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Autore: Hipatya    13/07/2008    16 recensioni
[Cinquantadue one-shots basate sui temi della LJcommunity 52flavours.]
20. Dancing in the moonlight: "Dimmi" proseguì Minato interrompendo il flusso disordinato dei suoi pensieri, "Che avevi scritto nel tuo tanzaku?"
Kushina ricordò allora che l'aveva ancora nella manica destra del kimono, appallottolato in una tasca segreta, e che s'era dimenticata di buttarlo nel fiume insieme con gli altri:"Cose che non ti riguardano. E poi non credo a queste sciocchezze, io."
"Sarà" borbottò l'altro, lo sguardo al cielo.
"Colgo un lieve segno d'incredulità da parte tua" gli fece notare Kushina con particolare ironia.
"L'ho già detto che sei perspicace?"
"Sì. Ti ripeti, sei noioso."
[MinatoKushina - Auguri Lè!]
21. Less remain in one place: Si accorse che la luna era definitivamente caduta: era l'alba.
Temari si stropicciò gli occhi appiccicati dal sonno, si sporse all'indietro, afferrò il collo della bottiglia di sakè e la poggiò accanto a sé sul parapetto.
La sua prima, fottutissima e stramaledetta notte da ventenne si era appena conclusa. E lei era sopravvissuta, più che altro.
Ma allora 'fanculo a tutto il resto.
[Temari Tribute - Coming Back ]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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13 luglio 2008: ShikaIno Day -'cause ShikaIno IS LOVE

 

 

13 luglio 2008: ShikaIno Day -'cause ShikaIno IS LOVE
(e anche il mio compleanno, diciamolo)

 

 

Disclaimer: I personaggi citati appartengono a Masashi Kishimoto; la strofa di Maybe citata in finale appartiene ovviamente alla splendida Janis Joplin, ovunque lei sia.

 

 

 

 

 

To cut a bouquet of matter
and antimatter roses

 

 

 

 

 

 

"Shika?"
Gli occhi di Ino riflettevano un cielo azzurro punteggiato di nuvole.
Anzi no, gli occhi di Ino erano quel cielo azzurro: avrebbero fatto impallidire i quadri di Hokusai-sama, non si sa se per la loro schiettezza o se per il loro stupefacente colore.
"Mh?"
"...Secondo te cos'ha pensato? Voglio dire, quand'era lì? Perchè io non ci credo che non ha pensato niente... Insomma, lo conosci, lui è... non era il tipo."
La voce di Ino era stranamente titubante, forse troppo. Ed era tanto piccola, questa voce, che una folata di vento l'avrebbe spenta come la fiammella di una candela. Fortuna che quel giorno il vento soffiava troppo in alto per confondersi con loro.
Prima che Shikamaru si schiarisse la gola per risponderle, le nuvole indisturbate ebbero tutto il tempo di mutare la loro forma per tre volte.
"Io credo," parlava piano, Shikamaru "credo che fosse arrabbiato. Sai, non vedrà crescere suo figlio, non ha detto addio a Kurenai-san... Sì, era davvero molto, molto arrabbiato."
Ino attese in silenzio la placida caduta di un'altra massa di nubi candide.
"Addio non è una parola adatta, Shikamaru."
"E perchè?!"
"Lei non ci avrebbe mica creduto."
Quando sei cambiata così tanto, Ino? E perchè io non ero lì?
Le nuvole, giganteschi pachidermi soffici come il cotone, rotolavano tra le ombre di un cielo limpido e in loro Shikamaru trovò qualcosa, forse un po' di coraggio, che lo convinse a deglutire e continuare con una domanda che lentamente era andata maturando in lui.
"E tu ci avresti creduto?"
"No."
Il silenzio si distese su di loro come una coperta. Nessuno dei due desiderò disfarsene.
Rimasero immobili a testa in su, persi nella vela erbosa di una collina verde, loro personale finestra spalancata sul cielo.
Shikamaru e Ino guardavano pensosi le nuvole; le nuvole, sicuramente con minor convinzione, guardavano di rimando Shikamaru e Ino.
Shikamaru pensò a quanto si sarebbe arrabbiato se fosse morto prima di poter dire addio alle persone care, poi si ricordò che la morte non dava tempo neppure per respirare, figuriamoci per dire addio, e il gusto della sigaretta che in quel momento portò alle labbra gli parve illogicamente amaro.
Poco distante da loro, un mazzo di rose chiare come l'alba frusciava appena, sfiorato dalle dita del vento. I petali accarezzavano distrattamente una lapide.
"Shika?"
"Mh?"
"Ho capito una cosa."
Ma
, invece di dirglielo, Ino si alzò in piedi e senza nemmeno salutare si avviò verso il villaggio.
Shikamaru ovviamente non provò a fermarla: non staccò lo sguardo dal cielo e in silenzio finì la sua sigaretta. Il fumo salì in lente spirali azzurrine verso le nuvole e fuggì via con loro, verso un altro posto dove probabilmente esistevano un'altra Ino e un altro Shikamaru a testa in su in una giornata di sole.
E dove, sempre probabilmente, la scena si era conclusa allo stesso modo.


 

*

 

 

 

"...Siamo davvero in guerra con Oto." Il borbottio di Shikamaru non era incredulo né disilluso, era piuttosto quello del generale assorto nei suoi piani di battaglia, che ripeteva sovrapensiero lo schema d'attacco. L'ennesimo segno che già da tempo non si stupiva neanche più della piega che le loro vite avevano preso. 
Il cielo negli occhi di Ino era tormentato da nuvole di ferro e da venti irrequieti che preannunciavano il temporale. Lei era la sola, forse, a stupirsi ancora.
"Già."
Controvoglia Ino pensò a un volto rovinato dal tempo.
"Haruno come sta?"
Ino sospirò, e fu un sospiro decisamente sommesso:"Haruno lo ama, come vuoi che stia."
Shikamaru preferì non avventurarsi oltre in un territorio sconosciuto, perciò tacque. Il suo silenzio discreto, per la Chunin sdraiata di fianco a lui, fu come un invito a proseguire.
"In sua presenza non possiamo pronunciarne il nome, tantomeno parlarne o accennarne soltanto, e lei non lo ammette neppure a se stessa. Ormai anche Naruto ne è persuaso. Spero solo che la Godaime non abbia la grande idea di mandarla al fronte o una cosa del genere..." La sua voce spossata si spense e il suo discorso continuò senza l'ausilio delle parole, divenne un bagliore scuro -preoccupazione- negli occhi celesti. 
Lui lasciò che l'azzurro cupo stingesse piano in un color polvere, oppure semplicemente il pensiero di Shikamaru correva lungo un binario parallelo destinato a non incrociare mai quello di Ino.
"Siamo davvero in guerra" ribadì lui infine, un filo di perplessità disperso sulla fronte corrugata. 
"Già. Contro Sasuke-kun." Il tono di Ino mantenne volutamente una vena sarcastica. Shikamaru non commentò, attese che la faccia dell'Uchiha sparisse assieme al disegno grigio del fumo della sigaretta.
"Non era affatto il migliore, Shika. Aveva soltanto più paura di tutti noi messi insieme. Una paura mortale, tutto qui."
"Ti fa pena?" L'altro parve stupirsi.
"Solo tristezza."
"..."
"Shika?"
"Mh?"
"Sette anni fa, durante la prima missione di recupero, hai riportato indietro qualcosa di più importante di Sasuke-kun."
"Ovvero?"
"Io."
Questa volta fu Shikamaru che, dopo un altro giro di nuvole nere, si alzò in piedi e in silenzio s'incamminò verso Konoha senza neppure salutare.
Un mazzo di rose color pesca oscillò appena, lieve, quando lo sfiorò con un piede passandogli accanto, ben attento a non calpestare la lapide di pietra.



 

*

 

 

"Shika?"
"Mh?"
"Secondo me hai fatto una grossa cazzata."
"Trovi?"
Mugolio indistinto che significava sì.
"Gaara vorrà la tua testa. E Kankuro i tuoi... beh, lasciamo perdere."
"Non sono cose che li riguardino."
"Temari era importante per te."
"Forse meno di quanto tu credi."
"Davvero?"
Shikamaru deglutì. "No."
"Ecco."
Una pausa, il tempo necessario agli anelli di fumo per svanire nell'arco arancio dell'aria, poi un'altra domanda, quasi a bruciapelo:"A te importava di Sai?"
"No."
"Vedi, siamo pari."
"Ma Shika, tu..." Ino decise di non intestardirsi in una battaglia già persa, quindi scosse appena il capo, "Oh, non importa, davvero."
Shikamaru non replicò.
L'edera aveva cominciato a crescere sulla tomba di Asuma-sensei, ogni anno si faceva più resistente. Che fossero loro o Kurenai-san o la piccola Yukio a strapparla non faceva differenza, quell'erbaccia non doveva stare lì. Quello era il posto delle rose che, puntualmente, cantavano il loro profumo alla brezza vivace.
"Perchè l'hai fatto?"
"Cosa?"
"Temari, tonto."
Shikamaru sbuffò:"Stai parlando d'amore con me, Yamanaka Ino?"
"Sto parlando di grosse cazzate" corresse diplomatica lei, ignorando del tutto l'ironia nella sua voce.
"Andiamo, Ino. Non era quello che... insomma..."
"Quello che volevi?"
"Quello di cui ho bisogno."
"Non te ne accorgi dopo due anni che ci stai insieme."
"Sempre meglio che dopo ventidue."
D'improvviso non era più tanto facile stare sdraiati con la testa persa nelle nuvole, non era più tanto semplice e immediato.
Il cielo adesso girava intorno a lui, lo accerchiava, gli si era rovesciato addosso come un secchio d'acqua e scintillava come mille specchi opalescenti.
"Shikamaru?"
"Ino?"
"Sai qual è quella cosa che avevo capito tempo fa?"
Shikamaru finse di ricordare con un vago cenno affermativo e fissò i due cieli, la ragazza e lo spazio siderale, sovrapporsi pericolosamente, azzurro contro azzurro in un enorme, esplosivo maremoto cosmico.
"Ho capito che non ti avrei mai detto addio. Mai."
"Mai è una parola un po' grossa. Non ti spaventa?"
"Se mi spaventasse non l'avrei detta."
"Già."
"..."
"Adesso tu puoi fare due cose.
Uno. Alzarti in piedi, tornare a Suna, chiarirti con Temari e sposarla entro il prossimo mese."
"..."
"Sto aspettando che tu mi dica la seconda."
Ino rise, amara come la malinconia:"Due. Scoppia a ridere e chiedimi se sto scherzando, sicurissimo che non potrebbe essere altrimenti, talmente sicuro da convincere anche me."
"E se io non volessi fare nessuna delle due?"
Ancora Ino rise senza grazia, sguaiata, poi a denti stretti decise di divenire seria:"Guardati, Shikamaru, guardaci: non ti sembra davvero troppo tardi?"
Annuire era semplicissimo, non gli chiedeva altro: paziente lei aspettò che lo facesse.
Il silenzio attorno a loro le parve più assordante dello scoppio di un cannone.
Le rispose uno Shikamaru accigliato e perplesso quanto lei, che fissava ostinato le nuvole:"E' tardi, a dire il vero."
"Ecco, vedi. Ho ragione io!" La risata di Ino tremò di nuovo.
Shikamaru la imitò con la sua risata roca, che, proprio come quella di Ino, non aveva nulla d'allegro.
"Questo mai, Yamanaka."
"Tsk. Ma finiscila."
"Appunto, fammi finire."
"Tsk."
Sospirò annoiato, Shikamaru. Poi parlò come assorto dal gioco dei fili di fumo.
"Dicevo che per essere tardi in effetti lo è. Ma non quando è dal primo giorno di Accademia che sai che andrà a finire così."
"...Cosa?"
"Devo farti lo spelling, Ino?"
"Per tutti questi anni... tu..."
"Potrei dire lo stesso di te."
"Oh. Già."
"La terza cosa, allora?"
"Tre. Puoi dirmi addio adesso e tornare sempre, sempre, sempre, dopo ogni notte, dopo ogni missione, anche quando non vorrai vedermi più, sempre."
"Sempre?"
"Sempre."
"..."
"..."
"Addio, Ino."
Ino sorrideva vaga come sorridono i cieli, le cose belle e le donne innamorate:"Già, già, addio..."
E questa volta nessuno dei due diede il minimo segno di volersi alzare e incamminare verso Konoha.

 

 

 

 

Maybe, maybe, maybe, maybe, maybe dear
I guess I might have done something wrong,
Honey I'd be glad to admit it.
Oh, come on home to me!

[Maybe, Janis Joplin]

 

 

 

 

Fin

 

 

 

 

 

 

 

 

Hokusai-sama: Hokusai Katsushika (OH! Shika + Katsu *_*! Destino) è stato un pittore giapponese, forse il più famoso in Occidente. Molti impressionisti, Monet su tutti, si ispirarono a lui e ai suoi paesaggi. Le più celebri sicuramente sono le vedute del Monte Fuji e la Grande Onda presso la costa Kanagawa, che poi è quella a cui ho pensato per la storia che avete letto or ora.

 

 

 

 

 

Nota dell'Autrice
Vi prego, qualcuno mi dica che non sto scrivendo solo una branca di schifezzate pseudoromantiche. E che soprattutto Ino e Shika sono IC. E che tutto quello di cui sopra ha un evidente senso ._. e che si vede la differenza tra i tre diversi salti temporali. Perchè sì, il primo dialogo avviene quando i nostri beniamini hanno sedici anni, poi diciannove e infine ventidue. Si salta di tre anni in tre anni, ecco spiegato l'arcano se non si fosse capito (cosa assai probabile, conoscendo la mia tendenza a scrivere cose chiare solo a me).
Spero che non sia la solita ShikaIno, mi sono tenuta stretta col mieloso e con l'angst. Insomma, ho sempre professato di odiare l'angst e poi non posso scrivere solo cose angst e piagnucolose! E poi ho tutta una mia visione personale del rapporto InoShika, spero d'averlo trattato bene. E' facilissimo banalizzare con quei due.
Le rose "materiali" a cui accenna il titolo sono quelle poggiate con discrezione sulla tomba di Asuma. Il loro colore, pesca, significa "amore segreto". Abbastanza chiara l'allusione, no? Le rose di antimateria, invece, sono i fiori delle conversazioni di Ino e Shikamaru. E quell'addio finale, soprattutto.
La canzone citata alla fine è, come scritto, Maybe della grande Janis Joplin. Questo perchè Ino è tremendamente Janis Joplin secondo me: l'intera storia è stata scritta ascoltando ripetutamente un suo Greatest Hits. Ascoltatevi Me & BobbyMcGee... quelli lì sono Ino e Shikamaru!
Tra l'altro, Shikamaru non ha mai detto "mendokuse" in tutta la storia: perchè? Beh, si suppone che sia cresciuto un po', ecco. Basta misoginia da quattro soldi. Si pensa (leggasi: io penso) che sia maturato da quel punto di vista. Ma che continui, sempre e per sempre, a guardare il cielo assieme a Ino.

 

Comunque.
Tanti auguri a me!
Da oggi, come saggiamente ricordatomi dalla Marta altresì detta Anle altresì detta Pèriko, non posso più spedire pacchi bomba a Kishimoto. Mi arrestano.
Da oggi mi tocca far la persona seria, ho capito ._. quindi comincio già da ora con dei ringraziamenti in grande stile.

Grazie a...

 

 Letizia, Camilla, Susanna, Marta, Chiara, Elena, Sara, Gaia (la Koks!), Val, Aurora.
Grazie a tutte voi <3, vi adoro davvero.

 

Grazie a chi recensisce, a chi legge, a chi mette le mie schifezze tra i preferiti, a chi mi stima, a chi conoscerò tra qualche tempo, a chi non conoscerò mai, a chi stimo, a chi mi regala l'ispirazione ogni volta che leggo i suoi racconti, a chi dirà che scrivo cretinate, a chi mi criticherà, a chi mi farà stare bene.

 

 

Semplicemente


ARIGATOU.

 

 

 

Grazie dell'attenzione,
Hipatya -maggiorenne-

  
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