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Autore: bimbabest99    13/04/2014    5 recensioni
La storia di due giovani nati da due famiglie diverse in contrasto tra loro: Weasley e Malfoy. Ginevra Weasley, cresciuta in una famiglia consapevole dei veri valori della vita, seppur non molto benestante. Draco Malfoy, cresciuto in una famiglia di nobili purosangue, circondato da malvagità e ipocrisia, dove ogni persona è costretta ad attaccare per non essere attaccata. La storia inizia con il quinto anno di Ginny Weasley, cioè il sesto libro. E’ raccontata in prima persona da quest’ultima, gli eventi INIZIALI seguiranno la trama della Rowling, ma a partire dalla fine del sesto libro saranno modificate. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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CAPITOLO 7 Il gioco si fa duro!

Vedere un mondo in un granello di sabbia

e un paradiso in un fiore selvatico,

tenere l’infinito nel palmo della mano

e l’eternità in un’ora.

(William Blake)

IL GIOCO SI FA DURO!

                                                  

Una soluzione.

Era l’unica cosa che cercavo in quel momento.

Sentivo svariati tipi di emozioni in corpo: dalla frustrazione alla rabbia, dal pentimento allo struggimento, ma più fra tutti sentivo il senso di colpa.

Senso di colpa perché a causa della mia imprudenza mio fratello e Hermione erano diventati due fantocci mielosi e, come se non bastasse, adesso rischiavano di rimanere tali per sempre.

Senso di colpa perché avevo trascinato in questa mia follia anche il povero Harry che non centrava niente, poiché quest’idea-per meglio dire pazzia!-era tutta opera della mia testa picchiata e demenziale.

Senso di colpa perché, probabilmente, dopo quest’avvenimento quando-e soprattutto SE!-saremmo riusciti a somministrare l’antidoto ai due, questi si allontaneranno ancora di più, imbarazzati all’idea di cosa potesse essere successo di mieloso o peggio….depravato tra di loro!

Mi sedetti meglio sul letto della mia camera, deglutendo a fatica.

I passi di Harry risuonavano nel silenzio tombale in cui questa era caduta, mentre il giovane continuava a camminare avanti e indietro per la stanza con le mani incrociate dietro la schiena e il cipiglio profondo e pensieroso.

Continuai a guardare la superficie della scrivania posta vicino l’adiacente parete, la cui superficie era ormai ben delineata nella mia mente, siccome non avevo fatto altro che guardarla fino a quel momento.

Mi massaggiai le tempie quando queste iniziarono a pulsare dolorosamente per il troppo riflettere ma m’imposi di ignorarle continuando a pensare a una possibile soluzione al mio problema.

E’ il minimo che possa fare…

Quella frase si ripeteva nella mia mente come un mantra, mentre una morsa dolorosa mi attanagliò lo stomaco quando i sensi di colpa fecero impudicamente capolino nella mia mente.

Sentii i passi di Harry smettere di infrangere il silenzio della stanza, al che alzai lo sguardo in sua direzione.

-Gin, c’è poco che possiamo fare: potremo provare a ricavare da soli l’antidoto…oppure parlarne con i professori e…-

-NO!-

Fermai quella sua impensabile ipotesi dal nascere.

Non potevamo parlare con i professori o ci avrebbero come minimo espulso!

Non potevo sopportare l’idea di far espellere Harry a causa mia.

Se l’Amortentia fosse stata preparata solo dalla sottoscritta, a quest’ora io mi troverei nell’ufficio di Silente, spiegando la situazione ai professori senza rimpianti o pentimenti perché era la cosa giusta da fare.

Ma la realtà era ben diversa: anche il povero Harry faceva parte di questo mio progetto e non potevo realizzare la sua espulsione per una mia mancanza.

-Gin, è l’unica cosa che possiamo fare! Potremmo provare a ricavare l’antidoto ma, se le parole di Lumacorno sono vere, ci sono pochissime possibilità della riuscita di questa pozione ed io non me la sento di rischiare di nuovo…-

In effetti, le parole di Harry erano vere: neanche io me la sentivo di rischiare, non dopo il gran pasticcio causato dalla sottoscritta con gli ingredienti.

Con la mente picchiata che mi ritrovo, potrei benissimo sbagliare di nuovo gli elementi creando-al posto dell’antidoto- una bevanda balbettante, oppure del distillato della morte vivente!

Pensai tra me, mentre lo stomaco mi si chiudeva al solo pensiero.

A questo punto le possibilità di scelta si riducono ad una sola…chiedere aiuto all’unico alunno in tutta Hogwarts capace di ricavare l’elisir: Draco Malfoy.

Avevo cercato un’altra soluzione al mio problema solo ed esclusivamente per evitare di chiedere aiuto all’essere più ignobile e perfido di tutta la scuola.

Non mi sentivo ancora in grado di sostenere un confronto con lui.

Molte volte il mio subconscio si era chiesto il motivo di tale stato d’animo, ma alla fine l’unica risposta plausibile-e, a mio parere, anche l’unica credibile- era la seguente: provavo un senso di gratitudine nei suoi confronti nato dalla ronda al Lago Nero, poiché lui mi aveva, in un certo senso, “salvata” dalla piovra.

Si! Era l’unica giustificazione ragionevole.

Come puoi essere così egoista?! I tuoi amici potrebbero passare dei guai seri, il tutto per colpa tua…e tu ti rifiuti di procurarti l’antidoto solo per uno stupido confronto con l’uomo che te lo fornisce?!

Mi chiese una vocina impertinente nella mia mente, ma la cosa davvero inaccettabile era la veridicità di quelle parole.

Che razza di persona sono?!

Mi chiesi, salvo poi prendere una decisione.

Avrei messo da parte i miei dubbi e le mie insicurezze legate al furetto, e avrei ottenuto da lui l’antidoto, con le buone o con le cattive.

Non potevo permettere all’egoismo di prendere il sopravvento in una situazione del genere, tanto meno per un mio puerile capriccio quando l’incolumità dei miei amici era a rischio.

Guardai l’orologio affisso alla parete e gemetti sorpresa quando notai l’ora: le 16:00.

Le lezioni pomeridiane sarebbero terminate tra un’ora e gli studenti Grifondoro, una volta tornati nella Sala Comune, avrebbero indubbiamente scoperto, in un modo o nell’altro, del filtro d’amore: dovevo fare in fretta!

Alzai lo sguardo in direzione di Harry, guardandolo con uno scintillio di decisione e fermezza che mai aveva attraversato il mio sguardo.

-Io so cosa fare Harry, ma mi devi aiutare…potresti farmi ancora due favori?-

Il moro mi guardò con fare scettico, ma quando notò la risolutezza e la tenacia che accompagnava quelle parole prese realmente in considerazione la mia proposta.

Si portò le mani ai fianchi e alzò lo sguardo al cielo, mentre sbuffava sonoramente, per poi tornare a guardarmi con le sopracciglia inarcate, facendo un cenno d’assenso con il capo.

-Dovresti prestarmi il tuo mantello dell’invisibilità e poi dovresti badare a Ron e Hermione fino a quando non tornerò con l’antidoto!-

A quelle parole vidi il giovane boccheggiare, sgranando gli occhi con un ansito sorpreso che sembrò fuoriuscirgli naturale dalla giugulare.

Avevo preso la mia decisione!

Sarei andata a parlare con Draco Malfoy!

***************************************************************************************

I passi degli stivali che indossavo rimbombavano nel silenzio del corridoio, unico sottofondo da quando avevo iniziato a camminare.

Portai per l’ennesima volta una mano all’interno della borsa a tracolla, sospirando di sollievo solo quando sentii i polpastrelli sfiorare la seta morbida del mantello dell’invisibilità datomi da Harry.

Il ragazzo in questione aveva tentato non poco di scoprire cosa aveva escogitato questa volta la mia mente picchiata, ma io non mi ero lasciata sfuggire nessuna informazione.

Ero sicura che se Harry avesse saputo come ma soprattutto CHI mi avrebbe fornito l’antidoto, non mi avrebbe mai permesso di idealizzare questa mia idea, preferendo mille volte la sua espulsione.

Sapevo per certo che i Serpeverde non avevano lezione quel pomeriggio e sarebbero sicuramente andati a fare delle passeggiate al lago o in biblioteca.

Per mia sfortuna, quasi tutte le serpi erano in tali posti, tranne quella che cercavo io.

Adesso rimaneva un solo luogo ove cercare: la Sala Comune verde-argento.

Mi fermai quando arrivai di fronte la scala a chiocciola scavata nel marmo che mi avrebbe condotto nei sotterranei.

Mi guardai intorno, puntando lo sguardo in ogni possibile nascondiglio.

Quando appurai l’assenza di anima viva-o morta…sapete i fantasmi passano spesso per i corridoi!-estrassi velocemente il mantello dalla mia borsa e lo indossai frettolosamente.

Iniziai a scendere le scale in punta di piedi, cercando di fare meno rumore possibile, per poi svoltare a destra, incamminandomi verso il quadro del Barone Sanguinario.

Avevo scoperto l’anno scorso, per puro caso, qual era il quadro che nascondeva dietro di se il passaggio per la Sala Comune Serpeverde: stavo camminando per conto mio lungo i corridoi e le mie orecchie registrarono, involontariamente, il discorso tra due studentesse della casa verde-argento, mentre discutevano animatamente, circa la testardaggine e l’aggressività che mostrava il Barone Sanguinario ogni volta che qualcuno desiderava entrare.

Inoltre sapevo perfettamente la posizione del quadro in questione siccome, due anni prima a questa parte, il professor Piton mi aveva dato appuntamento nel suo ufficio per discutere della mia “inqualificabile” media in pozioni.

Io, però, non ero mai scesa da sola nei sotterranei tranne quando dovevo dirigermi nell’aula di pozioni.

Fu così che mi persi tra i corridoi scavati nella roccia che altri non erano se non le fondamenta della scuola stessa; ben presto, però, arrivai davanti al quadro del Barone.

Ricordavo ancora adesso il percorso che avrei dovuto compiere per arrivare dal ritratto in questione.

L’unica cosa che ostacolava la riuscita del piano era il non essere a conoscenza della parola d’ordine.

Dovetti fare appello a tutto il mio acume e la mia astuzia per riuscire anche solo a immaginare tale parola, ma la mia mente era tabula rasa.

Queste riflessioni erano accompagnate dal rumore che la suola dei miei stivali produceva quando si scontrava con il duro pavimento di roccia, provocando un eco assordante.

Ero così presa dalle mie riflessioni che non mi accorsi di essere arrivata davanti al quadro del Barone.

Lo guardai attentamente, costatando che non era per nulla cambiato dall’ultima volta: la parrucca settecentesca gli arrivava fino alle spalle, riflettendo, anche con la fioca luce prodotta dalle torce, il suo tipico colore grigiastro, i baffi erano lunghi e ben curati, le catene, simbolo delle sue pene e dell’errore commesso nell’uccidere la Dama Grigia, arrivavano fino in terra, mentre lo sguardo perennemente altezzoso e gelido poteva raggelare la morte stessa.

Va bene, Ginny! E’ il tuo momento! Avanti rifletti…quale potrebbe essere la parola d’ordine? Forse…serpenti velenosi? Oppure rivoluzione? Oppure…sì! Ci sono!!

-Pureblood-

Pronunciai con voce altisonante, al che il quadro fece una vaga smorfia di disprezzo ma si staccò, facendo scivolare di lato l’intera parete di pietra, consentendomi l’accesso in quella che era la Sala Comune verde-argento-nel vero senso della parola!-

Rimasi incantata dalla struttura di tale ambiente, mentre il mio sguardo si soffermava minuziosamente su ogni dettaglio: dalle ampie e strette vetrate si potevano ammirare creature marine di vario genere, era arredata con divani e poltrone di pelle nera, con cinque camini di pietra e con vari ritratti e dipinti sopra.

A est vi era la biblioteca, manoscritti di merlino e libri alchemici arricchivano gli scaffali.

Un lungo tavolo abbelliva la camera dove tutti gli studenti vi si recavano per studiare.

Per l’accesso ai dormitori vi era una scala a chiocciola in mogano, come tutte le rifiniture vi sono serpenti intarsiati nel legno.

In cima c’era un lungo corridoio dal quale si accedeva al proprio dormitorio annuale.

Mi guardai attentamente attorno, mentre la parete in pietra tornava al suo posto, sospirando di sollievo quando costatai che l’intera Sala era completamente vuota, probabilmente tutti gli studenti stavano svolgendo diversi tipi di attività al di fuori della Sala Comune…tutti tranne uno.

Iniziai a incamminarmi in direzione del dormitorio dei ragazzi di sesto anno, con ancora il mantello indosso, fermandomi davanti ad una porta di mogano, dove la scritta “PREFETTO M.” faceva bella mostra di se.

Presi un respiro profondo, mentre poggiavo la mano tremante sul pomello della porta, sentendo i battiti del mio cuore aumentare vertiginosamente.

Aprii del tutto l’uscio, entrando frettolosamente nella stanza, per poi richiudermi la porta alle spalle con un lieve tonfo.

Mi guardai intorno e sgranai gli occhi quando mi resi conto della grandezza della stanza: era enorme!

Aveva una forma rettangolare, le pareti erano interamente dipinte di verde scuro tranne i bordi finali dove dei ghirigori argentati facevano bella mostra, c’era un letto a baldacchino a due piazze dalle coperte verdi e lenzuola argentate, c’era anche un piccolo balconcino dalla quale si vedeva la superficie del Lago Nero, mentre un camino dalla discreta grandezza era stato posto nell’angolo.

Maledetto furetto! Le stanze dei prefetti non sono così grandi e lussuose!! Sono certa che è opera dei soldi di suo padre! Le banconote gli escono dalle orecchie!

Pensai con stizza, serrando leggermente i pugni lungo i fianchi.

Mi tolsi il mantello di dosso, guardandomi come un turista che sta visitando dei luoghi nuovi che, prima di quel momento, aveva visto solo in foto.

All’improvviso sentii il rumore di una porta che si schiudeva, al che feci la prima cosa che mi venne in mente: nascondermi!

Aprii velocemente quel piccolo balconcino, per poi richiuderlo dietro la sottoscritta, mentre mi nascondevo a ridosso della parete, ammirando di tanto in tanto la vista che il balcone mi forniva.

Nel frattempo sentii il rumore della porta chiudersi, mentre dei passi risuonavano nella stanza.

Mi sporsi cautamente, cercando di intravedere qualcosa attraverso il vetro del balconcino, scorgendo quasi subito Draco Malfoy che usciva da una porta posta al lato del camino.

La porta in questione era nascosta dietro il focolare, per questo non l’avevo vista prima…doveva essere la porta del bagno.

Ma tu guarda quel riccone! Ha anche il bagno personale!

Trasalii quando Malfoy si voltò in mia direzione, ma mantenne lo sguardo basso.

Notai solo in quel momento i suoi capelli bagnati, mentre si asciugava il collo con un asciugamano e un leggero venticello, proveniente dal balconcino semischiuso, gli scuoteva la camicia completamente sbottonata, lasciandomi intravede il suo torace scolpito.

Sospirai, sentendo la gola improvvisamente secca…mai ci fu errore più grande perché l’attimo dopo vidi il giovane sollevare lo sguardo in mia direzione, probabilmente attirato dal suono del mio sospiro.

Vidi i suoi occhi sgranarsi, mentre boccheggiava e potevo leggere la sorpresa e la confusione sul suo volto.

L’attimo dopo tornò perfettamente posato e controllato, mentre io in risposta arrossivo come un peperone, desiderando più che mai un buco sotto i miei piedi.

Lo vidi avvicinarsi con passi lenti e calcolati mentre delle ciocche sbarazzine gli ricadevano sugli occhi rendendolo estremamente bello…bello come un angelo…un angelo dannato!

Oh Merda! Ma che cazzo sto dicendo?! Devo essere impazzita…

Nel frattempo il giovane si era avvicinato al balconcino, aprendolo completamente, mentre sorrideva maliziosamente.

-Ma tu guarda chi si vede…Weasley…sei certa di voler finire ad Azkaban solo per potermi avere tutto per te?-

Mi chiese con le sopracciglia inarcate e un vago sorriso a incurvargli le labbra, mentre mi sentii improvvisamente avvampare, ricordandomi quanto potesse essere logorante averlo intorno!

-E’ questa la favoletta che ti sei raccontato?...sono lusingata davvero!-

Gli risposi con voce che tentai di rendere calma ed equilibrata, appoggiando anche le mani sui fianchi per rafforzare il concetto: non volevo sottostare alla sua figura.

Lo sentii sogghignare con fare a metà tra il divertito e il saccente, per poi tornare a guardarmi con uno scintillio beffardo nello sguardo di madreperla.

-Un giudizio così tronfio è alquanto retorico ed ipocrita, se fatto da una persona che in questo momento è fuori il mio balconcino privato…-

Disse con fare saccente, mentre alzava il mento in mia direzione e incrociava le braccia al petto, guardandomi come se fossi il più divertente fra tutti i buffoni di corte.

Io in risposta boccheggiai, arrossendo lievemente, mentre il sorriso del giovane si accentuò e gli occhi sembravano scintillare vittoriosi, per poi alzare un sopracciglio con fare stoicamente altezzoso, facendo ricomparire sul suo volto aristocratico il ghigno trionfante che gli apparteneva almeno quanto il cognome.

Fu allora che persi definitivamente le staffe.

Chi ti credi di essere, razza di moccioso viziato?!

Pensai con stizza, mentre cercavo di non concentrarmi sulla mia vulnerabilità in quel contesto.

-E levati quel ghigno dalla faccia!-

Sbottai infine, alquanto irritata da quel suo savoir-faire che tanto mi logoravo internamente, mentre lo spingevo leggermente per entrare nella stanza.

Camminai con passo incerto fino al centro della camera, mentre il giovane alle mie spalle richiudeva il balconcino, per poi seguirmi con passo lento fino a porsi di fronte la sottoscritta.

Ciò che mi colpì particolarmente in quel momento fu quanto mi sembrasse incredibilmente alto, quasi un gigante e quanto io mi sentissi bambina, insicura e fragile, se in rapporto all’uomo che adesso avevo di fronte.

Mi portai una mano tra i capelli, riavviandoli, evitando di incontrare il suo sguardo, consapevole che avrei dovuto come minimo dargli una spiegazione del perché mi trovassi fuori il suo balcone.

-Dovrei chiederti una cosa…-

Dissi infine, tornando a guardarlo, mentre mi portavo le braccia al corpo: sentii improvvisamente freddo.

Il giovane, dal canto suo, rimase impassibile, al contrario dei suoi occhi che invece s’illuminarono di botto, quasi stesse sorridendo interiormente e gioendo del fatto che io avessi bisogno del suo aiuto.

Rimasi molto turbata da quello sfolgorio, ma decisi di ignorarlo, smaniando per la risposta da parte del giovane.

-Mmmm…e perché dovrei ascoltare ciò che mi devi dire, Weasley?-

Ringhiai per la frustrazione che quel suo atteggiamento mi procurava, mentre sentivo i nervi tendersi, quasi fino a fuoriuscire da sotto la pelle.

Possibile che tu non possa proprio fare a meno di questi giochetti da poppante?!

Pensai d’istinto e mi morsi la lingua a sangue per non dare sfogo a tali parole: in fondo io avevo comunque bisogno del suo aiuto e insultarlo non sarebbe stata la strada giusta per ottenere qualcosa da lui, perciò mi limitai a commentare un...

-Sei antipatico, Malfoy!-

-Oh no! Come farò? Nessuno ora vorrà stare con me!-

Disse con tono pregno di sarcasmo e una vocina puerile e infantile a dispetto del ghigno divertito che aveva in viso, mentre lo sguardo scintillava di gioia.

Per un momento pensai che ciò fosse dovuto al fatto che Malfoy fosse felice di stare con me, ma scacciai immediatamente quell’impensabile idea, per poi sciogliere la postura rigida delle braccia.

-Almeno so che nessuno mi romperà i bolidi mentre faccio la doccia…-

Continuò il biondo, ma per qualche assurda ragione non m’irritai all’idea di essere stata definita una “guardona rompi-scatole”, anzi!

Quello scambio di battute stava iniziando a piacermi!

-Che paroloni, Malfoy! Dovresti vergognarti!-

Gli dissi con un’aria fintamente scandalizzata, mentre in risposta il biondino rise e, per la prima volta in vita mia, sentii Draco Malfoy ridere.

Non di quella risata maligna e derisoria che riservava dai tempi antichi alla mia famiglia, ma di una risata di vero e autentico divertimento.

-Mmm…farò ammenda dei miei…pervertimenti!-

Rispose l’attimo dopo con una mano sul mento, quasi stesse rinvangando le sue straordinarie qualità.

Il mio sguardo, nel frattempo, cadde sulla sua camicia aperta, mentre la gola mi si seccò all’istante quando il suo torace entrò nel mio campo visivo, costatando che non era per niente mingherlino come mi ero immaginata, al contrario!

Era piuttosto muscoloso!

La sua carnagione dai riflessi lunari era messa ulteriormente in risalto dal ciondolo raffigurante una spada totalmente argentata, della stessa sfumatura dei suoi occhi, con una pietra-del medesimo colore- e dalla discreta dimensione, posta ove il manico orizzontale della spada si congiungeva con la lama.

Scossi la testa quando un sogghigno divertito arrivò ai miei timpani, mentre rialzavo all’istante il capo, rendendomi conto di essermi soffermata troppo nel guardare il suo torace.

-Weasley…evita di consumarmi, te ne prego!-

Disse con voce divertita, mentre io avvampavo più per la rabbia che per l’imbarazzo.

No! Questo no! Posso sopportare tutto, ma di certo non questo!

-Sta tranquillo furetto, non stavo certo ammirando il tuo torace piatto, bensì la suggestività di un avada kedavra…proprio lì!-dissi indicando il lato sinistro del suo torace-dove dovrebbe esserci il tuo minuscolo cuore-

Proclamai, calcando sul “dovrebbe” per rendere più chiaro il concetto.

Lo sentii ridere, scuotendo leggermente la testa, lambendosi, in un gesto quasi impulsivo, il labbro con fare quasi eccitato, mentre sentivo un brivido intenso lungo la spina dorsale.

-Ti consiglio di abbottonarti la camicia…potresti ammalarti..-

Inventai sul momento…in fondo non potevo certo dirgli “abbottonati la camicia o non riuscirò a ponderare un discorso completo con la gola secca che mi ritrovo”.

Il giovane, però, sembrò carpire il reale motivo di quella richiesta, infatti, mentre si abbottonava la camicia, proclamò:

-E’ normale che i tuoi ormoni ruggiscano alla mia vista…d’altronde sono molto bello, sexy, seducente, affascinante e…-

-Modesto anche…-

Conclusi io per lui, mentre lo guardavo con le sopracciglia inarcate, le braccia incrociate al petto e una smorfia di disprezzo che mi fece arricciare il naso, mentre lo guardavo quasi indignata.

-E sono un amante focoso!-

Finì come se non l’avessi mai interrotto, al che sentii un verso a metà tra lo scherno e l’indignato fuoriuscirmi dalle labbra.

-Ne dubito seriamente!-

Mi sentii dire con voce altezzosa e tagliente.

Questa volta il verso di scherno fuoriuscì dalle sue labbra mentre si avvicinava pericolosamente a me.

-Piccola peste!-

Disse quando ormai la distanza tra noi si era completamente estinta, al che poggiai le mani sul suo petto, fermandolo, quando il mio principale obiettivo fece capricciosamente capolino nella mia mente.

-Malfoy... adesso basta…ho bisogno del tuo aiuto!-

Proclamai con voce che mi uscì calma e naturale, al contrario del mio orgoglio che invece avrebbe ridotto la mia voce a un sussurro nervoso.

-Cosa c’è? Il tuo ragazzo non è bravo a letto e sei venuta a vedere un professionista?-

Mi disse, ammiccando, mentre le sue braccia mi avvolgevano la schiena, attirandomi a se.

Io, dal mio canto, rimasi immobile tra le sue braccia come una bambola di pezza, non tanto per lo shock del suo gesto, bensì per il suo sguardo di madreperla.

I suoi occhi dal naturale colore del ghiaccio sembrarono avvolgersi di una fiammata improvvisa, divampando violenta e inarrestabile, scurendole e ispessendone l’iride, mentre restavo senza fiato, incapace di muovere un arto o un muscolo, sentendo un roco gemito uscirmi dalle labbra.

Il giovane interpretò il mio silenzio come una risposta affermativa alla sua domanda e mi strinse maggiormente a se.

- Una volta tanto hai perso il vizio di usare quella linguaccia per scopi inappropriati-

Commentò suadente e soddisfatto, mentre aggrottavo le sopracciglia, ribollendo di rabbia.

-Tu la usi in modo lecito?-

Domandai sferzante, al che lo vidi sorridere in modo ancora più suadente.

Trasalii con un gemito, quando sentii le sue dita spingermi sul letto, mentre lui si distendeva su di me e sentii il mio corpo tremare mentre una violenta cascata di brividi caldi e freddi mi scosse la spina dorsale, inducendomi a inarcarla.

Una parte remota di me si chiese per quale motivo la vicinanza di Malfoy scaturisse dei brividi così profondi.

-Non ci metterò molto a dimostrartelo-

Sussurrò con voce roca, mentre sentivo le mie gambe immobilizzarsi e con un gemito strozzato, lo vidi abbassare lo sguardo, cercando la mia mano con la sua, accostandosi.

-No-

Quella parola fu pronunciata in un soffio di voce appena percepibile, mentre mi scostavo da lui, alzandomi in piedi, guardandolo leggermente intontita da quei profondi brividi che ancora mi scuotevano il corpo.

-Sta lontano…-

Commentai con voce che avrei voluto apparisse autoritaria e secca ma fu un bisbiglio appena percepibile.

Sorrise ancora più suadente, quasi ammiccante, mentre lo scintillio dello sguardo era ancora animato, ben percepibile malgrado le luci tenue della stanza.

-Prima volta che lo sento dire da una donna-

Sogghignò.

Mi scostai di un altro passo e questo sembrò far scintillare maggiormente il suo sguardo e quel sorriso tracotante.

-Adesso vedi di tacere…non sono qui per i tuoi deplorevoli exploit sessuali, bensì perché ho bisogno delle tue capacità di pozionista…puoi preparare l’antidoto dell’Amortentia?-

Gli chiesi, abbassando lo sguardo, non avendo il coraggio di guardarlo.

Sentii il letto cigolare, da che capii che si era alzato.

-E per quale motivo dovrei farlo?-

Mi disse con voce strascicata e annoiata, mentre affondava le mani nelle tasche.

-Questi non sono affari tuoi…ma ti giuro che è urgente…puoi farlo?-

Gli chiesi, guardandolo dritto negli occhi, mentre estinguevo la distanza tra noi, stando attenda a utilizzare un tono quasi supplichevole, malgrado il tono iniziale.

-No, credo proprio che non mi disturberò…-

Disse infine, al che mi sentii quasi morire.

-Andiamo, cosa ci perdi?...Dracuccio…-

Sbaglio o era più o meno questo che gongolava Pansy quando parlava di lui o con lui?

Evidentemente sì, perché, infatti, la sua espressione diventò leggermente furiosa ed io cominciai a pensare che scappare non era una brutta idea...

-Come hai detto scusa?-

- Io ho parlato chiaramente e tu non sei sordo...Dracuccio...-

Aggiungo.

-Weasley…-

-Tesoruccio…-

-…giuro che io…-

-…amoruccio…-

-…dacci un taglio o...-

-…piccoluccio…-

-Giuro che questa me la paghi, piccola vipera...-

Proclamò con tono rabbioso mentre contraeva la mascella per la rabbia.

-Ma perché? Non lo trovi così dolce? A me fa venire la pelle d'oca...e poi queste non erano le parole della tua dolce innamorata?!-

Gli chiesi, sentendo un sapore amaro sul palato quando feci riferimento a quell’oca giuliva della Parkinson.

-Aspetta che ti prenda e ti faccio vedere io...-

Disse mentre si avvicinava a me, mentre io in risposta indietreggiavo.

-Avresti davvero il coraggio di farmi del male?-

-Dopo tutto questo? CERTO CHE SI’!-

-Io invece dico di no…Dracuccio…-

Proclamai, ma non feci in tempo a finire la frase che un urlo strozzato mi fuoriuscì naturale quando lo vidi iniziare a rincorrermi, mentre in risposta correvo per la stanza come una pazza, ridendo ogni volta che, dopo averlo chiamato con uno di quei mielosi nomignoli, ringhiava sommessamente.

Iniziai a ridere fragorosamente dei suoi inutili tentativi di acciuffarmi, mentre scavalcavo il letto, per poi continuare a correre ma, per mia sfortuna, il giovane era stato più furbo e aveva raggirato il letto per bloccarmi quando sarei scesa da esso.

Urlai quando mi ritrovai, letteralmente, tra le sue braccia, mentre Malfoy rideva a sua volta dei miei inutili tentativi di ribellione: era troppo forte per me.

-Lasciamiiiii…-

Proclamai, per poi scoppiare a ridere insieme a lui, mentre con un movimento fluido riuscivo a sfuggire alla sua presa, ridendo della sua imprecazione:

-Merlino! Ma sei un’anguilla malata di iperattività!-

Urlò alche scoppiai a ridere con lui al seguito, iniziando a correre di nuovo per la stanza, tentando di sfuggirgli, ricominciando a chiamarlo con i nomignoli della Parkinson.

All’improvviso sentii le sue mani stringersi con forza intorno al mio polso, per poi spingermi bruscamente sul letto, mentre lui cadeva disteso sopra di me.

Le nostre labbra smisero immediatamente di ridere, mentre i nostri respiri ansanti per la corsa si scontravano a mezz’aria e i nostri occhi s’incatenarono irrimediabilmente.

Non mi ero mai resa conto di quanto fossero profondi quegli occhi.

Sembrò inchiodarmi sul posto, con la sola potenza espressiva dello sguardo perlato.

Registrai vagamente quella presa di posizione perché tutto il mio sistema nervoso si era improvvisamente teso in modo quasi febbrile e spasmodico.

Rilasciai un ansito gutturale, mentre avvertivo, in modo netto e ben reale, l’alone del suo profumo e la consistenza del suo respiro.

Il giovane mi guardò intensamente, per poi alzare la mano, ponendo una mia ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre un’altra cascata di brividi intensi si propagandava in tutto il mio corpo: dalla porzione di pelle che aveva sfiorato con le dita fino alle terminazioni nervose.

Il mio corpo era teso nel tentativo di contenere e gestire quei brividi sottopelle che non credevo sarebbero vibrati mai, con tanta violenza.

-Ogni cosa ha un suo prezzo, Weasley…se vuoi che io prepari l’antidoto dovrai darmi qualcosa in cambio, qualcosa che ti chiederò io in futuro…quando e come vorrò!-

Sussurrò il giovane, mentre il suo fiato caldo mi sfiorava le labbra in un lascivo presagio.

Quella proposta-o ricatto! Questione di punti di vista!-era rivolta alla sottoscritta e, di conseguenza, il suo sguardo avrebbe dovuto essere puntato sui miei occhi, ma così non fu, perché il giovane stava fissando le mie labbra con un’intensità inimmaginabile, quasi le bramasse con tutto se stesso.

Deglutii a fatica, per poi annuire lievemente.

Il giovane si rialzò dal mio corpo, per poi aiutarmi a rialzarmi, porgendomi la mano destra per suggellare il patto.

Io non ci pensai due volte: strinsi la mano del biondo con fare fermo e sicuro, mentre una parte remota di me era mesta all’idea di dovermi allontanare da lui….

***************************************************************************************

Ron e Hermione erano seduti sul divano della Sala Comune con in mano un enorme calice colmo di burrobirra mischiato all’antidoto preparato da Malfoy.

Sospirai quando, al pensiero del giovane, vi associai inevitabilmente il ricordo di quel pomeriggio.

Scossi la testa e tentai di concentrarmi sull’immagine di mio fratello e la mia migliore amica che bevevano-con non poche proteste!-l’antidoto del filtro d’amore.

Scambiai un fugace sguardo con Harry, in piedi al mio fianco, per poi tornare a guardare i due.

Ron e Herm bevvero la bevanda tutta d’un fiato, per poi gemere di dolore all’unisono, mentre entrambi si massaggiavano le tempie.

-C-cosa è successo?-

Chiese mio fratello, al che Harry ed io ci guardammo, sorridendoci furbescamente, per poi tornare a guardare i due con dei sorrisi innocenti mentre pronunciavano in coro:

-Nulla!-

Sorrisi interiormente salvo poi ricordarmi a quali condizioni ero riuscita ad ottenere l’antidoto da Malfoy: avrei dovuto restituirgli il favore…

Quando? Perché? Come? Cosa mi chiederà?

Pensai, rendendomi inevitabilmente conto che a partire da quel giorno….IL GIOCO SI FA DURO!

                                           

To be continued…

Buon giorno delle palme a tutti!

Ecco qui l’aggiornamento, avvenuto con non poche difficoltà visto le interrogazioni finali del terzo trimestre, ma alla sottoscritta i ritardi non sono mai piaciuti, per questo farò l’impossibile per essere sempre puntuale. Un capitolo abbastanza intenso, eh? Finalmente Draco e Ginny si avvicinano inesorabilmente, e sarà proprio questo il motivo che spingerà Ginny a guardare diversamente il giovane Malfoy. Spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto e non abbia deluso le vostre aspettative. Io mi sono divertita un mondo nel scrivere quest’ultimo XD. Adesso cosa succederà secondo voi? Cosa chiederà Malfoy? Sarà una cosa che chiederà subito o ci vorrà del tempo? Quante domande…mi raccomando, lasciatemi una recensioncina. Vi ringrazio tutti per il vostro sostegno, un bacio

Bimba (^.^)

 

  
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