«Ehi ragazzi, guardate cos’ho trovato.»
Beckett e Castle si voltarono verso il detective Ryan.
«Mi sono procurato le registrazioni di sicurezza del semaforo all’angolo del
palazzo. Questo è il giorno del delitto, un paio d’ore prima che l’alieno
facesse fuoco con la sua pistola protonica.»
Ryan mimò un colpo sparato con una pistola.
«Ha usato una calibro 38, non una pistola protonica.»
«Beckett, non essere sempre così puntigliosa» replicò Castle. «Forse la
pistola protonica era scarica, in quel momento.»
Lo scrittore scambiò un gesto d’intesa con il detective di origini
irlandesi.
«Vieni al punto, Ryan.»
«Sì, Beckett. Vedi questa macchina? Appartiene a Susan Mack.»
«È passata davanti alla casa del suo ex proprio il giorno in cui è morto?»
«Non solo. Ha parcheggiato poco più in là. È un parcheggio custodito a
pagamento, abbiamo le prove.»
«Tutto lascia pensare che sia andata a trovare il suo ex.»
«Ci ha mentito» specificò Castle. «Aveva detto di averlo visto l’ultima
volta alcuni giorni prima della sua morte.»
Javier Esposito arrivò giusto in tempo per introdursi nella conversazione.
«C’è di più. Ho controllato le telefonate di Susan. Ha chiamato molto
spesso negli ultimi giorni un certo numero di cellulare. Appartiene a Michael
Forrester. Non indovinerete mai quello che ho scoperto. Il signor Forrester ha
precedenti per violenza aggravata e rissa. E la sua macchina è passata a quello
stesso semaforo un’ora prima e un’ora dopo la morte di Paul Mack.»
«Probabilmente hanno fatto una riunione di famiglia» osservò Castle. «Tutti
loro e l’alieno» aggiunse soprapensiero.
«Bene, ragazzi, finalmente qualcosa si muove» disse Kate. «Convocate di
nuovo Susan e trovatemi questo Forrester. Io chiamo il procuratore e gli dico
che abbiamo ufficialmente dei sospettati.»
Si divisero gli interrogatori. Beckett e Castle avrebbero parlato con
Michael Forrester, Ryan ed Esposito con la signora Mack.
I sospettati arrivarono accompagnati dagli agenti. Senza manette ai polsi,
per il momento. La signora Susan passò con gli occhi bassi mentre la portavano
in sala interrogatori.
Michael Forrester, invece, lanciava occhiate sprezzanti in giro per la sede
del distretto. Era un trentacinquenne alto e magro. Lo condussero
alla sala degli interrogatori e lui sedette al tavolo come fosse stato a casa
sua.
«Perché sono qui?» domandò subito a Beckett. «Ho i miei diritti.»
«Abbiamo ragione di credere che lei fosse sulla scena di un delitto.»
«Ah! Quali prove avete?»
«I movimenti della sua auto davanti alla casa della vittima.»
«Migliaia di auto passano davanti a tutte le case di New York in ogni
secondo, detective.»
«Abbiamo le sue telefonate con la signora Susan Mack, l’ex moglie della
vittima.»
«Non posso telefonare a chi mi pare e piace?»
L’interrogatorio non stava andando bene. Beckett se ne rendeva conto alla
perfezione. Forrester reagiva con arroganza e lei non aveva prove schiaccianti
per incastrarlo.
«Quali sono i suoi rapporti con la signora?» domandò.
Kate non pensava che fossero amanti, a causa della differenza d’età, ma non
si può mai dire.
«Siamo amici.»
«Dove vi siete conosciuti?»
«A un gruppo teatrale. È il mio hobby. Non sono un attore professionista,
ma mi piace recitare, faccio parte di una compagnia dilettantistica. Anche Susan
dopo il divorzio ha scoperto questa passione. Tutto qui.»
«Perché la sua macchina è stata inquadrata dalle telecamere davanti al
palazzo di Mack proprio il giorno dell’omicidio?»
«C’è una lavanderia cinese da quelle parti. Sono andato a ritirare i miei vestiti.»
«Signor Forrester, deve ammettere che la cosa è sospetta. Lei ha dei
precedenti per violenza e rissa…»
«La fermo subito, detective. Ho fatto delle stupidaggini quando ero
giovane, ma ho pagato per questo e oggi sono cambiato. Quei precedenti risalgono
a più di dieci anni fa. Non può accusarmi per quello.»
«Le stiamo solo chiedendo di collaborare.»
«È quello che ho fatto. Ho collaborato. E adesso o mi arresta oppure mi
lascia tornare a casa mia.»
Nel frattempo, Ryan ed Esposito interrogavano Susan.
«Sono in arresto?» domandò lei.
«Signora, lei ha mentito. Sappiamo che ha parlato con il suo ex marito il
giorno della sua morte.»
«Sì, è vero. Ci siamo visti e ho avuto paura di dirlo. Ma non l’ho ucciso
io. Quando me ne sono andata era ancora vivo.»
Susan guardò a turno i due detective.
«Non mi credete, vero? Pensate che sono stata io a sparargli?»
Iniziò a piangere. Faceva quasi pena.
«Deve raccontarci la verità.»
«Ve l’ho già detto. Non l’ho ucciso io!»
Continuava a piangere e non rispondeva più alle domande.
Ryan ed Esposito uscirono dalla stanza per consultarsi e lì incontrarono
Castle e Beckett che avevano terminato l’altro interrogatorio.
«Nulla di fatto.»
«Anche noi. Non possiamo trattenere Forrester.»
«Che dici, Beckett? Arrestiamo la signora? Ci ha mentito già una volta e,
in più, è reticente.»
Kate rifletté per qualche secondo.
«Torchiate ancora per un po’ la signora e poi, se non vi dice altro,
lasciateli andare entrambi. Non abbiamo niente per accusarli. Metteremo sotto
sorveglianza le loro chiamate. Per adesso, non possiamo fare altro.»