Anime & Manga > Sekai-Ichi Hatsukoi
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Autore: vivienne_90    17/04/2014    7 recensioni
«Ma che— dove diavolo sono?».
Ritsu per l'ennesima volta si addormenta in treno e si risveglia in una lussuosa suite di un albergo...
Come ci è finito lì? Come ha fatto a non accorgersi di niente? Sopratutto, chi ce l'ha portato?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Masamune Takano, Nuovo personaggio, Ritsu Onodera, Un po' tutti | Coppie: Takano/Onodera
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Disclaimer: Sekai-ichi Hatsukoi è un'opera di Shungiku Nakamura, io non traggo alcun profitto da questa storia.

Buon giorno a tutti! Evviva è arrivato un altro giovedì e oggi non vedo proprio l'ora di aggiornare... perché?
Ah questa volta non me la sento di darvi qualche anticipazione, quindi correte a leggere, noi ci vediamo dopo
nel mio piccolo angolino ^^   Buona lettura ;-) 











 
Il mattino seguente si presentò con un forte mal di testa e con una sveglia decisamente
troppo insistente, ma almeno il secondo problema poteva essere risolto subito. La mano chiara
spuntò fuori da sotto il lenzuolo, afferrò l'oggetto irritante e, come tutte le mattine, lo lanciò
mandandolo a sbattere contro il muro, facendo sprofondare nuovamente il piccolo appartamento
in un assoluto e conciliante silenzio. “Pace.”.
Rimase rannicchiato nelle lenzuola per cinque minuti buoni e quando il dolore alla testa
divenne insopportabile da gestire, capì che avrebbe dovuto iniziare quel faticoso venerdì.
Sbuffando scansò le coperte e si diresse in cucina per azionare la macchinetta del caffè,
per ingannare l'attesa mandò una mail a Kisa dove scrisse che non sarebbe andato a lavoro
per colpa di una brutta influenza e chiamò suo padre dicendogli le stesse cose.
Il ‘bip’ che riecheggiava tra le pareti della cucina gli fece capire che il tanto desiderato caffè
era pronto e senza pensarci una volta di più estrasse la caraffa versandone un bel po'
in una tazza capiente, quella sarebbe stata una lunga giornata e lui aveva bisogno di energie.
Trascinando i piedi si avvicinò alla finestra, “Che tempo orribile, pioverà? E pensare
che le previsioni avevano detto che oggi ci sarebbe stato il sole.”.
Ritsu socchiuse gli occhi infastidito da quella luce bianca per colpa delle nuvole e bevve
un sorso di caffè mandando giù anche un analgesico, pregando che avesse subito effetto
si perse nei suoi pensieri.
Realizzò che aveva mentito un'altra volta, una piccola ‘bugia bianca’ che lo aveva portato
a comportarsi di nuovo in modo poco professionale, anche se in realtà nessuno era rimasto
particolarmente infastidito della sua condotta. Shōta rispose al messaggio dicendo
che non c'era nessun problema, il ‘ciclo’ era appena iniziato e che Takano sarebbe stato impegnato
fino a tardi con diverse riunioni; Masao Onodera non fece tante storie semplicemente perché
la salute di suo figlio veniva prima di tutto e tutti.
Il ragazzo dagli occhi verdi sorrise nel ricordare una frase che sua madre gli diceva sempre
quando era bambino, ‘Ri-chan le bugie sono come le ciliege, una tira l'altra e se ne mangi troppe
ti verrà il mal di pancia~’. Non aveva mai capito l'ultima parte della frase e ancora
non la capiva a dire il vero, ma di una cosa era certo: quella piccola bugia sarebbe stata
la sua ultima ciliegia. “Oggi finirà tutto... per davvero questa volta io”.
Quella consapevolezza lo fece piangere di nuovo, ma non fu un pianto disperato,
non fu come a casa dei suoi genitori. Ritsu non emise nemmeno un piccolo singhiozzo,
il respiro non si fece irregolare, le lacrime si limitavano a scendere da sole in assoluto silenzio,
rassegnate, mentre le sue labbra continuavano a posarsi su quel bicchiere di ceramica.
Non sarebbe servito a niente fare grandi scenate, la realtà era che aveva fatto una scelta,
dolorosa, difficile, impossibile da dire a voce alta, ma aveva fatto una scelta di cui non avrebbe mai
dovuto pentirsi, indipendentemente da quale sarebbe stato il loro futuro insieme.
Con un colpo secco della mano cacciò via le lacrime facendo inumidire parti del viso
che erano rimaste asciutte, buttò il caffè avanzato nel lavandino e andò a farsi una doccia
per togliersi di dosso quella sensazione di nervoso. Invano.
Indossò i suoi jeans preferiti con una felpa non troppo pesante e prese gli effetti personali
distribuendoli nelle varie tasche, alla fine decise di prendere anche un piccolo ombrello tascabile,
fortunato com'era di sicuro quel giorno il cielo avrebbe mandato giù il diluvio universale.
Ora era pronto. Tutto. Non aveva più scuse per rimandare l'irrimandabile.
Tirò fuori il cellulare da una delle tante tasche e compose un numero che sapeva a memoria,
«Sto uscendo adesso, tu a che punto sei?».
  
                                                                     *
 
Era un venerdì buio a Tokyo, un brutto venerdì fatto di nuvoloni grigi e bianchi.
Ritsu non aveva fatto in tempo a raggiungere il luogo dell'appuntamento che iniziò a piovere,
come il ragazzo aveva previsto. Una leggera e fitta pioggerellina.
Con lo sguardo assente osserva la gente che camminava, qualcuno correndo si copriva
la testa con una ventiquattro ore, i fidanzati cedevano le giacche alle ragazze per coprirsi
i capelli con un sorriso e altri erano sereni, camminavano tranquilli sotto i loro ombrelli colorati
guardando le vetrine, non si sarebbero fatti sconfiggere dal mal tempo.
Onodera Ritsu sotto la pioggia pensava alla sua decisione, era la cosa giusta da fare,
ma questo non voleva dire che non stesse male, che non soffrisse e che non gli venisse da piangere.
Sapeva perfettamente che anche lui, la persona a cui aveva mandato un messaggio
la sera precedente, la stessa che aveva chiamato poco tempo prima per incontrarsi
sotto quel diluvio, aveva capito cosa avrebbe fatto quel giorno, cosa si sarebbero detti
e quali parole avrebbero tenuto per loro, come si sarebbero guardati e come si sarebbero salutati.
Aspettava e guardava le persone che lo sorpassavano ignorando i suoi sentimenti e poi li vide,
tra la folla riconobbe subito quegli occhi particolari, quel colore che l'aveva fatto impazzire,
che aveva tormentato le sue notti. Quegli occhi avevano stravolto la sua vita perfetta,
li amava con tutto se stesso e quella sarebbe stata l'ultima volta che li avrebbe visti,
che li avrebbe amati. Faceva male, il cuore faceva male.
Yuki era davanti a lui e lo stava guardando in silenzio, mentre un ombrello rosso
gli impediva di bagnarsi. “Quello che dovrebbe piangere qui sono io, razza di... stupido.”.
Con un sorriso nostalgico l'uomo gli carezzò la guancia, spazzando via altre lacrime silenziose
e si chinò appena per raggiungere le labbra dell'altro, facendole unire in un piccolo, casto, bacio.
Nessuno dei due disse niente, continuavano a guardarsi negli occhi e le dita venivano intrecciate
fra loro con tenerezza, con forza, con la paura di staccarsi per poi non ritrovarsi più.
Non erano pronti, i due uomini lo avevano capito. «Vieni con me.». Yuki lo aveva capito.
Ritsu guardò la mano che stava stringendo la sua e la seguì. Non aveva bisogno di chiedere
dove lo stesse portando, non perché sapesse la destinazione, ma perché si fidava cecamente
di quella mano calda e rassicurante.
La passeggiata proseguì per qualche metro e si fermarono davanti ad una Mercedes grigia
dalle forme aggraziate, «Maniaco dei treni come mai sei venuto in auto?».
Con nonchalance l'imprenditore aprì la macchina con il telecomando e i due entrarono
allacciando la cintura, «Perché ho avuto l'impressione che dovessi parlarmi con una certa urgenza,
ma molto probabilmente mi sono sbagliato, alla fine ci resta ancora un po' di tempo
da passare insieme.».
 
                                                                        *
 
Il cameriere, avvolto nel suo completo elegante ed asfissiante, mise sul tavolo il conto del pranzo.
Ritsu fu più veloce, lo lesse, ignorò le proteste dell'altro ed estrasse la sua platinum card
che non usava quasi mai, se non in caso di vera emergenza, perché aveva deciso
che non voleva contare più di tanto sui soldi della sua famiglia e per lo stesso motivo aveva detto
a suo padre che non avrebbe dovuto pensare al suo stipendio.
La consegnò al cameriere, che la prese con un inchino eccessivamente formale, e mentre
lo guardava allontanarsi si rese conto che in un anno di relazione, lui non aveva mai pagato niente,
se non piccole sciocchezze, «Non guardarmi così, per una volta va bene no?».
Yuki sorrise, sì poteva lasciar correre, «E va bene, come— guarda, ha smesso di piovere,
andiamo a fare una passeggiata, ti va?».
«Certo, qui dentro si soffoca.».
 
L'odore pungente di salsedine li colpì in pieno e un bellissimo panorama si mostrò davanti a loro,
potevano vedere benissimo il Rainbow Bridge e la Torre di Tokyo.
Si trovavano sulla spiaggia di Odaiba, un'isola artificiale che, con la macchina, distava solo
venti minuti da Tokyo. Alcuni gabbiani camminavano senza meta, o forse cercavano soltanto
qualcosa da mangiare, decisero che non era importante ed unirono ancora una volta le mani
lasciando le impronte delle scarpe dietro di loro, dopo ogni passo, per quanto incerto fosse.
«Perché il mare? Non è proprio la giornata ideale per venire in spiaggia.».
«Non lo so, forse perché sapevo che non ci sarebbe stato nessuno oggi.», Yuki distrattamente
guardò il cielo per poi tornare ad ammirare gli occhi verdi che lo guardavano curioso,
«In più, non pensi anche tu che così sia molto più romantico?».
Nel sentire quelle parole i piedi di Ritsu si immobilizzarono, «Mi sono ‘rotto’ Yuki, cosa c'è
di romantico in tutto questo?».
Nonostante quella frase fosse un sussurro coperto dal vento e dal rumore delle onde,
gli occhi dorati riuscirono comunque a sentirla, in tutti i modi possibili. Ascoltò quelle parole
con le orecchie, con il cuore e con tutto il suo corpo, cogliendone ogni sfumatura,
ogni significato celato, non tralasciò niente, neanche il più piccolo dettaglio, «No, non ti sei rotto.».
«Invece sì, guardami, ti sto facendo solo del male.».
Il famoso imprenditore Yuki Harada, che a trent'anni era il proprietario di uno dei più famosi
alberghi di Tokyo, aveva amato, «Ti sto guardando e se stringo ancora così forte la tua mano
è perché non mi stai facendo del male, non ti sei rotto Ritsu e se così fosse non mi importerebbe,
pensavo che ormai lo avessi capito.», — aveva amato e aveva perso, «Cadendo ti romperesti
e pensi davvero che non faccia male? Io non voglio vederti soffrire, ancora non hai capito
che non è per me che lo dico, ma per te?».
Yuki Harada aveva amato ragazzi più giovani e più grandi di lui, ma non era mai diventato
l'amante di qualcuno, a dire il vero non ci aveva mai pensato e se casualmente incontrava
un uomo impegnato, faceva subito capire che lui non era disponibile, eppure qualcosa era cambiato.
La sua vita venne completamente stravolta insieme ai suoi valori, tutto grazie a quel ragazzo
che gli stringeva forte la mano per l'ultima volta, incapace di lasciarlo andare, ma per amore
di un'altra persona l'avrebbe fatto, perché lui non era abbastanza, perché aveva perso.
Voleva chiedergli dove avesse sbagliato, ma non poteva farlo, non voleva fargli del male
e sapeva che se gli avesse posto quel quesito, avrebbe visto quegli occhi limpidi,
così trasparenti, andare in mille pezzi. No, non voleva che accadesse, nessuno doveva
permettersi di sporcarli, quindi iniziò a cercare da solo la risposta a quella domanda muta.
Non aveva mai interpretato il ruolo dell'amante, ma gli riuscì particolarmente bene,
sin dall'inizio sapeva quale sarebbe stato il suo posto e lui non si era mai lamentato, sì,
aveva fatto qualche battuta ironica e giocosa, ma non gli aveva mai chiesto di lasciare
il suo compagno, non si era mai lamentato, perché andava bene così, perché Ritsu dava tutto
quando erano insieme, amandolo come nessuno avrebbe mai fatto, perché nessuno
ne sarebbe mai stato capace. Ecco la risposta che cercava, finalmente era arrivata per portare
nel suo cuore e nella sua mente un po' di chiarezza e di pace. Arrivò come un fulmine a ciel sereno,
arrivò mentre continuava a rassicurarlo, a dirgli che sarebbe andato tutto bene, arrivò
e Yuki capì che non aveva commesso nessun errore, se non quello di lasciarsi amare
e di amarlo a sua volta con tutto quello che aveva.
Non aveva sbagliato. Non aveva commesso nemmeno il più piccolo errore. Aveva amato
e perso a testa alta, amando profondamente e senza limiti. Non aveva sbagliato.
«Questa sarà la nostra ultima, bella, giornata insieme, Ritsu vorresti dirmi qualcosa
che non mi hai mai detto?».
Ritsu ci pensò su, «Sì e tu? Vorresti dirmi—»,
«Avrei una cosa da dirti, ma... va bene così no? Ora torniamo indietro, il tempo sta peggiorando.».
 
                                                                         *
 
I venti minuti in macchina furono silenziosi, interrotti solo da una pioggia fitta e pesante.
Ritsu ringraziò il fatto che la Mercedes di Yuki avesse il cambio automatico, fino all'ultimo
non voleva lasciare quella mano calda che gli trasmetteva forza.
I due uomini chiusi nel loro silenzio pensavano a quello che non si erano detti, cose piccole
e importanti che già sapevano, ma che era meglio non dire ad alta voce.
Ritsu pensò a Takano, pensò a cosa avrebbe dovuto dirgli, pensò a come sarebbero usciti
da quella situazione, se ne sarebbero usciti in qualche modo insieme.
La mano che avvolgeva la sua strinse un po' di più la presa e gli occhi verdi intercettarono
quelli dorati per poi volgere lo sguardo fuori dal finestrino. Riconobbe immediatamente
il kombini vicino casa sua, dove si erano dati appuntamento quella mattina.
L'auto accostò, Yuki spense la macchina, le mani si allontanarono e, aprendo i rispettivi ombrelli,
i due scesero dall'auto.
Mancava poco, no, ormai era finita. Tutto si era concluso come se niente fosse, come se fosse
la cosa più normale del mondo, così scontata ed ovvia. Era finita e Ritsu non aveva ancora detto
quella frase che solo lui avrebbe potuto dire. La fine.
Fingendo una sicurezza che non aveva fece il giro del veicolo raggiungendo l'imprenditore
e, com'era prevedibile, iniziò a piangere, facendo crollare quella immagine di sé così perfetta,
«Mi dispiace, davvero mi... dispiace, io non posso più farlo, ti amo così tanto, ma non ce la faccio
e se devo scegliere allora—».
Le braccia che tante volte lo avevano stretto, lo fecero per l'ultima volta, «Lo so... ma, ti prego,
non dirlo ad alta voce, vieni qui, abbracciami.». — e per l'ultima volta Ritsu abbandonò
la testa sul petto dell'altro ascoltando i battiti frenetici del suo cuore.
Yuki inspirò il profumo dei capelli chiari, profumavano di buono, di mare, di spiaggia e di sale.
Profumavano di luce, di sole, un sole caldo e avvolgente, non sapeva come fosse possibile,
ma Ritsu profumava di tante belle cose.
Lo strinse di più, ancora un po' di più, «Non preoccuparti, starò bene, tu starai bene, quindi...
quindi non romperti... Ritsu.».
E il corpo del ventinovenne si mosse da solo. La mano che fino a quel momento aveva tenuto
stretto l'ombrello lasciò la presa facendolo cadere a terra e si aggrappò con tutte le forze
che aveva al collo dell'altro attirandolo a sé.
Il bacio che si scambiarono fu dolceamaro, arrabbiato, intenso, pieno di ricordi passati
e di ricordi inventati. Le labbra venivano morse fino a farsi male, i capelli bagnati venivano tirati,
le mani si stringevano forti tra loro, graffiandosi, lasciando scie rosse sulla pelle chiara
e le lacrime sembrava non dovessero finire più.
Le persone che solo qualche ora prima li sorpassavano pensando ai fatti propri,
ora li stavano osservando con occhi curiosi, occhi comprensivi, alcuni erano disgustati
da quella manifestazione d'affetto, una mamma coprì quelli del suo bambino guardando
i due uomini con disapprovazione, ma gli amanti non se ne curarono, quella sarebbe stata
l'ultima volta. Non si sarebbero più rivisti, quello che diceva la gente non importava.
Eppure se solo avesse prestato più attenzione, se solo non avesse abbassato la guardia,
se solo non fosse stato così immerso in quel momento tanto straziante quanto passionale
e coinvolgente, Ritsu se ne sarebbe accorto. Se solo la razionalità non l'avesse abbandonato
per l'ennesima volta, il ragazzo avrebbe notato l'unica cosa che aveva ancora importanza,
avrebbe notato che in quel mare di sguardi e di pioggia, due occhi di un colore caldo
stavano soffrendo. Non avrebbero mai dovuto vedere quella scena, non avrebbero mai voluto farlo.







Angolino dell' autrice, si fa per dire u.u

Eccoci qui, prima di dire qualsiasi cosa ci tengo a fare personalmente gli auguri a Niseoki_17 
che oggi compie gli anni ^^ Buon compleanno!! Spero che questo aggiornamento ti sia piaciuto
e mi piacerebbe che lo considerassi come un piccolo regalino da parte mia ^^
 
Bene, veniamo a noi, ora voglio sapere... quante/i di voi in questo momento stanno saltando di gioia?
Ebbene sì, Ritsu ha scelto Takano (troppo prevedibile? O.o), ma ovviamente non potevo lasciare che le cose
andassero così bene, sarebbe stato troppo facile.
Questo capitolo è forse anche eccessivamente smielato, molto probabilmente (o forse no xD)
nella vostra testolina giara la domanda "Se Ritsu ha scelto Takano, allora perché è così a pezzi?".
La risposta è insita nel capitolo stesso, o almeno spero di essere riuscita ad esprimerlo bene,
comunque per non evitare equivoci lo scriverò qui a chiare lettere, come si dice "pane al pane, vino al vino".
Come ormai sarà chiaro a tutti, la storia tra Yuki e Ritsu non era una storia di sesso, ma una storia d'amore:
Yuki non ha il classico carattere dell'"amante" (del tipo "Quando lo lasci? Lascialo subito!") e Ritsu non lo tratta
come tale, Yuki era qualcosa di più vicino ad un suo secondo fidanzato. Doveva scegliere e lo ha fatto,
ha scelto Takano. L'eccesso di miele è dovuto al fatto che oggi ho voluto (o almeno ci ho provato T.T)
farvi arrivare i sentimenti reali e profondi che legano i due, che ho cercato di riassumere nel loro ultimo bacio.
In poche parole questo capitolo ha così tanto zucchero perché, per me, Yuki e Ritsu si meritavano un giovedì
dedicato alla loro separazione, siamo onesti: quando un amore finisce, chi più, chi meno, tutti piangiamo u.u
 
Questa Fic sarà aggiornata settimanalmente, ogni giovedì, come sempre ringrazio tutte le persone
che hanno iniziato a leggere questa storia e che continuano a seguirla, spero che vi siate divertiti a leggere.
Vi farò aspettare il prossimo giovedì con una domandina interessante: "E ora che Takano ha scoperto tutto,
nel modo peggiore, che succederà?".... mah... qualcuno ha qualche ipotesi? Chi lo sa?
 
Bene, da Vivienne è tutto e, come sempre, al prossimo capitolo se vi va.

Ja ne ^_^

 
  
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