazzando diede una sonora pacca sulle spalle a Goemon.
“E bravo, diavolo di un samurai! Hai fatto colpo sul vecchio! Alla fine della cena era cotto come una pera, avrei potuto ottenere qualsiasi cosa da lui!”
Goemon spiegò che cosa aveva fatto con la documentazione. Non era stato programmato, era un'idea che gli era venuta al momento.
“Benissimo, davvero molto astuto, ragazzo! Non ci resta che attendere la sua telefonata.”
“Sì, ma dobbiamo anche organizzare bene il loro incontro” intervenne Fujiko, che aveva sempre paura di quello che sarebbe potuto accadere al suo uomo.
“Ma sì, chérie, non ti preoccupare, non abbandoneremo il tuo prezioso fanciullo! Però propongo di parlarne domani, adesso è tardi e abbiamo tutti bevuto troppo!”
Ognuno si ritirò nella propria stanza, ignorando le lamentele di Lupin a proposito del fatto che avrebbe dovuto dormire tutto solo.
Goemon si lasciò cadere sul letto, togliendosi gli occhiali e massaggiandosi la radice del naso. Cominciava a risentire della tensione nervosa che aveva sostenuto per tutta la sera e gli era piombata addosso un'improvvisa stanchezza. Fujiko se ne accorse e si inginocchiò dietro di lui, accarezzandogli le spalle. Quella situazione ricordò loro la notte in cui era cominciato tutto, a Parigi...
“Sei stato bravo - gli sussurrò - Lo sapevo che te la saresti cavata alla grande!”
“Oh, in fondo è stato più facile del previsto. E poi non è finita. Se da sobrio ci ripensa e decide che non è il caso? Oppure magari è timido...”
“Timido quello? Non credo proprio! E' uno abituato a ottenere sempre quello che vuole, ed è questo che mi fa paura. Se diventa violento?”
Goemon le prese le mani tra le sue.
“Ne abbiamo già parlato. Pensi che sia così facile cogliermi di sorpresa? E poi sono grosso il doppio di lui, oltre ad avere la metà dei suoi anni!”
“Sì, ma i suoi gorilla sono piuttosto massicci e hanno un'aria molto poco rassicurante.... Voglio che domani pianifichiamo tutto nei minimi dettagli... tu non devi correre il minimo pericolo!”
“Mi sembra che su questo punto siamo tutti d'accordo, no? Adesso togliti quel vestito da donna di malaffare, per favore! Non ti posso più vedere!”
La ragazza rise, si staccò da lui e corse vicino alla finestra, dalla porte opposta della stanza.
“Vieni a togliermelo tu, se ci tieni tanto!”

La banda entrò in fibrillazione quando il solito cellulare trillò il giorno dopo di buon mattino. Come al solito, rispose Goemon, che si irrigidì immediatamente: dall'altra parte questa volta non c'era il buon Ikeda, ma Abe in persona. Come aveva previsto, gli chiese di fargli avere anche la documentazione su chiavetta. Entrambi convennero che non era prudente spedirla per posta elettronica.
Quando chiuse la comunicazione, il samurai deglutì e fissò gli altri che lo guardavano in silenzio.
“Ho un appuntamento con lui. Stasera alle 18. Nella sua suite al Four Seasons, ultimo piano. Da solo.”
Lupin si fregò le mani.
“Molto bene! Ora possiamo organizzarci! Prima di tutto dobbiamo prenotare una stanza nelle vicinanze della suite, dove staremo noi quattro, pronti a intervenire. Non sarà facile, così all'ultimo momento...”
Fujiko telefonò subito al Four Seasons per cercare la camera, usando uno dei suoi tanti nomi falsi.
“Uff! Negli ultimi piani hanno solo suite... ne ho prenotata una al penultimo, ma non possiamo andarci prima delle 14... Certo che questa storia ci sta costando un sacco di soldi! Speriamo di rifarci!”
Lupin tirò fuori da una valigia i microfoni e i trasmettitori e ne verificò il funzionamento.
“Ecco, questo lo nasconderemo addosso a Goemon e così noi dall'altra parte potremo sentire tutto.”
Mostrò poi al samurai come utilizzare la chiavetta contenente in realtà il programma per carpire le informazioni sui conti bancari.
Divenne di colpo molto serio.
“Senti, Goemon, a me personalmente della tua vendetta non importa un granché. Ma non voglio che ti metta nei guai. Quindi, che arma pensi di usare? Non puoi andare lì con la tua katana, mi pare evidente...”
“Certo che no, ci avevo già pensato. Ho portato con me un coltello, un tantō, che può essere nascosto facilmente in una valigetta.”
“Mmmh... non vuoi una pistola? E' più sicura. Abbiamo anche il silenziatore...”
“Ti ringrazio, ma... mi hai mai visto usare una pistola? A maggior ragione in una situazione come questa... Non preoccupatevi, so quello che faccio.”
Tutta questa apprensione da parte dei suoi amici era del tutto inedita e cominciava sinceramente a scocciarlo.
“Naturalmente non dobbiamo farci vedere da nessuno dello staff di Abe. Arriveremo alla spicciolata, magari dalle scale di servizio. Quando Goemon avrà fatto... quello che deve fare, ci raggiungerà e ce ne torneremo qui. Mi sembra tutto chiaro, no?”
Jigen caricò la sua inseparabile Smith&Wesson, fece il pieno di munizioni e annuì.
Anche Fujiko aveva messo in borsa la sua pistola. Con quella addosso si sentiva più tranquilla.
Si divisero. Lupin, non travestito, e Fujiko con una parrucca nera presero il taxi per primi, poi su un altro li seguirono Jigen e Juro. Goemon li avrebbe raggiunti più tardi.
“Fatti bello, mi raccomando!” fu l'ultima raccomandazione di Lupin prima di uscire.
“Ma vaff...”
Che bisogno c'era? L'appuntamento l'aveva già. Una volta là dentro, doveva fare solo due cose. Essere bello ed elegante non gli sarebbe servito a niente. Doveva essere lucido, deciso e spietato. Nient'altro.
Esaminò il suo coltello. Non era la sua arma preferita, ma era ben affilata e, soprattutto, sufficientemente piccola da essere occultata con facilità. Non aveva ancora deciso dove però. Non poteva escludere che Abe possedesse una pistola, quindi doveva poter tirare fuori il tantō prima che lui capisse che cosa stava succedendo. Con uno dei suoi scatti fulminei, lo scagliò contro la porta. Il coltello si conficcò profondamente nel legno, sibilando minaccioso. Mal che vada, lo lancerò.
Quando anche lui si fece portare da un taxi al Four Seasons, si era già trasformato in una gelida, inesorabile macchina da guerra.
I soci lo aspettavano nella suite al penultimo piano. Lupin gli sistemò addosso il microfono e fece le prove con la sua trasmittente. Funzionava perfettamente.
“Potrebbero perquisirti, ma cercheranno solo armi, non penseranno certo a una cimice... Piuttosto, dove hai messo il coltello?”
“Nella valigetta, sotto la fodera. Fingerò di tirare fuori qualcosa di lavoro. Non dovrebbe destare sospetti.”
“Perfetto. La chiavetta ce l'hai. Si va in scena!”
Fujiko, cercando di mascherare il nervosismo, lo baciò. Lui le sorrise rassicurante, uscì dalla stanza e prese l'ascensore per salire al piano superiore.
Davanti alla suite di Abe stazionavano, come si aspettava, i due bodyguard, che lo riconobbero subito. Erano sicuramente informati del suo arrivo.
Lo perquisirono, ma in modo molto frettoloso. Non controllarono nemmeno il contenuto della valigetta. Anzi, si scusarono con lui.
“Ci perdoni, signor Hirota... ma è la prassi.”
“Ne sono consapevole - rispose tranquillamente Goemon - Nessun problema.”
Dopodiché uno dei due bussò alla porta, mise dentro la testa e annunciò ad Abe che il suo ospite era giunto. L'uomo poi si scostò per farlo passare e richiuse l'uscio dietro di lui.
“Ken! Carissimo! Vieni pure avanti!” lo accolse una voce cordiale.
Abe gli venne incontro tenendogli la mano. Indossava una elegante veste da camera, sotto la quale sembrava non portare altro, ed era in ciabatte.
La fronte del samurai si imperlò impercettibilmente di sudore. Aveva ragione Fujiko. Questo era uno che non amava perdere tempo.

  
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