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Autore: LaraPink777    16/04/2014    3 recensioni
Una corsa contro il tempo. Fino all’ultimo respiro.
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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BRMC, Beat the Devil's Tatto


Era stato facile uscire dal furgoncino senza essere visti. L’autista e l’altro uomo avevano parcheggiato in un capannone che fungeva da garage, dove furgoni simili aspettavano in fila illuminati dalla luce della luna che entrava dalle finestre in alto. Molti di questi veicoli portavano serigrafato il nome di una famosa ditta petrolchimica di New York.
Leonardo ha indicato al fratello alcune piccole casse, identiche a quella che avevano aperto, impilate accanto al furgoncino. Raffaello ha annuito: questa azienda non era quello che sembrava.
I due fratelli hanno iniziato ad ispezionare il magazzino di fianco al garage, attenti a non farsi notare dalle persone, apparentemente  lavoratori del turno di notte, che si aggiravano nell’immensa struttura.
“Producono contenitori di plastica”.
“Si, Leo. Come quello che hai sciolto l’altro giorno. Complimenti, il covo puzza ancora come un copertone bruciato.”
“Scusa, ma non è tutta colpa mia, – ha bisbigliato Leonardo aprendo una porta che immetteva in una specie di grande laboratorio chimico – avevo visto Mikey usarlo nel forno a microonde…”
“Ma non sui fornelli, Senzapaura. Segui il mio consiglio. Tu meno entri in cucina, meglio è.” Raffaello si è guardato intorno. Il posto era gremito di macchinari, tavoli contenenti bottiglie, pipette e contenitori di vetro; cisterne contenenti qualche specie di liquido ammiccavano col rombetto rosso del simbolo del materiale infiammabile. Luci rosse intermittenti illuminavano l’ambiente in modo sinistro, e qualche apparecchiatura in funzione ronzava rumorosamente.
“Abbiamo visto abbastanza.” Leonardo si è girato verso il fratello indicando una porta dalla parte opposta a dove erano entrati. “Questa è apparentemente un’industria che lavora con sostanze chimiche. Cerchiamo di uscire il più velocemente possibile da qui e poi chiamiamo per farci venire a prendere. Dobbiamo subito fare un pacchetto anonimo alla polizia col panetto di droga che hai preso e farli venire ad esaminare questo posto.”
Avevano quasi raggiunto l’altro lato della sala quando improvvisamente si è accesa una forte luce. Pochi secondi dopo, la porta verso la quale si stavano dirigendo si è aperta per far entrare un paio di uomini vestiti di nero.
Leonardo e Raffaello si sono irrigiditi ed hanno estratto le armi.
Oh oh…
“…e  quindi ha detto Joe…” L’uomo, basso e tarchiato, si è fermato di botto alla vista delle due tartarughe.
“Cosa diavolo sono?” il compagno al suo fianco, dalle fattezze ispaniche, ha subito alzato il mitra che teneva appeso al fianco.
“Non qui dentro, idiota!” l’uomo tarchiato gli ha abbassato il mitra con un colpo, mentre faceva un cenno con l’altra mano a mostrare le piccole cisterne della sala. “Vuoi farci saltare in aria?”
Le due tartarughe non hanno fatto in tempo ad evitare che questi schiacciasse un bottone nel comunicatore al suo fianco. Subito un forte allarme ha iniziato ad echeggiare nella struttura.
“Si aprono le danze!” ha sogghignato Raffaello mentre colpiva con il manico del suo sai la testa dell’ispanico che aveva tirato fuori un inutile manganello.
“Ne sentivi la mancanza, no Raph?” Leonardo ha schivato un colpo di pugnale dall’uomo basso per poi assestargli dei colpi ai fianchi con entrambi i manici delle katana.
“Torniamo al garage!” ha continuato Leonardo. Le due tartarughe hanno iniziato a correre verso la porta da dove erano entrate. “A questo punto cerchiamo di prendere un mezzo di trasporto.”
Ma non hanno fatto in tempo a raggiungere la prima entrata che da questa si sono riversati nella stanza una decina di energumeni. Altrettanti stavano arrivando dalla porta dall’altra parte.
“Per essere una fabbrica, sembra che abbia un suo esercito” ha detto il leader in blu al fratello che adesso si era messo alle sue spalle, guscio contro guscio.
“Era destino che dovevamo spaccare qualche muso, Senzapaura.”
Gli uomini della sorveglianza hanno attaccato tutti insieme. Raph ha schivato un colpo di accetta, e ruotando su sé stesso ha mollato un calcio all’inguine dell’uomo; ha schivato altri affondi e colpito con i manici delle sai i due uomini più vicini a lui. Con la coda dell’occhio ha visto Leonardo fare un salto mortale ed atterrare sulla testa di altri due malcapitati.
Raffaello ha fatto un paio di finte e si è divincolato per dividere il gruppo di assalitori.
“Che cosa siete, mostri?” Uno spilungone dai denti sporgenti e dagli occhi di ghiaccio ha sibilato tentando di affondare il suo pugnale.
“Ma ti sei visto? Ti credi bello?” Raffaello gli ha assestato un calcio in faccia mentre afferrato un contenitore di vetro su un tavolo lo stava fracassando in testa all’uomo di colore che aveva cercato di colpirlo con una manganellata.
Con colpi, calci e scivolate ne aveva messo fuori gioco altri tre. Si è rialzato  da terra per vedere l’ulteriore avversario che gli si parava davanti. O meglio il suo stomaco. Era enorme. Superava abbondantemente i due metri di altezza. Braccia come tronchi d’albero. Raffaello ha alzato la testa per vedere lì in alto due piccoli occhi a mandorla su un volto enorme e squadrato. Non ha potuto evitare di deglutire. Poi ha caricato un pugno con tutta la sua forza, e l’ha assestato nel petto di quel colosso.
Gli è sembrato di aver colpito un muro. Il gigante non si è smosso di un millimetro. Ma in cambio con un manrovescio ha fatto volare la tartaruga mascherata in rosso di diversi metri.
Raffaello ha spazzato col suo corpo un tavolo da tutti i contenitori, le centrifughe, i fornetti ed i macchinari vari che vi si trovavano sopra per poi finire a sbattere dolorosamente contro una cisterna di ferro. Ha scosso la testa per riprendersi dallo stordimento, si sentiva dentro una campana.
“Uhm… chi l’ha detto che i cinesi sono piccoli?” Raffaello si è rimesso in piedi, un po’ traballante.
“Lo stesso che ha detto che le tartarughe sono lente” Leonardo gli è passato davanti correndo, per poi arrampicarsi di pochi passi sul muro e con una capriola in aria arrivare alle spalle dell’uomo armato di due lunghi pugnali con il quale stava combattendo. Un calcio, e l’uomo ha sbattuto contro il muro per poi accasciarsi a terra. Leonardo ha fatto velocemente un giro su sé stesso per affrontare altri due avversari armati di taser. Meglio non rischiare. Due rapidissimi lampi le katana nell’aria. I due uomini si sono guardati stupiti le mani rigate di rosso mentre facevano cadere a terra le loro armi.
“Eh sì, tagliano. Andate a farvi mettere due bei cerotti” ha aggiunto ai due in fuga mentre si è girato a vedere cosa fosse il treno verde e rosso che gli passava accanto.
Raffaello gridava la sua furia mentre si abbatteva di spalle e di guscio a tutta velocità sul bestione che l’aveva colpito. La sua carica avrebbe potuto buttare giù un muro. Ed è effettivamente riuscito a sbilanciare il gigantesco asiatico che è caduto rumorosamente all’indietro, fracassando un macchinario in funzione. Uno sfrigolare elettrico accompagnava le scintille che si diffondevano come fuochi pirotecnici. Pochi attimi, ed un liquido che era caduto da un contenitore di vetro in frantumi ha cosparso di tremolanti fiamme bluastre il pavimento.
Come ondeggianti serpenti fuggiti da una cesta, le fiamme hanno rapidamente raggiunto i piedi dei tavoli, i macchinari lampeggianti, le minacciose cisterne. Si arrampicavano velocissime e prendevano vigore divorando i contenitori di vetro che esplodevano in fiammate policrome.
In pochi secondi, mentre Raffaello si trovava a parare con i sai i colpi degli ultimi avversari, e Leonardo in piedi su un tavolo dall’altra parte della sala tirava un calcio in faccia ad un energumeno calvo che avrebbe avuto poi bisogno di un dentista, le fiamme avevano raggiunto i lati della grande sala, arrampicandosi in volute rubiconde, sibilando tra le apparecchiature, incenerendo, deformando, sfrigolando.
Nubi tossiche si sprigionavano dalla combustione, salivano turbinando al soffitto, riscendevano planando ad ammorbare l’aria.
Dobbiamo uscire subito da qui. Leonardo ha cercato tra i fumi il fratello, dopo aver messo al tappeto l’ultimo avversario, mentre altri uomini intontiti si erano già riversati fuori dalla sala.
“Raph!” Alla tartaruga mascherata in blu iniziavano a bruciare gli occhi, l’aria era diventata improvvisamente irrespirabile, e piccole esplosioni lanciavano dappertutto una miriade di proiettili di vetro.
“Leo, dobbiamo uscire!” Raffaello era vicino alla porta da dove erano fuggiti gli ultimi aggressori, ma non vedeva il fratello.
“LEO, DOVE SEI?”
“RAPH!”L’aria era ormai nera di fumi, Leonardo sentiva la voce che lo chiamava ma non riusciva a vedere da che parte andare. Un macchinario era appena esploso al suo fianco proiettando di lato una lunga fiammata che gli ha dolorosamente accarezzato la pelle del braccio.
Dannazione, dannazione! Raffaello non poteva più neanche tornare al centro della sala a cercare Leonardo, poiché adesso non riusciva più a distinguere altro che un muro di fuoco e un fiume di nube tossica che scorreva verso la porta alle sue spalle.
Si può lottare contro un uomo, contro un mostro, contro una creatura proveniente da un’altra dimensione. Si può lottare quando il metallo dei sai si scontra con altro metallo o giunge a mordere la carne. Ma contro una forza elementare ed ancestrale, che ribadiva in quel momento tutta la sua potenza contro la superbia dei mortali ed il loro effimero prestigio, non si poteva alzare nessun arma. E non c’era niente al mondo che facesse sentire peggio Raffaello che la sensazione di impotenza che sentiva in quel momento.
Poi, d’improvviso, l’esplosione.
Il boato ha ferito i timpani mentre una massa tremendamente violenta d’aria calda ha colpito Raffaello e l’ha scaraventato attraverso la porta come se fosse una bambola di pezza.
Il caldo ha bruciato la sua pelle, ed il guscio ha scricchiolato quando si è scontrato contro il muro. Accasciato al suolo, Raffaello per diversi istanti non ha neppure capito quello che fosse successo. Anche i suoi sensi sembravano essere esplosi tutti insieme.
Poi, lentamente, ha ripreso coscienza del suo corpo. Era dolorante, ammaccato, pulsante. Il contatto freddo con il pavimento era una specie di shock, non spiacevole, ma intenso. Un suono acutissimo rimbombava nella sua testa. Gli occhi hanno messo a fuoco le fessure tra le mattonelle.
Alla fine, dopo mille anni o più, anche il suo cervello si è svegliato. Ed ha mandato al suo cuore un unico pensiero.
Leonardo.
Allora, con immensa fatica, stringendo gli occhi doloranti, si è messo sulle ginocchia, a carponi, palmi delle mani a terra. Ha ripreso fiato cercando di ordinare al suo corpo di alzarsi.
Quando ha sentito qualcosa di freddo premere contro la sua guancia, ha aperto nuovamente gli occhi, e li ha sbattuti più volte per percepire cosa fosse. Ci ha messo un po’ a capire, ma alla fine gli occhi li ha spalancati del tutto.
La canna di un mitra.
Che puntava minacciosa contro la sua faccia. Insieme a molte altre. Era già abbastanza sveglio per ricordarsi di non essere a prova di pallottola.
Una dozzina di persone in nero lo stavano tenendo sotto tiro.
Le cose si erano messe molto male. Era stato catturato.
  
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