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Autore: Mela Shapley    13/04/2014    1 recensioni
Marzo, 1943: la Camera dei Segreti libera per la prima volta i suoi orrori, e mentre il panico dilaga alcuni studenti di Hogwarts rimangono vittima di misteriose pietrificazioni. Ma quello di Salazar Serpeverde potrebbe non essere l'unico mostro a vivere nel castello...
Dalla storia:
I suoi occhi ora erano rossi, iniettati i sangue. Le vene del suo viso erano in risalto come nuove cicatrici. Ringhiava minacciosamente, mettendo in evidenza i denti innaturalmente allungati e appuntiti.
[…]
“Cosa sei?”, balbettò.
“Sono la stessa cosa che ora sei anche tu,” rispose, e poi alzò un sopracciglio. “Sono un vampiro.”
Genere: Drammatico, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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I - la sindrome.





La ragazza si svegliò con un urlo. Si mise a sedere sul letto scalciando via le coperte e si infilò le mani tra i capelli, cercando di resistere alla tentazione di strapparli via. Il mal di testa era talmente forte che la loro sola esistenza sul cuoio capelluto la stava facendo impazzire.
 
Dopo pochi secondi, sentì qualcuno scostare la tende del suo letto a baldacchino.
“Katerina?!”
Abigail, la sua compagna di stanza, la guardava con occhi stralunati e capelli biondi arruffati.
“Che diavolo hai?”, continuò, dato che non aveva ricevuto risposta.
Katerina si sforzò di mostrare un sorriso di scuse. Il cuore le batteva all’impazzata.
“Non è niente. Mi spiace, non volevo svegliarti,” sussurrò, spostandosi in modo da appoggiare i piedi per terra, sulla morbida moquette blu. Per un momento il mondo sembrò oscillare.
“Hai gridato,” osservò Abigail seccamente. “Pensavo che qualcuno ti stesse ammazzando… ehi, ma stai bene?” continuò con un tono lievemente più preoccupato.
“Sì, ho solo mal di testa. Devo aver avuto un incubo”.
Per un momento, la sua mente si riempì di nuovo di lampi rossi e sangue. Non ricordava i dettagli del sogno, ma chiuse gli occhi per cercare di scacciare la sensazione di terrore che le aveva lasciato. Quando si sentì pronta, si alzò in piedi, tranquillizzò le altre due compagne di stanza e si diresse verso il bagno. Si guardò allo specchio, prendendo atto con rammarico dei lunghi capelli castani spettinati e delle pesanti occhiaie che circondavano gli occhi scuri. Le tremavano le mani.
La sua immagine riflessa scosse cinicamente la testa.
"Hai un aspetto orribile, mia cara," commentò lo specchio. "Torna subito a dormire."
Katerina sospirò e fece come le era stato ordinato.
 
La mattina dopo, la Sala Grande era insolitamente silenziosa.
Il tavolo dei Professori era completamente vuoto; gli studenti presenti bisbigliavano tra loro, mentre un gruppetto di persone sembrava stretto attorno ad una ragazza del quarto anno di Grifondoro che piangeva.
“Cos’è successo a Barbara Hammond?” chiese Katerina ad Abigail mentre andavano a sedersi al tavolo di Corvonero.
Hayley Watson, la loro campagna di stanza più mattiniera, sussurrò:
“Si tratta di sua sorella. L’hanno trovata ieri sera vicino all’entrata della Sala Comune di Tassorosso.” Hayley fece una pausa. “Pietrificata.”
Costernata, Abigail appoggiò sul tavolo il bicchiere pieno di succo di zucca.
“Cosa, di nuovo la Sindrome?”
“Già.”
Katerina non disse nulla. Non conosceva personalmente le Hammond, ma sapeva che la sorella minore era solo al secondo anno. Probabilmente non aveva avuto modo di difendersi da qualunque cosa l’avesse colpita.
 

La scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts non era la scuola di magia più antica al mondo, né la più ricca, né la più stimata; ma i suoi nove secoli di storia davano lustro alla tradizione magica inglese. Ogni abitante non-Babbano della Gran Bretagna era orgoglioso di poter mandare i propri figli a studiare nel luogo dove i più colti esponenti della società magica si riunivano con lo scopo di educare, crescere e proteggere i più giovani.
Quei maghi e quelle streghe che non erano accecati dall’orgoglio, tuttavia, sapevano bene che Hogwarts non era un paradiso. Solo una decina d’anni prima la scuola era stata protagonista dello scandalo Torrence, il professore di Difesa contro le Arti Oscure dell’epoca, che aveva sfruttato alcuni studenti come cavie umane per i suoi esperimenti in materia di Maledizioni Oscure. Il professore era stato licenziato, rinchiuso nel reparto di Malattie Mentali del San Mungo e la vicenda era stata messa parzialmente a tacere.
 
E ora, pensò Katerina, il Preside di Hogwarts si ritrovava nuovamente tra le mani un problema potenzialmente distruttivo per la buona immagine della Scuola.
 
Il primo studente ad essere pietrificato era stato un Grifondoro del quinto anno, un compagno di corso di Katerina. Il suo corpo giaceva immobile da oltre tre settimane in Infermeria, senza che nessuno fosse riuscito a trovare una soluzione per risvegliarlo da quel coma magico. La cosa era stata inizialmente fatta passare sotto silenzio dai professori, anche se qualcuno di non precisato aveva diffuso la voce che il ragazzo fosse stato colpito da una malattia sconosciuta.
Quando la seconda vittima, una Tassorosso del terzo anno, era stata ritrovata in un bagno al secondo piano, la situazione era sfuggita di mano. Il ritrovamento era stato effettuato in pieno giorno, e mezza scuola aveva assistito al trasporto della ragazza in Infermeria. Nel castello si erano diffuse le voci più disparate, ma la teoria che in qualche modo era riuscita a prevalere spiegava che i due ragazzi erano stati infettati da una misteriosa malattia magica, a cui la popolazione studentesca aveva iniziato a riferirsi con il termine “la Sindrome”. E ora il numero delle vittime della Sindrome era appena salito a tre.
 
“Pensate che dopo questa notizia, gli studenti cominceranno a tornare a casa?”, chiese quietamente Katerina ai suoi compagni di Corvonero.
“Stamattina ho sentito dire che presto i gemelli Malfoy si trasferiranno nella loro villa in Francia,” annunciò Barnabas Carter.
“Non sarà mai abbastanza presto”, ribattè Hayley. “Comunque sia, io non voglio andarmene. Sono sicura che il Preside Dippet troverà una soluzione. E poi quest’anno abbiamo i G.U.F.O., non possiamo semplicemente tornare a casa come se niente fosse.”
“Voglio proprio vedere come farai a studiare per gli esami quando sarai anche tu pietrificata in Infermeria,” commentò  Barnabas in tono sarcastico. Hayley gli lanciò un’occhiata assassina.
“Secondo il suo apprendista, il Professore di Erbologia potrebbe aver trovato una soluzione. Sta cercando di sfruttare le proprietà delle Mandragole per risvegliare i ragazzi pietrificati”, dichiarò Matilda Marchbanks.
La conversazione si spostò sulle suddette proprietà magiche delle Mandragole e proseguì per tutta la durata della colazione. Nessuno dei Professori si presentò in Sala Grande per fare alcun tipo di annuncio.
 
Mentre si dirigeva alla lezione di Aritmanzia, Katerina fece del suo meglio per ignorare la  sensazione di disagio che la tormentava da quando si era svegliata dopo l’incubo. Sentiva uno strano formicolio sul collo, come se qualcuno la stesse osservando intensamente. Si voltò un paio di volte, alla ricerca di qualcosa che le motivasse quella sensazione, ma non vide nulla di fuori dall’ordinario. Quando Abigail le chiese se stesse cercando qualcuno, si limitò a scrollare le spalle e a rispondere negativamente. L’altra non indagò oltre.
 
Al termine della lezione, tuttavia, sentì che l’Aritmanzia non aveva per nulla contribuito a mitigare la sua emicrania, come del resto era ragionevole aspettarsi.
“Ancora mal di testa?”, le chiese Matilda in tono comprensivo. Katerina, con le mani che le ricoprivano la fronte e appoggiata con quasi tutto il peso del corpo sul banco, annuì sconsolata.
“Già. Credo che andrò in Infermeria a farmi dare una pozione. Se ritardo, vi scusereste con Lumacorno da parte mia?”
Alla risposta affermativa delle altre, Abigail saltò su dicendo, “Ti accompagno. Con quella pelle bianchiccia  e gli occhi iniettati di sangue fai più paura del Barone Sanguinario, e noi non vogliamo spaventare le matricole, giusto?”
Katerina la fissò interdetta per qualche istante. Abigail aveva un suo modo strano di dire ogni cosa con la massima serietà, ma dopo cinque anni di conoscenza Katerina aveva capito che era più che altro un modo per mascherare ciò che le passava davvero per la mente, o forse per nascondere un particolare senso dell’umorismo. In ogni caso per lei era sempre difficile stabilire se la ragazza scherzava o no.
Sorvolando sui commenti poco lusinghieri relativi alla sua pelle e ai suoi occhi, la ringraziò e insieme si avviarono verso l’Infermeria.
 
Nel loro percorso vennero ostacolate da una mandria composta principalmente da studenti del secondo anno, ma una volta arrivate a destinazione scoprirono che non c’era nessuno.
“Madama Wainscott?”, chiamò Katerina, ma la paffuta infermiera non si vedeva da nessuna parte. Quando si voltò verso l’amica per proporle di tornare indietro, si rese conto che l’altra non era più al suo fianco. Spostò lo sguardo sui letti bianchi e vuoti dell’Infermeria, sugli armadi alle pareti e infine verso il fondo della stanza, dove Abigail si stava dirigendo a passo sicuro. Davanti a lei erano state innalzate delle tende divisorie. Katerina vide la testa bionda scostare le tende e sbirciare con cautela dietro di esse, per poi voltarsi nuovamente verso di lei.
“Kat!”, la chiamò in tono eccitato. “Guarda qui!”
Katerina, che la stava già raggiungendo, le si affiancò curiosa e diede un’occhiata a quello che l’amica le stava indicando.
 
Davanti a loro era affiancati tre letti, disposti in modo perpendicolare alla parete. Sui letti erano stese tre forme scure, immobili e coperte interamente da un lenzuolo bianco. Quella vista le lasciò una forte sensazione di disagio nello stomaco: sapeva che non era così, ma sembrava quasi che qualcuno avesse abbandonato lì dei cadaveri.
“Gli studenti pietrificati,” disse in un soffio. Nel frattempo Abigail aveva allungato una mano e aveva bussato con decisione su quello che doveva essere il piede dello studente più vicino, come per saggiarne la consistenza. Non contenta, si avvicinò ulteriormente e abbassò le lenzuola in modo da scoprire i volti di due di loro, prima uno e poi l’altra.
Con un certo disagio, Katerina osservò i loro corpi: sembravano più statue che persone vere. I loro visi avevano qualcosa di strano, però.
“Accidenti, sembrano proprio statue di pietra,” commentò serafica Abigail, rispecchiando senza saperlo i suoi pensieri.
“Abigail, guarda le loro facce,” sussurrò Katerina. “Non ti sembra che ci sia qualcosa di strano? Ci hanno detto che la malattia li ha trasformati all’improvviso… ma allora perché Hammond e Finnigan hanno quello sguardo terrorizzato?”
Abigail soppesò le espressioni distorte dal terrore delle due vittime, e andò ad abbassare il lenzuolo anche nell’ultimo letto.
Lo sguardo della terza vittima non era rilassato, ma poteva essere descritto al massimo come di vaga sorpresa. Che strano.
 
All’improvviso sentirono dei passi giungere in lontananza, e le due ragazze si affrettarono a risistemare le lenzuola e a tornare verso il centro della stanza. Quando l’infermierà entrò, Katerina cercò di nascondere uno sguardo colpevole e le chiese prontamente la pozione che era venuta a cercare.
Mentre si dirigevano verso la lezione di Pozioni, Abigail e Katerina confabularono su quello che avevano appena visto.
“La Sindrome potrebbe causare allucinazioni prima di pietrificare la vittima. Questo spiegherebbe perché quei due sembravano così spaventati,” disse ad un certo punto Abigail.
“Oppure potrebbe non essere affatto una malattia,” ribattè pensierosa Katerina. Abigail non rispose.
 
Arrivarono in aula in contemporanea al professor Lumacorno, il quale dichiarò, con estremo disappunto della sua classe di Corvonero e Serpeverde, che quel giorno ci sarebbe stato un “amichevole” test a sorpresa per verificare le loro conoscenze sulla Pozione Rinforzante. Ringraziando mentalmente Merlino per essersi liberata dal mal di testa, Katerina si apprestò a disporre fogli e calamaio sul banco e impugnò la penna.
 
Katerina Farley, Corvonero, scrisse sul margine in alto a destra del foglio. Test Teorico di Pozioni, 5 marzo 1943.
 
 

* * *


 
Biblioteca, di nuovo. Sezione di Storia della Magia, di nuovo. La scena era quasi identica a quella della sera precedente, con una piccola differenza: la ragazza, stavolta, non stava avidamente leggendo un libro, ma sonnecchiava con la testa appoggiata al muro. Una posizione che l’avrebbe di sicuro lasciata dolorante, ma lui non sarebbe certamente andato a svegliarla.
 
Il suo nome non era né Lauren né Bonnie: era Katerina, come aveva scoperto quel giorno seguendola da una parte all’altra del castello. Era una studentessa del quinto anno di Corvonero; aveva frequentato le lezioni di Aritmanzia, Pozioni e Incantesimi, con una breve deviazione in Infermeria durante la mattinata. Chiaramente non aveva potuto tenerla d’occhio durante le lezioni, ma la sera prima le aveva lanciato contro un piccolo e utile Incanto Localizzatore che gli aveva permesso di ritrovarla senza problemi durante le pause. Prima di cena era stata in Biblioteca a fare compiti; dopo cena era ritornata in Biblioteca – che originalità – dove però si era addormentata quasi subito. Era prevedibile che fosse stanca dopo gli eventi della sera prima; non che lei potesse ricordarli, ovviamente.
 
Il Prefetto si disse per l’ennesima volta che non era strettamente necessario controllarla per tutto il tempo – però, era meglio così. Mancava ancora più di mezz’ora al coprifuoco; la Biblioteca era popolata da una ventina di studenti, e lui se ne stava seduto a un tavolo a rileggere la lezione di Trasfigurazione del giorno.
Era concentrato su un passaggio teoricamente molto complesso sugli Incantesimi Trasmutatori, quando gli capitò di lanciare distrattamente un’occhiata verso la sezione di Storia. Quello che vide lo fece sobbalzare sulla sedia.
La ragazzina era sparita.
 
Maledicendo la propria distrazione, il Prefetto fece un breve giro nei dintorni per controllare che lei non fosse nelle vicinanze. Tornato al tavolo, buttò alla rinfusa libri e quaderni dentro la borsa e si precipitò fuori dalla Biblioteca.
Guidami”, sussurrò quando giunse al primo bivio. La bacchetta gli indicò di salire le scale. Probabilmente la ragazza era troppo assonnata per studiare e aveva deciso di tornare in Sala Comune. Niente di strano, niente che presupponesse qualcosa di male. Ma sentiva il bisogno di vederla. Doveva esserne sicuro, e poi anche lui sarebbe potuto tornare nei Sotterranei e non pensarci più.
 
Forse l’aveva visto in Biblioteca? L’aveva riconosciuto? Ma no, non era possibile.
 
Sempre guidato dalla bacchetta, si affrettò lungo il corridoio deserto del terzo piano. La ragazza non poteva essere troppo distante. O forse sì? Per quanto tempo era stato assorbito dalla lettura di Trasfigurazione? Non sapeva dirlo per certo.
Svoltò l’angolo e si trovò davanti una scena che gli fece gelare il sangue nelle vene.
 
Il corridoio era poco illuminato. Delle fiaccole alle pareti creavano ombre agitate sui muri spogli: non c’erano quadri. Era la zona della vecchia aula di Pozioni, andata in disuso quando la precedente Maestra di Pozioni aveva deciso di trasferire la sua sede nei Sotterranei. In quella zona, da quanto ricordava, restavano solo aule vuote.
 
E al centro del corridoio la ragazza era stesa a terra, immobile, con gli occhi aperti e la testa reclinata su un lato. Un’orribile ferita le sfigurava una guancia, proseguendo in un impressionante squarcio sul collo. I lunghi capelli le circondavano il capo come un’aureola; l’orecchio sinistro non c’era più. Il maglione era stato strappato in due da qualcosa di appuntito, e la camicia bianca sottostante mostrava un’enorme macchia rossa. Il sangue era ovunque: sotto la ragazza, sulle pareti; era schizzato persino sulla finestra a due metri di distanza. Sul pavimento si potevano indovinare segni di trascinamento.

Anche da qualche metro di distanza, il Prefetto seppe con assoluta certezza che il cuore di Katerina non batteva più.










Note dell'Autrice: nel prossimo capitolo verranno date alcune spiegazioni relative ai vampiri nel mondo magico, cui la Rowling ha solo accennato. In questa storia, le loro caratteristiche sono liberamente tratte da fonti diversi, in particolare dal telefilm The Vampire Diaries. Sottolineo comunque che per leggere la fanfiction non è assolutamente necessario avere visto la serie: verrà tutto spiegato.
Il nome della protagonista, Katerina, è un omaggio a uno dei personaggi di TVD, Katherine Pierce; di fatto, i due personaggi condividono solo il nome.
Alla prossima.
  
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