Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: legy925    14/04/2014    1 recensioni
Jess è una sedicenne come tante, con problemi come tante: la scuola, la famiglia, i compagni. Ma tutto questo sta per cambiare. Presto scoprirà di possedere un potere da cui dipenderanno le sorti del Monte Olimpo e degli Dei dell’Antica Grecia.
Perché lei è la Detentrice della Piuma di Pegaso e solo lei può impedire ad Ade di attuare il suo piano per impossessarsi dell’Olimpo.
Armata solo della sua mente e della sua inventiva, riuscirà a battere Ade e il suo alleato Ares nella battaglia per l’Olimpo?
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Questa storia è in via di pubblicazione così, per farla conoscere un pò, ho deciso di pubblicare i primi tre capitoli. è il mio primo romanzo originale e spero possa piacere. Per essere aggiornati sulla pubblicazione visitate la pagina facebook di Pegaso's Feather :)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2 - Mostri dall'Oltretomba

Le mille domande di Jess non trovarono risposta per tutta la giornata, ripresentandosi invariate durante le due ore di studio supplementare che doveva scontare a causa della Hamilton.
Tutto a causa di quella dannatissima voragine e di James White, che non aveva preso le sue difese davanti alla professoressa.
Tutto il fascino che il bellissimo ragazzo aveva suscitato in lei era ora svanito nel nulla, sostituito da una profonda rabbia e da una cocente delusione.
James sembrava simpatico, ma nel momento del bisogno le aveva voltato le spalle, tacendo davanti all'accusa della Hamilton di essersi addormentata durante la lezione di letteratura.
Guardò l'orologio: le sei meno venti.
Erano già un'ora e quaranta minuti che stava chiusa in quell'aula, mentre gli altri studenti erano andati già a casa.
Avrebbe dovuto studiare, ma era così arrabbiata che non riusciva a concentrarsi.
Aprì con rabbia il suo blocco e iniziò a scarabocchiare uno schizzo, che ben presto si tramutò nel viso dai lineamenti perfetti di James, con i suoi capelli ondulati, i suoi occhi chiari e le sue dita lunghe e affusolate da pianista.
Era davvero incredibile come fosse bello, così come era incredibile pensare che fosse il suo compagno di banco.
Mentre disegnava, i pensieri iniziarono a prendere un senso, dando vita alla teoria che, forse, James aveva agito in quel modo perché, effettivamente, la sua storia era assolutamente incredibile, tanto che sarebbe stata facilmente bollata come pazza visionaria.
La sua reputazione non era già tra le più brillanti; inutile infierire ulteriormente!
Però, quando si era trovata sul punto di cadere nella voragine, lui l'aveva salvata, con quel calore bollente ma allo stesso tempo rassicurante.
L'aveva salvata, come se fosse un cavaliere che salva la bella principessa dalle grinfie di un feroce drago.
Il disegno, sotto le sue mani, si trasformò nel ritratto di James che, in armatura e a cavallo, levava la spada verso il cielo in segno di vittoria.
Jess, perplessa, fissò il disegno scaturito dal suo inconscio, scoppiando poi in una risata che rimbombò nella scuola deserta.
Il rimbombo, cupo e spaventoso, la fece zittire di colpo, mentre cercava un modo per far calmare il suo cuore esageratamente sovreccitato.
Un silenzio di tomba calò sull'intera scuola, mentre Jess si guardava in giro, improvvisamente a  disagio.
Sentiva una strana inquietudine nell'aria, come se stese per accadere qualcosa.
Qualcosa di brutto.
Istintivamente si sedette sul piano del banco a fianco al suo per evitare di ripetere l'esperienza di quella mattina, non essendoci James White a portata per farsi salvare dalla voragine invisibile.
Intanto un basso ronzio aveva iniziato a farsi sentire nel silenzio della scuola deserta, attirando l'attenzione di Jess, perplessa e spaventata al tempo stesso.
Il ronzio si fece sempre più insistente, tramutandosi lentamente in un basso ringhio, molto simile a quello di un grosso cane.
Jess, terrorizzata, si guardò in giro, ma non vide nulla, a parte una strana macchia scura che si stava addensando davanti a lei, molto simile alla voragine che le era comparsa sotto il banco quella mattina.
Il ringhio proveniva dalla macchia scura, che si allargava a vista d'occhio.
Uno scintillio rossastro comparve tra le volute di fumo nero, mentre una strana creatura compariva davanti alla ragazza terrorizzata.
Sembrava un grosso cane dal pelo grigio, macchiato e rado come se avesse la rogna, grosso quanto un cavallo e con una bocca irta di denti grossi come coltelli da macellaio.
Le fauci, che gocciolavano saliva biancastra sul pavimento, non erano neanche lontanamente terrificanti come i due grandi occhi rossi che fissavano Jess con una famelica ferocia.
La ragazza non riuscì a muovere neanche un muscolo, paralizzata dalla paura, mentre la belva emergeva dalla nuova voragine che si era aperta e si avvicinava, ringhiando, con i muscoli delle zampe tesi, pronti per spiccare un balzo e squarciare quella gola così invitante.
Jess poteva quasi percepire le zanne della belva che le si conficcavano nella carne, il suo alito fetido di corpi decomposti e l'odore rivoltante del suo pelo marcio.
Fece un movimento con la mano, sempre tenendo gli occhi fissi in quelli della belva, avvertendo sotto le sue dita il blocco su cui aveva disegnato James.
Perché non era lì in quel momento? Perché non arrivava a salvarla?
Sempre più terrorizzata, desiderò con tutto il cuore che il bel giovane entrasse dalla porta e uccidesse quella bestia famelica con la spada che gli aveva disegnato in mano.
Ma perché non aveva lei una spada?!
Avvertì una strana corrente d'aria sotto le dita, la morbidezza di delle piume e poi, incredibilmente, qualcosa di freddo e duro.
Una spada!
La belva, alla quale la comparsa dell'arma non era sfuggita, scattò in avanti, pronto a sbranare in un solo morso la ragazza davanti a lui.
Jess lo vide saltare, spalancare la bocca in un ruggito e, quando le zanne furono a poco meno di un centimetro dal suo viso, chiuse gli occhi.
Poteva sentire, come aveva immaginato prima, il suo alito fetido di corpi decomposti e l'odore rivoltante del suo pelo marcio, ma stranamente non avvertiva le zanne acuminate che le dilaniavano la carne.
Dopo alcuni secondi, che alla ragazza parvero secoli, trovò il coraggio di sbirciare tra le ciglia ciò che le stava accadendo davanti e vide delle zanne spalancate davanti al suo viso imbrattate di una sostanza scarlatta.
Sangue.
Jess spalancò gli occhi, inorridita, mentre si rendeva lentamente conto che quel sangue non poteva essere suo, dato che non provava dolore da nessuna parte.
Mettendo meglio a fuoco la scena, si rese conto che effettivamente il sangue non sgorgava da lei:
un profonda ferita, con al centro conficcata la spada che era comparsa poco prima, si apriva nel palato della belva, con la punta dell'arma che spuntava, sporca di sangue, da un'analoga ferita fra gli occhi rossi, ma ora vitrei, dell'essere.
Quando la bestia si era avventata su di lei, senza neanche rendersene conto Jess aveva sollevato la spada e l'aveva conficcata nel palato della belva, trapassandole il cranio e uccidendola.
Il cuore, che le batteva così forte da farle male, iniziò a rallentare la sua corsa, mentre la ragazza si allontanava dalla mole della belva morta e faceva un passo indietro, per osservare meglio la scena.
Il fumo nero che aveva dato origine alla voragine si stava ora avvolgendo attorno alla belva, diradandosi poi sempre di più fino a scomparire del tutto, portandosi dietro il suo terribile fardello.
Jess cadde a sedere a terra, sconvolta, mentre il blocco dei disegni cadeva a terra, sotto i suoi occhi.
Con un tuffo al cuore, Jess si accorse che dal disegno di James mancava una cosa: la spada.
La ragazza passò lo sguardo più volte dal disegno all'arma che stringeva in mano, senza però riuscire a capacitarsene: come era potuto accadere che la spada da lei disegnata uscisse dal foglio e le si concretizzasse in mano?
Un basso rombo, probabilmente di un camion di passaggio davanti alla scuola, la fece sobbalzare, distogliendola dall'incantamento nel quale era caduta.
Afferrò la sua borsa e vi ficcò dentro a casaccio tutte le sue cose, uscendo di corsa da quell'aula terrificante, lasciandosi alle spalle la spada macchiata di sangue, che pochi istanti dopo tornò ad essere ciò che era in principio: una morbida e delicata piuma bianca.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: legy925