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Autore: Alucard81    14/04/2014    1 recensioni
Sopravvissuto ad un infausto destino Elric dovrà maturare per divenire uno Swordmage e compiere il suo fato.
Le avversità lo perseguitano sin da bambino ma ogni ostacolo lo renderà più forte mentre segue il suo cammino irto di difficoltà e dolore in cerca di se stesso, da ragazzo emarginato ad avventuriero nei Forgotten Realms.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ghe'l'ei l'avventuriero

Capitolo 3 - Vagabondi, la perfezione si ottiene con il sacrificio
 
Quando ormai Elric pensava di aver indurito abbastanza il suo cuore vedendo morire continuamente persone intorno a lui e spesso per mano sua ed aver provato sofferenza e delusioni più di un comune ragazzo.
Ecco che nel suo ventesimo anno di vita un nuovo e più forte dolore lo stava attendendo, la morte di suo padre, e da vent’anni era attesa con metodica e pazienza anche da Platin.
 
Con il passare degli anni, dopo la morte della moglie, Roland divenne sempre più ossessionato dal fare di Elric il suo erede e lasciata la casa piena di dolorosi ricordi a Old Veltalar incominciarono una vita vagabonda nella regione di Aglarond, e le zone circostanti per allenarsi, diventando più dei briganti che non dei guerrieri per sopravvivere e ciò non fece mai mancare loro battaglie e pericoli.
Lasciando la loro casa avevano portato poche cose con loro e praticamente nessun ricordo, solo cose utili alla sopravvivenza ed equipaggiamenti per la lotta tra cui la spada nera appartenuta alla famiglia di Roland da generazioni, una Spada larga Tonante, e lo stendardo che raffigurava l’antica casata guerriera a cui apparteneva la famiglia.
Lo stendardo raffigurava proprio una spada nera, però fiammeggiante, e recava inciso ancora leggibile dopo tanti anni il vecchio motto “veritas et sapientia”ormai abbandonato da Roland per seguire i dettami di Shar.
 
Altri oggetti fondamentali del loro equipaggiamento di avventurieri erranti era lo zaino che conteneva un acciarino ed una pietra focaia per accendere il fuoco dei bivacchi e tenere lontane le creature selvagge che vagavano di notte, una corda di canapa della lunghezza di quindici metri che li aiutava a salire o scendere i dislivelli del terreno non sempre agevole e poteva essere usata per tendere trappole agli animali.
Per la soppravvivenza avevano un otre vuoto che riempivano ogni volta che potevano con acqua sorgiva e delle razioni per sfamarsi in caso non avessero trovato villaggi dove comprare cibo o selvaggina da cacciare.
Visto che spesso avrebbero viaggiato di notte Roland fu previdente e si portò dietro delle torce inestinguibili che valevano tutte le cinquanta monete del costo ed erano indispensabili per ogni avventuriero che si rispetti.
Non furono solo le avventure vissute durante questo periodo a temprare il carattere e il fisico di Elric ma anche la nuova esperienza della sopravvivenza, per tutta l’infanzia fu comunque protetto dal focolare domestico ed aveva un posto dove tornare anche se spesso era infelice.
Adesso invece doveva contare sulle sue forze per andare avanti e la consapevolezza di non avere un luogo sicuro dove mangiare o dormire gli fece capire quanto effimera fosse la sicurezza dell’uomo “civile” di fronte alla grandezza della natura ed i pericoli che aspettavano nascosti dietro l’angolo.
Nonostante l’addestramento giovanile per Elric non fu semplice adattarsi alla vita nomade imposta dal padre ma come ormai aveva imparato a rispettare le sue decisioni ed obbedire anche se non capiva o approvava.
 
Dorante le prime settimane non mancarono gli incontri spiacevoli con briganti e creature selvagge che però trovarono avversari molto al di sopra delle loro possibilità e finirono per avere la peggio.
Mentre gli anni passavano Roland si convinceva sempre di più che per rendere Elric un potente Swordmage doveva fare in modo non solo di addestrarlo nel migliore dei modi e fargli imparare le tecniche più potenti di questa disciplina, come l’Aegis of Assault e lo Swordmage Warding tecniche che ormai Elric padroneggiava abilmente.
Insieme allo Swordbond che creava un legame con la sua spada sino a renderlo parte di essa, erano i suoi cavalli di battaglia ma doveva cercare un impresa degna di scolpire il suo nome nei secoli a venire in modo che si potesse mai dimenticare le sue gesta.
Nella regione di Aglarond girava la voce che nei recessi più segreti Yuirwood si trovasse un posto chiamato Feywild e che alcuni elfi dei boschi sapessero la strada per arrivarci, scoprire questo segreto diventò l’obbiettivo principale di Roland ed Elric lo seguì senza sapere che questa ricerca avrebbe portato alla morte di suo padre ed alla svolta più grande nella sua vita.
Così Roland passo mesi alla ricerca di informazioni sull’ubicazione di Feywild e raccogliendo indizi che potessero portarlo a quel misterioso luogo senza rendersene conto si espose a chi cercava invece informazioni su di lui.
E mentre Roland e Elric erano sulle tracce del loro prossimo contatto che potesse dargli informazioni preziose qualche d’uno li seguiva costantemente spiando ogni loro mossa, il suo nome era Führen e la sorveglianza a distanza uno dei suoi talenti.
 
Da due settimane ormai Führen li seguiva sulle montagne Tannath, dove Roland doveva incontrarsi con un vecchio amico ed informatore, per ordine di Kupfer, suo confratello di poco superiore a lui per grado ma non tanto per abilità, e nel temporale invernale che lo costringeva a bagnarsi dalla testa ai piedi si chiedeva come mai la confraternita dei Dieci Anelli sotto la guida del loro nuovo capo avesse preso di mira due miserabili qualsiasi.
La confraternita dei Dieci Anelli è capeggiata da Platin e come facile presumere dal nome era una banda composta da dieci persone altamente addestrate all’omicidio ed al furto su commissione e portano al dito medio un anello di materiale diverso a seconda del rango che esso occupa all’interno dell’organizzazione.
Per questo Platin sfoggia al dito un anello di platino con un grosso rubino di taglio ovale a conferma della carica di potere che rappresentava come guida, e fondatore, della confraternita.
Il loro abbigliamento quando erano sotto copertura per portare a termine una missione era il più anonimo possibile, alcuni si facevano passare per mercanti o ricchi possidenti se non semplici contadini per confondersi tra la gente e raccogliere informazioni sui loro obbiettivi, e quella sera Führen rimpiangeva di non indossare un pesante mantello imbottito e qualche camicia di lana grezza a riscaldarlo.
La luna brillava alta nel cielo notturno rischiarando le tenebre con la sua luce diafana che faceva sembrare ancora più spettrali le rovine abbandonate dove Roland aveva deciso di accamparsi per la notte per proteggersi dal vento freddo e penetrante che si era alzato.
Führen fece il richiamo del cervo per segnalare ai suoi compagni che il bersaglio si era fermato e che dovevano incominciare a circondarlo da tutti i lati in una manovra a tenaglia per non dargli possibilità di fuga.
 
Tutto questo non sarebbe dovuto succedere se le cose fossero andate come nel piano ideato da Stahl che prevedeva un agguato di notte ma nella locanda che avevano sequestrato, uccidendo i proprietari e prendendo il posto dei clienti, dove i viandanti sarebbero stati alla loro competa mercé.
Dopo aver mangiato e bevuto cibi drogati per indebolirli e renderli inoffensivi.
Ognuno dei Dieci era presente nella locanda travestito chi da mercante chi da sguattero e Brass interpretava il proprietario ed accoglieva gli ospiti ma qualcosa aveva insospettito Roland che aveva preferito far finta di non potersi permettere l’alloggio e scappo in tutta fretta con quello che doveva essere il suo aiutante anche se sembrava alquanto malaticcio con la pelle così bianca quell’aria indifferente.
Invece visto il cambiamento di piano quella sera intorno alle rovine erano vestiti con la tunica della confraternita, un indumento semplice che li riparava dal freddo e nascondeva tra le ombre con i suoi colori verde-nero ma che non intralciava i movimenti, sulla quale era ricamato il simbolo della confraternita all’altezza del cuore, dieci anelli in cerchio concatenati l’uno all’altro a formare un unico grande anello per rappresentare che la forza del gruppo era maggiore quando agivano insieme e quella notte tutti i Dieci erano lì per portare a termine un compito difficile che recava l’impronta della vendetta mascherata come una semplice missione.
 
  
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