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Autore: Bloodwriter98    12/04/2014    5 recensioni
Logan ha diciassette anni. Figlio di un'importante famiglia di Elythra, è destinato a diventare guardiano di uno dei quattro elementi.
Eve, invece, è una ragazza umana di diciassette anni che ama stare da sola e non ha amici.
Quando questi due ragazzi, apparentemente molto diversi, si ritroveranno catapultati in un altro mondo nel quale saranno costretti a lottare per sopravvivere, si accorgeranno di avere molte più cose in comune di quante credevano.
Dal testo:
Mi guardò negli occhi sorridendo teneramente.
-Non sei ciò che gli altri dicono tu sia, ma ciò che scegli di essere-
Nonostante il momento critico non potei fare a meno di sorridere.
-E queste frasi sagge dove l'hai lette, su internet?-
Lui scoppiò a ridere.
-Sai, a volte so essere molto poetico - rispose facendo un sorriso sornione.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 17- Starry night
    

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Logan
 
Entrai in cucina e mi ritrovai davanti Eve. 
Era seduta sul tavolo a gambe incrociate e aveva qualcosa tra le mani, guardandomi con la stessa espressione di un bambino colto in fragrante.
Mi avvicinai sedendomi sul tavolo.
Con una mano teneva un barattolo di cioccolata mentre nell’altra aveva un cucchiaino.
-Quando sono depressa mangio la nutella- mi spiegò infilandosi un’altra cucchiaiata in bocca.
-Cos’è la nutella?-
Per tutta risposta batté con il dito sul barattolo.
-Funziona? – chiesi sfilandole di mano il cucchiaio e portandomelo alla bocca.
-La mangio spesso quindi penso di sì –
Riprese il cucchiaio e se lo ficcò di nuovo in bocca.
-Mi stupisce il fatto che tu sia ancora così magra –
Mi puntò contro il cucchiaio con gli occhi ridotti a due fessure.
-Non provare mai più a insultare la mia linea-
Scoppiai a ridere.
-Non sei molto minacciosa con la faccia sporca di cioccolata-
Mi avvicinai di qualche centimetro e le pulii il viso con il pollice.
-Grazie- rispose distogliendo lo sguardo.
-Allora?- chiesi dandole una leggera spallata.
-Allora cosa?-
-Hai detto che mangi quando sei depressa, cosa succede?-
Quando stavamo insieme non perdevamo occasione per lanciarci delle frecciatine ma mi dispiaceva vederla così.
-Oh – fece guardandosi le mani – E’ solo per tutta la storia di Vins –
Mi suonava strano sentirle pronunciare quel nomignolo, solo io lo chiamavo in quel modo.
-Poi ho anche parlato con mia madre- si bloccò per qualche secondo facendo un respiro poi continuò – Sono stata adottata -
A sentire quelle parole mi paralizzai.
-Questo significa che … -
-Significa che sono sempre stata di Elythra ma non lo sapevo – concluse brusca sbuffando.
-Ecco perché il sigillo si è teletrasportato sulla terra – feci stirando le labbra. Ora aveva senso.
Rimanemmo in silenzio a fissare il vuoto mentre lei continuava a rimpinzarsi di cioccolata.
-Sai che ti dico?-
Saltai giù dal tavolo e la presi per mano.
-Basta pensarci, voglio farti vedere una cosa-
Rimase a guardarmi perplessa per qualche istante poi poggiò il barattolo sul tavolo e saltò giù.
 
Eve
 
Appena usciti dalla cucina Logan mi si mise dietro tappandomi gli occhi con la mano.
-Mi sembra di averti già detto che non mi fido di te – dissi cercando di smorzare la tensione.
Eravamo praticamente incollati e riuscivo a sentire il suo respiro sul collo.
-Non ti preoccupare, siamo quasi arrivati – rise continuando a spingermi.
Continuammo a camminare quando andai a sbattere contro qualcosa perdendo l’equilibrio.
-Ops – fece lui riprendendomi al volo – Gradino –
Nonostante non potessi vederlo gli diedi una gomitata sulla pancia centrandolo in pieno.
Cominciammo a salire lentamente fino a quando sentii una porta cigolare e l’aria fredda della notte battermi sul viso. Eravamo sul tetto.
-Hai intenzione di buttarmi di giù? – chiesi portando le mani in avanti.
-Sarebbe un idea – scherzò lui togliendomi la mano dagli occhi.
La voce mi morì in gola. Lì fuori era tutto buio e si riusciva a vedere il cielo ricoperto di puntini luminosi.
-E’ bellissimo- feci a bocca aperta.
-Vieni –
Mi prese per mano e mi fece stendere nello stesso punto in cui eravamo stati quel pomeriggio.
-Vengo spesso qui – mi confessò lui stendendosi accanto a me – C’è una vista da mozzare il fiato –
Per una volta dovevo dargli ragione. Ogni centimetro di cielo era ricoperto di stelle e il silenzio che regnava tutto intorno dava un tocco in più alla visuale.
Quasi senza rendermene conto rabbrividii.
-Hai freddo? – chiese girando la testa verso di me.
Eravamo così vicini che se mi fossi girata anche io i nostri nasi si sarebbero sfiorati.
Scossi la testa ma rabbrividii un'altra volta. Indossavo solo una felpa di cotone e stavo morendo di freddo.
-Dammi le mani –
Me le racchiuse tra le sue e, dopo poco, sentii come un ondata di calore che mi si sprigionava dalle mani e si diffondeva per tutto il corpo.
-Sei una specie di termosifone portatile – scherzai e lui scoppiò a ridere.
-Più o meno – 
Nonostante il buio riuscivo a vederlo sorridere.
Restammo a guardare il cielo tenendoci ancora per mano, era come se nessuno dei due volesse interrompere quel momento di tranquillità che si era creato.
-A volte vorrei andarmene – dissi sollevando un angolo della bocca con una smorfia – Scappare da tutto e da tutti –
-Non sei la prima persona che me lo dice – rispose con un sospiro – Non servirebbe a niente; e poi pensi di tornare in quella città completamente grigia? – aggiunse aggrottando le sopracciglia.
Scoppiai a ridere. – Sulla Terra non esiste una città sola come qui –
-Neanche qui ne esiste una sola – rispose lui prontamente – Solo che sono talmente lontane tra loro che difficilmente ci si sposta –
-Quante ce ne sono?-
Mi tirai le maniche della felpa sopra le mani incrociando le braccia.
-Vuoi davvero saperlo? –
Annuii voltandomi a guardarlo.
-Due –
Scoppiammo a ridere.
-Quando hai detto che ce n’erano altre, non pensavo fossero solo due –
-Bhe, due è sempre più di una – si difese lui. Gli tirai un pugno.
-E come fate se volete andare da qualche parte?-
-Per quello ci sono i portali – rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
- A proposito, dov’è il mio cristallo?-
-Quale, quello che hai rubato al povero Aaron? – chiese punzecchiandomi.
-Non l’ho rubato – protestai facendo roteare gli occhi – L’ho solo preso in prestito, l’avrei rimesso a posto una volta usato -
Lui rise. – Voglio proprio vedere come farai a rimettere a posto una cosa che non c’è più –
Mi tirai sui gomiti per guardarlo negli occhi.
-L’hai perso? – feci alzando il tono della voce.
-Certo che non l’ho perso – rispose con una smorfia – E’ solo finito –
-Che vuol dire finito?-
-Significa che lo abbiamo usato tutto – ripeté stirando le labbra.
Vedendo che lo guardavo perplessa continuò.
-Quando usiamo un sigillo, questo si esaurisce, più persone devono attraversare il portale, più si consuma – spiegò mettendo le braccia sotto la testa – Quello che avevi preso tu non era molto grande ed è finito –
Feci una smorfia annuendo, mi ero chiesta, infatti, perché Aaron avesse una scatola piena zeppa di cristalli.
Tornai a guardare l’orizzonte.
-L’altra città si trova là, oltre le montagne – mi spiegò mettendosi a sedere.
-Ci sei mai stato? –
Scosse la testa. – E’ là che abita il Signore Oscuro – disse piano.
-E se qualcuno che vive di là vorrebbe venire qui? -
-E' per quello che esiste la cupola di protezione. Tutti quelli che vivono al di là delle montagne sono fedeli al Signore Oscuro, la barriera serve a imperir loro di entrare a Elythra. Da quando Vincent si è, per così dire, trasferito là, gli anziali l'hanno esiliato. Senza successo - aggiunse con una smorfia.
Mi girai a guardarlo. Fissava un punto indistinto nell’orizzonte e il suo sguardo sembrava perso.
-Stai bene? – feci posando una mano sulla sua.
-Sì – rispose ma sentivo che non era vero.
-Se non vuoi parlarne non fa niente – cominciai ma lui mi interruppe.
-No, va bene – disse stirando le labbra – Non posso continuare a far finta che non sia successo niente –
Si girò verso di me con un sorriso tirato.
-Lui era il mio migliore amico – ammise alzando la testa verso l’alto – Era l’unico che mi capisse davvero e quando la mamma morì – si fermò qualche istante facendo un respiro profondo –Lui mi rimase accanto. Era più di un amico, lo consideravo come un fratello –
Non mi guardava più, sembrava perso nei suoi ricordi.
-E poi? –
-Poi se ne andò – rispose secco – Vins aveva sempre avuto delle manie di grandezza. Lui odiava tutto e tutti, l’unico a cui teneva ero io. Quando aveva sedici anni decise che non poteva più vivere qui, si sentiva oppresso e voleva di più, voleva dominare –
Tornò a guardarmi negli occhi – Sparì nel nulla, come niente fosse. Venni a sapere da mio padre che se n’era andato. Non lo vidi più-
Tra noi calò il silenzio, lui assorto nei suoi pensieri e io non osavo parlare per paura di dire qualcosa di sbagliato.
-Scusami – disse all’improvviso scoppiando a ridere con una risata forzata –Ti ho portato qui per farti distrarre e ti sto annoiando con la mia vita deprimente-
Si alzò in piedi porgendomi la mano. L’afferrai tirandomi su e tornammo all’interno dell’edificio.
Percorremmo tutto il corridoio tenendoci per mano. L’imbarazzo che c’era si poteva tagliare con un coltello ma non mi importava.
Quando arrivammo davanti la porta della mia camera ci fermammo e mi appoggiai con la schiena contro la porta.
-Grazie – dissi sorridendogli.
-Per aver salvato la tua linea separandoti dalla tua amata notella? –
Risi. – Si dice nutella – lo corressi scuotendo la testa.
Era impressionante il modo in cui, in pochi secondi, riuscisse a cambiare umore. Un attimo prima stava parlano di Vincent e adesso scherzava come se nulla fosse.
-Per aver tentato di tirarmi su il morale –
-Quando vuoi principessa –
Da quando ero arrivata mi aveva sempre chiamata in quel modo ma non ci avevo mai fatto troppo caso. Ora stavo addirittura arrossendo? O forse era perché mi stava guardando con i suoi meravigliosi occhi nocciola.
Eve, un po’ di contegno, pensai scacciando quei pensieri dalla testa.
-Ora è meglio che vada – disse scostandomi una ciocca di capelli dal viso e portandomela dietro l’orecchio – Domani abbiamo l’allenamento, io e Axel contro voi ragazze. Devo riposarmi per poterti far fare brutta figura-
Scoppiai a ridere. – Non ci contare troppo, puoi battermi una volta, non due – Anche lui rise.
-Notte –
-Notte – rispose quasi con un tono deluso.
Abbassai la maniglia e mossi un passo all’interno quando mi sentii strattonare per un braccio.
Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare quello che era successo che mi ritrovai con le labbra incollate a quelle di Logan.
Fu un bacio veloce perché lui si staccò subito appoggiando la fronte contro la mia.
-Scusa … - farfugliò lui con il fiatone.
Non riuscii a trattenere un sorriso. Gli passai le braccia attorno al collo e gli diedi un altro bacio leggero all’angolo della bocca.
Lui scosse la testa ridendo e incollò di nuovo le labbra alle mie issandomi contro la porta che, sotto il nostro peso, si spalancò.
Mentre mi buttava dentro chiudendo la porta con un calcio riuscivo a vedere nella mia mente l’espressione soddisfatta di Rick. Quando mi aveva detto che mi piaceva Logan gli avevo dato del lunatico e ora mi sentivo un po’ in colpa per averlo considerato completamente pazzo.
Logan mi circondò con braccia attorno alla vita continuando a baciarmi mentre io gli passavo le mani tra i capelli quasi avessi paura potesse trattarsi solo di un sogno.
Quando caddi all’indietro sul letto, portai le mai sul suo petto e vidi che la maglia era volata via senza che me ne accorgessi. Sollevai le labbra in un sorriso appiattendomi contro di lui.
Mi poggiò le mani bollenti sui fianchi sollevando la felpa e si distese completamente su di me facendomi affondare nel materasso.
-Eve, volevo sapere se … -
Una matassa di capelli rossi fece irruzione nella stanza facendo cadere quello che aveva in mano per la sorpresa.
-Ops – disse mordendosi il labbro.
Logan scattò via da me come una molla e riafferrò la maglia sul pavimento.
-Sì, beh, ora è meglio che vada – disse svelto – Ci vediamo domani mattina –
Si incamminò a testa bassa e uscì dalla stanza facendomi l’occhiolino.
Sinceramente avevo quasi paura a rimanere da sola con Ariana, e le mie paure non erano infondate.
La rossa mise le mani sui fianchi con aria divertita.
-Allora?- chiese con una smorfia maliziosa.
-Allora cosa? – chiesi cercando di aggiustarmi i capelli.
- Com’è baciare Logan Visser ? –
Non feci in tempo a vedere la sua espressione che le tirai un cuscino in faccia.
-E invece com’è baciare Axel? – feci sollevando le sopracciglia.
Lei arrossì abbassando lo sguardo.
-Buonanotte Eve – mi sorrise e sgattaiolò fuori dalla porta.
-Notte – le urlai dietro mentre si chiudeva la porta alle spalle.
Rimasi ferma per qualche secondo con un sorriso ebete sulle labbra poi mi lasciai cadere sul letto esausta.
 
Note dell’autrice:
Ciao gente :D ,
come promesso eccomi  qui con un nuovo capitolo :3 avrei dovuto aggiornare con lo spin-off ma ero troppo ansiosa di pubblicare questo capitolo :)
Finalmente *alza le mani verso l’alto esultando* c’è la tanto attesa scena, da me, e spero anche da voi u.u, tra Logan ed Eve. Non poteva mancare, però, qualcuno che, come di prassi, veniva a interrompere .-.
Anche questo capitolo è raccontato per la maggior parte da Pov di Eve, ma non preoccupatevi, ci sarà un ritorno di quello di Logan.
Detto questo, ringrazio tutti quelli che continuano a seguirmi e quelli che hanno recensito il capitolo scorso.
Grazie di cuore :3
Un bacione e alla prossima :)

 
  
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