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Autore: YOUSHOULDLETMEBE    13/04/2014    1 recensioni
Il mondo di glee trasferito in quello di Hunger games.
La storia d'amore tra Brittana e Santana proiettata nell'arena.
***
Dal testo: «Faremo capire a Capitol City che non possono trattarci come se fossimo loro, noi siamo nostre, e di nessun altro.»
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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Dopo essermi offerta di fare il primo turno di guardia ho aspettato l’alba guardando Brittany dormire.
Ogni tanto si agitava: incubi, credo, ma mi bastava accarezzarle i capelli per farla calmare.
Ieri sera non sarei mai riuscita ad addormentarmi, non dopo tutto quello che è successo in quella manciata di minuti.
Mi chiedo cosa stanno pensando di me a casa:
di certo mio padre sarà arrabbiato, crederà che io sia sbagliata, ma mia madre e mio fratello lo staranno convincendo che sono la solita ragazza di sempre.
I miei pensieri, come i sonni di Brittany, vengono interrotti da un colpo di cannone.
La bionda si alza di soprassalto correndo quasi il rischio di cadere.
Si guarda intorno spaventata e respira affannosamente.
«Brutto sogno?»
Mi guarda incerta con lo sguardo triste e vuoto.
«Brutti sogni, direi»
Le mie braccia le offrono conforto e restiamo così per qualche minuto: con lei stretta nel mio abbraccio e nel completo silenzio.
«Lo sai che non potremo restare qui sopra per sempre aspettando che gli altri facciano tutto il lavoro sporco?»
Brittany si è allontanata da me e sta cercando qualcosa nello zaino. Mi sorprende la velocità con cui si è ripresa da una notte così agitata.
Per la prima volta nei suoi occhi vedo una ragazza coraggiosa che sa a cosa sta andando incontro.
Mi sento allo stesso tempo fiera e spaventata da lei, e da quello che potrebbe succederle.
Afferra la bottiglia d’acqua ancora piena dallo zaino e beve qualche sorso, poi me la porge.
«Sì, hai ragione» le rispondo secca.
Prendo la bottiglia dalle sue mani con un gesto veloce senza concentrarmi sul calore che le sue dita mi regalano nell’istante in cui sfiorano le mie.
Bevo lentamente avendo cura di non esagerare: so per certo da anni e anni passati a guardare gli Hunger Games che l’acqua è un bene prezioso, qui dentro.
Ripongo la bottiglia nello zaino con cura.
«Stavo pensando che potremmo andare alla ricerca di un po’ d’acqua, stabilirci su un albero vicino alla fonte e starcene lì… Sarà di certo un punto chiave per il passaggio degli altri tributi che saranno sotto tiro senza nemmeno accorgersene»
Parlo velocemente e in modo sicuro di uccidere tutti quei tributi per mettere alla prova Brittany.
Per accertarmi che la ragazza forte che ho davanti sia solo una maschera per oscurare la sua vera dolcezza, mi rifiuto di pensare che in una sola notte si possa essere trasformata nella pedina che tanto temeva di diventare.
«Forse…Forse hai ragione»
Il suo sguardo è incerto.
Non è quello che vuole fare.
Non è quello che voglio fare io.
Ma forse è l’unico modo per andare avanti, per sopravvivere.
«Abbiamo una strategia?»
Indugio qualche istante.
«Lo so che non è ciò che vuoi, uccidere a sangue freddo»
Faccio una breve pausa concentrandomi sulle ombre delle foglie tracciate ai nostri piedi da deboli raggi di sole.
«E non è nemmeno quello che voglio io ma…»
«Ma non abbiamo scelta»
Brittany conclude al posto mio e si alza in piedi.
Non ho bisogno che me lo dica per averne conferma, l’ho delusa.
Inizia a piegare la coperta per poterla riporre nello zaino.
«Non devi farlo per forza»
Si gira di scatto mossa da quel verbo al singolare.
«Però tu lo farai»
I suoi occhi mi fulminano e mi appaiono di ghiaccio.
Torna a concentrarsi sulla coperta.
«Possiamo trovare un altro modo… Siamo solo nostre giusto?»
Con forza, Brittany richiude lo zaino adesso completamente pieno.
«Già, e quale altro modo Santana?»
Quasi urla, i suoi occhi sono arrabbiati e mi spaventano come mai avrei creduto avrebbero potuto fare.
«Perché ti stai comportando così?»
Le afferro il polso, non so perché lo faccio, ma mi viene istintivo.
La tengo stretta e mi diventa impossibile non accorgermi di quanto stia tremando.
«Così come, Santana?»
La sua voce si spezza nel dire il mio nome, sta cadendo a pezzi davanti a me ed io contribuisco solo alla sua distruzione.
«Oh andiamo Brittany, lo sai benissimo»
Perché non posso soltanto abbracciarla? Porre un freno a tutte le sue preoccupazioni e dirle che andrà tutto bene?
«Ho capito come stanno le cose.»
Mi risponde schietta, e all’improvviso mi è chiaro perché non posso: perché non è vero.
Le cose non andranno tutte bene.
Una di noi due, se non entrambe, morirà nei prossimi giorni.
Saremo costrette a dire addio alla nostra umanità, come se non avessimo già perso abbastanza.
Brittany si posiziona lo zaino sulle spalle e, dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, scende silenziosa dal nostro albero.
Io la seguo a ruota e senza dire una parola ci dirigiamo entrambe verso il lato opposto da cui siamo venute.
Abbiamo la cura di camminare all’ombra di grandi alberi e di lasciare meno impronte possibile; qualcun altro, prima di noi, non ha preso le stesse precauzioni, lasciando impresse nella neve le forme di piccoli piedi.
I nostri sguardi non si incrociano nemmeno una volta, continuiamo a guardarci intorno in cerca di un nemico, o di un po’ d’acqua, ma di certo non in cerca dell’altra.
**
Passano le ore e troviamo soltanto alberi, alberi e neve.
Almeno fino a quando non sentiamo un forte rumore in lontananza, verso est, dove portano le piccole impronte ora quasi invisibili sul mantello di neve.
Per la prima volta ci guardiamo: Brittany ha lo stesso aspetto spaventato che credo di avere io; abbiamo tanto parlato di uccidere ma adesso che questa possibilità si fa così vicina abbiamo paura di affrontarla.
Brittany si guarda intorno sconcertata, poi, dopo qualche istante, indica un albero alla sua destra ed inizia ad arrampicarsi.
Mentre raggiunge un ramo nascosto dalle foglie e dalla neve io cancello le nostre impronte, poi la seguo sul tronco.
L’albero che abbiamo appena scalato è alto e dai rami non troppo robusti: per fortuna, sia io che lei non siamo poi così grosse.
Ci siamo appena sistemate su un ramo più resistente degli altri quando sentiamo l’urlo di una ragazza e poi un colpo di cannone, delle risate deboli e dei passi che si fanno sempre più vicini.
Il battito del mio cuore si fa forte e dalla mia fronte iniziano a scivolare goccioline di sudore.
Tengo gli occhi fissi sulla neve sotto di noi e tremo, spaventata dal gruppo che sta per raggiungerci.
Le dita di Brittany stringono le mie in un gesto che mi infonde tutta la sicurezza di cui ho bisogno.
Nell’istante stesso in cui i nostri corpi vanno a contatto smetto di tremare e quasi non sono più spaventata.
Guardo Brittany: mi sorride.
Ricambio mimando un «Grazie» con le labbra.
Nel giro di un minuto il gruppo dei favoriti è ai nostri piedi.
Da qui, potremmo ucciderli velocemente senza troppa difficoltà, ma chissà perché, questa idea non sfiora né la mia mente né quella di Brittany.
Riconosco quelli dell’1: Quinn e Finn, quelli del 2: Kitty e Noah e poi un altro ragazzo.
Sam.
Tutti gli danno pacche sulla spalla e si congratulano con lui.
Questa volta sono io a dover tranquillizzare Brittany.
Penso alle parole che mi ha rivolto lei ieri sera, al fatto che volesse solo me come alleata, e non riesco a immaginarmela in quel gruppo, sotto di me, a ridere e a congratularsi con il suo compagno di distretto perché ha appena ucciso qualcuno.
All’improvviso mi è chiaro il motivo per cui non ha scelto di stare con Sam: lei non vuole essere una favorita, non vuole essere costretta a uccidere.
Il gruppo si allontana verso il lato da cui proveniamo e il compagno di distretto di Brittany è l’ultimo della fila.
Prima di andare ci lancia uno sguardo preoccupato, ma anche felice.
Lo sapeva.
Sapeva che eravamo qui ma non ha detto niente.
Mi sento rassicurata dal bene che lui prova verso Brittany, non so fino a quanto la proteggerò, ma se io dovessi fallire nel mio intento, forse potrebbe provarci lui.
Le voci dei favoriti sono solo un brusio quando scendiamo dall’albero ormai tranquille.
Proseguiamo verso il lato da dove venivano i favoriti, di certo non ci torneranno.
La tensione che c’era tra me e Brittany si è sciolta su quell’albero, quando abbiamo deciso silenziosamente di nasconderci, invece di attaccare.
Il silenzio però persiste.
«Non volevi stare con i favoriti, per questo sei mia alleata adesso?»
La mia voce risuona triste.
«Non volevo essere una favorita, sì, ma non è per questo che sono tua alleata, ne abbiamo già parlato.»
Alzo le spalle, però non dovrei, mi fido abbastanza di Brittany da crederle.
Durante la strada abbiamo mangiato una seconda mela e bevuto ancora un po’, la nostra bottiglia è piena solo per metà adesso.
Il cielo è quasi scuro quando sentiamo il frusciare dell’acqua in lontananza.
Io e Brittany ci guardiamo, ci scambiamo un sorriso e poi iniziamo a correre verso l’acqua, per quanto il silenzio che cerchiamo di mantenere ci permetta.
In pochi secondi ci fiondiamo a terra con le mani immerse nell’acqua: è fredda ma, stranamente, il torrente non è ghiacciato.
Brittany si butta in acqua ed io rimango fuori a fare da guardia.
Dopo un po’ esce infreddolita ed io prendo il suo posto nell’acqua.
E’ una sensazione bellissima, non sopportavo più tutto lo sporco che avevo addosso.
Mi lavo il volto ed inizio a bere, senza la voglia di smettere, mi sembra di svuotare il torrente.
Anche io esco dall’acqua e mi siedo accanto a Brittany su un grande masso, non sembra avvicinarsi nessuno, e se anche fosse, saremmo pronte a difenderci, ci sentiamo forti.
«Dovremmo continuare sulla linea del torrente e fermarci quando troveremo un altro nascondiglio»
suggerisce «Mi sembra perfetto»
Prendo un pugnale e lo tengo nella mano destra: stiamo camminando in un punto di passaggio, chiunque potrebbe vederci e attaccarci adesso, ma la cosa non ci importa.
Con la mano libera stringo le dita di Brittany tra le mie.
Camminiamo per poco, imbattendoci in una freccia ed un bel po’ di neve sporchi di sangue, è qui che devono aver ucciso quella ragazza.
Deglutisco a fatica.
E’ qui che Sam ha ucciso quella ragazza, penso.
Stringo più forte la mano di Brittany per offrirle sostegno, lei prende la freccia e la pulisce nelle acque limpide del torrente, poi la inserisce nella sua faretra e continuiamo.
Proseguiamo per qualche minuto e poi troviamo un albero molto simile a quello dove abbiamo trascorso la notte precedente, ci accampiamo lì, sul solito intreccio di rami forti.
Quando sento l’inno e vedo lo stemma di Capitol City brillare nel cielo so per certo che Sam è ancora vivo, non abbiamo più sentito colpi di cannone dopo l’ultimo, ma mi scopro preoccupata per Sebastian, dopotutto, all’alba, questa mattina, abbiamo sentito un colpo.
Emetto un sospiro di sollievo nel notare che il primo morto è del distretto 9, un ragazzo di nome Kurt, seguito a ruota dalla ragazza uccisa da Sam, Sugar, dall’11.
Mi soffermo sui suoi lineamenti dolci, sulla sua pelle chiara e sui suoi capelli quasi rossicci, non sembra del distretto dell’agricoltura.
 
SPAZIO AUTRICE:
Questo capitolo non mi convince proprio per niente, però non lo so, ho voluto pubblicarlo lo stesso, credo perché so che nn avrei potuto fare di meglio, ho una specie di blocco e non sapevo come continuare, e quindi le ho fatte camminare. Fatemi sapere che ne pensate con una recensione, grazie per il vostro tempo <3
--Sara

 
   
 
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