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Autore: AlexCasey    13/04/2014    1 recensioni
Mondo Post-Apocalittico. Gli zombie padroneggiano le strade, divorano i sopravvissuti, e regna soltanto il caos. I vivi si uccidono a vicenda, usano i non-morti per i loro scopi morbosi, e sono poche ormai le persone rimaste con un briciolo di umanità. Combattere con la forza delle idee non ha più senso ormai. Scegli tu se vivere o morire in base alle decisioni che prendi.
La verità è che i superstiti stessi sono i morti che camminano. Alex ed Iris si troveranno ad affrontare tutto questo in una lotta morale e fisica, uniti soltanto dal desiderio di non perdersi mai.
Genere: Avventura, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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« Finché la paura non ci abbandonerà...» 

Il mondo era finito.
Senza un perché, senza una ragione. La gente moriva, era morta, e quella morta tornava in vita.
Ovunque: per le città, per i campi, per i paesi. Come una piaga, una macchia d'olio, l'epidemia e le sue vittime si estendevano per il paese disseminando morte e disperazione. Una disperazione che portava le persone, quelle ancora in grado di andare avanti, a sopravvivere con i mezzi più improbabili.
La vera sfida era trovare un posto sicuro, con della gente sicura, e potersi fidare di loro. Poter dormire con entrambi gli occhi chiusi o senza dover costruire trappole rumorose come ammonito.
« Per poter evadere da una realtà dolorosa bisogna crearsi uno spazio privato e circondarsi soltanto dei propri sentimenti. Scrivere di ciò che sentiamo, proviamo. Quello che facciamo o non facciamo. Descrivere luoghi senza fermarsi alle apparenze: ma raccontarli sotto un altro punto di vista, quello dell'immaginazione. E sì, se possibile, rendere tali luoghi più veri di quanto già non lo siano nella triste realtà. Un sole ammalato, un pallido edificio, una timida neve... aspetti della natura che ignoriamo e ci limitiamo a parlarne con superficialità.» 
Ma osservare assorti in chissà quali pensieri, edifici, paesaggi, campi di grano e case, divenne impossibile.
I pochi superstiti vivevano con un coltello alla gola puntato giorno e notte, ogni singolo secondo e minuto della loro precaria vita. 
Alex lo stava vivendo. Sopra di lui il cielo pallido ospitava soltanto qualche nuvola grigia, reduce dalla scorsa tempesta, e lui, senza forze, sdraiato in quel campo deserto, con i fili d'erba ingialliti dal passaggio dell'estate, ricordò l'ipocrisia di quella vita passata, di una società in delirio, sebbene mascherata da una politica corrotta. Facevano sì che le persone morissero anche senza l'aiuto di un morso contaminato o di un graffio in profondità.
Alex Casey nacque e crebbe con diverse identità e occasioni perse. 
Innamoratosi di una donna che gli prese il cuore per gettarlo fra le fauci di bestie mafiose, e poi abbandonato in galera, formò il suo carattere: algido, distaccato, arrogante e solitario. Un cacciatore.
Alysia Cooper determinò chi divenne in seguito. Un individuo diffidente, ma che aveva ancora molto da dare.
Un uomo nato dal nulla che nel giro di anni ebbe tutto e niente, restando soltanto con l'amara consapevolezza che il suo matrimonio, sua figlia e Rebecca, erano esistite sul serio.
Quella casa in campagna a White River, il campo da coltivare, il lavoro... miraggi, chimere, splendide illusioni fra le quali annegava senza speranze.
Chiuse gli occhi, e ancora le immagini di sua moglie turbinavano davanti a lui. Gli suggerivano di andarsene, che ''Loro'' sarebbe presto arrivati, che non c'era tempo da perdere... ma cos'era davvero il ''tempo'' di cui parlava quell'immagine sfuocata?
Il tempo era paura. Questione di fortuna. Un giorno aprivi gli occhi, trovavi da mangiare, e sopravvivevi. L'altro morivi, scappavi, non avevi occasione di riprendere fiato e di ricordarti chi eri.
Quel passato basato su menzogne, speranze e poi ancora morte, non era una valida stampella per continuare la guerra contro la pestilenza. Necessitava di certezze. Di piedistalli. Sopratutto di sano riposo. Tempo, ecco. Tempo per parlare al vecchio Alex e chiedergli: ''è questo ciò che sei diventato?''
Certo che no. Repellere le persone e le belle cose non era nel copione. Ma se voleva sopravvivere non gli restava alternativa.
Intrappolare il cuore in una gabbia di ghiaccio, come lo sguardo celeste dei suoi occhi riversi al sole quel pomeriggio, nel campo secco.
I gemiti dei non-morti sovrastavano il cinguettio degli uccelli all'imbrunire. Erano lì, sempre più vicini... l'incendio non li aveva fermati.
Pensava che finalmente sarebbe finita: che forse avrebbe potuto riposare in pace almeno nella morte. Trovare uno spiraglio di luce dopo la tempesta, fra i cumulonembi minacciosi... ma no. Perché dopo la morte si tornava indietro. 
E nemmeno il tempo, allora, gli avrebbe concesso di chiedersi chi era.
Sarebbe diventato un mostro senza identità, spinto dall'irrazionale voglia di sfamarsi con carne umana. Ed Alex non voleva questo.
« Muoviti, vai via di lì. Scappa via. » suggerì una voce.
Ancora Rebecca, lì, accanto a lui, seduta sulle ginocchia. L'immagine della sua persona che comunicava con lui anche dopo essere scomparsa.
« Alex, non devi arrenderti.»
Il cacciatore trasalì e singhiozzò.
« H-Ho paura...»
« Finché la paura non ti abbandonerà vorrà dire che sarai ancora umano.»
Fu in quel momento che sgranò gli occhi. Resosi conto di quelle parole.
Imbracciò la sua balestra e scattò in piedi, caricò un dardo e iniziò a far fuoco sull'orda assetata di sangue. Cominciò a correre, prima un piede, poi l'altro, rapidamente, e in un attimo si allontanò, lasciando dietro di sé soltanto il suono del suo fiato corto.
« Finché la paura non ci abbandonerà...»
Ripeté, scomparendo fra gli alberi verdi e dimenticati del bosco.
  
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