Anime & Manga > La squadra del cuore/Hungry Heart
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Autore: RomanticaLuna    13/04/2014    0 recensioni
Roy ha lasciato Miki all'areoporto e non è più tornato. Miki, con il cuore spezzato, decide di continuare la sua vita, infrangendo la sua promessa (ti aspetterò).
Dal capitolo 6:
“Ti amo, Miki” un bisbiglio che mi solletica l’orecchio e che fa battere il mio cuore a mille.
“Ti amo, Roy”. Non andartene, resta con noi per sempre! Non scappare e io giuro che, questa volta, aspetterò tutto il tempo necessario. Ho bisogno di te.
Cosa stai facendo Miki? Pensa ai tuoi figli, loro non vorrebbero che tu ti illudessi di nuovo. Ascolta il cervello, Miki, pensa prima di fare qualsiasi cosa! Cosa stai facendo, Miki?
Sto seguendo il mio cuore!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miki Tsujiwaki, Roy Kanou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANOTHER DREAM

CAPITOLO 7

 
Ci sono giornate talmente tetre e brutte che nemmeno il passaggio di un gatto nero in una notte di luna piena potrebbe peggiorarle. Ecco, questa è una di quelle. A causa di queste gelate sono aumentati gli incidenti e l’ambulatorio ed il pronto soccorso sono sempre pieni di lavoro. Per non parlare delle malattie, delle influenze e delle madri iperprotettive che portano i figli dal medico per un banale raffreddore. Sono stanca ed indolenzita e sono ferma in mezzo al traffico sotto una pioggia torrenziale. Mi manca solo che la macchina si fermi, poi il quadro sarebbe completo.
Oddio, no! Cos’è quel fumo che esce dal cofano? No, ti prego, no! Ma perché tutte a me? Devo ancora passare a prendere i bambini a scuola, sono in ritardo…in ritardo di mezz’ora, saranno disperati! E devo fare la spesa e cucinare. Ti prego, macchinina bella, non lasciarmi così! Ma è inutile. La coda davanti a me si è smaltita, ma quella dietro si fa sempre più lunga. Posso solo chiamare il carro attrezzi e…chiedere aiuto per spostare la macchina, per lo meno. Ma sembra che le persone siano tutte di fretta, nessuno si offre di darmi una mano. Metto le quattro frecce e aspetto. Sono fradicia fino al midollo, mi viene da piangere ma la gente che mi urla contro mi tiene troppo ancorata alla realtà.
Passa mezz’ora prima che il carro attrezzi arrivi a rimorchiare quel catorcio che oso chiamare macchina.
“La aspetto in officina settimana prossima per il pagamento” mi urla dal finestrino. Poteva almeno darmi un passaggio verso casa. No, ti tocca camminare, Miki. Tanto essere più bagnata di così è impossibile. Cammina e spera che non ti possa andare peggio.
Arrivo a casa zuppa e non riesco a trattenere uno starnuto. Mi fa male la testa, mi mancano le forze e sto gelando dal freddo.
“Sono a casa!” urlo nella speranza che mia madre sia qui. Ma non mi risponde nessuno.
“Mamma! Bambini!” più che una chiamata sembra una preghiera. Ti prego, fa che non siano ancora a scuola ad aspettarmi! Ma, come prima, nessuno mi risponde. Devo andare a fare una doccia, ho bisogno di una doccia calda. Mi si sta anche annebbiando la vista. A tentoni cerco di trascinarmi verso il bagno. Nel tragitto disperdo abiti bagnati e pesanti. Spalanco la porta sicura che non ci sia nessuno e mi trovo ad indietreggiare.
“R..Roy. Che ci fai qui!” balbetto.
“La doccia”. Grazie tante, mi pare ovvio che hai fatto la doccia nel MIO bagno e che ora ti stai asciugando con le MIE salviette. Ma la vera domanda è: cosa ci fai in casa MIA?
“Come sei entrato?” che domanda, mia madre ovviamente! Avrà pensato che ritrovarmelo qui avrebbe migliorato il mio umore.
“Devo veramente darti una risposta?”. No, certo che no. Devi solo uscire dal mio bagno. Inizio ad avere le vertigini ed un senso di nausea.
“Dovrei fare una doccia, puoi uscire?”
“Dovresti riposarti, sei pallida” replica. Sono pallida…ma che strano. E come dovrei essere dopo aver lavorato per otto ore filate, saltato il pranzo, ed essere tornata a casa sotto questo diluvio?
Apro bocca, ma non riesco a parlare. La voce ha lasciato il mio corpo, così come se ne sta andando la vista ed il tatto. Che mi sta succedendo?
“Miki…” ma anche questo lo sento distante. E poi, d’un tratto, vedo solo il nero.
Apro gli occhi, ma il buio continua a prevaricare su tutto il resto. C’è silenzio e un odore di lavanda. Sono…dove sono? Fino a poco fa ero in bagno ed ora…questo è il mio letto. Stringo le lenzuola tra i pugni, cerco di capire cosa sia successo.
“Non agitarti”. Sussulto al suono di questa voce. Sbatto gli occhi più volte per cercare di abituarmi alla luce del lampadario. “Bevi questo, ti sentirai meglio”
Non replico, obbedisco senza troppi problemi. “Cosa è successo?” riesco solamente a chiedere.
“Sei un medico, dovresti immaginarlo. Sei svenuta. Si vede che eri stanca ed infreddolita e ti sono mancate le forze”. Svenuta…sono svenuta e lui si è occupato di me? Non so se preoccuparmi o esserne felice.
“Dove sono i bambini?”
“Da tua madre…credo stiano preparando qualcosa per te! Ma dovrebbero arrivare da un momento all’altro, ormai”. Qualcosa per me? In che senso?
“Riesci ad alzarti?”. Caspita, non conoscevo questa dote di Roy Kanou. È davvero premuroso!
“Si, sto bene”. Mi accorgo solo ora di non indossare più i vestiti fradici ma il mio caldo pigiama.
“E…ero vestita prima di svenire…credo di ricordarmelo abbastanza bene”. Potrei svenire di nuovo per l’imbarazzo.
“Su, Miki, ti ho già vista nuda. E più di una volta. Perché sei così imbarazzata?”. Già, Miki, perché sei così imbarazzata? In fondo è solo Roy, solamente quel ragazzo che 10 anni fa ti faceva battere il cuore, quello che hai sempre sognato di baciare e con cui immaginavi la tua vita. Quello che si è introdotto con poco tatto ma con grande felicità nella tua famiglia e con il quale hai fatto l’amore l’altra notte. Dai Miki, perché ti vergogni tanto?
“Bussano alla porta, aspetta, torno subito”. Torno subito…ecco una frase che non avrei mai immaginato di sentire da lui. Suona bene, però…torno subito. Ti aspetto.
“C’è una piccola sorpresa per te”. È stato veloce!
“U…una sorpresa?”. Tre piccoletti escono dall’ombra del corridoio e si fiondano sul letto con giganteschi sorrisi.
“Auguri mammina!”. Auguri…ero talmente indaffarata che non mi sono nemmeno ricordata che oggi è il mio compleanno. Tanti auguri, Miki, sono già 31! Diventi vecchia velocemente!
“Abbiamo un regalo per te!” esulta Tanoshimi battendo le mani. Yume e Kitai escono dalla stanza ridacchiando fra loro. Tornano solo dopo qualche minuto con un enorme torta a due piani in bilico sul vassoio. Le candeline accese la illuminano completamente.
“Tanti auguri” dice uno “Spegni tutte le candeline” continua l’altro “Ed esprimi un desiderio” completa Tanoshimi. Torta a letto, questa non l’avevo ancora mai vista.
“Chi devo ringraziare per questo splendido dolce?” chiedo una volta soffiato su tutte le fiammelle.
“L’abbiamo fatta noi con le nostre mani” urlano in coro. Già, speriamo che oltre che bella sia buona, allora…ho i miei dubbi.
“Che ne dite se andassimo a mangiarla in cucina? Giusto per non imbrattare il letto di cioccolato”. Non sembra che la mia proposta sia ben accetta dai componenti della famiglia. Per non parlare del fatto che Roy è appena arrivato con bicchieri di plastica, spumante ed aranciata, piattini ed un coltello. Si avvicina a me, posando il tutto sulle coperte sfatte. I bambini si siedono in cerchio attorno alla torta, aspettando pazientemente una fetta con l’acquolina in bocca.
“Dev’essere dolce…” bisbiglia maliziosamente Roy, accomodandosi tra me e Tanoshimi.
“Cosa?” sappi Miki che ti stai avventurando in una strada senza uscita.
“Fare l’amore con te su un letto di cioccolato”. Appunto.
“Mamma, perché sei rossa come un pomodoro? Non stai bene?”.
“N…non ho nulla, piccola. E ora, assaggiamo questa fantastica torta al cioccolato preparata con tanto amore!”. Guardo Roy con la coda dell’occhio. Sta sorridendo e sembra compiaciuto della mia espressione.
“Beh, ma io non ti ho fatto nessun regalo…devo rimediare… Che ne dite se questa sera uscissimo tutti a cena?”. Uscire a cena, che bell’idea. È da un sacco di tempo che non esco… eccettuata la festa di Natale. Anche i bambini sembrano accettare l’idea. Si scambiano occhiate complici tra loro, bisbigliano in gran segreto, puntano il dito l’uno sull’altro.
“Devi dirglielo tu”. Anche a distanza riesco a sentire parte della loro misteriosa conversazione.
“Perché io?”
“Perché sei la più piccola e quella che ha avuto l’idea”. La discussione sembra terminata dopo questa strana frase. I tre piccoli Heityu si compattano ed iniziano a fissarci. Yume tira una gomitata a Tanoshimi per farla a parlare.
“R…Roy… noi volevamo chiederti una cosa” inizia la piccola. Io e Roy ci guardiamo curiosi.
“Continua” la incita Kitai. Lei ci guarda un po’ spaventata prima di riprendere.
“Diventerai il nostro nuovo papà?”. Guardo i miei figli con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata. Hanno un’espressione seria, non stanno scherzando. Vogliono veramente che Roy entri a far parte della famiglia!
“Beh, non è così semplice… deve volerlo la vostra mamma, prima”. Ora quattro paia di occhi sono puntati su di me.
“Ma…ma non vi sembra di essere un po’ troppo sfacciati con queste domande?”. Cerco di riassumere il controllo delle mie espressioni facciali, ma è alquanto complicato.
“Dai mammina, dai una risposta ai tuoi pargoli…saresti disposta a condividere la tua vita insieme a me?”. Ci si mette anche lui, adesso. Sembra una congiura. Forza Miki, dai una risposta! Saresti disposta a sposare Roy Kanou? Altro che! Ne sarei anche felice!
“Per me non ci sarebbero problemi”. Un secondo. È questo il tempo necessario perché la frase sia compresa da tutti. E poi partono le grida, le acclamazioni e gli abbracci.
“Bene, futura signora Kanou, vuole andare a prepararsi per uscire?”. Bell’idea. Signora Kanou. Miki Kanou… non suona male! È una prospettiva piuttosto allettante, in realtà.
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