13 luglio 2008: ShikaIno Day -'cause ShikaIno IS LOVE
(e anche il
mio compleanno, diciamolo)
Disclaimer: I personaggi citati appartengono a Masashi Kishimoto; la strofa di Maybe citata in finale appartiene ovviamente alla splendida Janis Joplin, ovunque lei sia.
To cut a bouquet of matter
and antimatter roses
"Shika?"
Gli occhi di Ino riflettevano un cielo azzurro
punteggiato di nuvole.
Anzi no, gli occhi di Ino erano quel cielo
azzurro: avrebbero fatto impallidire i quadri di Hokusai-sama,
non si sa se per la loro schiettezza o se per il loro stupefacente colore.
"Mh?"
"...Secondo te cos'ha pensato? Voglio dire, quand'era
lì? Perchè io non ci credo che non ha pensato
niente... Insomma, lo conosci, lui è... non era il tipo."
La voce di Ino era stranamente titubante, forse troppo. Ed
era tanto piccola, questa voce, che una folata di vento l'avrebbe spenta come
la fiammella di una candela. Fortuna che quel giorno il vento
soffiava troppo in alto per confondersi con loro.
Prima che Shikamaru si schiarisse
la gola per risponderle, le nuvole indisturbate ebbero tutto il tempo di mutare
la loro forma per tre volte.
"Io credo," parlava piano, Shikamaru "credo che fosse arrabbiato. Sai, non vedrà
crescere suo figlio, non ha detto addio a Kurenai-san... Sì, era davvero molto, molto
arrabbiato."
Ino attese in silenzio la placida caduta di un'altra massa di nubi candide.
"Addio non è una parola adatta, Shikamaru."
"E perchè?!"
"Lei non ci avrebbe mica creduto."
Quando sei cambiata così tanto, Ino? E perchè io
non ero lì?
Le nuvole, giganteschi pachidermi soffici come il cotone, rotolavano tra le
ombre di un cielo limpido e in loro Shikamaru trovò
qualcosa, forse un po' di coraggio, che lo convinse a deglutire e continuare
con una domanda che lentamente era andata maturando in lui.
"E tu ci avresti creduto?"
"No."
Il silenzio si distese su di loro come una coperta. Nessuno dei due desiderò disfarsene.
Rimasero immobili a testa in su, persi nella vela
erbosa di una collina verde, loro personale finestra spalancata sul cielo.
Shikamaru e Ino guardavano
pensosi le nuvole; le nuvole, sicuramente con minor convinzione, guardavano di
rimando Shikamaru e Ino.
Shikamaru pensò a quanto si sarebbe arrabbiato se fosse morto prima di poter dire addio alle persone care, poi
si ricordò che la morte non dava tempo neppure per respirare, figuriamoci per
dire addio, e il gusto della sigaretta che in quel momento portò alle labbra
gli parve illogicamente amaro.
Poco distante da loro, un mazzo di rose chiare come l'alba frusciava appena,
sfiorato dalle dita del vento. I petali accarezzavano distrattamente una
lapide.
"Shika?"
"Mh?"
"Ho capito una cosa."
Ma, invece di dirglielo, Ino si alzò in piedi e senza nemmeno salutare
si avviò verso il villaggio.
Shikamaru ovviamente non provò a fermarla: non
staccò lo sguardo dal cielo e in silenzio finì la sua sigaretta. Il fumo salì
in lente spirali azzurrine verso le nuvole e fuggì via con loro, verso un altro
posto dove probabilmente esistevano un'altra Ino e un
altro Shikamaru a testa in su in una giornata di
sole.
E dove, sempre probabilmente, la scena si era conclusa
allo stesso modo.
*
"...Siamo
davvero in guerra con Oto." Il borbottio di Shikamaru
non era incredulo né disilluso, era piuttosto quello del generale assorto nei
suoi piani di battaglia, che ripeteva sovrapensiero
lo schema d'attacco. L'ennesimo segno che già da tempo non si stupiva neanche
più della piega che le loro vite avevano preso.
Il cielo negli occhi di Ino era tormentato da nuvole
di ferro e da venti irrequieti che preannunciavano il temporale. Lei era la
sola, forse, a stupirsi ancora.
"Già."
Controvoglia Ino pensò a un volto rovinato dal tempo.
"Haruno come sta?"
Ino sospirò, e fu un sospiro decisamente
sommesso:"Haruno lo ama, come vuoi che
stia."
Shikamaru preferì non avventurarsi oltre in un
territorio sconosciuto, perciò tacque. Il suo silenzio discreto, per la Chunin sdraiata di fianco a lui, fu come un invito a
proseguire.
"In sua presenza non possiamo pronunciarne il nome,
tantomeno parlarne o accennarne soltanto, e lei non
lo ammette neppure a se stessa. Ormai anche Naruto ne è persuaso. Spero solo che la Godaime
non abbia la grande idea di mandarla al fronte o una cosa del genere..." La sua voce spossata si spense e il suo discorso
continuò senza l'ausilio delle parole, divenne un bagliore scuro -preoccupazione- negli occhi celesti.
Lui lasciò che l'azzurro cupo stingesse piano in un color polvere, oppure
semplicemente il pensiero di Shikamaru correva lungo
un binario parallelo destinato a non incrociare mai quello di
Ino.
"Siamo davvero in guerra" ribadì lui infine,
un filo di perplessità disperso sulla fronte corrugata.
"Già. Contro Sasuke-kun." Il tono di Ino mantenne volutamente una vena sarcastica. Shikamaru non commentò, attese che la faccia dell'Uchiha sparisse assieme al disegno
grigio del fumo della sigaretta.
"Non era affatto il migliore, Shika.
Aveva soltanto più paura di tutti noi messi insieme. Una paura mortale, tutto
qui."
"Ti fa pena?" L'altro parve stupirsi.
"Solo tristezza."
"..."
"Shika?"
"Mh?"
"Sette anni fa, durante la prima missione di recupero, hai riportato
indietro qualcosa di più importante di Sasuke-kun."
"Ovvero?"
"Io."
Questa volta fu Shikamaru che, dopo un altro giro di
nuvole nere, si alzò in piedi e in silenzio s'incamminò verso Konoha senza neppure salutare.
Un mazzo di rose color pesca oscillò appena, lieve, quando lo sfiorò con un
piede passandogli accanto, ben attento a non calpestare la lapide di pietra.
*
"Shika?"
"Mh?"
"Secondo me hai fatto una grossa cazzata."
"Trovi?"
Mugolio indistinto che significava sì.
"Gaara vorrà la tua testa. E Kankuro
i tuoi... beh, lasciamo perdere."
"Non sono cose che li riguardino."
"Temari era importante per te."
"Forse meno di quanto tu credi."
"Davvero?"
Shikamaru deglutì. "No."
"Ecco."
Una pausa, il tempo necessario agli anelli di fumo per svanire nell'arco
arancio dell'aria, poi un'altra domanda, quasi a bruciapelo:"A
te importava di Sai?"
"No."
"Vedi, siamo pari."
"Ma Shika, tu..." Ino decise di non
intestardirsi in una battaglia già persa, quindi scosse appena il capo,
"Oh, non importa, davvero."
Shikamaru non replicò.
L'edera aveva cominciato a crescere sulla tomba di Asuma-sensei, ogni anno si faceva più resistente. Che fossero loro o Kurenai-san o la
piccola Yukio a strapparla non faceva differenza, quell'erbaccia non doveva stare lì. Quello era il posto
delle rose che, puntualmente, cantavano il loro profumo alla brezza vivace.
"Perchè l'hai fatto?"
"Cosa?"
"Temari, tonto."
Shikamaru sbuffò:"Stai
parlando d'amore con me, Yamanaka Ino?"
"Sto parlando di grosse cazzate" corresse
diplomatica lei, ignorando del tutto l'ironia nella sua voce.
"Andiamo, Ino. Non era quello che... insomma..."
"Quello che volevi?"
"Quello di cui ho bisogno."
"Non te ne accorgi dopo due anni che ci stai
insieme."
"Sempre meglio che dopo ventidue."
D'improvviso non era più tanto facile stare sdraiati con la testa persa nelle
nuvole, non era più tanto semplice e immediato.
Il cielo adesso girava intorno a lui, lo accerchiava, gli si era rovesciato
addosso come un secchio d'acqua e scintillava come mille specchi opalescenti.
"Shikamaru?"
"Ino?"
"Sai qual è quella cosa che avevo capito tempo fa?"
Shikamaru finse di ricordare con un vago cenno
affermativo e fissò i due cieli, la ragazza e lo spazio siderale, sovrapporsi
pericolosamente, azzurro contro azzurro in un enorme, esplosivo maremoto
cosmico.
"Ho capito che non ti avrei mai detto addio.
Mai."
"Mai è una parola un po' grossa. Non ti spaventa?"
"Se mi spaventasse non l'avrei detta."
"Già."
"..."
"Adesso tu puoi fare due cose.
Uno. Alzarti in piedi, tornare a Suna, chiarirti con Temari e sposarla entro il prossimo mese."
"..."
"Sto aspettando che tu mi dica la seconda."
Ino rise, amara come la malinconia:"Due. Scoppia
a ridere e chiedimi se sto scherzando, sicurissimo che
non potrebbe essere altrimenti, talmente sicuro da convincere anche me."
"E se io non volessi fare nessuna delle due?"
Ancora Ino rise senza grazia, sguaiata, poi a denti stretti decise di divenire
seria:"Guardati, Shikamaru, guardaci: non ti
sembra davvero troppo tardi?"
Annuire era semplicissimo, non gli chiedeva altro: paziente lei aspettò che lo
facesse.
Il silenzio attorno a loro le parve più assordante dello scoppio di un cannone.
Le rispose uno Shikamaru accigliato e perplesso
quanto lei, che fissava ostinato le nuvole:"E'
tardi, a dire il vero."
"Ecco, vedi. Ho ragione io!" La risata di Ino
tremò di nuovo.
Shikamaru la imitò con la sua risata roca, che,
proprio come quella di Ino, non aveva nulla d'allegro.
"Questo mai, Yamanaka."
"Tsk. Ma finiscila."
"Appunto, fammi finire."
"Tsk."
Sospirò annoiato, Shikamaru. Poi parlò come assorto
dal gioco dei fili di fumo.
"Dicevo che per essere tardi in effetti lo è. Ma
non quando è dal primo giorno di Accademia che sai che
andrà a finire così."
"...Cosa?"
"Devo farti lo spelling, Ino?"
"Per tutti questi anni... tu..."
"Potrei dire lo stesso di te."
"Oh. Già."
"La terza cosa, allora?"
"Tre. Puoi dirmi addio adesso e tornare sempre, sempre, sempre, dopo ogni
notte, dopo ogni missione, anche quando non vorrai vedermi più, sempre."
"Sempre?"
"Sempre."
"..."
"..."
"Addio, Ino."
Ino sorrideva vaga come sorridono i cieli, le cose belle e le donne innamorate:"Già, già, addio..."
E questa volta nessuno dei due diede il minimo segno di volersi alzare e
incamminare verso Konoha.
Maybe,
maybe, maybe, maybe, maybe dear
I guess I might have done something wrong,
Honey I'd be glad to admit it.
Oh, come on home to me!
[Maybe, Janis Joplin]
Fin
Hokusai-sama: Hokusai Katsushika
(OH! Shika + Katsu
*_*! Destino) è stato un pittore giapponese, forse il più famoso in Occidente.
Molti impressionisti, Monet su tutti, si ispirarono a lui e ai suoi paesaggi. Le più celebri sicuramente sono le vedute del Monte Fuji e la Grande Onda presso la costa Kanagawa,
che poi è quella a cui ho pensato per la storia che avete letto or ora.
Nota
dell'Autrice
Vi prego, qualcuno mi dica che non sto scrivendo solo
una branca di schifezzate pseudoromantiche.
E che soprattutto Ino e Shika sono
IC. E che tutto quello di cui sopra ha un evidente
senso ._. e che si vede la differenza tra i tre diversi salti temporali.
Perchè sì, il primo dialogo avviene quando i nostri
beniamini hanno sedici anni, poi diciannove e infine ventidue. Si salta di tre
anni in tre anni, ecco spiegato l'arcano se non si
fosse capito (cosa assai probabile, conoscendo la mia tendenza a scrivere cose
chiare solo a me).
Spero che non sia la solita ShikaIno, mi sono tenuta
stretta col mieloso e con l'angst. Insomma, ho sempre
professato di odiare l'angst e poi non posso scrivere
solo cose angst e piagnucolose! E
poi ho tutta una mia visione personale del rapporto InoShika,
spero d'averlo trattato bene. E' facilissimo banalizzare con quei due.
Le rose "materiali" a cui accenna il titolo sono quelle poggiate con
discrezione sulla tomba di Asuma.
Il loro colore, pesca, significa "amore segreto". Abbastanza chiara
l'allusione, no? Le rose di antimateria, invece, sono
i fiori delle conversazioni di Ino e Shikamaru. E quell'addio finale, soprattutto.
La canzone citata alla fine è, come scritto, Maybe
della grande Janis Joplin.
Questo perchè Ino è tremendamente Janis Joplin secondo me: l'intera storia è stata scritta
ascoltando ripetutamente un suo Greatest Hits. Ascoltatevi Me & BobbyMcGee... quelli lì sono Ino e Shikamaru!
Tra l'altro, Shikamaru non ha mai detto "mendokuse" in tutta la storia: perchè? Beh, si suppone
che sia cresciuto un po', ecco. Basta misoginia da quattro soldi. Si pensa
(leggasi: io penso) che sia maturato da quel punto di
vista. Ma che continui, sempre e per sempre, a guardare il cielo assieme a Ino.
Comunque.
Tanti auguri a me!
Da oggi, come saggiamente ricordatomi dalla Marta altresì
detta Anle altresì detta Pèriko,
non posso più spedire pacchi bomba a Kishimoto. Mi
arrestano.
Da oggi mi tocca far la persona seria, ho capito ._. quindi comincio già da ora
con dei ringraziamenti in grande stile.
Grazie
a...
Letizia, Camilla,
Susanna, Marta, Chiara, Elena, Sara, Gaia (la Koks!),
Val, Aurora.
Grazie a tutte voi <3, vi adoro davvero.
Grazie a chi recensisce, a chi legge, a chi mette le mie
schifezze tra i preferiti, a chi mi stima, a chi conoscerò tra qualche tempo, a
chi non conoscerò mai, a chi stimo, a chi mi regala l'ispirazione ogni volta
che leggo i suoi racconti, a chi dirà che scrivo
cretinate, a chi mi criticherà, a chi mi farà stare bene.
Semplicemente
ARIGATOU.
Grazie
dell'attenzione,
Hipatya -maggiorenne-