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Autore: _IWantAnIceCream_    14/04/2014    0 recensioni
16 gifts – 16 regali.
Una raccolta di sedici One Shot su stralci di vita, lettere, per i più creativi perfino video, di coppie di innamorati, coppie di amici inseparabili, coppie che non sanno di essere tali e famiglie più o meno comuni. Tanti personaggi tutti uniti l’uno con l’altro da una scuola privata londinese, la Churchill.
Sedici voci – o poco più – che pretendono di essere sentite.
Sedici modi per dire alla mia migliore amica "Buon compleanno."
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{Non tutti i personaggi sono miei. Alcuni – almeno uno per One Shot – appartengono e sono stati creati, ideati e partoriti dalla mente geniale della suddetta migliore amica, che è una scrittrice fantastica, e che è stata così gentile da darmi il permesso di utilizzarli senza gridare: “Al plagio!”}
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Thor Hill e Lars Eriksson: "Superman"



 


Se c’è una cosa di cui Thor è sempre stato certo, è che giocare con i giocattoli di plastica già fabbricati è terribilmente deprimente.
Infatti, si è sempre divertito a modo suo, fingendo realtà invisibili agli occhi degli altri: inventa mondi fantastici, storie intricate con draghi da sconfiggere e principesse da salvare.
Il bambino alza gli occhi verso il soffitto, sorridendo, ed inizia a fare versi di decollo con la bocca.
Spicca il volo con la sua immaginazione, e distende le braccia di fronte a sé, come se dovesse regolare la direzione da prendere. Che, ovviamente, è avanti: la sua direzione è sempre avanti, testa alta e mantello sulle spalle.
In realtà quella stoffa rossa che ha legato attorno al collo non è altro che una coperta che ha trovato in salotto, ma nella sua immaginazione tutto cambia: per Thor, quello è il mantello di Superman.
Chiude gli occhi; ha bisogno di concentrazione per riuscire a figurare nella sua mente il suo mantello che svolazza in un turbinio di vento.
Ma, finalmente, eccola lì: Smalville.
«Il piccolo – piccolo?!, si rimprovera nella sua mente – Il grande Superman sorvola i cieli della sua città, ed ecco che atterra su un enormissimo grattacielo alto mille metri!»
Spicca un salto, arrampicandosi sul divano. «Il freddo polare si fa sentire a quota mille metri, ma Superman è perfettamente equipaggiato per resistere ad ogni tipo di problema! Il suo mantello lo avvolge come una coperta, e…» stringe i lembi del tessuto con le mani. «Ma no, che dico? Superman non ha freddo!» esclama, stizzito. «Quindi, uhm…anche se il gelo artico d’alta quota si fa sentire, Superman è un supereroe, e quindi non ha freddo. Attacca il mostro di Lochness…ha! E lo sconfigge portandolo sulla Luna…»
Con un balzo, il piccolo supereroe salta giù dal divano, ed inizia a correre verso la porta. «E così, Superman, sistemato il mostro di Lochness, vola verso Smalville per salvare Lois Lane, ma…»
Il bambino arresta la sua corsa, scontrandosi improvvisamente contro una persona, incespicando nella coperta e cadendo a terra.
«Ouch, ma Superman ha incontrato un ostacolo insormontabile.» si lamenta, accettando volentieri la mano dell’ostacolo mobile, che lo aiuta a rialzarsi.
Ridacchiando, scioglie il nodo che aveva fatto alla coperta, cercando di piegarlo come meglio può. «Scusa, stavo giocando.»
Lars sorride, facendo un senso di noncuranza con la mano.
Thor alza gli occhi, per puntarli in quelli dell’interlocutore. Cavoli, quant’è alto…, pensa, guardandolo dal basso della sua posizione. Si tira su sulle punte, per cercare di raggiungerlo, arrossendo. «Stavo giocando a Superman!» esclama, con occhi brillanti. «Sai, mio padre mi ha regalato…» si rabbuia per un secondo.
Ricorda benissimo il giorno precedente: come suo padre aveva promesso di esserci per il suo compleanno e poi “era troppo occupato”, del regalo che aveva mandato (un Superman giocattolo), e di come lui, ferito e triste, aveva deciso di non volerlo nemmeno vedere.
Thor abbassa lo sguardo. Non riesce ancora a capire perché suo padre, che l’aveva promesso, non ci fosse, mentre Lars c’era.
Lars c’era: c’è sempre stato, quando suo padre disdiceva ogni volta.
Di slancio, Thor stringe Lars in un abbraccio, con tutta la forza che riesce a mettere nelle braccia. «Grazie.» sussurra, sorridendo contro il suo torace. «P-per ieri, sai, è stato un…bel compleanno. Grazie per esserci stato.»
Alza la testa, incontrando di nuovo gli occhi dell’uomo. «Comunque, Superman è il mio supereroe preferito. Perché non si deve nascondere quando salva le persone, perché lui è già Superman. Il suo…alter ego, ecco come si dice, è Clark Kent..» sorride. «Poi, Clark Kent è un giornalista con gli occhiali, e Lois Lane lavora assieme a lui. Alla fine sono diversi, perché Superman è venuto sulla Terra da un altro pianeta, non è come Batman, che in realtà è Bruce Wayne, o Spiderman, che in realtà è Peter Parker. Superman, è Superman, no? È diverso dagli altri supereroi.» spiega la sua teoria, annuendo ripetutamente.
Poi, con un enorme sorriso, si scioglie l’abbraccio. «Comunque, ci assomigli, a Superman.» esclama, realizzando il concetto immaginandosi Lars con il mantello. Cerca di mettergli la coperta sulle spalle.
, pensa, ci assomiglia a Superman.
Thor torna a giocare, lasciando la coperta sulle spalle di Lars, il quale, con molta più probabilità di quanto a Thor piaccia ammettere, è più Superman di lui. L’ha capito da come protegge la mamma, e perfino lui stesso, e da come c’è sempre, nonostante lui non gli chieda niente. Ma, soprattutto, l'ha capito da come gli vuole bene.
Prima di andare, quindi, con una nuova consapevolezza che gli frulla in testa, si ferma di fronte alla porta, e si apre in un ennesimo grande sorriso. «Quando sono grande» afferma «voglio diventare come te.» 


Angolo autrice:

Hola! *-* 
Dopo...tanto, ma tanto, tempo (odiami, me lo merito), torno con questa cosina, e mi accorgo che toh, Lars è l'utimo personaggio dei tuoi che ho usato. Uffa! Pensavo che la shot con Lars e Penny fosse più vecchia, lo ammetto. Invece ti propongo per la seconda volta lo stesso tuo personaggio, ma visto da occhi diversi, quelli del mio piccolo Thor che, come sai, alla fine lo vede come un papà (e tu togli complessi a go-go, meh).
Chiedo ancora venia, puoi tagliarmi la testa in stile Henry VIII (sono fissata).

Ciuao!

 
  
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