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Autore: GingerEye    13/04/2014    1 recensioni
“Hemmings smettila.” Gli soffiai nell’orecchio destro cingendo le braccia attorno al suo collo. Avevamo appena aperto la porta dello studio di mio padre e ora ci divertivamo nell’andare, privi di una meta precisa, a spasso per la stanza mentre eravamo avvinghiati.
“Dai!! Solo un bacio. Che ti costa, Wood?” Ridacchiai baciandogli il collo e mi appoggiai alla mia scrivania con lui davanti a me. Anche se basso mi superava di moltissimo per via della mia leggendaria altezza che non superava il metro e cinquanta. Ma lui adorava il fatto di poter baciare una cosa tanto piccola e di poterla chiudere perfettamente nelle sue braccia.
“Troppo.” Mi baciò a fior di labbra ridendo dopo pochi secondi. Con il suo aiuto salii sulla sedia di legno e mi sedetti sulla scrivania intanto che lui continuava a baciarmi con passione.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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X or Multiply.

Gli sbuffi cadenzati che provenivano dalla stanza adiacente avevano riempito perfino il salotto e non mi sarei stupita se anche al piano superiore l’odore delizioso del tè si sarebbe sentito.
Ashton sarebbe arrivato a momenti e io l’aspettavo, come di consueto, nel salone mentre ascoltavo musica a volume adeguato. Avremmo giocato a qualcosa di carino con la sua nuova PS4 di cui parlava con gli occhi luccicanti e anche quella serata non sarebbero mancate le nostre risate.
Sbuffai guardando l’orologio segnare le nove di sera e ammisi che tutti gli oggetti nella stanza: dal divano alla televisone scura, sembravano annoiati dalla sua assenza.
Sobbalzai udendo il campanello della villa lussuosa trillare. Scesi dal divano e felice come una bambina mi diressi verso la porta per poi aprirla. Improvvisamente sentii un corpo caldo finirmi addosso e per un pelo non caddi a terra.  Per sbaglio affondai il naso nel collo della persona davanti a me.
Quel profumo. Luke.
Quella colonia gliela aveva regalato sua madre prima di partire per Milano e lui ogni giorno se la spruzzava addosso in quantità esagerata, ma ero sicura che se fosse finita non l'avrebbe mai ricomprata perché lui la indossava solo per il ricordo di sua madre lontana non di certo per l’aroma.
Tossii, però, quando un odore ferroso pungente entrò nel mio naso. Sangue.
“Ciao amore.” Biascicò abbracciandomi quasi stritolandomi fra le sue braccia coperte da un maglione rosso di marca, lo allontanai da me con dolcezza e gli baciai la fronte con affetto materno. Era caldissimo. Solo dopo, con l’aiuto di un termometro, seppi che aveva la febbre molto alta.
Mi baciò sulle labbra ma mi separai subito sentendo il sapore del sangue in bocca. Mi affiancai a lui e lo aiutai a cingermi il collo con il braccio Destro.
“Su bello che ci sdraiamo sul divano.” Sopportai il suo peso sulle mie spalle e con sforzo enorme riuscii ad attraversare il salone e a farlo sdraiare sul divano.
Mi inginocchiai davanti alla sua figura spalmata sul mobile rosso. La sua mano destra copriva gli occhi e la sua testa ciondolava dalla stanchezza. Era ridotto uno straccio.
Poi scostai il braccio dal suo volto e lo scrutai attentamente notando un rivolo di sangue uscire dal naso, come dalle labbra.
Tossì contorcendosi su se stesso, una lacrima tracciò il mio viso, non l’avevo mai visto in quel modo. Corsi in cucina e afferrai un strofinaccio in cui dopo ammassai del gelato alla fragola, tornai in salotto con passo spedito e con rabbia glielo poggiai sull’occhio vistosamente nero.
Emise un urlo acuto di dolore che lo costrinse ad aprire il labbro gonfio e mi pentii subito di essere stata così maldestra e per rimediare gli accarezzai la spalle come per rassicuralo e per fargli capire che ero lì con lui e che per nulla al mondo lo avrei abbandonato.
Fece cadere la faccia di lato e con l’occhio sano, socchiuso dalla stanchezza, mi guardò intenerito.
Il silenzio più completo intervallato solo dai suoi sospiri pesanti, ormai neanche il tè osava sbuffare in cucina forse per l’aria pesante che si era creata nella villa.
Mi sorrise leggermente sforzando il labbro gonfio.
“Chi ti ha ridotto così?” Sussurrai, non volevo dire quella domanda ma una parte di me, innamorata di Luke, mi portò a chiederla anche se senza sufficiente fermezza.
Ridacchiò, sicuramente neanche lui era consapevole di cosa fosse successo. Ebbi un tremolio alle gambe che arrivò fino all’inguine. Ritrovarsi di colpo il sapore del sangue in bocca senza sapere come esserselo procurato deve essere stata una cosa terribile.
“Io glielo avevo detto che non era bravo con i diretti.” Sussurrò sorridendo e scuotendo la testa come un bambino scocciato “E gli avevo detto anche che se l’avesse fatto sicuramente non gli avresti più rivolto la parola.” Ghignò amaramente in quello che interpretai fosse un disperato lamento. Mi ricordò un cane che piangeva. Un nodo alla gola non mi permise di parlare.
“Il tuo Ash.”
Il nodo alla gola si strinse e stavolta se avessi parlato sarei scoppiata a piangere. Ero sicura che le mie guance si fossero arrossate di colpo per l’aria troppo calda quando mi strinse la mano.
“Lo sai che sei bellissima?” Mi domandò sorridendomi, per un istante mi persi nei suoi occhi azzurri così dimenticando che Ash avesse picchiato Luke.  Ebbe la forza di alzarsi facendo appoggio sul braccio sano e di baciarmi appassionatamente.
(“Quanto è caldo.”)
“Stai delirando, Luke.” Lo feci alzare assieme a me e con lo stesso metodo di prima raggiungemmo il bagno al piano superiore. Aprii la porta del bagno con il nostro stesso peso e feci sedere Luke sul lavandino mentre io mi sedetti sul bordo della vasca.
Presi dell’ovatta pulita dal ripostiglio sotto il lavandino e la passai dentro una ciotola piena di alcool. Imbevuta l’ovatta, iniziai a passarla sul volto martoriato di Luke che delle volte emetteva un gemito di dolore perché bruciava troppo. Ripetei l’azione per una decina di minuti così sprofondando in un silenzio tombale.
“Ti amo Hunter.” Sussurrò guardandomi con la testa ciondolante. Ridacchiai appena passandomi la mano sotto l’occhio avendo il bisogno impellente di asciugare una lacrima. 
Gli tolsi il panno colmo di gelato alla fragola dall’occhio sinistro e abbassai lo sguardo notando l’evidente gonfiore che non gli permetteva bene di aprire l’occhio.
(“Come ha potuto Ashton…”)
Pensai interrotta all’improvviso dal peso sulla mia mano. Luke aveva affondato l’indice nel panno appena aperto, prese del gelato e sorridendo se lo portò in bocca.
“Che buono!” Disse gustandolo e continuando a scandire il tempo con i continui movimenti delle gambe. Ne presi anch’io con l’indice e lo assaggiai. “Il signor Brown stavolta si è superato nel farlo.” Sussurrai amareggiata pensando con chi avrei dovuto mangiare quel gelato. E a quanto avrei voluto strozzare quel coglione di Ashton.
“Mi dispiace.” Dissi a Luke facendo combaciare la mia fronte con la sua.
“Mi dispiace così tanto.”
 

Quella notte Hunter dormì serenamente, pensando a quanto fosse fortunata nel dormire abbracciata al suo amore. Piangendo al solo pensiero del suo migliore amico che picchiava il suo ragazzo per pura gelosia, come del resto Ashton che piangendo era passato davanti alla casa dove Hunter e Luke dormivano abbracciati sentendo un dolore lancinante al cuore. Il giorno seguente dei tre solo Hunter si presentò alle lezioni trovandosi sollevata di non vedere Ashton agli stessi corsi, era sicura che non sarebbe mai stata capace di litigare con lui ma era altrettanto sicura di volerlo picchiare come lui aveva fatto a Luke.




All work and no play makes Jack a dull boy .
Ciao Bimbe. Questo è il mio secondo capitolo di She Looks So Perfect. Ringrazio hrtbreakgirl che ha recensito lo 
scorso capitolo e ringrazio tutte quante per aver messo nelle preferite | seguite | ricordate la mia storia. Vi amo.
Ho chiamato questo capitolo X or Multiply in omaggio al nuovo meraviglioso singolo di Ed Sheeran che ritengo uno dei migliori cantanti del momento
insieme ai ragzzi e a Jake Bugg...
Recensite perchè voi valete.
Baci,
OnlySameLove.


 
   
 
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