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Autore: OmegaHolmes    14/04/2014    1 recensioni
[...] Ebbe un flashback:
Si ritrovò seduto, di fronte lo psicologo della scuola…quest’ultimo parlava e Sherlock lo osservava apatico…
-Sai Sherlock, anafettività significa che fai fatica a provare sentimenti e creare affetti. La gente ti definisce, solitamente, apatico [...]
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il detective rimase, fermo immobile sprofondato nella sua poltrona.
Il dottore entrò guardandosi intorno e sussultò nel trovarlo seduto di fronte a sé.
-Oh…Sherlock…- si guardò l’orologio al polso –sono le…6.30 del mattino e sei già sveglio…senza un caso? Lo scriverò sul mio blog…- così dicendo si andò a sedere nella sua poltrona rossa.
Il moro continuò a osservarlo apatico notando che quell’osservazione di John era piuttosto inutile.
-4 volte…- esordì il detective.
-…come scusa?- domandò John mentre si sistemava in poltrona.
-Mary ha vomitato 4 volte, questa notte.-
Il dottore lo fissò sbalordito -….non voglio sapere come hai fatto.-
-Nemmeno io lo vorrei sapere, se fossi in te. Comunque, sì puoi usare la mia doccia.-
-…come...- sorrise leggermente – Lo hai capito da cosa…il mio naso?-
Sherlock lo guardò annoiato e sospirò pesantemente.
-Ti presenti alle 6.30 di mattina, pensando che io dorma ancora. Le possibilità sono due:
a. Vuoi darmi il buongiorno e svegliarmi con amore…ma ne dubito dato che sai che ti butterei fuori a calci dalla mia staza…
o…
b. Vuoi farti una doccia prima di andare a lavoro ,tua moglie si è appena addormentata dopo un INFERNALE notte passata a conati di vomito e se si svegliasse probabilmente, dato che si parla di Mary, sarebbe anche capace di farti dormire fino al parto sul divano.- sorrise sociopatico guardando l’amico.
Il dottore sorrise, accarezzandosi il labbro inferiore con i polpastrelli.
-Incredibile…-
-Lo hai detto ad alta voce, John-
-Lo so, Sherlock.-sbuffò.
 
Il dottore si alzò e stava per andare nella sua vecchia stanza quando Sherlock lo fermò:
-Non sono laggiù i tuoi vecchi vestiti. Sono in camera mia.-
-..i..in camera tua? Perché?-
-Mi servono…per dei travestimenti...sai, nel caso debba fare un dottore baffuto…-
-Non ho più i baffi, Sherlock!- urlò mentre si dirigeva nella stanza del moro.
-Perché ti ho detto che erano orrendi.-
-Non li ho rasati per te!-
-…-
Il dottore uscì dalla stanza e indicandolo con l’indice sottolineò:
-Non.li.ho.rasati.per.te.- ed infine entrò in bagno.
 
Sherlock si alzò melanconicamente e si diresse verso la sua stanza strascicando i piedi a terra, ma…si fermò di fronte alla porta del bagno.
Sentì l’acqua scorrere oltre la porta e John spogliarsi oltre quella sottile barriera di legno.
Il detective guardò la maniglia. Avrebbe potuta aprirla, come aveva fatto spesso in passato a causa di esperimenti mal finiti alla ricerca di spegnere un incendio.
Ricordò con un lieve sorriso quella volta in cui entrò mentre John si stava facendo la doccia, con una cassetta di capelli in fiamme e li buttò nella condotto.
Il biondo bestemmiò in tutte le lingue e non gli parlò per il resto della giornata.
Mentre se ne stava lì ridacchiando, John aprì la porta di scatto e sussultò nel trovarsi di fronte il moro.
-…Sherlock..?-
Il detective alzò lo sguardo e facendo dietro-front, senza dir nulla, tornò in salotto.
Il dottore lo guardò preoccupato, poi facendo spallucce tornò alla sua doccia.
 
Chiuse gli occhi e iniziò a contare i battiti del suo cuore.
Sherlock lo faceva spesso, soprattutto per controllare che non fosse morto per la noia.
Aveva letto spesso che molta gente non si accorgeva di essere morta.
Un attimo prima era viva e l’attimo dopo… il nulla.
Riaprì gli occhi sbuffando.
-Noia…-
-Come Sherlock?-
Si voltò a guardare languidamente il biondo:
-NOOOIA…-
-Sherlock, riuscirai mai a non annoiarti?-
-uhm….NO!-
Il biondo si avvicinò al divano sistemandosi l’orologio al polso:
-Sei sicuro di stare bene, Sherlock?-
-Certo…perché?-
-Non so…ti trovo più strano del solito… come… triste?-
-Io non sono mai triste, John. Né felice.-
-Ah, giusto…”l’uomo che non si piega di fronte all’emotività”…- disse ironicamente.
-Anaffettività…-
-Come?-
-Si chiama anaffettività, John. Sai cos’è?-
-Beh…- si accigliò sedendosi in poltrona –è lo stato in cui un individuo… ha problemi di emotività… si dice che non ne provi… c’entra con un caso?-
-un caso…no…o forse il più interessante deicasi per te, John…-
-E quale sarebbe?-
Sherlock si mise a sedere osservandolo con occhi penetranti, tanto che il biondo sentì un fremito percorrergli la schiena.
-Sherlock Holmes.-
 
John lo guardò stranito.
-Mi…mi stai dicendo che…tu non provi affetto…per…nessuno?-
-Esatto.-
-Nemmeno per…i tuoi genitori, che so… tua mamma…tua nonna…-
-No.-
-Non è umanamente possibile, Sherlock.-
-Eppure quella patologia dice il contrario, John.-
-Quindi…mi stai dicendo…- lo sguardo blu mare del dottore divenne improvvisamente cupo -…che nemmeno per me…provi affetto…?-
 
Sherlock s’irrigidì.
Perché gli aveva fatto quella domanda?
Perché John doveva essere sempre così maledettamente sentimentale?
Perché lo guardava come se aspettasse…qualcosa?
Lui non sapeva cosa rispondere…perché…non lo sapeva…
 
Il biondo sospirò e si passò una mano sul volto:
-Senti…lascia stare…non so nemmeno perché ti ho fatto una domanda del genere…è ovvio che sono solo un oggetto per te…- si alzò e si diresse verso la porta.
 
Il detective lo guardò incredulo: perché aveva detto così? Ribadendo quel concetto che tanto aveva odiato “I sociopatici reputano le persone come oggetti”.
 
Con agile leggerezza il moro si alzò e si diresse alla porta, bloccandola con un palmo della mano.
Il dottore rimase di spalle, ma avvertiva il fiato caldo di Sherlock sul suo collo. Il fiato gli si mozzò in gola e deglutì rumorosamente.
-..S---Sherlock…che fai..?- domandò facendo trasparire nella voce una nota di agitazione.
-Voltati- sussurrò con voce calda, il detective.
John deglutì e si voltò, cercando di evitare lo sguardo dell’altro.
-Guardami, John.-
Il biondo alzò lo sguardo e… vide quegli occhi grigio ghiaccio osservarlo, quasi…spogliarlo.
-Io…- iniziò Sherlock non riuscendo a finire la frase.
John abbassò il suo sguardo sulle labbra rosee e carnose dell’altro.
-non devi, Sherlock…-sussurrò appena.
-Ssssh. Io … non ho mai avuto amici… tu conti molto per me, John. Se tu… mi abbracciassi…forse…- la voce andò nuovamente a smorzarsi.
Il più basso annuì e con mani tremanti lo abbracciò. Il suo cuore era un tumulto, come un cavallo selvaggio al galoppo.
E Sherlock lo percepiva…
 
“Sherlock non prova sentimenti…” pensò John. “Eppure…perché…è così…caldo quando lo abbraccio? Perché è così…” Lo strinse ancora di più a sé. Voleva fare sentire Sherlock amato, anche se magari non lo percepiva.
Voleva renderlo felice. Lui DOVEVA essere felice. Tutti hanno diritto di esserlo.
Sprofondò il naso nella sua spalla e si riempì i polmoni del suo profumo.
“Oh Sherlock…” .
 
…percepì quel tumulto di sentimenti provenire da John.
Registrò il suo battito accelerato, memorizzò le mani che lo stringevano in mondo particolarmente…disperato, quasi morboso…eppure…il nulla…
Sentì le lacrime salirgli agli occhi, ma…il suo cuore rimanere immobile…freddo, distaccato, chiuso in una teca di vetro.
Strinse i denti e non estraniò le lacrime. Lo cinse a sua volta, ma freddamente.
Infine sospirò e lasciò la stretta.
Scivolò via dalle mani di John come un fantasma e tornò sul suo divano, rannicchiandosi come un feto nel grembo.
Il biondo sospirò, passandosi una mano sul volto e silenziosamente se ne andò, con ancora nei polmoni il profumo del suo ex coinquilino.
  
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