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Autore: Lukeys_Smile    16/04/2014    5 recensioni
Tutte le snob erano cadute ai suoi piedi. Non capivo che ci trovassero di così attraente in lui, così spietato e strafottente. Forse erano affette da qualche grave malattia?
- 'Giorno Vicina! Come ce la spassiamo? - mi disse avvicinandosi con uno sguardo beffardo.
Non adoravo quando aveva quell'atteggiamento.
- Cosa vuoi oggi? - sbuffai.
- Niente! Che ti credi? - continuò continuando a avvicinarsi.
- Stammi lontano, microbo! - dissi infastidita.
- Mhm, si vedrà! Sei così...attraente quando sei tormentata - ammise con tono malizioso.
Mi voltai verso di lui e decisi di accelerare il passo....
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- CAPITOLO 5 -

PROFESSIONAL SECRET

 
La notte che passai fu piuttosto turbolenta. I primi sogni che feci furono confusi: in un primo momento mi vedevo completamente sola, nel bel mezzo di un diluvio tropicale. Il perfetto incubo che durava all’incirca 5 minuti. Infatti, mi risvegliai quasi subito. Nel secondo vedevo Avril Lavigne mentre cantava sotto un fottuto diluvio. Un altro incubo da quattro centesimi. Sembrava che la pioggia si fosse rivoltata contro di me. Cambiai fianco e richiusi gli occhi. Non appena mi addormentai, mi vidi correre verso una figura alta e slanciata, dai capelli biondi che risplendevano al sole. Il terreno era umido, finalmente un sogno dove almeno la pioggia non centrava particolarmente. Ci inoltrammo in un bosco. Le fronde e i rami mi ostruivano la vista di quel ragazzo dalle spalle larghe, che continuava a correre nonostante le difficoltà. Le gocce di rugiada aveva già unimidito la t-shirt che indossavo, il fango era attaccato alle scarpe bianche. Non filtrava nemmeno un raggio di sole da quegli alberi e quelle felci, il bosco era perennemente in penombra. La treccia in cui avevo legato i capelli sbatteva sulla schiena, il fiato era affaticato ma la voglia di raggiungere quel ragazzo era troppa per fermarsi. Finalmente, iniziò a rallentare e si fermò definitivamente in un praticello illuminato dai desiderati raggi del sole. I capelli biondo cenere risplendevano magnificamente. Dopo aver percorso la breve distanza, gli afferrai un polso e lo voltai verso di me. I suoi occhi azzurro mare risplendettero, come i lineamenti dolci e il piercing sul labbro inferiore. Lasciai il suo polso. Luke mi prese per i fianchi, mi spinse a sé e appoggiò la fronte contro la mia. Posi le braccia attorno al suo collo. Era così vicino che potevo sentire il suo respiro affannoso farsi sempre più vicino. Con lo sguardo costantemente sulle mie labbra, si avvicinò così tanto che… aprii gli occhi di colpo, non volevo sapere il continuo. La pioggia mi aveva fatto impazzire sicuramente e avevo molto caldo, più del solito. Mi misi a sedere e guardai l’ora sulla sveglia: le 4:30 di mattina. Appoggiai il palmo della mano sulla fronte:scottavo. Scesi immediatamente dal letto e andai in bagno. Aprii l’armadietto dei medicinali e presi il termometro. Mi misurai immediatamente la febbre lì. Mia madre arrivò, visto che era l’ora in cui si preparava per andare a lavoro. Mi vide e mi sfilò immediatamente il termometro visto che aveva cominciato a suonare.

- 39.5… la pioggia che hai preso ti ha fatto proprio bene! – sbuffò.

Se ne andò e la sentii discutere con Papà sul fatto che voleva stare a casa con me. In tutta la sua premurosa preoccupazione, era quasi barbosa. Doveva andare a lavoro, dopotutto a mesi avrei compiuto 18 anni, me la potevo cavare. Uscii dal bagno e mi diressi verso di loro. Spiegai dettagliatamente a mia madre che potevo sopravvivere senza di lei, ma non mi diede ascolto. Entrarono poi i signori Hemmings. Erano abituati ad andare a lavoro insieme ai miei. La signora Hemmings intervenne nel discorso, chiedendo il perché di quella discussione familiare. Mia madre le contò papale papale tutto quello che ci eravamo detti.

- Oh, se volete posso far venire Luke qui appena finisce scuola, che ne dite? – chiese entusiasta. Non capivo il perché di tutto quell’entusiasmo, sinceramente. Cosa si pensavano? Che in una sola giornata sarebbe sbocciato l’amore?

- Non credo sia il caso – dissi, abbozzando un sorriso.

- Oh, falla finita Ilary! Ieri eravate così caaarini insieme. Perché non potrebbe venire? – mi rimproverò mia madre, mentre mi guardava con fare invadente.

- Perché ho quasi 18 anni, me la posso cavare anche senza di lui – sbuffai.

- Non fare storie, lui verrà qui che ti piaccia o no! – disse con tono secco mio padre, concludendo la discussione.

Annuii con la testa. Mi salutarono e se ne andarono, lasciandomi sola. Presi un’aspirina e mi accucciai sul divano, con una tazza di tè tiepido tra le mani e una copertina leggera addosso. Sgranocchiavo qualche biscottino integrale, mentre guardavo un documentario sulla natura alla TV. Forse soltanto fisicamente ero lì davanti, perché psicologicamente mi stavo facendo l’ennesimo esame di coscienza. Pensavo al perché fossi stata così in difficoltà al punto di restituire una normalissima felpa al legittimo proprietario, al perché la voce di Luke aveva cominciato a tranquillizzarmi, e soprattutto al perché avevo sognato di baciarlo. Era tutto così strano…ma se ci riflettevo bene, oramai da tre giorni tutto sembrava essersi scombussolato nella mia vita. La mattina avevo cominciato persino a fare la doccia di fretta e a spostare l’allarme della sveglia di 10 minuti in più, cosa che non mi capitava da tempo. Passai la mattina così, tra TV e cuffie nelle orecchie, a pensare inutilmente.

All’una e 10, sentii bussare alla porta. Mi sgranchii le gambe e andai ad aprire. Luke sorrise ed entrò dentro. Gli dissi di posare lo zaino su una poltrona. Lo fece. Continuavo a studiare i suoi movimenti con disinvoltura. Mi sembrava così…diverso. Lo vidi avvicinarsi a me.

- Uhm… che fantasmino…ho capito perché non ti piace la pioggia… - commentò.

Sorrisi divertita. Lo seguii in cucina. Ghignavo un po’ sotto i baffi: era piuttosto imbarazzante vedevo il ragazzo che avevi sognato la notte prepararti il pranzo come se fosse nulla di chè.

- Sono curiosa – ammisi dopo un po’.

Si voltò verso di me. – Perché? –.

- Voglio vedere come tu, il più famoso della scuola, ti metti a cucinare per me – continuai.

Mi fece la linguaccia e ritornò al risotto. Mi misi accanto a lui, che non si mosse di un dito. Evidentemente non aveva paura di ammalarsi, visto che raramente era attaccato dai germi. Lo osservavo mescolare nella pentola come una bambina. Continuava ad occhi fissi sul cucchiaio di legno, alcune volte sollevandolo per osservare lo stato di cottura. Sembrava quasi uno chef nella grazia in cui faceva tutto ciò. Lo scolò e lo mise in una scodella. Nel frattempo, avevo già apparecchiato. Ci sedemmo in modo da guardarci in faccia e impiattò il risotto, aggiungendo poi due foglie di basilico per abbellimento in ogni piatto. Mi guardò poi in attesa del mio parere, a braccia conserte. La presentazione era ottima, mi bastava solo assaggiarlo. Afferrai la forchetta e ne presì un po’, per poi cominciare a gustarlo. Forse il risotto più buono che avessi mai mangiato.

- Tu mi devi spiegare come hai fatto a cucinare un risotto così buono perché a me viene sempre da schifo – commentai invidiosa.

Rise. – Segreto professionale – disse.

Feci una smorfia e cominciammo a mangiare. Finì prima di me e si rimise a cucinare. Mi vietò assolutamente di vedere ciò che aveva sui fornelli. Sbuffai e aspettai. Dopo 5 minuti, si voltò e posò dei piatti splendidi di bistecca di vitello ai ferri con un contorno di insalata sul tavolo. Rimasi stupita. Si rimise a braccia conserte, aspettando il mio parere. Non mi feci pregare: presi forchetta e coltello e ingurgitai il primo boccone. Era incredibile: la carne si scioglieva in bocca, per poi essere salata al puntino. Provai immediatamente l’insalata: divina era dir poco.

- Tu mi devi insegnare di nuovo a cucinare – commentai sospirando.

Rise.
 
 
Dopo aver finito di lavare i piatti, Luke entrò in salotto e si avvicinò allo stereo nella libreria. Cominciò ad andare in cerca dei dischi. Ero coricata sul divano e lo osservavo. Non appena li trovò sul secondo ripiano dal basso, cominciò a sfilarne uno ad uno, osservando le copertine dei CD.

- Questo è il covo dei CD di Avril Lavigne, da cosa vedo – rise.

Roetai le orbite.

- Red di Taylor Swift? Ti piace la musica country? – mi chiese curioso.

- Non tanto, ma lei mi piace abbastanza – risposi.

Annui e tornò a curiosare sul ripiano. Nonostante fosse un passatempo fin troppo monotono, continuavo a fissarlo. Dopotutto, era tra le poche cose che potevo permettermi di fare. Dopo un po’ si alzò con un disco in mano che infilò nel lettore. Notando però che aveva qualche difficoltà a farlo partire, mi alzai e gli mostrai il modo in cui toccare e girare i pulsanti. Non appenai premetti il pulsante PLAY, Roar di Katy Perry cominciò a risuonare nella saletta. Sorrisi. Lui si sedette con il gomito appoggiato al bracciolo, mantenendo gli occhi su di me.

- E io dove mi metto? – gli chiesi.

Lui fece solo segno di appoggiare la testa sulle sue gambe.

- Sono costretta? – sbuffai.

- Avanti, non mordo – borbottò.

Sbuffai nuovamente e mi coricai come vi aveva detto. In effetti, era comodo. Mi continuava ad osservare in modo strano, con uno strano sorrisino sulle labbra, mentre cercavo di riposarmi. Cominciò ad accarezzarmi i capelli. Mi rilassò. Infine, ci addormentammo lì, mentre Katy Perry continuava a cantare senza sosta.
 
Increspai le palpebre. Ero nella stessa posizione in cui mi ero addormentata. Due grandi occhi blu mare sorridenti mi continuavano a fissare. Aprii di colpo gli occhi e mi misi a sedere immediatamente, dando un colpo atroce all’addome di Luke. Lui mugugnò e si svegliò. Ci guardammo un attimo attorno: le nostre madri ci fissavano come se fossimo stati due agnellini. Ci demmo un’occhiata. Eravamo uno vicinissimo all’altra e una mia mano si era sovrapposta alla sua. Ci allontanammo di scatto, uno sull’estrema sinistra, l’altra sull’estrema destra, arrossendo come due bollitori.

- Vedo che potranno sicuramente stare a quell’impegno… - bisbigliò mia madre contenta alla signora Hemmings.

Ci alzammo simultaneamente.

- Che impegno? – chiesi stupita.

Fecero che tirarci un’occhiatina sinistra e cominciai a preoccuparmi…




 
 
 
SPAZIO AUTRICE
Ilary con la febbre, costretta a starsene con Luke e quest’inaspettato impegno. Cosa succederà? Troverete tutto nel prossimo capitolo!!!! Ringrazio di cuore tutti coloro che seguono la storia ;)
 


 
  
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