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Autore: DezoPenguin    13/04/2014    1 recensioni
Elementary My Dear Natsuki parte terza. Sembrava un caso semplice, non c'era dubbio su chi avesse ucciso quel facoltoso uomo d'affari. Eppure Shizuru si ritrova attirata in una ragnatela di morte, manipolazione e vendetta, mentre cerca di scoprire la verità.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka Suzushiro, Natsuki Kuga, Shizuru Fujino, Yukino Kikukawa
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementary My Dear Natsuki'
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Acque profonde, Natsuki-capitolo 3

Dire che ero rimasta paralizzata sarebbe stato un eufemismo di proporzioni epiche. Era completamente inaspettato che, così all’improvviso, il simbolo che avevo passato settimane a cercare scavando nei più sordidi buchi dei bassifondi di Londra saltasse fuori quando non lo stavo cercando – e, tra l’altro, nella tenuta di campagna di una delle famiglie più ricche d’Inghilterra. Il mio corpo sembrava congelato dallo shock; il mio respiro bloccato in gola, ed era come se il mio cuore avesse cessato di battere.

"Un colpo solo," disse Shizuru, inginocchiandosi accanto al corpo per esaminarlo meglio. "Il tessuto è strinato e ci sono anche bruciature di polvere da sparo sulla camicia; è stato un colpo a distanza ravvicinata, come ha detto l'ispettrice. Il chirurgo della polizia estrarrà il proiettile in modo da confermare se corrisponde a quello dell'arma usata da Trepoff, ma quella parte della storia sembra essere vera. Di certo non ci sono segni di lotta."

La sua voce sembrava venire da molto lontano, come uscita da un sogno.

"E questo cos'è? Feltro rosso sotto le unghie?" continuò, sollevando la mano ben curata di Smith. La rimise giù, si alzò, e guardò la superficie del tavolo da biliardo. "Ci sono dei graffi qui, quindi sembra che si sia aggrappato quando è caduto. Questo conferma che è stato colpito in questa stanza, proprio come sembra. Pare che l'ispettrice Armitage avesse ragione, vero Natsuki?"

Mi guardò.

"S-sì," riuscii a pronunciare.

"Natsuki?"

Fece un'espressione preoccupata. Non ci voleva un genio per capire che c'era qualcosa che non andava in me, e anche se un genio fosse stato necessario, beh, Shizuru lo era.

"Natsuki, cosa c'è che non va?"

Cercai di ricompormi. Dovevo mantenere il controllo, altrimenti avrei raccontato tutta la storia.

"N-niente," dissi. Trovai rifugio nel mio brontolare, come spesso facevo, prima che mi venisse un'altra idea. Guardai prima Shizuru poi il corpo, poi di nuovo Shizuru, e rabbrividii.

"S-sto bene, sul serio. Non preoccupatevi per me."

Lei posò una mano sul mio braccio.

"Andiamo a parlare a Trepoff; non c'è motivo per cui Natsuki debba stare qui a sentirsi a disagio," disse gentilmente.

"Non sono a disagio!" protestai. Suonò patetico come tutte le mie altre proteste, solo che questa volta era voluto, per far credere a Shizuru che stessi dissimulando il mio turbamento alla vista del cadavere, quando in realtà la mia reazione era per motivi ben diversi. Aveva funzionato? Non lo sapevo, ma almeno sembrò accettare la mia bugia con il solito divertimento che esibiva alle mie sincere proteste.

"Come dice Natsuki, ma andiamo comuque a parlare a Trepoff."

Chrysant ci condusse fino alla stanza in cui l'assassino reo confesso era tenuto prigioniero. Visto che Armitage non aveva intenzione di lasciare nessuno al di fuori del suo controllo finchè il caso non sarebbe stato chiuso, la sua 'cella' era un piccolo soggiorno a cui si accedeva da un'unica porta, fuori dalla quale c'era un agente di guardia. Mi stavo quasi aspettando di trovare una finestra spalancata e delle impronte nella neve, ma no, Trepoff era lì ad aspettarci.

La stanza era uno di quegli ambienti delicati e femminili i cui mobili sembravano talmente fragili da frantumarsi se ci avessero appoggiato sopra qualcosa di più pesante di una tazza di tè. La solida mascolinità di Trepoff lì dentro sembrava fuori posto come un toro in un negozio di porcellane. Il russo era un po' più alto della media, snello e muscoloso, con un viso allungato che aveva un aspetto attraente senza avere davvero delle caratteristiche attraenti. I suoi capelli biondi erano ordinatamente tagliati ed indossava il suo abito da sera con una severità che aveva un qualcosa di militare. Una tazza di porcellana mezza piena di caffè nero stava su un tavolo accanto alla sua poltrona, e i suoi occhi erano arrossati. Sospettai che non avesse dormito fin dall'omicidio. Quando ci vide entrare, si alzò in piedi cortesemente.

"Signor Trepoff? Sono Shizuru Viola, e questa è la mia amica, la signorina Natsuki Kuga."

"La signorina Viola? La consulente investigativa?" chiese, interessato.

"Proprio lei," rispose Shizuru.

"È un privilegio incontrarvi. Ho sentito del vostro coinvolgimento nell'omicidio Vamberry, e di come avete smantellato quel giro di contrabbando."

"Mi sorprendete, signor Trepoff. Non sapevo che la mia presenza in quel caso fosse stata resa pubblica."

"Gli interessi finanziari dei Dai Artai, che sono sotto la mia responsabilità, sono molto vasti. Includevano certi contratti con la Vamberry e figlio, quindi ho avuto accesso a delle informazioni riservate. Ha fatto un buon lavoro. Quello che non capisco è come voi siate stata coinvolta in questo caso."

Si tolse un portasigarette di tasca.

"Vi dispiace se fumo?" le sorrise tristemente. "È stata una nottata un po' stressante."

"Se proprio dovete," disse lei, continuando a sorridere, facendo suonare quella frase come la civettuola ritrosia di una fanciulla, invece che il disappunto di una signora infastidita. Mi chiesi se fosse davvero contraria al fatto che fumassi e non sentisse il bisogno di nasconderlo, o se quel suo atteggiamento non fosse altro che una presa in giro molto elaborata.

Trepoff ovviamente non la prese come un'obiezione, perché prese una sigaretta e l'accese. Guardai le sue mani e i suoi polsini mentre procedeva; i suoi gemelli erano semplici borchie d'argento, non il minaccioso triangolo. Il fumo mi arrivò alle narici un attimo più tardi; la sigaretta era russa come lui. Quello russo non era uno dei miei tabacchi preferiti.

"Dunque, perché siete qui? L'ispettrice Armitage ha raccolto le prove, e il caso non potrebbe essere più chiaro." Rise amaramente. "Non c'è nulla con cui mettere alla prova le vostre celebrate capacità deduttive."

Lei non gli rispose direttamente.

"Vi considerereste un uomo intelligente, signor Trepoff?"

"Come, prego?"

"Amministrate gli interessi finanziari dei Dai Artai, che avete detto essere molto vasti. Ancor prima, eravate un avventuriero il che, e sono sicura che Natsuki sia d'accordo, richiede ingegno pronto e sangue freddo nel caso vi siano momenti di crisi."

Perché stava guardando me?

"Um, sì, è vero."

Hai fatto proprio un buon lavoro nel dimostrare un ingegno pronto, Kuga.

"Mi lusingate."

"Vedete, la cosa mi incuriosisce. Perché un uomo intelligente, un uomo astuto, dovrebbe commettere un omicidio con un modus operandi che senz'altro avrebbe garantito la sua cattura e la conseguente condanna a morte?"

Riuscii a controllare la mia reazione, ma volevo prendermi a schiaffi. Non me n'ero accorta, non me n'ero accorta per niente, mentre Shizuru l'aveva capito. L'aveva capito perfino Armitage. Sembrava che lui non l'avesse presa meglio di me. La guardò con un'espressione vuota.

"Non so di cosa stiate parlando. Non stavo ragionando. Chi lo fa, quando ammazza una persona?"

Si rimise la sigaretta tra le labbra, aspirando il fumo e, sospettai, prendendo tempo per riflettere.

"E cos'è che vi ha fatto infuriare così tanto da farvi commettere un crimine tanto ovvio?"

Lui aggrottò la fronte e strinse le labbra in una linea sottile.

"Visto che il crimine è tanto ovvio, non vedo perché questo sia rilevante."

"La curiosità è uno dei miei difetti."

Trepoff distolse lo sguardo.

"Se lo meritava. Non pensate che uno come lui sia arrivato fino alla posizione che occupava senza lasciarsi dietro una fila di persone a cui ha fatto torto?"

"In che modo vi ha fatto torto?"

Lui sospirò.

"È finita ora," disse, non ad alta voce ma con tono deciso. "Lasciate che i morti chiedano scusa ai morti e permettete ai vivi di starne fuori."

Era chiaro che era la sua ultima parola che voleva dire sull'argomento e Shizuru andò avanti.

"Molto bene, allora. Descrivetemi il crimine un passo alla volta."

Lui rise stancamente.

"Non dovrebbe essere compito vostro scoprirlo, signorina Viola? Non è un bel lavoro di deduzione se il criminale semplicemente rivela al detective tutto quello che è successo dall'inizio."

"Ara, ara, non credevo che foste così ansioso di essere impiccato, signor Trepoff."

Lui abbassò lo sguardo sulle proprie mani, osservando, o così sembrava, il filo di fumo che usciva dalla punta della sigaretta, poi sospirò profondamente. Quel lieve sorriso presuntuoso svanì dalle sue labbra e i suoi lineamenti presero un'espressione più seria.

"Avete ragione, naturalmente. Questa sciocca spavalderia—è come se stessi fischiettando nell'oscurità per farmi coraggio."

Schiacciò la sigaretta nel posacenere.

"Penso di aver deciso che lo avrei fatto durante la cena. Non riuscivo a sopportare si vederlo seduto là come una specie di rospo velenoso, enfiato dalla sua boria e bel conscio del suo potere, del modo in cui l'aveva ottenuto. Non era nient'altro che una sanguisuga, attaccato alla fortuna dei Searrs e disgustosamente gonfio di ciò che quella fortuna gli aveva concesso. Questa casa, in cui aveva dato la sua festa, il cibo che è stato servito, i bei vestiti che indossava—niente di questo era suo. La piccola Alyssa era seduta a un'estremità del tavolo con Padre Greer e sua figlia, e tutto quello a cui riuscivo a pensare era che quel bastardo di Smith l'aveva inghiottita intera, come la fondazione assorbe le compagnie. Toccai a malapena la mia cena; guardarlo mi nauseava."

Non potei fare a meno di pensare che Trepoff, per quanto riguardava il denaro dei Dai Artai, fosse nella stessa situazione di Smith rispetto alle ricchezze della Searrs, ma avevo accompagnato Shizuru nelle sue investigazioni abbastanza a lungo da sapere che era per un buon motivo se lei non faceva notare un'inconsistenza come quella, probabilmente perché non voleva interrompere il suo racconto. Rimasi zitta e lo lasciai continuare.

"Quando i signori abbandonarono il tavolo per il brandy e i sigari, mi scusai per un attimo e mi recai nella sala d'armi. Il defunto signor Searrs aveva una bella collezione di armi da caccia e militari. Presi una Colt della marina, la caricai e me la feci scivolare sotto la giacca, poi mi riunii agli altri.

"Penso che stringere quall'arma mi avesse schiarito la testa. Quando ero più giovane, mi è capitato molte volte di trovarmi in difficoltà sul Continente, e impugnare un'arma da fuoco non è mai cosa da fare alla leggera, che si tratti di una battaglia con dei banditi o di sterminare insetti come Smith."

Annuii di riflesso, comprendendo il suo punto di vista grazie alle mie esperienze. Lui vide il cenno con la coda dell'occhio e mi guardò per un attimo, sorpreso—ma solo per un attimo. Forse pensò che un'amica di Shizuru avrebbe dovuto avere dei talenti che non si addicevano a una signora.

Da parte mia, desiderai che uno di quei talenti fosse trovare un modo di costringerlo a parlare del perché considerasse Smith un insetto da sterminare. Quei gemelli che Smith indossava erano l'unico indizio che avevo sulla morte di mia madre e questa era la mia unica possibilità di scoprire cosa significassero, ora che lui era morto. Non potei fare a meno di pensare che doveva esserci almeno una qualche connessione. Era possibile che fosse stato proprio Smith uno degli uomini che aveva spinto mia madre giù dal ponte della Friesland nel mare del nord?

Però non potevo dire nulla, non senza rivelare il mio interesse per i suoi gemelli a Shizuru. Ero intrappolata dal mio bisogno di—cosa? Privacy? Segretezza?

Non che Trepoff mi dirà qualcosa, ammisi. Non ora. Ma dovevo tenere gli occhi aperti in cerca di una possibilità, un'opportunità.

"Una volta che fui di nuovo in sua presenza, però," continuò lui, "la rabbia si impossessò di nuovo di me. In verità, riuscii a malapena a mantenere la mia compostezza. Se gli inglesi non fossero così riservati, sono sicuro che qualcuno mi avrebbe chiesto se stavo bene. Sentii a malapena una parola di quello che gli altri stavano dicendo. Alla fine sfidai Smith ad una partita di biliardo, così da poter stare da solo con lui e affrontarlo." Fece un debole sorriso e aggiunse, "Non so che cosa avrei fatto se Sir Gavin o Coxley avessero voluto unirsi a noi. Fortunatamente, non erano inclini a interferire."

"Non la chiamerei fortuna."

"Non per Smith, forse."

"O per voi," sottolineò Shizuru. "Dopotutto, siete qui, agli arresti, quindi se quello che avete fatto era davvero per giustizia allora difficilmente potete considerare questa una conclusione accettabile."

Lui le rivolse uno sguardo strano.

"È una frase bizzarra da dire per una detective."

Il sorriso di Shizuru avrebbe potuto significare qualsiasi cosa.

"Davvero? Ma ci sono sempre stati casi in cui azioni tecnicamente criminose sono state comunque considerate con indulgenza. Per esempio, una punizione per un vero ed eguale atto criminoso fatto ad un’altra persona. Non siete d’accordo, Natsuki?”

Per un attimo, pensai che in qualche modo stesse guardando nel mio cuore e che si stesse riferendo alla morte di mia madre e ai miei pensieri di vendetta. L’idea mi paralizzò per un istante, quindi non riuscii a trovare le parole per risponderle, e lei stessa riempì il vuoto nella conversazione.

"Ma comunque, forse è l’eredità di mio padre che si mostra? Vedete, sono italiana per metà, quindi il concetto di vendetta non è estraneo alla mia famiglia. Proseguite, signor Trepoff. Voi e il signor Smith vi siete trasferiti dal salotto alla sala da biliardo?"

"Proprio così. Finalmente ero da solo con lui, quel verme sorridente. All'inizio non sapevo esattamente cosa fare o dire, così ho giocato per un po', ma alla fine l'ho affrontato rinfacciandogli quello che aveva fatto. Cominciò a negare, poi mi prese in giro per la mia ossessione per il passato—almeno finchè non tirai fuori la pistola. Allora si accorse che facevo sul serio. Implorò, mi blandì, mi offrì pure del denaro. Quel disgustoso bastardo!"

Sputò qualcosa in una lingua che non conoscevo, ma il sorriso di Shizuru si fece più ampio.

"Davvero," disse. "Un mercante fino alla fine."

Oh, giusto. Shizuru una volta mi ha detto che parla russo.

"Gli ho riso in faccia," disse Trepoff. "Ero pieno di rabbia a quel punto, ma tutto quello che sono riuscito a fare è stato ridere. Di lui, di quanto patetico fosse—e come la vita fosse solo uno scherzo. Il male dovrebbe essere qualcosa di maestoso, non pensate? Un demonio terrificante che proietta la sua ombra sopra il mondo, non mollusco che si torce, avido, ingozzandosi di spazzatura.

"Allora si è reso conto che nulla mi avrebbe fatto cambiare idea. Mi ha aggredito—"

"E gli avete sparato?"

Trepoff ridacchiò stancamente.

"E gli ho sparato. Patetico, vero? Tutta quella giusta furia, ed ho aspettato fino all'ultimo minuto per sistemare le cose."

"Forse," disse Shizuru distrattamente.

Trepoff la guardò.

"Non siete come mi aspettavo."

"Davvero?"

"Avrei pensato che mi avreste condannato per il mio crimine. L'ispettrice l'ha fatto."

"L'ispettrice Armitage crede fermamente che un assassino dovrebbe essere punito salla società in modo appropriato. Per lei legge, ordine e giustizia non sono concetti separati, ma nomi diversi per parti della stessa cosa. Le…dà fastidio quando le persone insistono per separarle."

"E voi?"

"Penso che una persona sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa per amore."

Lui prese un brusco respiro, un suono sibilante che mi disse che la frecciata di Shizuru aveva colpito nel segno, anche se non avevo idea di cosa si trattasse, o cosa stesse cercando di insinuare. Per amore? John Smith cosa aveva a che fare con l'amore? Dal modo in cui Trepoff l'aveva descritto, il suo crimine era esattamente l'opposto: qualcosa di avido e possessivo, un atto di avarizia, o forse di codardo desiderio di proteggersi, certo non qualcosa di altruistico come l'amore. O forse intendeva Trepoff stesso, e il suo movente ancora sconosciuto? Aveva dedotto qualcosa? Come sempre, Shizuru era tre passi avanti a me; mentre io non sapevo nemmeno quale fosse il sentiero, lei stava già andando avanti.

"Ci salutiamo, per ora, signor Trepoff. Parleremo di nuovo. Venite, Natsuki," mi disse, "la partita è senz'altro cominciata."

Quando lo disse Trepoff e io avevamo sul viso due identiche occhiate stupefatte. Credo fosse la prima volta che mi venne in mente quel pensiero: in realtà Trepoff era innocente? No, è ridicolo, l'hai appena sentito confessare, mi dissi, ma una confessione sono solo parole e poteva tranquillamente essere una bugia come qualsiasi altra. E per quanto riguardava le prove…forse Shizuru non era così ermetica come sembrava a prima vista?

Eppure ad un qualche livello, nulla di ciò era importante per me. Quello che volevo era qualche minuto da sola con Trepoff, che aveva saputo abbastanza di Smith e dei suoi misfatti da volerlo morto. Doveva sapere qualcosa su quei gemelli, vero? Almeno quello che significavano—se erano qualcosa di più che una moda. Eppure per il momento non avevo altra scelta che seguire Shizuru fuori dalla stanza, verso le sue risposte ma nella direzione sbagliata rispetto alle mie.

  
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