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Autore: Kveykva    17/04/2014    2 recensioni
Eragon è nelle terre oltreconfine, Arya in Alagaesia quando arriva una notizia sconcertante: degli elfi hanno trovato un incantesimo in grado di risanare Vroengard dai suoi gas nocivi, e sarà presto pronta per allenare i nuovi cavalieri e i nuovi draghi. Quindi se Eragon tornerà in Alagaesia come sarà la sua vita con Arya? Cosa nascerà fra loro?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon, Fìrnen, Saphira | Coppie: Eragon/Arya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eragon si sentiva fresco e riposato; certo, un bel po' ammaccato, ma le ferite e i dolori della battaglia erano scomparsi.

Aprì piano piano gli occhi, e alzò una mano per proteggerli quando un'improvvisa luce li trafisse: fu in quel momento che sentì di avere del ghiaccio in testa.

Se la tolse e l'appoggio di fianco al letto. Era su un letto? Quindi dovevano averlo portato lì.

Da quando aveva incontrato Arya ed era svenuto non ricordava più niente. Anzi pensava fosse tutto un sogno.

Mentre perdeva conoscenza gli era sembrato di sentire Arya dire qualcosa nell'antica lingua, come 'Wiol ono' o qualcosa del genere, ma aveva preso una gran botta e probabilmente si stava sbagliando.

Riuscì a mettere a fuoco la stanza attorno a lui: si trovava ad Ellesméra, ne era certo, perchè lo stile architettonico era esattamente elfico.

E poi gli intarsi, e i colori usati per le pareti erano gli stessi che dominavano l'intero palazzo Tialdarì, quindi non sbagliava.

Aveva in parte a se' un comodino di legno dalle mille striature, il quale era una specie di 'prolungamento' della parete.

Gli elfi avevano probabilmente cantato il legno, in modo da far compiere ad esso una specie di treccia e di fargli prendere la forma desiderata.

Il resto della stanza era molto semplice, una finestra era posta esattamente davanti a lui e si spiegava perciò la forte luce che lo aveva investito.

Cercò di alzarsi ma una fitta terribile alla testa lo costrinse a sedersi. Prese un respiro profondo, e ci riprovò, stavolta con molta più calma.

Una volta alzato, andò in bagno, che scoprì era una piccola stanzina collegata alla sua da una porta praticamente invisibile.

Trovo già lì dei vestiti puliti.

Si lavò, si vestì con la bella blusa bianca candida e dei pantaloni, ed uscì dalla stanza.

Forse si trovava in un'ala sconosciuta del Palazzo ma non ricordava proprio quell'area. Fortunatamente un elfo stava passando di lì.

Chinò il capo quando passò il cavaliere, e gli spiegò come arrivare alla sala principale.

Eragon, seguite le indicazioni, arrivò in pochi minuti: la sala del trono era deserta.

C'era solo una piccola figura, che era seduta al trono.

-Eragon!

-Arya!

Si andarono incontro, e quando lei gli fu vicina abbastanza, Eragon la prese in un abbraccio lunghissimo, a cui lei partecipò senza paura.

Pensava solo a chi stava stringendo, il suo profumo di aghi di pino, fresco, inebriante. Sembrava un sogno averla così vicina a se'.

In quel momento non si ricordò ne' della forma di saluto, ne' che quella che stava stritolando era la regina degli elfi!.

Quando se ne ricordò si staccò, e pronunciò il consueto saluto.

-Mi sei mancato Eragon.

-Anche tu Arya-drotting.

-Abbiamo molto di cui parlare. Vieni, andiamo nei giardini.

Lo prese per mano, e lo guidò fuori.

Fra fiori stupendi, di tutti i colori, piante rigogliose e rampicanti, tutto immerso in un infinito verde brillante.

-Prima che tu cominci a raccontarmi le tue avventure, voglio pronunciare le mie scuse. Non ti ho mai cercato, neanche per un saluto.

Avevo paura che se avessi risentito la tua voce sarei corsa lì da te.

Se avessi visto i tuoi occhi ti avrei implorato di tornare.- gli occhi ora le brillavano di lacrime

-Io non potevo permetterlo- continuò dura, raddrizzando il capo. -io sono la Regina degli elfi, ho delle responsabilità che nemmeno immagini Eragon.

O forse sì, le immagini.

E non potevo, ne' posso ne potrò mai farmi distrarre da niente e nessuno.

Dovevo ricostruire tutto il mio regno, eravamo alla fine di una guerra, Della Guerra, dovevo riorganizzare e riparare tutto il possibile.

E poi non potevo distrarre nemmeno te.

I Cavalieri non arrivavano, io ero sempre più frustata, le uova non si schiudevano. Eragon, insomma capisci che..-

-Arya. Basta- la interruppe Eragon

-So benissimo tutte le cose che hai da fare qui, so cosa hai dovuto sopportare. Non hai niente di cui farti perdonare- anche se nella sua testa, Eragon pensava a quanto dolore aveva provato nei quattro anni di solitudine.

Arya lo guardò, sembrava..commossa.

-Grazie- disse semplicemente.

Cominciarono a chiaccherare, non di un argomento preciso, ma di tutto. Era così bello poterlo fare, stava pensando Eragon.

Non era più imbarazzato dalla presenza di Arya.

O meglio, certo che lo era, ma in modo molto più lieve e giusto di prima.

L'elfa ancora lo metteva in soggezione, quando si aspettava una sua opinione riguardo a qualcosa ed Eragon faceva diverse pause prima di finire una frase, avendo paura di fare la figura del rimbambito.

A poco a poco però la situazione si sciolse, camminavano a braccetto, sentivano il profumo dei fiori, vedevano la primavera sbocciare ovunque.

Anche nei loro cuori.

Ma entrambi sapevano benissimo cosa si stava svolgendo là fuori, oltre il palazzo. Sapevano benissimo che un numero esorbitante di elfi era caduto il giorno prima, ma il momento era troppo bello per essere rovinato perciò entrambi facevano finta di niente.

-Ti chiederai perchè ti ho chiamato qui, vero?

Eragon sgranò gli occhio. Aveva COMPLETAMENTE dimenticato del perchè era tornato.

Con tutte le cose che erano successe, la battaglia, l'incontro con Arya, che gli era proprio sfuggito di mente.

Si lasciò scappare un risolino.

Che imbecille che era, si dimenticava le cose più importanti.

-Che c'è ?- domandò Arya, curiosa di capire cosa facesse ridere Eragon.

-Mh, ehm , cosa? Oh no niente, dì pure. - si incartò il Cavaliere.

Arya gli scoccò un'occhiata furtiva, ma riprese.

-Noi, o meglio, alcuni nostri elfi, hanno scoperto un incantesimo in grado di risanare Vroengard dai gas malefici che la rendono inabitabile; quindi, se tu e i tuoi futuri Cavalieri vorreste trasferirvi lì a studiare, appena sarà pronta ovviamente...

-Si si si si!- non la lasciò finire Eragon.

Era una notizia strabiliante! Poteva stare vicino ad Arya, più o meno, ma adempiere lo stesso al suo compito. Era la notizia migliore che riceveva da un sacco di tempo.

-Ovviamente, le opere non sono ancora completate. Alcuni nostri elfi sono già lì e stanno risanando il territorio. Ma l'isola è grande: ci vorrò del tempo prima che sia di nuovo abitabile. Si stima che entro due mesi, massimo, potrete stabilirvici.

Però dovremo organizzarci.

-In che senso?

-Con i Ra'zac.

Ecco. Sembrava tutto troppo felice. La nota sbagliata c'era sempre, e stavolta non era tardata ad arrivare.

Eragon si incupì subito.

-Quindi non possiamo.

-No! Certo che potete! Ma, come detto prima, dovremo organizzarci. L'allenamento dovrà durare poco se i nuovi Cavalieri vorranno scendere in battaglia e..

-Cosa? Non posso istruirli in pochissimo tempo! Devono avere il tempo di maturare, non solo fisicamente, ma mentalmente. Certe cose non si possono imparare in pochi mesi e questo lo sai Arya.

-Ma Eragon, noi abbiamo bisogno dei nuovi Cavalieri! E' vero, ce ne sono già tre compresi io e te, ma siamo in pochi, molto pochi. Quelle creature infernali non ci lasceranno pace!

-Mi rifiuto di dare ad un Cavaliere un addestramento peggiore di quello di qualcun altro solo perchè capitato in un periodo infelice. Come è capitato a me. Devi rallentarli Arya. Devi cercare di tenere i Ra'zac a bada intanto che io addestrerò i nuovi Cavalieri.

Potrebbe definire l'esito di questa guerra, il completo o meno addestramento dei cavalieri.

Ci fu un minuti di silenzio, le parole di Eragon ancora sospese nell'aria.

L'elfa lo guardava come volesse sondargli l'anima. Alla fine disse:

-Sei cambiato. Ora prendi le decisioni da solo. E sono decisioni giuste.-

Ad Eragon sembrò quasi che un lampo d'orgoglio le avesse attraversato gli occhi.

-Sono fiera di te.-

Eragon non sapeva cosa ribattere.

La stima dell'elfa era qualcosa che avrebbe voluto mai perdere.

Era più importante di qualsiasi altra cosa, oltre a Saphira ovviamente.

Saphira! Dove si era cacciata!

-Saphira! Riesci a sentirmi? - le domandò con la mente.

-Eragon! Sei sveglio, scusami io ero occupata e..- Eragon sentì delle emozioni non proprio tranquille provenire da Saphira e decise di non indagare oltre.

-Va bene, va bene, tu e Firnen ho capito.

-Torneremo fra poco.

-Vi aspettiamo

-Saphira e Firnen torneranno fra poco- comunicò all'elfa-

Lei annuì

Ed insieme tornarono verso Palazzo Tialdarì, mentre ognuno pensava a quanto era fortunato a stare accanto all'altra.

Solo che nessuno dei due lo disse.

-Da domani potrai allenare qui Faelis, mentre Saphira e Firnen aiuteranno Ere.

Vi stabilirete al capanno di Oromis.

E' tempo che tu prenda il suo posto.-

Eragon non si sentiva pronto per una cosa del genere.

Pronto sì ad insegnare, ma proprio in quel luogo, dove aveva vissuto una parte così importante della sua vita..E poi gli ricordava troppo il Maestro scomparso.

Temeva che l'emozioni potesse sopraffarlo.

-Eragon so quanto sia difficile per te. Credimi.

Io ti appoggerò qualunque cosa tu decida, ma sappi che quello è il luogo migliore dove insegnare.

Ora hai solamente un drago col suo Cavaliere da istruire.

C'è abbastanza spazio.

Finchè Vroengard non sarà risanata, dovrai stare qui.

Io intanto guiderò il mio popolo contro i Ra'zac. O almeno, li terremo a bada. E ti aiutwerò non appena tu ne avrai bisogno. Sarò sempre accanto a te, magari non di persona, ma il mio cuore sì.-

Lo sguardo di Eragon però era fisso al suolo.

Ancora era uno shock sapere che avrebbe dovuto insegnare proprio dove Oromis e...

Arya lo baciò inaspettatamente.

Si era accorta della espressione sofferente di Eragon , e sapeva benissimo a cosa stava pensando, cosa stava provando, e non aveva esitato.

Lo amava.

Lui amava lei.

Erano uno nell'altro, uno dell'altro, uno per l'altro.

Dal canto suo il ragazzo non si era spettato quel gesto.

Ma quel bacio fu bello come il primo.

La strinse forte forte a se'.

Infine quando si separarono sentì di avere energia per radere al suolo una città, o per costruirne una nuova in qualche minuto.

Era pronto per il suo ruolo. Ora, la storia cominciava davvero a compiersi.

 

 

 

 





 

-Angolo-

Ciao a tutti! Questo capitolo ci ha messo un po' ad arrivare, ma perchè ho davvero avuto zero tempo. Appena ho potuto mi sono messa a scrivere. Non è proprio un capitolo importantissimo, ma volevo un po' di dialogo fra i due 'piccioncini', volevo che si chiarissero un po' di cose.

Aspetto le vostre recensioni, buona Pasqua a tutti!

Kveykva

  
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