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Autore: Angelic_Girl    16/04/2014    1 recensioni
E' da qualche anno, ormai, che Kurt si è trasferito a NewYork, con una nuova vita e nuovi sogni, alcuni dei quali mai si realizzeranno. Il suo cuore e i suoi occhi appartengono da allora ad un giovane sconosciuto, il suo dirimpettaio, che Kurt osserva suonare la chitarra e vivere la sua vita, appollaiato ora dopo ora, mese dopo mese alla finestra, come ipnotizzato da quel ragazzo che lo attira tanto.
Quanto vorrebbe parlagli, quanto vorrebbe accarezzare i suoi riccioli mori.
E' impossibile, si dice Kurt. Ma niente lo è quando c'è il vero amore.
Chissà che le sue fantasie non diventino realtà.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parola spoiler per il capitolo, la quale ho pensato di scrivere senza un apparente motivo: *coro* AAAAlleluja!!!
#sclerotime

 





Kurt guardò il cielo, infilando le mani nelle tasche del suo cappotto, immerse gli occhi in quell'azzurro infinito, sereno e meraviglioso che aveva a disposizione, desiderando poter volare.

Avrebbe tanto voluto essere un uccello, per perdersi in quella distesa immensa e sentire il vento accarezzargli la pelle, senza avere freddo o caldo, senza preoccuparsi di nulla, senza avere sentimenti, rimorsi, tristezza.

Avrebbe voluto vivere come facevano i pettirossi, passeggiare tranquillamente tra la neve, volare via, non avendo una dimora fissa se non uno spoglio nido, e scoprire posti nuovi, persone nuove, ma mai affezionarsene.

Gli sarebbe piaciuto.

Invece eccolo lì, che vagava per le strade di New York non con una meta precisa ma sapendo di dover tornare a casa, prima o poi, alla sua vita di sempre, ai suoi sentimenti soliti, al suo lavoro monotono.

Immerse il collo nella pelliccia calda che lo circondava, spostando lo sguardo ghiacciato sul marciapiede grigio che le sue gambe sottili e fasciate di nero attraversavano, perdendovisi, cercando di sgombrare la mente e pensare al nulla.

Erano passati circa tre giorni da quando Blaine aveva guardato Kurt in quel modo, tre giorni da quando Kurt aveva capito di essere un problema, tre giorni che non gli rivolgeva la parola, offeso e abbattuto per un'accusa che non gli era mai stata rivolta.

Tre giorni che un paio di tende tenevano chiusa la sua finestra.

Al contrario di prima, quando Kurt non vedeva l'ora di sedersi sulla mensola, osservare quel moro riccioluto e innamorarsi sempre più follemente, quando adorava stare chiuso nel soggiorno, quando casa sua era l'unico posto al mondo che amava, ora faceva di tutto per uscire, per stare via.

Ogni volta che il suo telefono squillava, un'angoscia incontenibile si faceva spazio nel petto di Kurt, senza saperne il motivo.

Odiava quel suono con tutto se stesso ora, quel rumore che aveva ammutolito da qualche tempo, sentendosi male nel cliccare su quel tasto che aveva fatto vibrare il cellulare.

Alzò gli occhi, scostandosi dalla fronte una ciocca di capelli dai riflessi ramati che gli era scivolata davanti, e mettendo a fuoco quella panchina che si faceva sempre più vicina ad ogni suo passo.

Estrasse cautamente una mano dalla lana accogliente del giaccone, facendo scorrere le dita bianche e candide come la neve sulla superficie fredda e metallica, per poi sedersi e farsi sfuggire un sospiro.

Alzò di nuovo il viso al cielo, illuminando i suoi occhi e facendovi scivolare gocce di rimorso e tristezza che tinsero le iridi trasparenti.

Stava male senza Blaine. Anche se era solo un contatto visivo e virtuale, quello che avevano avuto. Ne aveva bisogno.

Era la sua roccia, il suo appiglio, e la stava perdendo. Ma era stata una sua scelta, l'aveva voluto lui. Era stato Kurt a decidere che quell'espressione di rimprovero era rivolta a sè.

Non riusciva a capacitarsi come un semplice sguardo avesse potuto farlo sentire così inutile, così di peso. Come avesse potuto spingerlo a sentirsi di troppo, addirittura un problema.

Era stato uno stupido a prendersela tanto.

Forse era perchè aveva talmente bisogno di un po' d'affetto... affetto che non aveva mai ricevuto... che non riusciva a credere che ci fosse finalmente qualcuno pronto a darglielo. Non può essere, diceva il suo cervello, non è possibile, taglia i rapporti, ti prende in giro.

E Kurt faceva come gli diceva la testa.

O forse era il cuore a parlare..?

Senza rendersene conto, la sua mano strinse il cellulare, tirandolo fuori.

Lo schermo notificava messaggi dopo messaggi.

"Kurt..." diceva uno dei primi.

"Perchè hai chiuso le tende?"

"Ehi, mi rispondi?"

"Cos'è successo?"

Man mano che il pollice del ragazzo scorreva i messaggi questi diventavano sempre più insistenti, sempre più confusi e nervosi.

"Kurt, che ti ho fatto? Perchè non mi parli?"

"Ti prego... rispondi"

"Vorrei almeno capire cosa ho fatto"

Chiamate perse. Solo due.

Kurt immaginò come difficile fosse stato per Blaine, fare quelle chiamate.

Aspettarsi di sentire la voce di Kurt per la prima volta mentre gli urlava addosso l'accusa di qualcosa che non aveva mai fatto, o peggio non ricevere risposta.

Stava andato in pezzi, quello che c'era tra loro... quel qualcosa di neonato, ma più dell'amicizia... Kurt non avrebbe saputo spiegarlo.

Chiunque avrebbe detto "Come fate ad avere qualcosa in più dell'amicizia se fin poco tempo fa non facevate altro che guardarvi da una finestra?"

"Qualche messaggio scambiato, quasi neanche più di un ciao" gli avrebbero detto "Come fai a dire di essere innamorato di lui, se non lo conosci affatto?"

Ecco, non lo sapeva.

Per lui era come se Blaine avesse fatto sempre parte della sua vita, l'unica certezza, un'isola, in un oceano di dubbi.

Sto qui a ripetere sempre questo concetto, quest'idea che Kurt aveva di Blaine.

Che entrambi avevano di entrambi.

Il concetto che tutti e due avevano di un proprio "loro".

Vi direte "abbiamo capito, ora basta", ma è qualcosa che non si afferrerà mai fino in fondo. Sembrerà sempre impossibile, alla fine, provare un sentimento tanto grande per qualcuno del quale non si conosce la voce o l'altezza. Qualcuno che non si ha mai avuto davvero davanti, con cui non si ha mai davvero parlato, per poter dire "lo conosco".

Ma Kurt c'era riuscito.

E Blaine anche.

Con la differenza che da anni Kurt amava Blaine col cuore, con la mente, con tutto se stesso.

Blaine lo amava solo, forse, con il cuore.

Non sapeva di farlo.

La sua mente non lo sapeva.

E per Kurt era stato talmente orribile sentirsi un fardello per la persona che era tutto per lui... che ora l'unica soluzione che trovava era scappare. Far finta di niente, di non conoscerlo. Far finta di essere cieco quando apriva poco la finestra e Blaine lo guardava angosciato, far finta che quel cellulare che vibrava sempre non fosse il suo.

Il cellulare che stava vibrando anche in quel momento.

Kurt abbassò lo sguardo, leggendo un nome tanto familiare sul display.

Il suo cuore decise per lui, spingedolo a rispondere senza rendersene conto.

-Kurt- la voce che gli giunse all'orecchio era insopportabilmente tormentata: quasi singhiozzava, Blaine, quando gemette il nome del biondo -Finalmente rispondi, Kurt... Io non capisco... Non mi sono dato pace in questi tre giorni, sono stato uno schifo... Cos'è successo?, ti supplico-

Kurt desiderò lasciar cadere il telefono e calpestarlo fino a ridurlo in polvere. Desiderò scoppiare a piangere, perchè era colpa sua, solo sua.

-Perdonami- riuscì soltanto a sussurrare, mentre sentiva il solletico di una lacrima sul viso.

-Per cosa? Cos'è successo? Non capisco, per l'amor del cielo, spiegami-

Perchè era così triste?

-Niente, Blaine, sono stato un imbecille, un egoista, un...-

-No, non dirlo, no. Io...-

Kurt attese qualche secondo -...Cosa?-

La chiamata terminò, cogliendo il biondo di sorpresa.

-Kurt!-

Una voce chiamò il suo nome, da lontano, e lui si guardò intorno abbassando lentamente il cellulare.

Poi i suoi occhi si spalancarono, bloccandosi.

-Blaine..?- sussurrò, mentre una gioia infinita si faceva spazio all'interno del suo corpo -Blaine!- urlò di nuovo, balzando in piedi e facendo qualche passo in direzione di un ragazzo che correva verso di lui.

Il moro gli fu subito di fronte, prendendolo tra le braccia e facendogli scorrere la punta delle dita stranamente calde sulle guance, per assicurarsi che fosse davvero lui.

Lo era, appurò felice.

Blaine lo abbracciò forte, tenendolo stretto al suo petto mentre gli accarezzava i capelli.

Sentì due mani gelide cingergli la schiena.

-Kurt- bisbigliò un'ultima volta, prima che l'altro gli regalasse un altro dei suoi sorrisi rari e meravigliosi, inondato di lacrime.

Perchè diavolo piangeva?

Seppellì il viso nel cappotto dell'altro, adagiandolo tra la spalla e la testa, inspirando il profumo tanto sconosciuto quanto familiare di Blaine.

Il moro continuò a stringere, come se volesse unire i loro due corpi in uno solo, continuò a riscaldarlo, a sfiorarlo con le sue dita straniere per Kurt.

-Non piangere- sussurrò l'altro asciugando con l'indice le gocce che scivolavano sul volto del giovane, che tremava, scosso dal pianto.

Kurt deglutì tenendosi ancora stretto a Blaine con gli occhi chiusi. La sua mente era sgombra, il suo cervello in tilt, e il ragazzo riusciva solo a continuare a ripetersi "Che meraviglia".

Poi pian piano la nebbia d'euforia che offuscava la testa di Kurt si diradò, facendogli rendere conto che quello...

Quello era Blaine.

Le mani che lo lambivano...

Il calore che lo avvolgeva, il corpo che lo proteggeva... era di Blaine.

Era tutto ciò che aveva sempre sognato, che un giorno sarebbe riuscito a sentire, finalmente, la sua voce. Che in un giorno, che Kurt pensava non sarebbe mai venuto, quelle braccia forti lo avrebbero stretto, che quegli occhi strabilianti si fossero posati su di lui un po' più da vicino. Che Blaine lo avrebbe abbracciato come qualcuno a cui teneva tanto. Aveva sognato quel momento per anni.

Kurt sollevò le palpebre, riuscendo a sentire il battito accelerato del ragazzo che lo stringeva a sè.

Le sue dita si mossero da sole, improvvisamente umide, e strinsero il tessuto del cappotto del ragazzo, che Kurt voleva invece lasciar andare; le sue gambe si avvicinarono a quelle di Blaine, necessitando della loro stabile presenza.

La risata che il moro sbuffò ruppe il silenzio -Ho aspettato questo per tanto tempo- disse con voce rauca, senza accennare a scostarsi.

Kurt sollevò la testa, guardando l'altro con un paio di occhi lucidi e sorpresi.

Sorrideva, a palpebre calate, e continuava ad accarezzare dolcemente la schiena di Kurt mentre sfregava piano il naso tra i suoi capelli.

Rimasero così per dei meravigliosi brevi attimi, prima che il respiro affannoso del biondo portò Blaine ad allontanarsi.

Quasi Kurt urlò per il dolore quando quelle braccia lo abbandonarono.

-Stai meglio?- chiese il moro in un sussurro, accennando ad un'altra lacrima che scivolava giù per il mento dell'altro.

Lo sguardo di Kurt non riusciva a stare fermo, fissava il marciapiede, il cappotto di Blaine, le sue scarpe, i suoi capelli, i suoi occhi; le sue labbra non riuscivano a smettere di mordersi, tentando di nascondere quel sorriso enorme che continuava a nascere sul suo viso, arrossato come non mai.

-Si, sto bene- esalò mentre con una mano tremante scacciò qualche inesistente ciocca di capelli.

Blaine lo guardò, poi sorrise.

E quella fu la cosa più bella che Kurt avesse mai visto in tutta la sua vita.

-Kurt...-

-Si?-

Hai una voce bellissima -Volevo sapere se...- se provi anche tu questa sensazione ogni volta che i nostri occhi di incontrano -...se tra noi è tutto okay-

Kurt si morse un labbro, sentendosi pizzicare il naso -Certo che è tutto okay-

Il sospiro di sollievo che uscì dalle labbra di Blaine fece sentire male l'altro. Quando mai ciò che diceva era capace di far tirare quel genere di sospiri?

-Dannazione, sono... sono stato un mostro. Oh Blaine... Ti devo delle spiegazioni-

Il moro lo osservò con tenerezza, intrecciando le dita di Kurt tra le sue -Shh- lo zittì dolcemente -E' tutto okay. A me basta questo-

Il biondo era di nuovo con le iridi umide -Grazie-

-Ehi- fece Blaine, inclinando la testa come un cucciolo curioso -Basta lacrime-

Ma Kurt si sentiva male...

-Mi dispiace così tanto- singhiozzò, mentre strizzava gli occhi e il suo corpo riprendeva a tremare.

Blaine tese le mani, riaddrentandolo in quel posto magico e accogliente che era un suo abbraccio -Kurt... stai calmo, non hai nulla per cui dispiacerti-

Il biondo pose le dita sul suo petto, spingendo leggermente -Io...- ti amo così tanto -non merito di essere coccolato-

-Cosa dici?- sorrise Blaine, accarezzandolo -Dai, ti offro un caffè-

Kurt gemette per esprimere il suo dissenso, ma Blaine sfregò una mano sulla sua schiena.

-Oh, non fare complimenti. Andiamo- disse, mentre cominciava a fare qualche passo, con l'altro accucciato sul petto.

-Kurt?- lo chiamò dopo qualche secondo.

-Si?-

-La tua voce è... esattamente come la immaginavo-





No, okay, Blaine è troppo gay in quest'ultima parte o.o Ahahahah XD
Ed eccoci qua, si sono finalmente incontrati *^* All'inizio ero un po' titubante nello scrivere la parte dell'abbraccio, perchè normalmente quando succede qualcosa del genere non ci si mette a piangere... Ma sono i Klaine e loro può v.v
Il fatto è che entrambi si sentono così tanto legati :'3
Okay, ringrazio ancora (non mi ricordo se l'ho fatto in precendenza) tutti i lettori che seguono e "preferiscono" e recensiscono, a voi la parola sul capitolo.
A mercoledì :D

  
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