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Autore: Blooming    13/04/2014    2 recensioni
Joe è il tipico ragazzo sfigato, gioca a giochi online e si chiude spesso in casa, a scuola è preso di mira dai bulli, lui è il più semplice obbiettivo su cui si concentrano. A suo favore si schiera Scott, il nuovo arrivato, lui è bello, ha un fisico da urlo e le ragazzine lo guardano ridacchiando in corridoio. I due fanno amicizia e cominciano a dipendere l'uno dall'altro come veri e propri amici. Parte importante della vita dei due è la madre single e trentenne di Scott che si tira dietro gli sguardi d'odio delle altre madri e gli sguardi 'eccitati' dei ragazzi.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Mi svegliai come se una montagna fosse stata posata sul mio stomaco e lentamente mi trascinai in bagno e ancora in coma andai a fare colazione, presi la bicicletta e me ne andai da Scott che era già pronto sulla sua bici; non dovetti neanche fermarmi che appena mi vide mi fu accanto e andammo verso scuola.
Avremmo preso la patente solo tra qualche mese  e quindi per i nostri spostamenti utilizzavamo la bicicletta così ci mettevamo anche meno tempo e adesso che era ri-iniziata la scuola potevamo dormire qualche minuto in più.
Avevo sentito Scott solo per telefono negli ultimi giorni, non potevo permettermi di uscire sia per i compiti arretrati che per mancanza di soldi e lui colse l’opportunità per vedersi con suo padre, era tornato dall’Alabama ieri pomeriggio.
Ormai tenere le lenti a contatto non era più un problema per me, non bruciavano più così tanto come all’inizio e mi sentivo molto più sicuro di me, mi voltai verso Scotty e gli sorrisi
“Com’è andata da tuo padre?”
“Bene.” Rispose secco
Notai che in quel –bene- c’era qualcosa che non andava, non diceva mai solo –bene-. Spesso si dilungava su come suo padre facesse battute in chat o per mail, su com’era simpatico; non si fermava mai al –bene.-
Corrugai la fronte
“Sicuro?”
“No.” Sbuffò “Ma ne parliamo dopo che è meglio.”
Sperai che non fosse niente di irreparabile, si erano appena ritrovati e mi sarebbe dispiaciuto veramente tanto se le cose non fossero andate bene.
Svoltammo l’angolo e fummo a scuola, entrammo e ci dirigemmo verso gli armadietti; il mio era nei corridoi interni vicino all’aula di economia, mentre quello di Scott era dall’altra parte all’esterno ma gli avevo detto che quando pioveva o nevicava poteva mettere le sue cose nel mio.
Ci dovevamo ritrovare tutti nell’auditorium così che i professori potessero consegnarci gli orari delle lezioni e dovevamo ascoltare il preside che faceva la sua presentazione annuale di inizio anno per le matricole.
Scott mi raggiunse all’armadietto e come sempre si appoggiò di schianto con la schiena, continuava a diventare sempre più alto; avrebbe sicuramente raggiunto i due metri se continuava a crescere così. Io invece ero di qualche centimetro più basso ma Scott sembrava più alto per via della massa muscolare, io ero più gracile e con una muscolatura più normale.
Si sporse mentre ero ancora nascosto dall’anta di alluminio e mi guardò
“Tutto a posto?” chiese con un sorriso sulle labbra
“Direi di sì, anche se credo che essere al secondo anno non mi proteggerà dall’essere pestato.” Avevo ragionato su questo fatto a lungo e mi sentivo veramente a disagio a ritornare al liceo
Scott mi diede una pacca sulla spalla
“È per questo che ci sono io al tuo fianco. Prendimi come tua personale guardia del corpo.” e con una manata chiuse lo sportello
“Dovevo ancora prendere una cosa.”
“No che non devi, siamo in ritardo per l’auditorium. La prendi dopo.” E mi trascinò via portandomi un braccio intorno al collo
Arrivammo in auditorium e notammo la nostra amica di avventure Janelle che si sbracciava per attirare la nostra attenzione, al suo fianco c’era Chris che … leggeva. Era un avvenimento più unico che raro, non leggeva mai se non fumetti di Deadpool e quello che aveva in mano non era un fumetto sicuramente.
Ci avvicinammo e ci sedemmo accanto alla coppia che ci aveva tenuto i posti, Janelle frizzante come sempre
“Ho dovuto cacciare due del primo anno che volevano sedersi qui. E poi guardavano con troppo interesse Chris e non mi piaceva.” Guardò verso una zona dell’auditorium e fissò con lo sguardo che uccide qualcuno di indistinto “Troie.” Sibilò
“Janelle…” la voce di Chris che la chiamava come per calmarla con una punta di rimprovero, non ci guardò neanche in faccia “Ciao ragazzi, tutto bene?” aveva un po’ la voce apatica come se quel libro fosse il centro del mondo
Teneva le gambe incrociate sulla poltroncina e dava la schiena al vicino di posto, sorrisi e lo fissai
“Da quando leggi … ” lessi il titolo del libro “-L’uomo senza qualità-“ pronunciai il titolo in tono stupito, era una lettura abbastanza pesante
Chris senza neanche rispondere fece cadere il libro per svelare che in realtà leggeva un fumetto del suo amato Deadpool
“Mi fingo acculturato.” Disse trattenendo una risata “Finisco la pagina…” non finì neanche la frase “ECCO. Finito, sono tutto vostro ragazzi. Come va?” ritornò il solito simpatico e abbastanza fatto Chris
“Tutto bene.” Risposi io “Tra quanto inizia la storia qui?”
Janelle guardò l’orologio
“Credo tra dieci minuti, non so bene.”
“Sì, deve iniziare prima delle 8.30 sicuramente.” Rispose Scott “Le lezioni iniziano di solito alle 9 il primo giorno di scuola o no?”
“Sì, beh in teoria ma sembra che il preside non si sia visto ancora.” Chris aveva arrotolato il fumetto e infilato nella tasca posteriore dei jeans “Sarà nel suo ufficio a bere martini come sempre, la leggenda vuole che sia per i troppi martini che quando cammina per i corridoi barcolli sempre.”
“Secondo me cammina veramente così.” Rispose Jan
“Sarà.” Chris fece spallucce come se non gli importasse la verità, per lui la verità era che il preside era sempre ubriaco
Nell’auditorium c’era un continuo chiacchiericcio, schiamazzi e risate sguaiate. Alcuni ragazzi del quarto anno si facevano belli davanti alle quattordicenni e cominciavano a provarci, alcuni ragazzi del primo cercavano di inserirsi tra i gruppi già esistenti. Alcuni della squadra di football facevano delle pubbliche relazioni con i ragazzi che sembravano più promettenti, mi guardavo attorno e più vedevo quella massa di persone più prendevo in considerazione l’idea di trovarmi in uno zoo e proprio mentre facevo queste mie considerazioni private, Scott mi mise una mano sulla spalla e mi si avvicinò per chiedermi in un sussurro se potesse parlarmi in privato, annuì. Ci alzammo e lasciando le cartelle sulle poltroncine ci dirigemmo verso un angolo abbastanza riservato.
Scott incrociò le braccia e prese un profondo respiro. Aveva i capelli legati e la barba leggermente sfatta, stranamente era un adolescente a cui non crescevano quegli orrendi baffetti adolescenziali, a lui cresceva una folta e rigogliosa barba da uomo bionda e ruvida, io preferivo radermi quei quattro peli che mi crescevano. Il mio taglio di capelli era andato a farsi fottere durante Agosto e non avevo avuto voglia di ritagliarmeli in stile militare e quindi ora erano scompigliati e mossi come sempre.
Guardai Scott preoccupato, era quasi la stessa agitazione che aveva quando aveva litigato con sua mamma per la storia di Aidan Walsh
“Cosa c’è Scott?” gli chiesi senza giri di parole
“È che…” sospirò e si passò le mani tra i capelli “Mio padre ha detto che vuole venire qua un giorno e mamma ha detto che non lo vuole vedere, gli ho detto che mamma non vuole vederlo e lui ha risposto che può venire senza incontrarla.” Mi guardò negli occhi “Non so mentire a mia madre e se le dico che Aidan vuole venire qua credo che possa arrabbiarsi…”
“Ma si arrabbia di più se non glielo dici.” Finii la frase per lui
“Esattamente, e ho paura che se dico a Aidan di non venire poi possa arrabbiarsi e tutto quello che ho costruito in queste settimane con lui vada a puttane.”
Sorrisi nervosamente mettendomi le mani in tasca
“Prova a dirlo a tua mamma, magari le sta bene che venga e che non si incontrino o dovrai far ragionare Aidan e magari incontrarvi a New York.” Mi grattai il sopracciglio “Siamo nel Connecticut, non possiamo vivere nel Connecticut senza essere mai stati a New York.” Sorrisi
Scott sbuffò una risata e scosse la testa, sorrise più rilassato
“Tu trovi sempre la soluzione a tutto Joe.” Mi scosse la spalla con la mano
“Sei tu che affoghi in un bicchiere d’acqua idiota.” Le luci cominciarono ad abbassarsi, segnale che stava per iniziare il discorso del preside “Muoviti gigante, andiamo a sederci e vediamo di far smettere Janelle di fulminare con lo sguardo tutte le ragazzine che tengono gli occhi troppo a lungo addosso a Chris.” E ci andammo a sedere
Il preside parlò a quelli del primo anno dicendo le regole, gli orari della mensa, gli orari di inizio lezioni e di fine lezione. Disse che chi voleva partecipare alle attività sportive come pallanuoto e football doveva iscriversi entro la fine di Settembre alla segreteria.
Ci vennero dati gli orari del primo trimestre, fortunatamente io e Scott eravamo insieme per tutti i corsi tranne che per ginnastica, io ero esonerato per la mia tachicardia.
Chris era finalmente all’ultimo anno e sembrava determinato ad andarsene, mentre ci dirigevamo fuori dall’auditorium ci disse che avrebbe fatto domanda all’accademia d’arte e non poteva essere più felice per lui.
Salutammo la coppia e ci dirigemmo verso l’aula di economia. Avremmo avuto un insegnante nuovo, un certo Hoovery nuovo anche nell’istituto, entrammo in aula senza trovare nessun insegnante e così sia io che tutti gli studenti cominciammo a controllare i cellulari, le mail e vari social network; quando vedemmo entrare una buffa donna impacciata ed estremamente goffa piena di libri e scartoffie. Indossava dei sandali aperti, una gonna a balze lunghe tutta colorata in stile hippy con una camicia coordinata. Appoggiò tutti i libri sulla cattedra e portando le mani ingioiellate ai fianchi ci guardò
“Salve a tutti, sono la signorina Hoovery, ma potete chiamarmi Hope.” Aveva la voce stridula e acuta
Scott si avvicinò al mio orecchio
“Secondo me si è fumata qualcosa.” Soffocammo una risata
La professoressa cominciò una breve introduzione sugli argomenti che avremmo affrontato nel primo trimestre. Era decisamente una donna stravagante ma la sua lezione passò velocemente come tutta la giornata.
Incontrammo Janelle nei corridoi durante i cambi d’aula, avevamo in comune solo l’ora di storia con il professor Whang e quella di chimica con il Sunseri.
A mensa uno del quarto mi diede una spallata ricordandomi la mia posizione di “sfigato” ma non mi diede poi tanto fastidio, avevo degli amici su cui contare.
Dopo aver risolto la questione di Aidan con Scott passammo il resto della giornata in totale tranquillità, Scotty mi disse che avrebbe visto Pamela in piscina sicuramente domani e l’avrebbe baciata.
Suonata l’ultima campanella che determinava la fine della giornata Scott andò al suo armadietto dicendomi di incontrarci alle biciclette. Aprii il mio armadietto con un click e presi un libro che mi ero portato pensando mi sarebbe servito quando sentii un tonfo accanto a me, pensai fosse Scott o Chris, chiusi lo sportello e mi trovai faccia a faccia con Luca. Era un anno avanti a me, lo fissai
“Ciao.” Dissi facendo per andarmene ma lui mi fermò
“Hai fatto sospendere mio fratello l’anno scorso.” Disse
“Cosa?” lo guardai cercando di capire chi fosse suo fratello
“Simon Lockart. Ti ha pestato una volta e tu sei andato dal preside e l’ha sospeso.” Era serio
Cercai di trattenere una risata senza riuscirci
“Simon mi picchiava ogni giorno, dal primo giorno che mi ha visto. Ora non è più neanche in questa scuola, l’hanno sospeso non di certo perché sono andato dal preside, cosa che non ho fatto.” continuavo a guardare Luca negli occhi “Forse l’hanno sospeso perché era un coglione che spacciava marijuana davanti a scuola e l’hanno beccato.”
Luca sorrise e abbassò la testa poi di scatto mi tirò un pugno sul naso e se ne andò. Sbattei la testa contro l’alluminio e imprecai. Il primo giorno e già ero stato pestato.
Che bello essere ritornato a scuola.
Fortunatamente il mio solido naso non si era rotto e uscì poco sangue, faceva solo molto male. Non dissi mai a Scott di quello che era successo, spiegai il mio ritardo dicendo che mi ero fermato in bagno.
Tornato a casa mi misi a dormire senza neanche mangiare.
Com’era possibile passare un’estate meravigliosa e poi sprofondare di nuovo nello sconforto? Forse sarebbe andato meglio nei prossimi giorni.
   
 
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