Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: _lotus    13/04/2014    1 recensioni
-Scommettiamo?- dice con il suo solito ghigno riservato alle occasioni speciali. Sono un'occasione speciale, quale onore.
-Non lo sai che chi gioca con il fuoco prima o poi si brucia- gli rispondo a tono.
-Penso che tu lo sappia meglio di me, o sbaglio Piromane?- mi irrigidisco. Come può alludere così ai miei trascorsi? Ennesimo colpo basso, gli rivolgo un occhiata di fuoco degna di una piromane.
-Spara-
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
-Questo non è vivere, questo è sopravvivere- mi guarda con uno sguardo vacueo, li sto facendo del male.
-Ti farò vivere io- dice con una luce nei suoi occhi turchesi. Speranza, ah quanto tempo è che non sento quell'emozione? Non sarò io a spegnerla, perciò non dico niente.
-Fai una lista, sul serio, scrivici i tuoi desideri, renderò i tuoi ultimi giorni più belli di quanto possa essere una vita intera-
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Non voglio anticiparvi troppe cose perciò vi dico solo che questa storia sarà ricca di emozioni e avventura, quindi se volete passare a dare una sbirciatna fate pure. Accetto ogni genere di consiglio o critica. Gazie per l'attenzione :)
ciaociao :)
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Capitolo 4



 ' Quando il freddo ce l'hai dentro,
come fai a riscaldarti?'

 
Il vento continua a schiaffeggiarmi la faccia e la roccia mi pizzica i piedi nudi. Nonostante tutto però mi sento libera, mi sento onnipotente, quasi avessi il mondo in mano. Allargo le braccia come fossi un uccello in volo e continuo a tenere gli occhi chiusi. Rimango così per un tempo che non so delineare, quando mi decido ad aprire gli occhi capisco che mi trovo sulla punta di una roccia altissima, se dovessi anche solo sbilanciarmi cadrei nel vuoto. Forse dovrei essere spaventata, ma non lo sono. Anzi mi sento ancora più libera, l’aria gonfia il vestito che indosso e mi getta i capelli all’indietro, lasciando la mia faccia libera, le labbra si stiracchiano in un sorriso pigro. Sotto di me c’è una cascata che si tuffa in un lago dalle dimensioni discrete. Quello che mi colpisce di più è il colore dell’acqua: cattura l’azzurro del cielo e il verdino leggero delle alghe sottomarine, formando così una stupenda sfumatura turchese. Dimenticando momentaneamente la situazione precaria in cui si trova il mio corpo mi sporgo in avanti, verso il lago. La sua bellezza mi attrae troppo. Lo faccio quasi fossi in trance, ed ecco che mi sento precipitare, un vuoto mi preme nella bocca dello stomaco. Sono in panico.
Mentre precipito mi agito convulsamente in cerca di qualche sperone di roccia sporgente a cui aggrapparmi. Se cadessi morirei, non voglio morire. Mi sento scoppiare dalla disperazione e il vuoto che sento aumenta la sua pressione e io urlo. Urlo con tutto il fiato che ho in gola, fino a che non sento i polmoni bruciare e la voce incrinarsi per le lacrime.
Un secondo prima di sfiorare l’acqua che per il suo fascino ha cambiato il mio destino, mi sveglio.
 
Spalanco gli occhi e solo quando vedo le pareti di camera mia cesso di muovermi come un insetto in pericolo. Delle mani mi afferrano le spalle e mi scuotono.
Guardo in viso mia madre, che ha il solito viso preoccupato, in questi giorni mi sembra quasi che non abbia mai cambiato espressione.
-Sarah, ti senti bene?- mi chiede, io mi passo una mano tra i capelli che si sono attaccati alla faccia per via del sudore.
-Era solo un sogno- dico più a me stessa che a lei. Probabilmente ho urlato veramente perché affianco a mia madre c’è anche mio papà che in mano ha … una mazza da baseball?
Probabilmente avrei riso se ne avessi avuto la forza. –Vuoi saltare scuola piccola?- la voce roca di mio padre mi raggiunge e mi distoglie dai miei pensieri.
-No, è tutto OK- non mi va di restare a casa, strano ma vero. Così loro se ne vanno, non prima di avermi lanciato uno sguardo, quasi a controllare che io sia ancora intera. Appena la porta si chiude scendo dal letto e mi dirigo in bagno, mi guardo allo specchio e noto guanto è slavata la mia faccia, sono pallida come un cadavere e ho delle occhiaie che urlano “Guardatemi Guardatemi ! Non ho dormito nulla!”
Mi preparo psicologicamente a una giornata di merda uguale alle altre e prendo i trucchi che mi aiuteranno ad abbellire quella roba che mi ostino a chiamare viso.
Così dopo un bello strato di fondo tinta, eye-liner e mascara mi ritrovo davanti ai cancelli della scuola. Le prime due ore sono di matematica, non ce la posso fare, ho sempre odiato quella materia.
Sospiro ed entro.
 
Già alla prima ora sento che potrei suicidarmi, non sto per niente seguendo la lezione ma quando sento che il professore sta chiamando il mio nome sono costretta ad interrompere il filo dei miei pensieri. –Si?- chiedo con la voce più innocente che riesco a fare.
Il Signor Meller mi guarda con aria severa ma non dice niente riguardo al fatto che non stavo seguendo la lezione. Si limita a guardarmi e a indicare con un dito cicciotto una ragazza che è sulla soglia della porta. Si avvicina al mio banco e dice – Sei tu Sarah Roberts?- , io annuisco e la guardo senza capire.
Lei ricambia lo sguardo sorridendo, e dice con voce sicura – Ciao, io sono Lana e questa è per te- e mi porge una rosa rossa. Appena la prendo lei se ne va agitando la mano in segno di saluto. Nel giro di un’altra ora arrivano altri dieci ragazzi e ragazze, tutti con dei fiori per me, io mi sento sempre più spaesata e non capisco chi possa fare una cosa del genere, la cosa che mi meraviglia di più è che il Signor Meller non è per niente infastidito. C’è qualcosa che non va. Quando  suona la campanella mi dirigo al mio armadietto per prendere i libri dell’ora successiva, appena lo apro mi ricordo del bigliettino che mi aveva lasciato Alex ieri e mi viene in mente che probabilmente i fiori sono opera sua, non so perché ma arrossisco. Oggi sono così intontita che probabilmente una parte di cervello l’ho lasciata nella roccia del sogno. Scuoto la testa per cercare di darmi una svegliata. Non devo perdere la scommessa.
Mi dirigo a passo di marcia nei bagni femminili, se Alex ha intenzione di mandarmi fiori per tutta la giornata allora è meglio che mi nasconda.
 
Il tempo passa indeterminato ma è sempre meglio delle ore scolastiche quindi mi accontento di mangiucchiare un pacchetto di schiacciatine e disegnare un po’. Almeno i bagni sono puliti.
–Saraaaah, sei quii?- una voce indistinta mi chiama quando sono ormai alla fine delle mie schiacciatine. Non rispondo. La porta del mio bagno si apre e la figura si Sem si staglia davanti a me, per poi scoppiare in una fragorosa risata. Immagino che vedere la tua migliore amica seduta sul pavimento del bagno con la bocca piena sia una scena divertente.
- Cosa stai facendo?- dice tra una risata e l’altra. Io la guardo e alzo le spalle, perché non credo che a certe cose si possa dare una spiegazione.
- Sei incredibile sai? Comunque, ti stavo cercando, vieni – mi prende per mano e mi conduce fuori dal bagno, poi fuori dall’istituto, nella parte del campo di atletica mentre continua a chiacchierare. All’inizio mi sembra tutto normale: ci sono persone che si allenano nei propri sport, chi corre, chi salta e chi si ferma a prendere il sole.
Dopo neanche 5 secondi tutte le persone si alzano e formano due file parallele ai lati della porta degli spogliatoi.
Non ci capisco niente. Il mio sguardo continua a vagare lungo tutta l’area. Mi giro di scatto verso Sem Lei, lei sa. La fisso interrogativa ma lei alza le spalle e se ne va con un sorriso furbo sulle labbra. Si piazza a capo di una delle due file, forse dovrei mettermi nell’altra? Ma nessuno mi aveva avvertito di niente. Perché non me ne sono rimasta in bagno? Ad un certo punto il vociare che alleggiava tra le file si spegne e si girano tutti verso la porta dello spogliatoio.
 
Appena la porta si apre la figura ben squadrata di Alex si staglia davanti a tutti.
Mi viene quasi da ridere notando la corona che ha in testa, che giusto per farlo notare è di cartone. Non rido perché non voglio farli vedere che mi sto lasciando andare, quindi lo fisso come fanno tutti gli altri. Impassibile. Muove il primo passo lentamente, per poi iniziare a camminare a un ritmo più sostenuto, nonostante l’attenzione di tutti sia concentrata su di lui non da un minimo segno di incertezza, sarà sicuramente l’abitudine.
La mia testa si gira in tutte le direzioni quando ormai sono sicura che si sta dirigendo verso di me e un live rossore mi tinge le guance quando tutta l’attenzione si sposta su di me, forse con la mia carnagione non si nota nemmeno, beh almeno spero.
Alex mi fa un inchino come un vero gentiluomo del IX secolo e mi prende la mano.
-Mia regina- dice ridacchiando. Io lo guardo e sorrido a denti stretti. –Che cazzo stai facendo?- gli rispondo a mia volta. La sua risata si fa più forte, ma non mi risponde comunque.
 
Dai cancelli secondari del campo escono 8 ragazzi tutti muscoli, sono disposti a coppie e ogni coppia sorregge un palo sulle spalle. Questi 4 pali sorreggono a loro volta un baldacchino, che mi ricorda quello dei principi indiani.
Alex mi conduce alle scalette che ti fanno salire sul baldacchino e io mi lascio guidare per poi salire a accomodarmi su un morbido cuscino azzurro, giuro che non riesco a ragionare, ok sapevo che Alexander prende molto sul serio le scommesse ma questo?! Insomma è…..
-Veramente pensavo di mettere sia le tende che i cuscini rosa, ma poi ho pensato che un colore meno femminile sarebbe stato di tuo gradimento- continua a blaterare Alex, probabilmente orgoglioso di ciò che ha fatto. –Mhm-  sono troppo occupata a studiare il baldacchino, le tendine azzurre e i grandi cuscini morbidosi, a loro volta azzurri. Probabilmente lui non sa di aver beccato in pieno il mio colore preferito. Il colore del cielo e del mare. Azzurro.
 
-un uccellino mi ha detto che hai un’ossessione per l’azzurro- dice egli ridacchiando, forse notando il mio sguardo.
- Potevi chiederlo anche a me, non serve che vai a chiedere informazioni agli altri, bastava che venissi lì e dicessi ‘ehi Sarah qual è il tuo colore preferito?’- non mi va che parli di me con altre persone, mi da fastidio non sapere ciò che dicono. E poi chi è questo informatore?
- Non devi essere timido, non ho mai ucciso nessun ragazzo che ha mai cercato di farmi il filo- aggiungo con un sorriso spudorato.
A questo punto lui si gira verso di me. I nostri occhi si incontrano per la prima volta da quando abbiamo iniziato a parlare. Mi ripiombano addosso i ricordi del sogno, il lago… ha lo stesso colore dei suoi occhi. Il sorriso mi si spegne sulle labbra e la sensazione di vuoto torna nello stomaco, solo che questo non è un sogno.
- Che c’è?-
-Niente- dico con appena un filo di voce abbassando lo sguardo.
 
La folla di ragazzi piano piano si dirada e rimaniamo solo io, Alex, il baldacchino e i ragazzi tutti muscoli, che ci portano fino a casa mia. Il silenzio tra me e il mio cosi detto amico si fa pesante. Odio le situazioni imbarazzanti.
-Uhm..- setaccio la mia mente in cerca di qualcosa di intelligente da dire.
- Chissà quanto ti è costato fare tutta questa messa in scena, insomma dove hai trovato tutta questa roba e in un giorno soltanto. I miei complimenti-
Niente male come argomento, spero solo che non sia una persona noiosa che parla solo di se stessa.
- che vuoi dire?-
Sinceramente queste non erano le parole che mi aspettavo di sentire.
- beh si sai, ti ho chiesto come hai fatto a mettere su questa commedia in così poco tempo- dico con gesti casuali delle mani. Quando sono nervosa gesticolo. Dovreste vedermi nelle interrogazioni, decisamente imbarazzanti.
- intendi dire che tutto quello che ho fatto è stato inutile? Non ti è piaciuto?- mi chiede leggermente accigliato. Ormai siamo scesi dal baldacchino e una volta congedati i ragazzi rimaniamo solo noi due, davanti a casa mia. Lui non ha staccato un secondo gli occhi dalla mia faccia e io guardo dappertutto tranne che nella sua.
Sbuffo e poi lo fisso.
- credevo di averti già detto che io non sono come la maggior parte delle persone. Diciamo che ho apprezzato il pensiero, ma come possono 8 ragazzi muscolosi e un baldacchino rendermi più viva? Queste cose non succedono ogni giorno. La vita non è così. Questa è finzione. E poi anche tu fingi, cioè intendevo dire… -
Ma che diamine sto dicendo? Credo di essere impazzita.
La fronte di Alex è talmente corrugata che le sue sopracciglia scure quasi si toccano.
- forse tu non hai capito- dice prendendomi il polso e avvicinando il suo viso al mio.
- io alla tua salute ci tengo sul serio. Sappi che non c’è niente di finto in quello che ho fatto. –
E dopo queste parole non so più che dire, me ne sto li come una scema a fissare con gli occhi spalancati le perfette gemme marine che Alex si trova in mezzo alla faccia, con la bocca leggermente aperta per la sorpresa. Non mi sarei mai aspettata da lui uno slancio del genere. Lui, che non mostra nessuna emozione nei confronti degli altri, che non si affeziona a nessuno.
- comunque se non hai apprezzato possiamo finirla qua. Interrompiamo tutto. Volevo finirla alla svelta e sinceramente non avrei mai creduto che una ragazza potesse essere così cocciuta come te, chi può resistere a tutto questo, e a tutte queste attenzioni?-
Chi ha imparato a cavarsela da solo, chi ha capito che la massa ti distrugge e che le attenzioni sono solo un attimo. Chi ha visto il vero volto della morte.
Anche se il mio cervello continua a tirare fuori altre opzioni me ne sto zitta perché non voglio aggravare la situazione.
- va bene, hai vinto. Anzi non vince nessuno. Finiamola qua, prima di incasinarci di più. Io torno alla mia vita e tu torni alla tua. Spero che possa essere più lunga possibile. Lasciamo perdere questa stupida pagliacciata, buona fortuna - Aia. Questa faceva male, mi rendo appena conto di come potrebbe essere la mia faccia in questo momento, perché sento di nuovo la pressione allo stomaco, il vuoto nella cassa toracica. Non riesco a dire niente. Vorrei dire che mi dispiace, che ho comunque apprezzato e che lui mi ha frainteso ma le parole mi si bloccano in gola, la pressione aumenta a dismisura.
Alex mi lascia un ultima occhiata, come per assicurarsi che non abbia niente da aggiungere. Senza dire una parola prende e se ne va. So che devo fermalo. Strizzo gli occhi nello sforzo di far uscire delle parole dalla mia bocca.
-Alex…- sussurro, ma quasi neanche io mi sento, -Alex… - dico di nuovo. Annaspo in cerca di aria. Devo fermarlo. Inspiro e urlo – ALEXANDER- mi sento malissimo, o meglio, sono certa che mi sentire così se sentissi qualcosa, ma non è così. Cos’è meglio: soffrire o non sentire niente? Mi sembra che qualcuno mi abbia fatto un’anestesia totale.
Volta solo la testa al mio richiamo, possibile che non senta il terrore nella mia voce? Mi stingo la maglietta con la mano, come per tenermi salda e in piedi, ma non posso essere io la mia ancora, non posso essere io il mio super eroe. Solo adesso realizzo che in realtà ho un disperato bisogno di qualcuno. Qualcuno che sia la mia ancora. Qualcuno che sia il mio super eroe, che mi faccia credere che c’è qualcosa di meglio oltre a questo.
 
Continuo ad annaspare in cerca d’aria. Le mie labbra si muovono in un leggero sussurro ‘Alex’. Poi ecco che si gira del tutto, forse ha capito che c’è qualcosa che non va. I nostri sguardi si incatenano e anche se siamo distanti, mi sembra di essere così vicini. Sento qualcosa di umido sopra il labbro superiore, ci passo sopra la punta delle dita e poi guardo e vedo solo rosso, un colore così carico che può significare passione, amore, aggressività, ma in questo caso significa solo pericolo. Le gambe non tengono, sembrano diventate come delle specie di caramelle gommose. Alzo gli occhi verso Alex, ricordandomi improvvisamente della sua presenza. Ha il viso cereo e mi fissa con gli occhi sgranati, non smetterò mai di ammirarli. – No!- urla slanciandosi verso di me. Ma è troppo lento, troppo tardi. Cado al suolo e sbatto la testa. Non è riuscito a prendermi.
Ma so che infondo sono io che non mi sono lasciata prendere.


SPAZIO AUTRICE:

Ebbene si, non sono morta. mi scuso tantissimo per il mio imperdonabile ritardo
ma tra la scuola, l'insicurezza e l'influenza scrivere questo capitolo è stato un lungo travaglio.
Premetto che mi fa altamente schifo ma vabbe, mi è sembrato giusto postarvelo lo stesso.
un altra cosa che devo dirvi con mio grande dispiacere è che cancellerò la storia,
o meglio, continuerò a scriverla per conto mio visto che è nata per un'esigenza personale,
ma non la posterò più qui su EFP.
Motivo? beh, ho ricevuto solo 2 recensioni e non che io voglia lamentarmi di ciò ( e ringrazio ancora tantissimo le ragazze che hanno recensito)
ma scrivere senza nemmeno una recensoncina piccina piccina mi fa sentire stupida,
quindi terrò la storia per me e chissà magari ne posterò un altra sperando che abbia più successo.
Comunque sappiate che se accadesse un miracolo e ricevessi delle recensioni (cosa improbabile visto il capitolo appena scritto) potrei continuare a scrivere per voi.
Vi prego perdonatemi.
Non voglio fare la tiranna egoista, ma l'insicurezza mi assale.
Tanti saluti e grazie, perchè comunque è stata una nuova esperienza :)
Baci

Isa
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _lotus