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Autore: _Bittersweettaste    13/04/2014    2 recensioni
Ci sono cose che nessuno di noi sarà mai in grado di prevedere.
Ci sono eventi che sfuggiranno al nostro controllo, come se il fato avesse già disegnato il cammino delle nostre vite. Basta un solo gesto, per sconvolgere irrimediabilmente il corso del destino, in un attimo ogni cosa può cambiare. In un solo attimo le nostre vite potrebbero sconvolgersi completamente, lasciandoci persi in balia di noi stessi.
Che cosa faresti, se improvvisamente il destino decidesse di cambiare?
Che cosa sarebbe successo, se anche solo un evento del passato non fosse stato lo stesso?
Cosa sarebbe successo, se nel mondo di Goku e dei suoi compagni avesse fatto la sua comparsa un ulteriore Sayan?
Come sarebbero andate le cose, se improvvisamente le carte in tavola avessero contato un nuovo elemento?
WARNING: sebbene ci sia un nuovo personaggio, non è assolutamente una Mary Sue, in quanto ha caratteristiche, abilità e difetti che contribuiscono a renderlo completamente umano
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Nuovo personaggio, Piccolo
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Le cose, lentamente, avevano iniziato a precipitare.
Sin dal momento in cui il caos era scoppiato davanti alla sede semidistrutta della Asimov Tech., il corso degli eventi aveva imboccato un percorso distorto, frenetico ed allo stesso tempo innaturalmente cadenzato. Come se il destino avesse saputo esattamente cosa sarebbe accaduto da lì a poco tempo, e non avesse avuto fretta alcuna di svelarlo troppo presto.
Julius, il sangue colato dalle ferite ormai rappresosi ed il pallore delle sue gote fattosi un poco meno spettrale, non aveva ancora accennato ad alzarsi dal freddo pavimento ricoperto da rovine e calcinacci. Le labbra strette, i capelli tanto biondi d’apparire bianchi che ricadevano a ciocche disordinate davanti ai suoi occhi,  il ragazzo non ebbe ancora il coraggio d’alzare lo sguardo verso la sorella minore. Dentro di lui la vergogna montava senza controllo, mescolandosi ad un sentimento più infimo, che pareva bruciare dentro di lui come un fuoco invisibile ad occhio nudo.
Rabbia.
Follia.
Le immagini apparvero sfocate ai suoi occhi e le voci ovattate, come se qualcosa d’invisibile ma innegabilmente potente si stesse lentamente adagiando sul suo corpo; racchiudendo ed intensificando ogni singola sensazione da lui provata in quel momento.
Un colpo di tosse scosse il suo petto magro, e qualche goccia di sangue scuro sporcò la superficie liscia del pavimento di marmo. Nonostante la trasformazione che aveva subito soltanto poche ore prima, nonostante la mutazione provocata dal liquido di coltura nel quale era precipitato, Julius era ancora vulnerabile. Era ancora troppo debole, troppo umano.
Ciò che Gohan non aveva ancora compreso, ciò che gli altri non avevano ancora intuito, era che la mutazione genetica non aveva intaccato unicamente il suo corpo. La sua mente aveva subito a sua volta gli effetti devastanti ed irreversibili del liquido di coltura corrotto, ed il suo attacco improvviso tra la folla non sarebbe rimasto di certo il primo ed unico effetto collaterale di un mutamento tanto radicale.
Il suo sguardo appannato si posò sulla figura di Sherin, in piedi a pochi metri di distanza, e le sue labbra si tesero in una smorfia carica d’odio. Quella sporca donna non lo riteneva minimamente degno della sua attenzione, mostrandogli le spalle come se fosse più che certa del cessato pericolo, del suo essere divenuto totalmente innocuo.
Ebbene, quella donna non avrebbe potuto commettere errore più grande.

 -Solamente mio padre ed i suoi collaboratori più stretti sono… erano a conoscenza dei segreti dietro agli ultimi esperimenti della Asimov Tech. Lui non parlava mai del suo lavoro e dei suoi problemi, a casa, e né io né mio fratello abbiamo mai avuto l’opportunità di conoscere a fondo nostro padre.-
Sophie si asciugò le lacrime con due dita tremanti, abbassando lo sguardo non appena percepì gli occhi di tutti i presenti puntati su di sé.
-Perciò non ho la benchè minima idea di come aiutare concretamente mio fratello, di come invertire il processo che lo ha fatto diventare una specie di mutante, o come si chiamano. In poche parole, sono davanti ad un vicolo cieco.
Se solo fosse possibile tornare indietro nel tempo ed impedire che Julius entri in contatto col liquido di coltura, o qualunque cosa abbia provocato la mutazione generica, avremmo già fatto un passo in avanti.-
Gohan fece schioccare silenziosamente la lingua contro il palato, e dopo aver alzato lo sguardo verso le apparecchiature rimaste ancora integre scosse lentamente il capo. Non sarebbe stato facile, e di certo nessuno di loro avrebbe confortato la ragazza mentendo sulla difficoltà della situazione attuale.
Passò una mano dietro la nuca, scompigliando appena i corti capelli neri prima di rivolgere uno sguardo nervoso al padre, in piedi a pochi metri dalla ragazzina. Ormai sull’orlo delle lacrime, Sophie iniziò ad aggirarsi tra i macchinari ancora funzionanti, esaminando gli schermi illuminati, poggiando nervosamente le piccole mani bianche sopra quadri di comandi dei quali non conosceva le esatte funzioni, cercando disperatamente una via d’uscita da quella situazione assurda.
Deludendo le aspettative della sua famiglia, non si era mai interessata al lavoro del padre. Aveva scelto un percorso di studi quanto più distante possibile dalla biotecnologia, inquietata e spaventata dalla possibilità
che l’uomo aveva conquistato di modificare anche in via definitiva il proprio dna. Era un mondo col quale non avrebbe mai voluto avere a che fare, e l’ironia che le aveva riservato il destino quasi non la fece scoppiare in una risata isterica.
Lei era una Asimov, e non sarebbe mai potuta sfuggire al suo stesso sangue.
A soli pochi metri di distanza da lei, inginocchiato sul freddo pavimento, Julius non aveva distolto una sola volta i suoi occhi da due persone in particolare, due persone che sembravano averlo ossessionato sin dal primo istante in cui erano apparse nel suo campo visivo.
Quella donna. Sebbene non avesse avuto una particolare ragione, un motivo razionale per provare qualcosa di simile, Julius non sapeva come chiamare quel sentimento bruciante se non odio. Odio, astio, desiderio di poterla cancellare con un solo schiocco delle dita.
Una rabbia totalmente irrazionale, sbocciata silenziosamente sotto la spinta di un virus genetico che oramai aveva preso il completo controllo del suo corpo e della sua mente, cancellando minuto dopo minuto tracce del vero Julius Asimov. Dentro di lui una parte della sua razionalità stava ancora combattendo per sopravvivere, ostinatamente, ma nessuno avrebbe potuto dire con certezza quanto a lungo sarebbe durata quella silenziosa ribellione.

 -Aspettate solo un momento. Ragazzina, ripeti un po’ quello che hai appena detto.-
Sophie sollevò lo sguardo, affrettandosi ad asciugare le lacrime che avevano iniziato a rigarle le guance prima di rendersi conto che si, uno dei due uomini più muscolosi le aveva appena rivolto la parola.
Vegeta strinse le labbra, irritato dal momentaneo silenzio della ragazzina, ed iniziò ad avvicinarsi velocemente a lei con uno sguardo minaccioso dipinto sul volto. Uno sguardo che di certo non aiutò la giovane a ritrovare le parole.
-Se non sbaglio hai detto che ti piacerebbe tornare indietro nel tempo, giusto? Allora apri bene le orecchie, e rispondi a questa domanda: il tuo caro paparino ha mai avuto la brillante idea di farsi costruire una macchina del tempo?-
Fu come un lampo nella nebbia, ed ogni singola persona presente nella stanza diede a sé stessa dell’imbecille per non averci pensato prima. Considerando ciò che avevano vissuto in passato, grazie all’incontro col Trunks venuto dal futuro, l’idea di utilizzare una macchina del tempo avrebbe dovuto maturare molto prima nelle loro menti. Sherin, dal canto suo, fu pericolosamente tentata di schiarirsi le idee colpendo il muro con la fronte, e probabilmente l’avrebbe fatto se Piccolo non l’avesse prontamente afferrata per la vita.
-Si, potrebbe funzionare. Certo, è una mossa piuttosto azzardata e tutti noi sappiamo bene quanto sia rischioso cambiare il corso del tempo, ma almeno per il momento è l’unica alternativa che abbiamo.
Proviamoci, e vediamo come va.-
Il viso di Gohan si distese ed i suoi occhi parvero acquistare immediatamente una luce più viva, scacciando almeno in parte l’angoscia che quelle ore terribili avevano insinuato in ognuno di loro. Si voltò verso il padre, cercando e trovando nel cenno che questi gli rivolse l’approvazione della quale ebbe bisogno per attivarsi e cercare di mettere in atto l’idea di Vegeta.
Sophie comprese ciò che il ragazzo aveva in mente di fare e, allontanatasi rapidamente dal macchinario al quale si era aggrappata poco prima, premette due dita contro una tempia nel silenzioso sforzo di ricordare.
Si, suo padre non parlava volentieri del suo lavoro ma, a volte, capitava che questi decidesse di aprire ai propri figli un effimero scorcio su quella che era la sua vita professionale, ed era stato durante una di queste rare occasioni che Sophie ricordò di averlo sentito parlare di qualcosa del genere. Non aveva usato esattamente le parole “macchina del tempo”, ma era certa che suo padre avesse voluto intendere qualcosa di molto simile dicendo di aver finalmente ottenuto la possibilità di modificare il corso degli eventi. E di poterlo fare solamente con l’ausilio di un solo macchinario.
Poteva funzionare. Doveva funzionare, per il bene di suo fratello, per il bene di tutti.
Senza quasi che la ragazza potesse rendersene conto, le sue gambe iniziarono a muoversi sempre più rapidamente, alla ricerca di qualcosa che somigliasse anche solo lontanamente ad una di quelle “macchine del tempo”. Se c’era anche solo una possibilità di riportare suo fratello alla normalità, e così facendo di salvare la vita di suo padre e quella dei suoi collaboratori, Sophie non se la sarebbe lasciata sfuggire per nessuna ragione al mondo.
A quel pensiero gli occhi della ragazza si fecero pericolosamente umidi, sotto il peso schiacciante della consapevolezza che nessuno avrebbe potuto sopravvivere ad un’esplosione come quella che aveva squarciato il cuore pulsante della Asimov Tech.

 -Qui, venite tutti qui! Credo di aver trovato qualcosa d’interessante.
La voce di Piccolo risuonò chiaramente nell’aria, e Sherin fu la prima a precipitarsi nella sua direzione.
Le dita affusolate della dona si strinsero attorno ad un lungo telo bianco reso lurido dai calcinacci e dalla cenere, sistemato a coprire quella che sembrava essere una specie di macchina di medie dimensioni, strappandone lunghi brandelli quanto più velocemente potesse. Nonostante la spalla ferita e le forze che cominciavano lentamente a venir meno, Sherin non aveva ancora perso il suo vigore, vigore che Piccolo potè percepire chiaramente bruciare nella luce che si accese negli occhi di lei.
Solamente per qualche attimo gli sembrò di rivedere l’antica forza vitale che anni addietro aveva visto in lei, quella stessa forza che tanto lo aveva travolto il giorno del loro primo incontro. Una forza che il corpo della donna emanava come un’aura invisibile ma allo stesso tempo terribilmente intensa.
Sherin non aveva bisogno di un vero e proprio motivo per continuare a vivere, ma di tanti piccoli tasselli, tasselli che avrebbe pian piano unito in quella specie di puzzle complesso ed irrisolvibile che era diventata la loro vita. Aiutare Julius non era che un tassello in più, qualcosa alla quale aggrapparsi per non perdere il contatto con la vecchia sé stessa, quella Sherin che per nulla al mondo avrebbe lasciato svanire.
Ai loro occhi si svelò un macchinario coperto di polvere, più simile ad una cabina ricoperta da schermi e comandi che ad una vera e propria macchina del tempo, macchinario che parve ridestare immediatamente la vitalità della giovane Sophie.
Questa vi si avvicinò di corsa, lasciando poi correre le mani sui vari pulsanti e tasti nella silenziosa ricerca di quello che avrebbe dato avvio all’accensione della macchina. Sebbene avesse immediatamente riconosciuto il dispositivo dei racconti di suo padre, Sophie non aveva la benchè minima idea di come “accendere” quella sottospecie di macchina del tempo, e non seppe trattenere un sospiro di sollievo nel vedere Bulma accorrere in suo soccorso.
-Sai come funzionano apparecchi del genere?-
Bulma si concesse qualche attimo di silenzio prima di rispondere con un lieve cenno del capo, i grandi occhi azzurri fissi sul quadro comandi principali della macchina del tempo, vigili ed attivi come la mente che stava lavorando assieme ad essi.
-Più o meno, piccina, più o meno. Macchinari come questi sono stati costruiti utilizzando tecnologie molto potenti, ma inspiegabilmente le aziende più famose non decisero di utilizzarle per i loro prodotti, così sono stati relegati ad un mercato più di nicchia. E’ probabile che tuo padre fosse stato tra i pochi in grado di intuire il loro potenziale. Fortunatamente, anche il mio decise di sperimentare dispositivi come questo, perciò so almeno come “accenderlo” ed evitare che si blocchi prima di funzionare del tutto.-
Mentre parlava, le dita di Bulma si muovevano rapide sui tasti e vicino agli schermi già accesi, mentre serie di numeri indecifrabili presero a scorrere incessantemente su di essi.
Tra di loro calò un pesante silenzio. Nessuno ebbe il coraggio di commentare, di pronunciare anche solo una parola, o di respirare più pesantemente del dovuto. Gli occhi di tutti erano puntati su Bulma, tranne quelli di due persone. Sherin e Piccolo erano in piedi davanti alla macchina del tempo, l’uno vicino all’altra, le braccia tanto vicine da sfiorarsi e gli occhi che di tanto in tanto si posavano sul viso dell’altro. Come se stessero tacitamente comunicando tra di loro, come se non sentissero il bisogno di dire alcunchè. Attendevano, in silenzio, mentre Sherin finalmente cercò l’abbraccio del compagno, in un gesto carico d’affetto che soltanto Gohan ebbe la delicatezza e la fortuna di cogliere.

 Fu esattamente in quel momento che le cose iniziarono a precipitare.
Julius, che sino a quel momento era rimasto praticamente immobile dove Sherin lo aveva depositato poco dopo essere entrati nella sala semi distrutta, sembrò perdere definitivamente il senno.
Lunghi brividi iniziarono a percorrere il suo corpo, e la calma che era riuscito a mantenere sino a pochi istanti prima svanì completamente, lasciando il posto ad una rabbia tanto incontrollata quanto irrazionale. Percepì un odio mai provato prima, una voglia incontenibile di distruggere, di dimostrare al mondo intero quanto fosse diventato potente. Di cosa era divenuto in grado di fare.
Con un grido di rabbia tese le mani unite verso il gruppo, ancora radunatosi attorno alla macchina del tempo, e tutta l’energia del suo corpo venne incanalata nella punta delle sue dita, ove si formò una sfera lucente bruciante d’energia. Una sfera che non attese un solo attimo in più prima di mutare in un dardo dorato e sfrecciare proprio al centro del macchinario in piena funzione. Quell’unico lampo di pura energia penetrò all’interno di esso, distruggendo microcip ed innescando una vera e propria reazione a catena che si rivelò essere a dir poco disastrosa.
-Yamcha! Prendi Bulma e vattene da qui, vattene da qui assieme a tutti gli altri.
-Gohan, ti affido Sophie! Portala al sicuro, presto!
Nel caos più completo, nessuno dei presenti potè ignorare il tremendo boato che scaturì dall’interno della macchina, fragore che si rivelò essere solamente il preludio a qualcosa di molto più pericoloso ed imprevedibile. Lentamente, un bagliore di un candore abbagliante si allargò dove il metallo polveroso era stato squarciato, occupando sempre più spazio man mano che i secondi passavano. Goku, Vegeta si allontanarono immediatamente da esso, mentre il resto del gruppo sfrecciò lontano seguendo gli ordini che questi avevano impartito loro solo pochi attimi prima, non senza l’amarezza nel cuore per aver abbandonato i compagni in una situazione tanto critica.
Goku si guardò rapidamente attorno, combattendo contro l’angoscia crescente per cercare di elaborare al più spesso un modo per risolvere quel problema, o anche solo per impedire che anche uno solo dei suoi amici ne uscisse ferito, o peggio.
Fu in quel momento che si accorse che qualcosa non andava. Quella specie di varco, o di qualunque cosa si trattasse, stava attirando tutto ciò che aveva attorno come se possedesse una propria, invincibile forza di gravità.
-Sherin. SHERIN, NO!
Il grido che si liberò al di sopra del frastuono non provenne dalle labbra del sayan, bensì da quelle di Piccolo, le cui mani si chiusero attorno al nulla nel tentativo di afferrare quelle della compagna.
Sherin ebbe soltanto il tempo di gridare il nome di Piccolo prima di venire completamente inghiottita da quella voragine di luce bianca, e passarono interi secondi prima che il suo urlo di disperazione si spegnesse definitivamente. Pochi secondi prima di scomparire, avvolta da fasci di luce candida, i suoi compagni ebbero il tempo di cogliere un’ultima immagine dei suoi occhi, neri come la pece, rilucere in contrasto con quel bianco terrificante.
Pochi secondi dopo, di lei non vi fu più traccia.
Incapace di reagire, di muovere anche solo un muscolo, Piccolo rimase immobile. I grandi occhi spalancati, le labbra schiuse in un grido privo di voce, il guerriero  si voltò lentamente verso Goku; muovendo lentamente le labbra a formare silenziose parole che questi riuscì a comprendere solamente quando fu ormai troppo tardi.
Il grido di Goku giunse troppo tardi alle orecchie del namecciano, troppo tardi il sayan scattò verso di lui per tentare di afferrarlo ed impedirgli di mettere in atto la sua folle idea. Piccolo si era già lanciato in direzione del varco, della voragine che aveva trascinato dentro di sé l’unica persona che sarebbe mai stato in grado di amare, l’unica ragione per la quale costringeva sé stesso ad andare avanti giorno dopo giorno.
Un accecante lampo di luce, e Piccolo scomparve.
Un solo istante, e i due guerrieri rimasti videro la macchina del tempo inglobare dentro di sé ciò che il raggio lanciato da Julius aveva generato, mentre il freddo glaciale che aveva pervaso la stanza sfumò lentamente sino a scomparire del tutto.
Così come erano precipitate, le cose sembrarono ritornare ad un’apparente normalità, una normalità che si presentò pervasa da una sfumatura inquietante, cruda ed inaccettabile. Goku rimase immobile, la sua mente ancora incapace di accettare ciò che i suoi occhi avevano appena visto accadere. Due dei suoi amici più cari erano letteralmente svaniti nel nulla, inghiottiti da un varco temporale che nessuno sapeva se li avrebbe mai restituiti alla loro realtà.
In quel momento, le parole di Piccolo risuonarono chiare nella sua mente, e lo sguardo disperato quanto deciso del namecciano balenò davanti ai suoi occhi. Come se fosse ancora lì, davanti a lui.

 
Vado a riprenderla.

 

 

 

 

Surprise, mutherfuckers.
Siete stupiti? Non vi preoccupate, lo è anche la sottoscritta.
Lo sono perché mai avrei creduto che questa storia potesse continuare a vivere, che le vicende di Goku, Piccolo, Sherin, Vegeta e tutti gli altri riprendessero a muoversi attraverso la mia scrittura.
Avete presente il blocco dello scrittore? Ecco, per ben tre anni ne ho sperimentato uno alla massima potenza e poi, un mese fa, è svanito nel nulla.
Ho preso carta e penna, e le parole hanno iniziato a fluire come un fiume in piena. Sherin e tutti gli altri hanno finalmente ripreso a “muoversi”, ed io mi sono sentita ancora una volta completa.
Perché si, questa storia ormai fa parte di me, con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti. E’ parte di me, ed ho deciso di riprovarci ancora una volta.
Certe cose sono “worth the risk”, e Behind the Sunrise lo sarà sempre.

 

 
Grazie a tutti quelli che leggeranno questo capitolo, e a tutti quelli che avranno voglia di ricordarsi di questa mia storia tormentata ed a modo suo ancora un poco ingenua.

   
 
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