Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: LeanhaunSidhe    17/04/2014    1 recensioni
A volte, per indossare nuovamente la tua maschera, hai bisogno di guardare cosa c'è oltre quella degli altri. Amina deve riappacificarsi col suo passato e, mentre tenta di riuscirci, forse riuscirà a cambiare anche il presente dei protagonisti...
E' una storia breve, leggera e senza pretese, dalle tinte appena scure. Se avete voglia di tentare con la lettura di una storia un pò diversa, ecco qua :)
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era ansioso quella mattina, ma anche in pace con se stesso. Hayami era andato dallo stesso fioraio per due identici mazzi di rose scarlatte: uno per la donna che amava, un altro per ringraziare un'amica.

Non aveva la minima idea di come sarebbe andata con Maya, ma certo doveva qualcosa anche ad Amina. Di quest'ultima sapeva solo che era ancora in ospedale ed erano arrivati a trovarla alcuni familiari, non sapeva se dall'Irlanda o dall'Australia. Di certo non era sola.

Della sua dea scarlatta, invece, sapeva solo che sarebbe uscita di li a poco dalle prove e sicuramente non si aspettava di trovarlo ad aspettarla lungo la strada.

Maya sembrava assorta in pensieri in cui lui non c'entrava nulla e camminava lenta ma decisa, apparentemente troppo concentrata per rendersi conto delle altre persone che la salutavano prima di dirigersi verso casa. Tirando un sospiro di sollievo per la possibilità di parlarle quasi in privato, Masumi aveva alungato il passo, superandola appena, per essere sicuro di intercettarla quando ormai tutti i suoi colleghi fossero stati ormai lontani. Una cosa lo stupiva immensamente: senza gli abiti formali del lavoro, alla gente che passava, sembrava davvero semplicemente un uomo con un mazzo di rose in mano, uno che probabilmente stava per fare la figura dell'imbecille con una donna a cui teneva, ma poco gli importava. Era come se la maschera gli si stesse sgretolando appena e sentiva un leggero formicolio al viso: possibile stesse arrossendo? Per l'aria trasognata con cui lo squadrarono due ragazzine in uniforme delle medie che passavano poco distanti da lui, poteva anche essere. Sospirò e si schiarì la voce: Maya stava per arrivargli al fianco.

“Signorina Kitajima!”

Per una frazione di secondo, quando la giovane sembrò non curarsi di lui, sentì il terreno franargli sotto i piedi e provò una sensazione di nausea farsi largo dal centro dello stomaco. Quando però la giovane sbattè le palpebre e iniziò a tremare appena, davvero, si illuse che il suo non era stato poi un gesto così avventato.

 

 

Quando Jigiri era stato convocato, quella mattina, si chiese se davvero il suo principale fosse impazzito. Masumi lo aveva accolto in jeanz e camicia bianca, mentre gli comunicava che quello era l'ultimo incarico che gli affidava, perché da quel momento in poi si sarebbero chiamati tra loro, semplicemente per nome. Alle spiegazioni richieste, il giovane presidente della Daito aveva affermato che si dimetteva da capo della casa di produzione e non ci sarebbe stato più bisogno di formalità tra loro. Erano due amici che parlavano, nulla di più. Alle repliche del fidanzamento con l'erede Takamiya, era stato risposto con un velo di tristezza ma risoluta determinazione: rinunciando ai suoi incarichi lavorativi e con essi al patrimonio paterno, il matrimonio avrebbe perduto ragion d'essere. Forse Shiori avrebbe così trovato modo di placare il suo animo inquieto, rendendosi conto di aver amato un giovane Hayami che, in realtà, mai era esistito.

“Vado a prendere in mano la mia vita, qualunque sia la piega che essa prenderà.”


Aveva spiegato il biondo. Nel momento in cui Hijiri comprese che ciò significava chiarire con la piccola attrice, non potè che esserne felice. Del perché di quel cambiamento repentino ed improvviso di intenzioni, il moro non sapeva nulla e ci capì ancora meno quando gli fu chiesto di recapitare quelle rose in ospedale ad una certa Detective Forks.

 

 

Maya era come in trance e piccole lacrime avevano preso a scenderle lungo le guance. Aveva allungato le braccia verso quel mazzo di rose, prima di dedicarsi a lui, come se il portatore fosse meno importante del regalo. Silenziosa, cercò il biglietto tra i petali profumati e non appena lesse le poche righe vergate a mano, si un sorriso radioso le distese le labbra gentili. Corse ad abbracciare con impeto il suo ammiratore delle rose scarlatte, che potè finalmente abbracciarla stretta alla luce del sole.

“Sapevo che eri tu!”

Gli sussurrò dolce all'orecchio e quando Masumi, sorpreso, allontanò appena il viso di Maya per poterlo guardare e capire a fondo il senso di quella rivelazione, si rese finalmente conto che aveva di fronte non una ragazzina, ma una donna. Quelle rose stropicciate dal loro abbraccio forte e improvviso, stillavano appena qualche rara goccia di rugiada. Il viso imperfetto di Maya, a Masumi, parve divino nella sua radiosità.

Non c'era bisogno di dirsi altro. Raggiunsero sotto braccio l'auto del giovane parcheggiata poco lontano. Avrebbero avuto tutto il tempo per chiarirsi ed organizzare i contropiani di battaglia, che irl vecchio Eisuke difficilmente si sarebbe dato per vinto. Per quella manciata di ore, però, non ci sarebbe stato spazio per il fantasma del vecchio e gli scandali. Fino a quel tramonto appena, si sarebbero illusi di esistere solo loro due.

 



Hijiri si affacciò appena alla porta della camera d'ospedale dove si trovava la persona che doveva raggiungere e due paia d'occhi uguali lo trafissero appena attraversò l'uscio. Il giovane deglutì: quelle iridi verdi sembravano dissezionare la sua anima con precisione chirurgica e, se quelli della ragazza parevano solo sorpresi, quelli dell'anziano parevano voler dargli fuoco.

Fu per prima la ragazza a chiedergli chi fosse e che ci facesse li, mentre il vecchio, troppo alto per essere così vecchio, gli andava incontro con aria minacciosa.

A sua discolpa mostrò subito le rose e spiegò fossero per la giovane detective, come augurio di pronta guarigione.

Amina guardò con orrore quei fiori prima prendere un fazzoletto e portarselo al naso, sentendo già i propri starnuti riecheggiare nella camera ancor prima che iniziassero. Indicò un vaso dall'altra parte della stanza. Pregava il probabile sicario, che aveva poi apostrofato papà, di andare a riempirlo per sistemare degnamente i fiori. Al moretto appena arrivato aveva invece indicato una sedia e lo aveva incitato a spiegarsi, mentre un sorriso largo si affacciava sul viso tanto a lungo così spento.

Fu la risata di cuore di sua figlia a rallentare i movimenti del generale Forks: Hijiri non poteva esserne a conoscenza, ma il primo pensiero del generale, appena aveva visto come il Giappone aveva ridotto la sua amata terzogenita, era stato massacrare di botte qualunque altro giapponese si fosse avvicinato a lei, visto come quell'incapace di Toki, pace all'anima sua che era morto, l'aveva ridotta ad un fantasma, dalla persona vitale e battagliera che era.



NOTE:
Ho usato un continuo cambio di scena, spero non risulti fuorviante. Lo scritto in nero racconta il punto di vista di Hayami, quello in blu di Hijiri. Non vogliatemene se vado cambiando: non sono una professionista e cerco anche di capire quale sia il modo migliore di esprimermi: sia per semplicità di scrittura che di comprensione. Qualora generassi però confuzione ditemelo che rimedio subito.
Per quanto mi riguarda, questo è uno dei capitoli finali, che saranno al massimo due o tre. 
Saluti :)

 

   
 
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