Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Lukeys_Smile    14/04/2014    3 recensioni
Tutte le snob erano cadute ai suoi piedi. Non capivo che ci trovassero di così attraente in lui, così spietato e strafottente. Forse erano affette da qualche grave malattia?
- 'Giorno Vicina! Come ce la spassiamo? - mi disse avvicinandosi con uno sguardo beffardo.
Non adoravo quando aveva quell'atteggiamento.
- Cosa vuoi oggi? - sbuffai.
- Niente! Che ti credi? - continuò continuando a avvicinarsi.
- Stammi lontano, microbo! - dissi infastidita.
- Mhm, si vedrà! Sei così...attraente quando sei tormentata - ammise con tono malizioso.
Mi voltai verso di lui e decisi di accelerare il passo....
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
- CAPITOLO 4 -


RAIN
 
 

 
Mia madre e le sue commissioni: che rabbia… Ti chiamava come se ti avesse fatto un bel regalino, poi invece diceva la solita frase monotona “Vai a…”. E il bello era che ci cascavo sempre. Quel giorno mi aveva mandato a fare la spesa e avevo scelto di andarci a piedi. Era una giornata molto calda di metà gennaio, e non me la sentivo di ribollire in automobile. D’altronde il supermercato distava di alcuni isolati, ma una passeggiata non mi avrebbe fatto male. All’uscita però da questo, la sfiga mi aveva fatto lei un bel regalino: il classico diluvio estivo. Quanto odiavo la pioggia: nonostante il caldo opprimente che ero abituata a riscontrare, la pioggia proprio non la reggevo. Odiavo la sensazione dei vestiti incollati alla pelle, dei capelli grondanti, la costanza delle goccioline a cadere che pare non finisca mai. Era una cosa che vedevo poco durante l’anno, ma non mi piaceva. Mi ritrovai lì, con gli acquisti tra le mani, a fissare il cielo buio e le strade bagnate con disprezzo. Non potevo però rimanere lì con le mani in mano e cominciai a camminare. Solo il contatto con quelle gocce mi faceva rabbrividire, mi faceva rimpiangere di non essermi spostata con l’automobile, dove avrei anche potuto scaricare le borse e restare all’asciutto. Per non parlare di quel venticello che mi scompigliava la capigliatura fradicia. Sentivo le borse tagliarmi piano piano le dita. In quei momenti sembrava dimenticassi la mia allegria da qualche parte, come se quel “cic ciac” delle mie All Star a contatto con l’acqua e la fanghiglia la spaventasse. Avevo rischiato di scivolare molte volte e ciò mi rattristava ancora. La sensazione di tessuto zuppo era arrivata quasi subito, e avrei giurato di poter intravedere anche il reggiseno dalla t-shirt incollata al busto. In quel momento di malinconia, un clacson mi riportò alla realtà. Mi voltai verso la strada e una Mini Cooper nera lucida si accostò al marciapiede. Il finestrino si abbassò e rinvenì fuori il viso di Luke. – Vuoi un passaggio? Sto tornando anch’io a casa – mi chiese gentile. Annuii. Sarei stata disposta a tutto pur di fuggire da un diluvio. Mi fece segno di aspettare. Uscì fuori così com’era, con una canotta dei Nirvana addosso, e aprì il porta bagagli. Mi prese le borse e le mise all’interno, per poi richiuderlo. Mi aprì poi la portiera e mi fece accomodare sul sedile. Andò poi dall’altra parte e si sedette davanti al volante. Si girò verso i sedili posteriori, afferrò una felpa nera e me la porse. – Sei fradicia. E’ meglio che ti copri con qualcosa – mi disse. Obbidii e allacciai la cintura. Era un po’ grande per me, ma almeno mi riscaldò anche le mani ghiacciate. – Come ti è venuto in mente di uscire così senza nemmeno un ombrello dietro? – mi chiese tenendo lo sguardo sulla strada. – Sono una completa frana quando si parla di pioggia – ammisi. Sorrise.

– Non ti piace? –

- No, mi fa sentire vuota. Mi fa sentire triste. Odio il modo in cui le gocce cadono spietate, le magliette aderire troppo alla pelle e i capelli che grondano. E’ come se fosse qualcosa che il mio intestino non riesce a digerire. Capisci? –

Annuì. Non capivo perché mi fossi voluta sfogare con lui, ma mi pareva quasi…normale. Il modo serio in cui scrutava la strada per svoltare mi ispirava fiducia. Lo osservavo molto, era quasi innaturale.

- Tu cosa facevi fuori casa? – gli chiesi, per rompere il silenzio che si era instaurato per un momento.

- Avevo bisogno di un quaderno pentagramma e qualche plettro. Ultimamente continuo a perderli – rise. Uhm, non me la stava contando giusta. Dopo la giornata di guerriglia, non me la stava contando giusta.  

- Sicuro? –

- Oh oh, altroché! – rispose recitando la parte dell’innocente. Fin troppo ben recitata, a dire il vero. Gli lanciai uno sguardo sospettoso. Lui semplicemente portò lo sguardo sul mio viso, ma non disse nient’altro. Mi strinsi nella sua felpa e l’odore di menta mi invase totalmente le narici. Solo in quel momento notai che Luke profumava di quell’aroma così delicato e leggero che si doveva essere particolarmente attenti per intuirlo. Mi era sempre piaciuta la menta, così portai la manica accanto al viso per odorare il profumo ancora meglio. Mi rasserenò molto fare ciò. Luke spostò lo sguardo su di me e gli spuntò il più bel sorriso che avessi mai visto sul volto. Rimasi incantata per un secondo a osservarlo. Ma che cosa mi stava succedendo? “Sarà l’effetto della pioggia” pensai. Scossi la testa. Accese il lettore e mi disse di aprire lo scomparto davanti a me. Era pieno zeppo di CD. Mi disse di sceglierne uno e metterlo. Guardai le copertine: c’era l’ultimo album uscito dei Green Day, alcuni album dei Coldplay, True di Avicii ed altri ancora. Come gusti musicali non erano male, mi aspettavo peggio. Ero indecisa tra Viva La Vida dei Coldplay e Native dei OneRepublic, quando intravidi un CD che nel frugare non avevo notato. Lo estrai dalla pila di dischi. Era ancora nel cellophane, forse l’aveva acquistato da poco.  Lessi sul retro i titoli delle canzoni. Trovai la scritta “Rock N Roll” e fui presa da un attacco di estasi. Voltai il disco e guardai la copertina. Ancora più estasiata, tagliai con le unghie la plastica in cui era avvolto con una velocità assurda e infilai il disco nel lettore. Appena lo lesse, feci subito che far partire il primo brano. L’inconfondibile chitarra elettrica rombò e cominciai a seguire ogni parola, cantando come se accanto a me non ci fosse stato nessuno. Notai Luke scuotere la testa divertito. Che cavolo, l’album Avril Lavigne di Avril Lavigne, il top del rock in assoluto! Come si poteva non resistere a una tentazione così forte? Finita questa, iniziò Here’s To Never Growing Up e qui ci mettemmo a cantare a squarciagola insieme. La pioggerella che cadeva sul finestrino non mi trasmetteva più quella malinconia che nonostante stessi cantando una mia canzone preferita era rimasta durante Rock N Roll. Sembrava che appena quella voce così bassa ma delicata aveva cominciato a cantare mi fossi sentita rapita, rilassata. Avevo quasi dimenticato l’acqua che mi aveva zuppato, e l’odore di menta fresca si era dolcemente diffuso nei miei abiti, che si stavano pian piano asciugando con il calore della felpa. Avevo l’arduo desiderio di continuare a sentirlo cantare per l’eternità. Mi aveva talmente incantata nuovamente che mi ero improvvisamente zittita. E lui se ne accorse solo a fine canzone, quando arrossii di colpo e si voltò verso la strada. Nemmeno sapevo che anche lui potesse arrossire in quel modo.

Un’ultima svoltata ed arrivammo davanti a casa mia. – Vuoi che ti aiuto a portare le borse fuori? Dovresti asciugarti il prima possibile – mi propose. Annuii. La sfiga aveva voluto cucinarmi anche la torta: smise di piovere appena misi il piede fuori dall’automobile. Non c’era bisogno di farmi la festa di compleanno Sfiga, proprio non ti dovevi disturbare! Luke aprì lo sportello del portabagagli e prese due borse, io presi le altre due restanti. Salimmo la scaletta e tirai qualche calcetto alla porta per bussare, visto che avevo entrambe le mani occupate. Mia madre venne ad aprire e, guardando lo stato pietoso in cui mi ritrovavo e con una felpa di qualche taglia in più addosso, ci fece immediatamente entrare e posare le borse. Mi spedì a cambiarmi e ad asciugarmi i capelli subito, impedì a Hemmings di tornare a casa e gli propose di aspettare finché non fossi tornata di sotto. Sicuramente, era pronta a fargli qualche domandina un tantino invadente visto che raramente un ragazzo mi accompagnava a casa e tantomeno mi prestava la sua felpa dopo una dannata annaffiata sotto la pioggia. Questa volta pareva persino felice che il figlio dei suoi colleghi fidati avesse fatto una cosa così carina per me. Cercai di asciugarmi il più in fretta possibile e, proprio come pensavo, i capelli erano crespi per la troppa umidità e il cambio di temperatura violento. Decisi di legarmeli in una coda di cavallo e scesi di sotto. Luke era appoggiato al tavolo della cucina, mentre mia madre gli contava del su per giù e gli porgeva i suoi ringraziamenti da titolo di coda. Appena mi vide sulla porta, parve quasi sollevato di vedermi. Ovviamente, non vedeva l’ora di fuggire dal chiacchiericcio di mia madre. Lei mi notò e interruppe il discorso.

- Bene, ti lascio con Ilary. Comportatevi bene e fate tuuuutto quello che vi va – ci disse. Le lanciai un’occhiata che avrebbe potuto incenerirla: prima Luke, adesso lei diventava pervertita? Mio dio, in che mondo ero capitata?

- Mamma, Luke è solo un amico – specificai. Mi lanciò un’occhiatina stupita.

- Che peccato…Un ragazzo così carino e gentile…Sarebbe perfetto per te… - sospirò. Luke ghignò divertito.

- Mamma! – ribattei.

Lei sospirò e tornò alle sue faccende. Lo feci uscire e ci sedemmo sulla scaletta.

- Che chiacchierona, tua madre – commentò.

Sorrisi.

- E’ sempre stata così e non cambierà mai –

Si toccò il piercing e un silenzio imbarazzante si alzò tra noi. Avevo la sua felpa sulla ginocchia e continuavo a stringerla tra le dita. Decisi di ridargliela, e glie la porsi.

- Ehm…ehm –

Una strana difficoltà cominciò a risentire in me. Ed eppure gli avevo sempre rivolto la parola senza problemi. Quella giornata mi stava dando alla testa.

- …Grazie per avermi…ehm…salvata da quell’annaffiata infernale e avermi prestato la felpa. Te ne sono…ehm…riconoscente –

Abbozzai un sorrisino imbarazzato, lui semplicemente la prese e sorrise. Il mio atteggiamento insolito lo aveva divertito.

- Figurati – rispose tranquillo.

Ci alzammo e mi stringemmo in un abbraccio, forse il più bello che avessi mai sentito. Mi era girata voce che fosse un esperto in quelle cose, ma non avevo mai immaginato così tanto. Il profumo di menta invase nuovamente le mie narici. Avevo i pugni appoggiati al suo petto robusto, mentre mi accarezzava dolcemente la coda. Un solo attimo di tranquillità completa e… lo spinsi via violentemente. Mi aveva toccato il fondoschiena!! Lui si mise a ridere come un cretino, mentre io borbottavo tra me e me. Scesi le scale e continuai a spingerlo via, anche se continuava a camminare all’indietro. Lo presi per il collo della canotta e lo sbattei contro la carrozzeria dell’automobile.

- Tu prova di nuovo a toccarmi e ti ammazzo – scandii furiosa.

- Agli ordini capo! – rise.

Un sorrisino spuntò sul mio volto e mollai la canotta. Lui andò dall’altra parte dell’automobile, io mi avviai per rientrare in casa. Proprio mentre stavo per girare il pomello, sentii un fischio. Mi voltai e lo vidi con il finestrino abbassato.

- A domani Ilary – mi salutò sorridendo. Notai che non solo a me la pioggia aveva fatto un cattivo effetto: non mi aveva mai chiamata per nome. Agitai solo la mano e ricambiai il sorriso, per poi finalmente ritornare dentro casa.


 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE
Eccomi di nuovo!!
Il capitolo è più lungo degli altri, più misterioso e malinconico, ma la fascetta pervertita non s’è ne andata da un’altra parte. Spero che li gradiate come tutti gli altri.
Goodbye!!!!

 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Lukeys_Smile