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Autore: JessyR89    13/04/2014    5 recensioni
Una richiesta inaspettata, nuovi legami e amicizie, decisioni difficili.
Quanto possono legarsi due anime?
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clarissa, Izzy Lightwood, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Spoiler!, Tematiche delicate
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Innocente.
Innocente.
Innocente.
La voce del Console risuonava ancora nella mente di Clary. Dopo la sentenza era fuggita da quella Sala, aveva percorso i maestosi corridoi dalle volte alte e grigie quasi correndo, finchè non aveva raggiunto la gradinata che dalla Piazza dell’Angelo conduceva all’interno del grande Palazzo del Conclave. Lì, aveva disegnato una runa sull’alta parete di marmo liscio e aperto un Portale. Voleva scappare da lì, non riusciva più a sopportare l’umiliazione, non si era fermata nemmeno per aspettare Isabelle che le urlava dietro. Era arrivata all’Istituto con il cuore galoppante, le lacrime avevano già cominciato a bagnarle gli zigomi. Provava un forte senso di vergogna, si sentiva svuotata, come se quel processo le avesse risucchiato pure le ultime forze che le erano rimaste. Avvertiva il bisogno di sfogarsi, voleva riversare fuori dalla sua anima quel senso di oppressione. Corse subito in camera e afferrò il suo materiale da disegno per rifugiarsi nella sua arte, dove nessuno poteva entrarci e c’era solo lei e il mondo visto attraverso i suoi occhi da artista.
La serra non smetteva mai di incantarla. I suoi colori e profumi, insieme a mille dolci ricordi, la facevano il suo luogo preferito di tutto l’Istituto. Era lì che si era rifugiata per dar sfogo alle sue frustrazioni, amarezze, dolori.
Clary adorava stare seduta sulla scala a chiocciola, al centro di quel l’immenso giardino chiuso a disegnare. Ogni giorno un nuovo fiore nasceva, un altro sfioriva e i mille colori che variavano, facevano danzare le sue mani sulla tela, imbrattandola di colori vivacissimi.
Con le dita macchiate di tempera ripercorse con la mente gli avvenimenti degli ultimi giorni.
Dopo essere uscita da quel oblio in cui era caduta dopo essere stata pugnalata, aveva avuto tutti addosso con le loro premure, che a lei non dispiacevano, anzi le piaceva essere viziata, ma a volte la soffocavano. Era rimasta a letto per diversi giorni. Si sentiva un po’ debole, ma si era rimessa completamente dopo un paio di ore, ma sua madre e Jace in primis, avevano insistito per farla rimanere a riposo altro tempo. Doveva ringraziare Isabelle se tutti i pomeriggi sgattaiolavano di nascosto fuori dalla sua stanza andando a zonzo per l’Istituto, sgranchirsi un po’ le dava sollievo. Izzy approfittava del suo turno di compagnia per far andare Jace a riposare e per far uscire Clary. Durante le loro passeggiate nei cortili dell’Istituto le aveva raccontato di lei e Simon, della sua dichiarazione prima della battaglia, di come avevano cominciato a considerarsi una coppia e delle sue paure di aprirsi totalmente. Avevano anche consumato il loro rapporto e Clary aveva notato una luce particolare negli occhi della ragazza nel raccontarle tutti, ma proprio tutti, i dettagli. L’aveva dovuta fermare, Simon era pur sempre il suo migliore amico e quasi un fratello per lei. Non avevano però, mai speso una parola su quello che era successo in Provenza. Izzy cercava sempre di evitare l’argomento, cambiando discorso quando Clary cominciava.
Alec e Magnus avevano ricominciato a frequentarsi, si vedevano tutte le sere, lo Stregone veniva con la scusa di farle visita e ne approfittava per vedere Alec. Jace non perdeva occasione per fare battutacce al suo parabatai il giorno dopo, mettendolo sempre in imbarazzo. Una volta li aveva beccati a baciarsi in cucina e per Alec era stata una giornata d’Inferno.
E poi c’era Jace. Jace da quando era stata rapita da Jonathan era diventato paranoico, ogni tanto, quando lei si allontanava un attimo, lo sentiva urlare il suo nome nei corridoi entrando in tutte le stanze come una furia, il terrore negli occhi. Da quando gli aveva confessato quello che era successo con Jonathan, però, nei suoi occhi non vi leggeva altro che rabbia e freddezza. Non l’aveva più cercata, la evitava. Isabelle diceva che Jace aveva riassunto quell’atteggiamento duro e spavaldo che aveva perso da quando l’aveva incontrata. Clary sapeva che lei ne era l’unica responsabile.
Eppure vivere con Jonathan non era stato male, si maledì nell’esatto momento in cui pensò ciò; lui era stato sempre premuroso con lei, non le aveva mai fatto mancare nulla, se tutta la situazione non fosse stata una spirale di pura assurdità, sete di potere e distruzione, Jonathan avrebbe potuto essere anche un buon fratello. Aveva conosciuto la sua parte demoniaca, ma aveva conosciuto anche la sua minima parte umana. Tendeva ad avere un atteggiamento iperprotettivo, quasi maniacale, verso le cose che gli stavano a “cuore”, ma al contempo poteva diventare come una bestia verso ciò che le minacciava, che cercavano di portargliele via. Clary aveva visto in lui il grande vuoto nel suo cuore.
 “Clary?” una voce la distolse dai suoi pensieri. Sapeva benissimo chi era.
“Izzy sono qui!” Fece segno dalla sua postazione alzando un pennello sporco di acquerello verde.
“Immaginavo fossi qui! Lo sai che ti stanno cercando tutti? Sei fuggita senza nemmeno aspettarmi, bella parabatai che sei!” Isabelle era sulla porta della serra che tratteneva un sorriso, un mano sul fianco e la punta dello stivale che batteva per terra.
“Scusami, stavo impazzendo lì dentro. Arrivo subito!” Sospirò. Non riusciva a godersi mai un po’ di pace.
“Vado a dire agli altri che ti ho trovata!” Isabelle aveva capito i pensieri di Clary e stava per andarsene per lasciarla da sola ancora un po’.
“No aspetta Izzy! Vieni qui!” le fece cenno di sedersi accanto a lei sulla scala. “Isabelle dobbiamo parlare”
“So di cosa, non molli eh “ sospirò “ Clary io non so che dire, mi ero convinta di averti perso sul serio quando ti ho visto in Provenza. Te ne stavi lì senza far nulla, lasciando che tutti noi venissimo attaccati dagli uomini di Sebastian. Sai quando è stato il momento in cui mi sono trovata più spiazzata e confusa? Quando, nonostante sentissi che niente fosse cambiato in te realmente, tu hai lasciato che Jace venisse ferito. In quel momento mi sono sentita come tradita da te Clary, volevo solo non provare quel sentimento che mi stava crescendo dentro quasi vicino all’odio. Mi sono data della stupida per averti dato tutta la mia fiducia che tu invece calpestavi senza minimamente badarci. Eri alleata con tuo fratello per il potere, mi sono sentita nauseata. Poi ti sei parata davanti a me, e ho sentito una sensazione tremenda. Ogni tanto mi sveglio con quel senso di sprofondamento e ho paura. Non voglio perderti Clary, mi sono resa conto che ormai sei troppo importante per me ”
Clarissa ascoltava senza dire una parola, gli occhi scuri di Isabelle la fissavano fermi, mentre i suoi ogni tanto vedevano tremolante a causa delle lacrime che voleva fermare. Si vergognava cosi tanto per aver fatto soffrire tutti loro. Le parole di Izzy erano come piccole lame gelate che le pungevano in cuore.
“È stato come se qualcosa mi fosse scattato dentro e il mio corpo si fosse mosso in automatico. La mia mente mi gridava il tuo nome, come un allarme, e ho lasciato che accadesse. Non me ne sono pentita e anche se fossi morta, lo rifarei altri milioni di volte pur di salvarti. Izzy in queste settimane tra noi è nato un rapporto particolare, non da semplici amiche, è qualcosa di più profondo, sei quanto più vicino a una parte della mia anima. Pensi sul serio che ti avrei lasciato morire? Quando ha ferito Jace è stato devastante, ma giuro che non me ne sono accorta. Quando ti ho vista avvicinare verso il loro scontro è stato come se tutto si annullasse, la mia concentrazione era fissa su di te, seguivo ogni tuo minimo movimento e non riuscivo più a vedere ciò che accadeva intorno. Quando ha tirato fuori il pugnale…..” scoppiò a piangere senza riuscire a terminare la frase “Scommetto che quando mi hai chiesto di essere la tua parabatai non immaginavi tutti i guai che ti avrei fatto passare. Jace mi ha detto del dolore che hai sentito…. Mi dispiace cosi tanto Isabelle”  Clary era in preda ai sensi di colpa.
“non hai nulla di cui scusarti, Clary” Izzy sembrava tranquilla “Quando ti ho detto che non avevo dubbi sulle tue capacità, non mentivo! Non potrei chiedere parabatai migliore”. Le asciugò una piccola lacrima che le rigava il viso. Strinse a sé Clarissa che le macchiò la maglietta con il pennello sporco di acquerello verde.
“Ah no Fray, per questo non ci sono scusanti” guardò con finto orrore la macchia sulla spalla. Scoppiarono entrambe a ridere.  
“Che ci fate qui?” Jace entrò nella serra interrompendo quel loro momento di confidenza. Era rigido con le mani strette nelle tasche dei jeans. Faceva scivolare lo sguardo da Clary a Izzy quasi infastidito della loro presenza.
“Oh che pizza che sei! Ma che vuoi?” Isabelle sbuffò verso il fratello adottivo.
“Perché non te ne vai dal tuo succhiasangue che è da tre ore che citofona e ti fai gli affari tuoi?” la tacciò acido.
“Ok Cla, ci vediamo più tardi da Taki’s! Aloah Jace!” gli rivolse un sorrisino crudele. Si alzò e si avviò fuori dalla serra snobbando Jace, che le aveva fatto un gesto infastidito della mano, quando gli passò accanto.
Clary notò che Jace evitava il suo sguardo. Capì che la sua presenza non gli era gradita, così si alzò e cominciò a sistemare il suo materiale della pittura nella valigetta, posata su una piccola panca bassa di ferro battuto. Il tempo di disegnare era finito. Sentiva la presenza di Jace come un fuoco ardente che emanava un calore cosi forte da darle quasi fastidio. Cercò di sbrigarsi, di raccogliere il tutto il più velocemente possibile, ma aveva le mani che le tremavano e i pennelli le caddero tutti per terra, rotolando fino ai piedi di Jace.
 Avvertì un tuffo al cuore quando Jace mise un piede sul pennello, proprio quando lei aveva recuperato il coraggio di avvicinarsi a lui e raccoglierlo.
“vuoi umiliarmi? Credimi non ce n’è bisogno, non prenderti tanto disturbo!” Clary aveva la voce rotta, si mordeva il labbro per evitare che Jace vedesse che stava tremando, ma non riusciva a guardarlo negli occhi.
Jace molto lentamente si chinò e raccolse l’oggetto sotto al suo piede e, quasi titubante, lo allungò a Clary passandosi una mano tra i capelli, un gesto che faceva sempre quando era nervoso e agitato.
Clary alzò lo sguardo su di lui, notò quanto avesse il viso stanco, il suo colorito era spento, gli occhi opachi. Non c’erano tracce della furia che Clary aveva visto nei suoi occhi l’ultima volta che si erano parlati, poteva scorgere un senso di pietà, mista a dolore.
Allungò la mano molto lentamente verso quella protesa di Jace, continuava a guardarlo negli occhi, ma lui era come se non la vedesse. Aveva lo sguardo fisso e assente, con la mente persa in mille pensieri. Clary afferrò il legno del pennello stando attenta a non sfiorare la pelle di Jace, non era sicura della sua reazione, ma era certa che se lei l’avesse sfiorato, sarebbe stato come poggiare le dita su una dolce catena di ricordi, sensazioni ed emozioni che in quel momento non era pronta a rivivere per poi destarsi e rendersi conto che era tutto finito. Le avrebbe fatto male…..troppo male da sopportare. Avercelo a pochi centimetri di distanza e non sentirlo come prima era cosi devastante, le lacerava l’anima.
Sentì il polso stretto in una morsa ferrea, la pelle graffiata dalle dita ruvide. Vide la mano di Jace serrata sul suo polso, le nocche bianche, quasi tremante. Una forza l’attirò decisa in avanti, finchè Clary non si ritrovò con il viso contro il petto di Jace. Riusciva a sentire attraverso il tessuto leggero della camicia chiara, il cuore martellargli nel petto, le labbra premute contro i suoi capelli, le mani intrecciate dietro la sua schiena. Per Clary non c’era posto migliore in cui stare in quel momento, le era mancato terribilmente quel contatto, quell’elettricità che avvertiva solo quando stava con Jace. Restituì il suo abbraccio come se fosse qualcosa di necessario per continuare a vivere, sentire il calore del suo corpo contro il suo era per Clary vitale come l’aria nei polmoni. Si aggrappò alla stoffa liscia e fresca della camicia respirando il suo profumo di sapone, circondata da quelle braccia cosi giuste, l’unico posto in cui doveva e voleva stare.
Jace tratteneva quasi il respiro, si sentiva quasi combattuto su ciò che provava. Aveva conosciuto cosa significava amare ed essere amato incondizionatamente, aveva scoperto l’amore che va oltre tutto e tutti, aveva lottato contro ogni difficoltà possibile e immaginabile pur di vivere quell’amore, e poi tutto questo si era fermato e riavvolto indietro, come il nastro di una vecchia videocassetta, per tornare al punto di partenza, dove non c’era nulla, dove non c’era lei. Era cosi difficile stringerla tra le braccia, sapeva che lei lo amava, eppure si era concessa a un altro uomo, suo fratello. Si era chiesto per quasi tre giorni fino a che punto avesse finto, si era insinuato in lui anche il dubbio se Clary avesse realmente finto con Jonathan. E poi l’aveva guardata negli occhi durante il processo e vi aveva letto tutta la disperazione e la verità…..verità mista domande ancora senza una risposta che in quel momento rimbombavano nella sua mente.
“ solo una volta…” il rumore della voce di Clary riecheggiò attutita nel silenzio della serra contro il petto di Jace. Sembrava che gli avesse letto nel pensiero e stesse rispondendo a quella domanda muta che lo stava logorando.
“è successo solo una volta, subito dopo aver bevuto il suo sangue. Mi sembrava tutto cosi giusto, come se fosse tutto naturale…ma anche se avevo l’anima avvelenata, non c’è stato sentimento a legarci in quel momento, solo ambizione e cattiveria. Jace, so cosa stai provando, ti ho deluso, tradito e non c’è giustificazione al mio comportamento, volontario o meno che sia stato. Non ti chiedo nulla, per me stare tra le tue braccia in questo momento è già tanto, credevo che non mi avresti più sfiorata, l’unica cosa a cui tenevo tanto era dirti la verità, ora ti lascio libero di credere e fare quello che senti sia più giusto per te, io accetterò qualsiasi tua decisione….. ma ti amo Jace e lo farò per sempre….tu sei il mio amore, il mio dolce ragazzo che mi ama per quella che sono, che mi fa sentire bene in qualsiasi situazione, che mi fa sentire speciale. Sei e sarai per sempre il mio primo e unico amore, mi sei entrato nel cuore cosi velocemente, di forza…. Mi hai dato il tuo cuore…io non volevo ferirti ” Strofinò il viso sul suo petto, quasi ad voler imprimere su di sé il suo profumo e la sua pelle, le lacrime disegnarono del motivi scuri sulla camicia chiara.
“ non mi serve sapere altro, hai messo alla prova il mio cuore Clary, non potevo accettare che mi avessi buttato via, avevo paura che ti fossi resa conto che non mi amassi abbastanza e che Jonathan ti avesse reso felice…più di me” Jace le prese il viso tra le mani e, dopo averla guardata negli occhi per una frazione di secondo, che a Clary parve interminabile, la baciò.
Fu un bacio lento,  di quelli che si assaporano in un vortice di sensazioni che colpiscono allo stomaco, che travolge in una spirale dai mille colori che girando trascina in un turbinio di emozioni annullando tutto quello che c’è intorno, e nella mente, nello stomaco, nel cuore c’è solo la persona che si ama.
“nessuno può darmi quello che mi dai tu Jace…ti amo” Clary parlò sulle sue labbra, soffiando quelle parole.
Jace strinse gli occhi, cercò di svuotare la mente. Quando li riaprì erano di un dorato intenso, brillante, umidi di lacrime. Guardò Clary, il suo labbro inferiore tremante lo fece sorridere appena, lo ripercorse con un dito, testando la morbidezza di quelle labbra che le erano mancate cosi dannatamente. Eppure l’immagine di lei che baciava Jonathan davanti a lui si stagliava sempre nella mente. Non era pronto a lasciarla andare, non era pronto a svegliarsi ogni mattina senza trovarla al suo fianco, non poteva perderla. Si sentì attanagliato da un senso di paura, di vuoto. Lei aveva trasformato la sua esistenza in vita, e non c’era altra vita che volesse vivere se no quella, con lei.
“io ho bisogno di te!” furono le uniche parole che riuscì a dire, le uniche parole che racchiusero tutto quello che provava. La vide sorridere prima di sciogliersi in un pianto quasi liberatorio. La afferrò tra le braccia stringendola forte a sé, cominciando a tempestarle il viso bagnato di lacrime con baci leggeri, soffermandosi sugli zigomi, sulle lentiggini sul naso, sulla fronte, sulle labbra. Sentire il sapore delle sue lacrime lo fece quasi star male.
Clarissa quasi non credeva che stava succedendo davvero. Si abbandonò completamente a Jace, che la prese in collo sgombrando il tavolo dalle piante con un solo gesto della mano e poggiandovela sopra. Sentiva le sue mani scorrere veloci e vogliose sul suo corpo, una sensazione come di fuoco restava sulla sua pelle al passaggio delle sue dita lunghe. Le labbra di Jace premevano contro le sue con impeto, quasi caricandosi di una particolare energia direttamente dal quel semplice tocco. Clary lasciò che le loro lingue si intrecciassero in una danza, come le spade di due duellanti che si accarezzano stridendo. Jace scese sulla pelle morbida del collo, glielo morse leggermente, graffiandolo con i denti. Si sentiva come la prima volta che l’aveva baciata in quella stessa serra, insaziabile di lei, con l’istinto di stringerla forte e non lasciarla più andar via, di proteggerla. L’amava disperatamente, quella piccola testa rossa aveva il potere di lasciarlo come neve al sole, indifeso, perso. Le fece una lunga carezza dalla spalla, scendendo sul fianco fino alla coscia. Le prese il ginocchio piegandolo e accostandolo a sé. Premette il suo bacino contro quello di Clary che, nell’impeto, gli strappò la camicia, facendo volare qualche bottone sul pavimento e infilò le mani tra i capelli, incollando più forte le labbra sulle sue. Piccoli gemiti fuggirono dalla bocca di Clary, quando Jace le afferrò l’orlo del vestitino e glielo sfilò, lasciandola con il solo l’intimo addosso. Squadrò ogni minimo lembo della sua pelle chiara e morbida, sorrise vedendola arrossire sotto il suo sguardo. Intrecciò le loro mani, portandole sopra la testa di Clary, assaporando di nuovo le sue labbra, per poi scendere sul suo corpo minuto. Lo assaporò tutto, baciandolo avidamente, dal collo scese sulla spalla, sul cuore. Scostò la coppa del reggiseno scoprendole il seno destro, sfiorandolo con la punta della lingua, per poi riscendere verso il basso, soffermandosi sullo stomaco, sulle anche. Sfiorò con le labbra il tessuto sottile degli slip, sentendo Clary respirare a fondo, come in cerca di aria. Li sfilò dalle sue gambe chiare e, molto lentamente, la fece sua, solamente sua.
Clary lo accolse dentro di sé, come i pezzi di un puzzle perfettamente combacianti, lasciò che la sua anima godesse di quel calore che solo Jace e la purezza dei suoi sentimenti potevano darle.
Si sentiva viva nei suoi abbracci, persa nei suoi baci, morta sotto i suoi tocchi, rinata nel suo amore.
 



Note: Scusate mi sono sbizzarrita nel finale!
la nostra storia termina qui! Oddio non posso credere che siamo arrivate alla fine! credetemi sono molto triste, mi ero affezionata a tutte voi che ogni settimana eravate pronte a sostenermi!
Non ringrazierò mai abbastanza chi ha seguito, recensito, letto e oso dire amato questa storia. GRAZIE INFINITE per tutto!!! siete fantastiche!

 
  
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