Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
Segui la storia  |       
Autore: Jencloves    15/04/2014    5 recensioni
Charlotte, il giorno del suo 17esimo compleanno perde entrambi i genitori e viene messa in una casa di accoglienza di New York. La ragazza ha smesso completamente di parlare per lo shock e usa solo il suo diario e il suo album di disegni per esprimersi con se stessa.
E' sola finchè una famiglia del New Jersey non decide di prendersi cura di lei e la cosa la incuriosisce e la spaventa. incontrerà 6 persone stupende, tra loro Nick di cui lei si innamora e che la cambierà, ma con cui non potrà mai avere nulla al di fuori dell'amicizia..
Spero di avervi incuriosite
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frankie Jonas, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4. Ti va di fare un giro con me a Erbalandia?
 
*Nick's pov*
"Dove sono? Perchè sono qui?" mi chiese Char con l'aria sperduta, con il tono della voce molto basso. Un tono pieno di paura e di disperazione che mi faceva stringere lo stomaco e il cuore.
"Sei in infermeria perchè sei svenuta" dissi mettendogli una mano sulla spalla.
Char mi guardò con l'aria sperduta come se non sapesse o no si ricordasse di essere svenuta davanti a tutti e per lo più nel suo primo giorno di scuola, ma era buffa, così buffa che mi scappò una risata che soffocai poco dopo non appena vidi un sorriso comparire timidamente sul viso della ragazza e intravidi una leggera luce negli occhi. 
Non avevo mai notato quanto quegli occhietti spenti fossero così fantastici
"...in corridoio un paio d'ore fa" dissi cercando di farle capire meglio cos'era successo.
Poi, dopo aver spiegato un pò cos'era successo, per svariati minuti nessuno parlò più. 
Il vago sorriso prima presente sul viso di Char era scomparso lasciando spazio alla tristezza che si intravedeva nei suoi occhi. 
"Tu... Non sei in classe?" mi disse abbassando lo sguardo e grattandosi una guancia con l'indice.
"Si, ma volevo stare con te finchè non ti svegliavi" dissi tutto d'un fiato sperando che non l'avesse capito e invece dalla sua bocca uscì un leggero "Grazie" che mi fece capire che mi aveva capito benissimo e dopo quella piccolo ringraziamento nessuno parlò più finchè non arrivò mia madre che portò a casa Char, lasciandomi da solo.. Come sempre daltronde.
 
Sei ore infernali di scuola finirono anche se mi sembrava di esserci rimasto per una vita in quella specie di prigione. Avevo Char in testa e continuavo a pensare al perchè del suo improvviso svenimento. L'infermiera sosteneva fosse un calo di zuccheri, ma ero sicuro che non fosse quello il vero motivo, perchè un attimo prima che cadesse a terra il suo viso diventò completamente bianco, piccole lacrime invisibili cadevano silenziose sulle sue guance e il suo sguardo era perso nel vuoto quasi come se stesse pensando a qualcosa, ma qualcosa di veramente triste.
"NICK.. NICK" sentii urlare dietro di me facendomi riprendere dal mio stato di trance.
Mi girai e a un paio di metri da me, mentre correva come un pazzo per raggiungermi, c'era Thomas ma io e i miei fratelli lo chiamavamo Tom. Lo avevamo conosciuto quando venne ad abitare ad un isolato da noi e divenne come un fratello per noi. Aveva anche lui 18 anni, me ne dimostrava almeno una ventina ed ecco perchè con le ragazze aveva molta più fortuna di quanta ne si possa pensare e per lo più era molto atletico perchè da era da quando aveva nove anni che giocava a Baseball e Basket.
Comunque.. Ormai avevo Tom dietro di me e mi salutò con la solita pacca sulla schiena e come ogni volta gli urlavo contro perchè mi beccava sempre la spalla che mi avevano operato.
"Nick, che ne dici... Ti va di fare un giro con me a Erbalandia?" mi disse sventolandomi sotto il naso una canna.
No cazzo, una canna no.. Non ora. Non di nuovo. Avevo iniziato a fumare Marijuana a 16 anni perchè Joe e Tom mi dissero di provare e io ingenuamente li ascoltai, ma da li non riuscivo più a fermarmi. Ne volevo sempre di più e sempre più frequentemente finchè non arrivai al punto di mettermi alla guida completamente fatto e feci un incidente che mi portò all'operazione della spalla e un paio di mesi agli arresti domiciliari. Erano passati quasi due anni da quel giorno e non volevo più che accedesse una cosa del genere. Mai più.
"No Tom.. Dopo quella volta ho detto basta" dissi allontanando da me la fonte di molti problemi
"Dai un tiro.. solo uno"
-Fallo.. Fallo.. Fallo.. Dai.. solo un tiro vedrai che non se ne accorgeranno nemmeno i tuoi e neanche i tuoi fratelli... dai...- 
Stupida vocina. 
Cercai di tenere a bada la voce nella mia testa ma era così forte che riusciva a sovrastare ogni mio pensiero contrario e quindi lo feci. Presi in mano quella canna e aspirai. Non una o due volte. Ne fumai tre e l'adrenalina nel mio corpo iniziava a muoversi e la mia mente si annebbiava sempre di più fino a non riuscire nemmeno a capire dove mi trovavo.
 
*Joe's Pov*
Io e Frankie stavamo giocando a Guitar Hero, Kevin e Danielle, stavano preparando la cena vito che i miei avrebbero tardato per colpa di una stupida riunione scolastica, e Charlotte era in camera sua che dormiva da quando non avevano chiamato me e mia madre per portarla a casa.
Erano ormai le sette e mezza e Nick ancora non c'era. Probabilmente era uscito con gli amici, ma era strano perchè non era il tipo che usciva senza avvisare nessuno.
"E' pronta la cena" ci avvisa Danielle.
"Ok. Grazie Dani." dissi concentrato sul gioco. Mi girai verso di lei e facendo gli occhi da cucciolo dissi "Vai tu a svegliare Charlotte? Per piacereeeeee"
Annuì ridendo e prese Frankie con se. Mentre lei salì al piano di sopra io e Kevin sentimmo bussare alla porta, così andai ad aprire e quello che vidi mi lasciò a bocca aperta. 
No. Non di nuovo.
Davanti a me c'erano Nick e Tom che si tenevano, invanamente, in piedi a vicenda completamente fatti. 
Era un dannato deja vù.
Chiamai Kevin in preda alla preoccupazione e lui arrivò subito dopo, e come me, appena vide la scena rimase scioccato ma anche arrabbiato.
Lui prese sotto braccio Tom e io Nick, e, mi aiutò a farli entrare per nasconderli da Dani e dal mio fratellino, così, mentre loro scendevano, io e Kevin decidemmo di portare i due idioti al piano superiore con l'ascensore nascosto che avevamo. 
Loro non sapevano ciò che era successo e non avrebbero dovuto saperlo... Per il bene della famiglia.
Li buttammo sul mio letto e li coprimmo con la prima coperta che Kev trovò nell'armadio.
"Dio.. Ha avuto il coraggio di tornare a casa di nuovo fatto?" disse Kev in preda ad una crisi di rabbia.
Aveva il viso completamente rosso e i pugni chiusi, come se aspettasse solo il risveglio di quell'idiota di mio fratello per sferragli un pugno, o almeno una di quelle ramanzine che ti facevano sentire in colpa che solo lui riusciva a fare. 
Speravo di averla passata liscia, ma mi sbagliavo, perchè quando io e mio fratello ci girammo pronti per andare a mangiare vedemmo Charlotte attaccata allo stipite che ci guardava della porta con aria stupita, spaventata e disorientata.
"Charlotte.. Non è come credi" dissi cercando di calmarla.
Il suo fiato si fece corto e l'agitazione prendeva possesso di lei, e lo si poteva vedere dall'evidente tremolio alle mani che successivamente aveva nascosto dentro ad un maglione enorme che la copriva solo fino alle gambe. Per un momento temetti che sarebbe corsa di sotto a dirlo a Danielle quindi mi avvicinai a lei e le tesi una mano. Ma fortunatamente per tutti non lo fece. 
Entrò in camera lentamente con occhi che diventarono lucidi, ma impassibili. Quegli occhi che rimasero fissi su Nick che dormiva. 
Charlotte non pianse. Non versò nemmeno una lacrima e il suo viso che precedentemente aveva un espressione triste diventò ribrezzoso. Non fece niente tranne che scuotere la testa e poi uscì. Nessuna parola, nessun commento. Niente. Era rimasta fredda come il ghiaccio d'inverno.
Scendemmo tutti e tre al piano di sotto e cenammo nel silenzio più totale. L'unico a parlare fu Frankie che stava raccontando a Danielle le sua giornata. Poi più niente nessun fiato finchè Dani non chiese a Kev se poteva aiutarla con i piatti, così, mentre Frankie andò in salotto per finire i suoi compiti io presi per mano Charlotte e la portai nella sua stanza. Da bravo "fratello" mi sentivo in dovere di spiegarle ciò che aveva visto e perchè.
 
*Charlotte's Pov*
"Ti ho portato nella tua stanza perchè volevo che sapessi ciò che hai visto" mi disse Joe sedendosi sul mio letto dopo che invitò me a farlo.
"E' colpa mia se è così" disse.
Prese un lungo respiro, quasi come se non se la sentisse di dirlo, quasi come fosse obbligato da qualcosa, e poi continuò "Io e Tom, il ragazzo che era sdraiato accanto a 'nostro' fratello eravamo diventati amici per la pelle e passavamo i pomeriggi a fumare marijuana nel garage di casa sua, e un giorno avevamo invitato Nick a provare a fare un tiro e lui ci ascoltò. Perchè mai lo avevo fatto continuo a chiedermi ancora oggi. Insomma, aveva iniziato con questo tiro ma da quel giorno non riusciva più a farne a meno. Io provavo a nasconderla per non farla trovare sia a lui sia a i miei, ma finiva che la fumavo io o Nick la trovava e se la spazzolava subito. Era diventato ingestibile tanto che, una sera dopo che io e lui avevamo litigato perchè volevo smettesse di farsi del male, si mise al volante della mia macchina e fece un incedente quasi mortale. Era in fin di vita, ma con un operazione complicata riuscirono a salvarlo." mi disse lentamente, ma senza pause. Non voleva essere interrotto, e lo capivo che se lo avessi fatto sarebbe successo quello che succedeva spesso a me.. Avrebbe pianto.
Non dissi nulla, come mio solito, ma lo abbracciai. Lui si strinse a me e io a lui come se in quel momento contassimo solo noi due e la nostra felicità.
Menta. Si, sembrava strano, ma l'odore che sentii quando era abbracciata a Joe era menta, il che mi ricordò l'odore che aveva mia madre quando la sera, prima di andare a dormire veniva in camera mia e ci raccontavamo la nostra giornata per poi abbracciarti. Ecco quell'odore mi ricordava qualcuno e qualcosa che non avrei mai più riavuto indietro e scoppiai così in un pianto liberatorio lungo pochi minuti ma che mi aveva liberato da ansie di mesi e mesi di solitudine.
Alzai lo sguardo verso Joe che mi teneva stretta a se, e una leggera luce proveniente dai lampioni illuminò il suo viso e anche il sorriso che in quel momento mi stava rivolgendo lasciandomi paralizzata. I suoi occhi avevano una luce, che nessuno sarebbe mai riuscito a comprendere. Era strana, ma mi piaceva. Sembrava una luce speranzosa, gioiosa, unica e inimitabile.. Una luce alla Joe.
Continuammo a fissarci l'uno con l'altro in quella posizione. I suoi occhi cercavano di scrutarmi l'anima e per quanto ci provassi io non riuscivo a vedere un minuscolo dettaglio in quei due occhi color cioccolato che mi ritrovavo davanti. 
Non lasciava a nessuno il privilegio di poter vedere qualcosa, qualsiasi cosa, trasparire dai suoi occhi. 
Si, mi aveva dimostrato affetto, ma rimaneva freddo e distaccato come se avesse innalzato un muro invisibile e indistruttibile attorno e lui e a quei due pezzi di cioccolato. Ed eravamo in due ad avere quel muro ma lentamene il mio si stava sgretolando. Un pezzo alla volta, ma alla fine non ne sarebbe rimasto più niente solo qualche coccio che avrei conservato per ricordarmi di non costruirmene un altro.
"Joe, si stanno.. Oh. ho interrotto qualcosa?" chiese Kevin facendo capitolino dalla porta facendoci riprendere entrambi da quello stato di ipnotismo che avevamo l'uno verso l'altro.
"No tranquillo. Ora arrivo" disse Joe staccandosi leggermente da me.
Mi guardò un ultimo secondo negli occhi prima di uscire dalla mia stanza accennando un saluto con la mano e richiudendo la porta lasciandomi a fissare il nulla su quella porta di legno che poco prima aveva visto Joe sorridermi, facendomi arrossire come un pomodoro.
Non so quanto tempo restai immobile seduta sul bordo del letto, ma quando mi decisi ad alzarmi era troppo tardi. Ero arrivata a pensare di essermi addormentata da seduta, così mi alzi e come uno zombie mi diressi in bagno e mi lavai viso e denti per poi buttarmi sotto le coperte che ormai erano diventate calde. Mi raggomitolai su me stessa al pensiero che quel calore proveniva dal corpo di Joe e dal mio. 
Non riuscii ad addormentarmi finchè non sentii la porta della mia stanza aprirsi, così chiusi gli occhi e poco dopo due labbra, che seppur non le avevo mai "testate", avrei riconosciuto dovunque, si posarono sulla mia guancia e avvertii un leggero solletichio sul naso, proveniente probabilmente dai suoi capelli lisci
"Buonanotte e sogni d'oro Charlotte"
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Hola ragazze eccomi tornata con il quarto capitolo della storia. Spero vi piaccia perchè c'ho messo moltissimo impegno e tempo per scriverlo.
Ci tenevo a ringraziare le lettrici silenziose, ma anche heyitsara che ha messo la storia tra le preferite, G4693 e _BiebersVoice che hanno messo la storia tra le segiute e più di tutti ci tenevo a ringraziare Marty Fantasy che ha recensito la storia ma mi ha dato due nomi, anzi tre da usare nella storia.
Come vedete i tempi sono quelli che sono per via dello stage, ma da dopo pasqua sarò tutta per voi. Siete contente?
Anyway.. Parlando del capitolo.. Allora? Che sta succedendo a Nick, e vogliamo parlare della dolcezza del momento Joe+Char da soli in camera? cosa succederà tra loro? Sarà solo un fuoco di paglia? Chi è questa new entry di nome Thomas che è l'amico dei cari e amati Jonas!? 
Marty questo capitolo è dedicato a te <3
Un bacio a tutte ragazze.
Alla prossima, 
Jennifer
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers / Vai alla pagina dell'autore: Jencloves