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Autore: 8Sherlin8    17/04/2014    7 recensioni
Temporaneamente sospesa
||Ambientato dopo la guerra contro i Giganti e Gea||
Il mondo era tornato alla normalità, tutti erano ritornati alle proprie vite, anche sull'Olimpo.
Nella Sala dei Troni, gli dei stavano avendo uno dei loro soliti litigi, ma qualcuno aveva deciso che era tempo di cambiare.
Gli dei vengono obbligati da Estia a trasformarsi in dei quasi normali adolescenti mortali per un anno e dovranno vivere come loro. Andranno al liceo, la Goode High School per essere precisi, la scuola dove alcuni dei loro figli stanno frequentando.
Pensano che sia una tortura che porterà solo problemi e guai a non finire. E infatti, lo sarà.
Come si comporteranno gli dei con i propri figli, ignari della loro vera identità?
E i semidei lo verrano mai a scoprire? Come saranno la loro reazione?
In quest'anno memorabile, gli dei impareranno un sacco di cose su loro stessi e sui loro figli. E chi lo sa, forse essere dei normali umani non si rivelerà poi così male.
[AVVERTIMENTO: possibili SPOILER "La casa di Ade"]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gli Dèi, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Problemi Divini e Semidivini'
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"Nuovi studenti e preparativi"

Jason

Jason era di ottimo umore quella mattina e niente, nemmeno il professore della prima ora che doveva ancora arrivare, poteva rovinarglielo. 

O almeno, così aveva pensato.

Doveva ancora aspettare un giorno e, poi, ci sarebbe stato il compleanno di Thalia, e nonostante sua sorella avesse insistito che non lo voleva festeggiare, lui le avrebbe preparato una festa a sorpresa. Dopotutto era il primo che lui avrebbe passato insieme a lei dopo tanto tempo, e nulla al mondo glielo avrebbe impedito. Era da circa una settimana che, lui e i suoi amici, stavano organizzando... be', era Annabeth che stava lavorando su come organizzare la festa di compleanno di Thalia. Jason voleva aiutarla, dopotutto era la festa di sua sorella, ma la figlia di Atena aveva insistito che qualcuno doveva distrarre la festeggiata. Cioè... lui.

Dovrai distrarla fino al giorno del suo compleanno, gli aveva detto Annabeth. Lascia il resto a noi, ti prometto che sarà una festa indimenticabile! Hai la mia parola come figlia di Atena.

Così, aveva trascorso tutto il tempo accanto a Thalia, non che gli dispiacesse. E poi, era facile per lui tenerla d'occhio visto che avevano quasi tutte le classi insieme poiché Chirone li aveva iscritti alla scuola come i gemelli Grace. Doveva solo distrarla ancora un giorno e poi...

"Ehi, Jason! " la voce di Thalia lo riportò alla realtà. "Mi stai ascoltando?“

"Si, Thalia?“ disse Jason.

L'aula era ancora semi-vuota in quel momento. Quella mattina, Jason aveva un orario scolastico molto diverso da Piper, la sua ragazza, e Leo che avevano un'altra classe. La cosa gli dispiaceva molto, ma almeno c'era Thalia e alcuni dei suoi amici con lui. Travis Stoll stava flirtando con Katie Gardner, mentre Chris Rodriguez stava baciando la propria ragazza, Clarisse la Rue. Will Solace stava ascoltando della musica con il proprio iPod. Annabeth Chase stava scarabocchiando qualcosa sul proprio quaderno mentre borbottava qualcosa al proprio ragazzo Percy Jackson che ascoltava distrattamente ciò che diceva. E poi, una decina di ragazzi mortali stavano seduti scompostamente al proprio posto, ascoltando la musica, chiacchierando o sonnecchiando. 

Thalia sbuffò. "A cosa stai pensando? Sei distratto e... pensieroso. C'è qualcosa che ti preoccupa? Sai che puoi dirmi tutto, fratellino."

"Non è niente," la assicurò Jason. "E comunque, fisicamente sono io quello più grande, adesso. Quindi..."

"Nei tuoi sogni, fratellino. Nei tuoi sogni," lo interruppè Thalia con un sorriso e gli scompigliò i capelli. 

Jason fece una faccia imbronciata che durò poco e venne sostituito da un sorriso. Erano in momenti come quelli che gli faceva pensare a quanto Thalia gli era mancato. Non riusciva a immaginare la vita senza di lei, adesso che si erano ritrovati e voleva recuperare tutto il tempo che avevano perso. 

Domani, si disse, la farò passare un compleanno indimenticabile. Tutto deve essere perfetto.

"Ah, mi sto annoiando," sospirò Thalia. "Cosa facciamo questo pomeriggio?"

"Non so… tu che proponi?" le chiese lui che aveva ormai esaurito tutte le idee in quest'ultima settimana.

"Qualunque cosa," disse Thalia. "Basta che non andiamo più in quella pizzeria di ieri."

"Pensavo che la pizza ti sia piaciuta."

"Si, ma non intendevo quello. Sono quei tre ragazzi che abbiamo incontrato, che non mi piacciono. Erano così... strani."

Jason voleva replicare che a lei non piaceva nessun maschio, oltre a lui e i suoi cugini, ma non disse nulla. Thalia non aveva - del tutto - torto. I tre ragazzi, che avevano incontrato il giorno prima, erano strani ma Jason non riusciva a spiegarsi cosa. Avevano mangiato tutto il tempo in silenzio e quando Jason li aveva chiesto come si chiamavano, cercando di fare una conversazione, i tre ragazzi avevano borbottato qualche scusa e si erano dileguati senza lasciare traccia che Jason quasi credette di averli immaginati. 

"Già," concordò.

"Ehi, Grace," disse una fastidiosa voce maschile che negli ultimi mesi Jason aveva imparato a riconoscere. Si voltò per guardare Mark Foster, il capitano della squadra di calcio, un classico bullo e ragazzo popolare della scuola che credeva di essere un regalo dal cielo per tutte le ragazze del mondo. Il genere di ragazzo che a Jason non piaceva e infatti lo ha odiato fin dal primo giorno di scuola. E la parte peggiore di quel ragazzo era che ci stava provando da mesi con Thalia, nonostante lei gli avesse esplicitamente detto che lui non le interessava. 

Foster era alto e robusto grazie a tutte le ore di allenamento che aveva trascorso, praticando il calcio. Aveva gli occhi verdi, i capelli biondi e ricci, e indossava sempre vestiti costosi come per mettere in mostra quanto la sua famiglia sia ricca. 

"Vattene Foster," ringhiò Jason come il biondo avvolse un braccio attorno alle spalle di sua sorella. 

Thalia cercò di scrollarselo di dosso, ma quello sorprendentemente aveva una presa di ferro. "Ehi bambolina," disse Mark e, ignorando completamente Jason, lo scansò bruscamente a terra per prendere il suo posto accanto a Thalia. 

"Jason stai bene?" gli chiese Thalia e fece per alzarsi, ma Foster la tirò a sedersi di nuovo. 

Jason intanto si era rimesso in piedi e fissò con aria omicida il capitano della squadra di calcio. "Togli le tue sudice mani da mia sorella!"

Foster lo ignorò ancora. "Allora tesoro," disse guardando Thalia che fece una smorfia disgustata. "Non mi hai ancora dato una risposta per il ballo di dopodomani. Verrai con menaturalmente, non è così?"

Thalia alzò gli occhi. "Quante volte te lo devo ripetere che io non ci vengo con te?" 

"Hai forse un altro? Chi è? Lo conosco?" 

Era da molto tempo che Jason si tratteneva dal prendere a pugni quel ragazzo, poichè una delle prime regole insegnate ai semidei era: non fare mai del male ai mortali, non importa quanto insopportabili possano essere. Però, in quel momento, sentiva che stava per esplodere se non avesse fatto qualcosa. L'aria, infatti, si era fatta carica di azoto e ozono, e se non fosse stato per l'intervento dei suoi amici probabilmente la scuola sarebbe già saltata in aria con tutti le persone all'interno. 

"Ehi Foster, lasciali stare!" disse Percy. 

"Se no, che mi fai Jackson?" lo schernì Foster ancora con un braccio sulle spalle di Thalia. "Mi prendi a pugni o lo vai a dire al tuo paparino, il professore d'Inglese? Sai che paura."

"Paul non è mio padre è... è il mio patrigno." sbottò il figlio di Poseidone. 

"È lo stesso. Lui può anche essere un professore di questa scuola ma io non ho fatto niente, quindi non può mettermi in punizione."

Annabeth prese Foster per il colletto. "Senti, se non te ne vai via subito, noi non risponderemo delle nostre azioni. Vero, ragazzi?"

Tutti i semidei sogghignarono, tranne Thalia che ridacchiò divertita, e Jason che si sentiva quasi dispiaciuto per il ragazzo, dimenticandosi che un momento prima era arrabiato. Mettersi contro una figlia di Atena era una condanna a morte… e il mortale stava per avere una morte prematura. Foster si guardò intorno come in cerca di aiuto, ma sfortunatamente per lui, i suoi scagnozzi - i compagni di squadra - erano in classi differenti. E proprio quando Jason pensava che il mortale stava per arrendersi all'idea che deve lasciarli in pace che entrò il professore.

Tempismo sempre perfetto quello.

Mark Foster fece un ghigno verso Annabeth, che lo teneva ancora per il colletto, e poi esclamò: "Professore Nelson, Chase e i suoi amici mi stanno molestando!"

Nelson era un uomo di mezza età che insegnava storia. Le sue lezioni dovrebbero essere una delle poche in cui i semidei, ragazzi con tanti problemi, dovrebbero ascoltare con interesse e che non li facevano addormentare, ma invece no. Il professore era un completo ignorante in materia e si inventava le cose sugli dei, oppure immischiava i miti, cosa che faceva imbestialire i mezzosangue, soprattutto la figlia di Atena. 

Il professore passò il suo sguardo da Foster ad Annabeth e sospirò. "Signorina Chase, chiuderò un occhio questa volta, lascÌ andare il suo compagno e poi torni al suo posto. Anche voialtri," disse guardando Jason e gli altri semidei. 

"Ma è lui che ha cominciato," replicò Annabeth e agitò l'indice verso Foster. 

"Signorina Chase, le ho detto di tornare al suo posto," disse seccamente Nelson. 

A malincuore Annabeth lasciò la sua presa, e insieme agli altri tornarono al loro posto. Jason rifilò prima una delle sue migliori occhiataccie a Foster e poi prese posto a un banco vuoto dietro a quello di Thalia, per tenere d'occhio il biondo e intervenire in caso il ragazzo mettesse di nuovo le sue mani addosso a sua sorella. 

"Oggi abbiamo dei nuovi studenti," esordì il professore Nelson.  

Alcuni ragazzi mormorarono: "Nuovi studenti…"

"… ma se dopodomani finisce la scuola…"

"… i loro genitori devono essere pazzi…"

A Jason piaceva la scuola e lo studio, ma nonostante ciò si ritrovo d'accordo con quei ragazzi. Chi mai manderebbe i propri figli a scuola quando mancava solo due, tre giorni alla fine. Non potevano aspettare dopo le vacanze invernali? 

"Zitti," gridò il professore. Il silenzio calò nell'aula, i ragazzi guardarono incuriositi la porta. "Oh, bene. Potete entrare ragazzi."

Jason osservò con interesse i cinque nuovi arrivati: due ragazzi e tre ragazze. I ragazzi erano tutte due alti e robusti. Uno aveva il fisico abbronzato di un surfista californiano, con i capelli biondi e gli occhi azzurri. L'altro era una figura atletica snella e in forma, con lineamenti elfici, i capelli neri e ricci e gli occhi azzurri. Le ragazze erano tutte molto carine. Una aveva lunghi capelli neri legati in una coda di cavallo e gli occhi grigi, mentre le altre due avevano una certa somiglianza, stessi lineamenti e gli occhi marroni, solo che una aveva i capelli dello stesso colore e l'altra ce li aveva neri. 

"Ebbene, ragazzi volete presentarvi?" disse Nelson. 

"Giusto," disse il ragazzo biondo con un largo sorriso, che fece sospirare molte ragazze con aria sognante. "Io sono Ap-Austin Nightshade. "

"Sei già occupato?" chiese una ragazza. 

"No, ma tu sei molto carina," rispose Austin con un occhiolino che la fece arrossire. 

Poi, molte ragazze cominciarono a gridare qualcosa, tipo: "E io?", o "Vuoi uscire con me?" oppure "Sei così caldo".

E avrebbero continuato a gridare, se il professore non le avesse minacciato: "Calmatevi, se non volete restare doposcuola per pulire la classe!"

"Io mi chiamo Luke Walker," disse l'altro ragazzo con un sorriso sornione che ricordava tanto a Jason i ragazzi della cabina di Ermes. L'istintamentamente,  infilò entrambi le mani nelle tasche per accertarsi che tutte le sue cose ci fossero ancora. Con suo grande sollievo lo erano. 

"Io sono Lauren Masterly," disse la ragazza con gli occhi grigi simili ad Annabeth. Qualcosa gli diceva che quelle due andranno molto d'accordo. 

"E io sono Penelope Faithful," disse la ragazza con i capelli marroni, mentre quella con i capelli neri si presentò come Demi Ceres. 

"Ehm… mi sembra che mancano ancora tre persone," mormorò Nelson e guardò i studenti nuovi come se loro sapessero le risposte. 

"Saranno qui a momenti," disse Penelope, e poi aggiunse: "O almeno, lo spero."

In quel momento, Jason sentì dei passi in lontananza e delle voci, stranamente famigliare, provenire dal corridoio. 

"Fantastico," disse una prima voce. "Siamo in ritardo già il primo giorno, un ottimo inizio. E questo è solamente colpa vostra."

"Zack, non è vero!" protestò una seconda voce. "La colpa è solo di Jordan che..."

"Cosa? Colpa mia?" esclamò una terza voce, che Jason pensò appartenesse a Jordan. "Ma se sei tu, quello che non voleva alzarsi dal letto!"

"Tu ti sei addormentato nella vasca da bagno!"

"Ragazzi smettetela!" gridò quello che doveva essere Zack. "E Sky, ricordati che mi chiamo Zachary, non Zack."

"Ma è così lungo," sbuffò Sky. "Comunque la colpa è di Jordan."

"Non..." Jordan fece per parlare ma fu interrotto da Zachary. "Zitti, siamo arrivati. Fate i bravi, ricordate cosa ci ha detto Madison."

Jason rimase sorpreso alla vista dei tre nuovi studenti, come Thalia e Percy del resto. Erano gli stessi ragazzi che li avevano investiti alla pizzeria. Il ragazzo magro e mortalmente pallido come Nico, con gli occhi blu scuro, i capelli neri e arruffati, era vestito sempre di nero, come se si fosse preparato per andare a un funerale. E poi, c'era il ragazzo abbronzatissimo, con i capelli neri e disordinati e gli occhi verde-mare come Percy. Infine, quello in cui si erano imbattuti Jason e Thalia, il ragazzo con gli occhi blu elettrico come loro e i capelli neri come Thalia. Che cosa ci facevano nella loro scuola? 

Thalia sbatte un pugni sul banco, che fece sobbalzare tutti, e balzò in piedi. "Voi che ci fate qui!" gridò. I tre ragazzi si irrigidirono e si voltarono lentamente verso di lei per poi sgranare gli occhi. 

Percy, invece, fece un grosso sorriso rivolto ai nuovi arrivati ed esclamò: "Ciao ragazzi! Ci siamo incontrati ieri alla pizzeria, ricordate? Che coincidenza, non immaginavo che ci saremo rincontrate così."

A Jason sembrava che i tre ragazzi non erano così contenti di rivederli, piuttosto apparivano così desiderosi di essere d'altrove. 

Il professore Nelson si schiarì la gola. "Signorina Grace si rimetta seduto e signorino Jackson a dopo gli incontri comuoventi," disse e poi si rivolse ai tre ragazzi. "Siete voi, i signorini Olimpia?"

I ragazzi con una certa somiglianza a Percy e Thalia, diedero a Jason l'impressione che non dovevano essere molto svegli perchè risposero con qualcosa di molto intelligente, tipo: "Eh?"

Il ragazzo pallido scosse la testa sconsolato e poi alzò gli occhi come per dire: Perchè capitano tutte a me. "Sì, siamo noi," rispose lui. "Io sono Zachary Olimpia e questi due idioti sono i miei fratelli, Jordan e Sky Olimpia."

"Io non sono un'idiota," replicò Jordan. "Semmai è Sky quello…"

"Non è vero!" protestò Sky. 

"Miei cari ragazzi," li interruppè Nelson, fermando una possile lite tra i due. "Siete pregati di non fare tardi le prossime volte. Adesso, potete gentilmente accomodarvi, così possiamo iniziare la lezione?"

Il ragazzo chiamato Austin si era seduto con Will e avevano cominciato a parlare energicamente di qualcosa che Jason non riuscì a sentire. Luke si era accomodato a un posto vicino a Travis e Chris e doveva star raccontando qualcosa di divertente ai due figli di Ermes, perchè ogni tanto scoppiavano a ridere. Lauren e Jordan avevano preso i due posti dietro Annabeth e Percy. Jason era sicuro, da come gli occhi di Annabeth brillavano, che lei e Lauren stavano parlando di Architettura mentre Jordan doveva star, anche, raccontando qualcosa di divertente a Percy, come quest'ultimo continuava a ridere. Demi aveva trascinato con se Zachary e si erano messe vicini a Katie, il ragazzo si tenne la testa fra le mani e aveva cominciato a sbuffare e rotolare gli occhi esasperato come le due ragazze avevano iniziato a chiaccherare su un argomento che Jason pensò dovesse essere davvero deprimente.  

Se doveva dire la verità, lui avrebbe preferito vedere i nuovi ragazzi litigare che ascoltare la lezione del professore, che sicuramente si rivelerà noioso e seccante come sempre. E quindi, quando Penelope e Sky si erano seduti accanto a lui, e quest'ultimo gli chiese se gli piaceva "la Mitologia", Jason non seppe proprio come rispondere. 

"Allora? Ti piace la mitologia?" gli ripetè la domanda Sky. 

"Uhm… sì," rispose esitante dopo un po'. Si sentiva a disagio con quei ragazzi, forse per il fatto che non era abituato a parlare con i ragazzi mortali e anche perchè quest'ultimi considerava lui e i suoi amici degli "sfigati" e li evitavano sempre. Si chiese quanto tempo sarebbe passato prima che, anche i nuovi studenti, li avrebbero aggirati come se fossero la peste. 

"Lei è tua sorella?" Sky fece un cenno a Thalia, che stava avendo una accesa discussione con Mark Foster. Jason annuì. "Chi è il ragazzo seduto con lei? È il suo fidanzato?" gli chiese lui con fare protettivo che lo infastidì un po'.

Non sarà anche lui interessato a Thalia, si chiese Jason. 

"Non è il suo fidanzato," rispose. "È solo uno che la sta corteggiando."

La loro conversazione continuò un po' su argomenti a caso, fino a che Nelson cominciò a parlare. 

"Oggi ripetiamo i miti," disse il professore. Jason gemette insieme agli altri semidei mentre i ragazzi nuovi li guardarono interrogativi. "Come sapete gli dei più importanti dell'Olimpo erano: Zeus, Era, Poseidone, Ade, Apollo, Atena, Demetra, Ermes, Dioniso, Efesto, Afrodite, Ares, Artemide e Estia."

Almeno questo se lo è ricordato più o meno, sbuffò lui mentalmente. Forse questa è la volta buona… 

"Ade era il sovrano degli dei, dio del mare, dei cavalli e dei terremoti…"

Come non detto, pensò Jason. 

"… e Demetra era la sua sposa, quindi la Regina degli dei, era la dea della saggezza, della guerra ed eccetera. Ares era il dio del sole, della musica e delle arti. Apollo era il messagero degli dei, mentre Ermes era il dio del fuoco e dell'ingegneria. Zeus era il dio degli Inferi sposato con Era, la dea dell'agricoltura. Efesto era il dio della guerra ed era sposato con Atena la dea dell'amore che lo tradiva sempre con Poseidone, il dio del cielo…"

Jason vide la faccia di Annabeth diventare rossa, segno che stava per esplodere, di nuovo. "Non è vero!" sbottò la figlia di Atena. "Quante volte vi ho detto che Atena è la dea della saggezza, della sapienza, degli aspetti più nobili della guerra, della tessitura e dell'artigianato." 

Durante le prime lezioni con Nelson, lui aveva reagito male come tutti gli altri, ma col passare del tempo avevano rinunciato a far capire al mortale che si stava sbagliando di tutto sugli dei. Si era abituato, ormai, all'ignoranza del professore e aveva cominciato a non farci caso. L'unica che ci provava ancora era Annabeth, la figlia di Atena non si era arresa e stava ancora cercando di far ragionare il mortale a ogni lezione. Mentre i mortali avevano un atteggiamento disinteressato e menefreghista in materia, dopotutto a cosa potevano servirli la Mitologia nel loro mondo, visto che la Foschia nascondeva tutto ai loro occhi. Questo, Jason lo sapeva bene, quindi rimase piuttosto sorpreso della reazione dei nuovi studenti. 

Lauren sembrava piuttosto oltraggiata. "Io… No, Atena non è come quella stupida dea che se ne sta tutto il giorno davanti allo specchio. E lei è una dea vergine! Non va a letto con nessuno e soprattutto non con quell'idiota di Poseidone!"

"Io… aspetta, voglio dire Poseidone non è un idiota," borbottò Jordan. 

Demi era balzato in piedi e stava guardando male il professore. "Io non… cioè voglio dire Demetra NON È LA DEA DELLA GUERRA ma è la dea dell'agricoltura e coltiva dei sanissimi cereali, che consiglio tutti di mangiarli. E, SOPRATTUTTO non è sposata con il Fiato Morto che…"

"Già," concordò Zachary. "Io… voglio dire Ade non riuscirebbe a sopravvivere con la Cereal Killer neanche un giorno insieme, figuriamoci sposarla."

"Poseidone, dio del cielo? Ade, sovrano degli dei?" Un Sky molto infuriato agitò l'indice con fare minaccioso verso il professore. Per un momento, a Jason era venuto il pensiero strano che il ragazzo stesse per fulminarlo, ma non poteva succedere. Sky era solo un comune mortale, un ragazzo normale, o no? Penelope tirò Sky per un orecchio. "Che stai facendo! È maleducazione Z-Sky indicare una persona," la rimproverò. "Che ti è saltato in mente? Se E-Madison lo viene a sapere, ci farai finire nei guai!"

"Perchè io sono il messagero degli…" Austin venne interrotto da Luke con una gomitata nello stomaco. "Ahi! Perchè l'hai fatto?"

Luke fece una risatina nervosa. "Amico, tu non puoi essere il messaggero degli dei. Gli dei non esistono, ricordi? E non sei Apollo. Sei Austin, capito Austin?"

"Oh," fece Austin. "Giusto, adesso sono.. voglio dire io sono Austin!"

Più li guardava più a Jason, i ragazzi nuovi, sembravano diversi dai soliti mortali ma non riusciva a metterci il dito su di esso. Così si costrinse a non pensarci, aveva cose più importanti. Mancava ancora un giorno al compleanno di Thalia, sorrise al pensiero. 

[…]

Jason ripose i libri nell'armadietto e corse verso la mensa. Dopo ore di lezioni, era finalmente l'ora di pranzo, il suo momento preferito della giornata scolastica in cui tutti i suoi amici si riunivano insieme. Al tavolo, che solitamente siedevano i semidei, c'erano quasi tutti mancava solo Thalia, che era andata in bagno, Leo, sparito chissà dove con Calypso, e Nico. 

Jason prese posto accanto a Piper e la baciò sulle labbre. "Mi sei mancata."

Piper inarcò un sopracciglio divertita. "Ci siamo visti stamattina e abitiamo sotto lo stesso tetto."

"Be'… sono ore che non ti vedo," disse Jason. 

Piper gli sorrise e poi si rivolse agli altri. "Allora ragazzi," esordì. "Come vi è andata la giornata? Avete conosciuto i nuovi studenti? Come vi erano sembrati?"

"Fantastico," esclamò Travis. "Io e Chris abbiamo conosciuto questo ragazzo che si chiamo Luke Walker a Storia. È davvero simpatico, Connor devi assolutamente conoscerlo!"

"Io, invece ho parlato con Demi," disse Katie rivolta verso Miranda. "È una ragazza molto dolce."

"Io ho fatto amicizia con Lauren," disse Annabeth con un scintillio negli occhi. "Abbiamo molte cose in comune."

"Avete parlato solo di Architettura per tutto il tempo," sbuffò Percy. "Come fai a dire che avete molto in comune."

"E tu e il nuovo ragazzo, Jordan?" chiese Annabeth. 

Percy scrollò le spalle. "È un tipo a posto... e simpatico."

"Non mi hai ancora detto come l'hai conosciuto," disse Annabeth. 

"Te l'ho già detto che lo incontrato ieri a quella pizzeria vicino a casa mia. Se non mi credi, chiedi a Jason. Lui c'era, anche Thalia e Nico erano presenti. Jason diglielo anche tu."

"Di che state parlando?" chiese Nico, apparso chissà da dove, facendo sobbalzare tutti. Jason stava seriamente ripensando all'idea di mettere una campanella sul collo del figlio di Ade, giusto per avvertirlo che il ragazzo era lì. Nico aveva ancora quell'inquietante abitudine di rimanere silenzioso nell'angolo, fondendosi con le ombre. 

"Oh, dei! Mi hai fatto prendere un colpo," fece Connor. "L'hai fatto di nuovo, Nico. La prossima dacci un segno. Comunque, stavamo parlando dei studenti nuovi."

Jason fece a Nico un segno di accomodarsi al posto vuoto accanto a lui. "Allora?"

"Cosa?" disse Nico. 

"Come l'hai passata la giornata ?"

"Ho quattordici anni," sbuffò irritato, "non trattarmi come se ne avessi cinque…"

"Tredici," ribattè Jason. "Ne compirai quattordici, il prossimo mese."

"Tecnicamente dovrei averne ottanta e qualcosa, quindi…"

"Nico, di questo ne abbiamo già parlato, hai quattordici anni, punto." 

Il figlio di Ade incrociò le bracce al petto e lo guardò con un broncio ma non protestò. Jason annuì soddisfatto. Dopo la guerra contro i Giganti e Gea, Jason era riuscito a convincere Nico.. forse, il termine giusto era "minacciarlo". Comunque, era riuscito ad avvicinarsi a Nico e convincerlo di rimanere che poteva avere amici e soprattutto poteva fidarsi di lui. E stava facendo progressi, se pur lentamente, il figlio di Ade si stava aprendo con lui. Erano persino diventati buoni amici e negli ultimi mesi Jason aveva trascorso molto più tempo con Nico che con Piper, Thalia o qualsiasi altro semidio. Jason amava la sua ragazza, ma aveva anche bisogno di qualcuno con cui parlare liberamente, senza che venisse stressato o che gli facesse pressione, e in un certo senso Piper non era la persona giusta. E Thalia pure, non lo capirebbe. Quindi c'era solo Nico, si sentiva a suo agio accanto a lui, che era una presenza silenziosa ma confortevole. Avevano scoperto di avere molto in comune e si parlavano quasi di tutto. C'erano cose che Nico non era ancora pronto per parlarne, Jason lo sapeva e non lo forzava. Una cosa era certa, quando il figlio di Ade si sentirà pronto, Jason sarebbe stato lì per ascoltarlo e aiutarlo. Fino ad allora… 

"Ebbene? Non mi hai ancora risposto," disse Jason. 

"Come vuoi che sia andata? Come tutti gli altri giorni, no?" gli rispose. 

"Ehi Nico, ti ricordi dei tre ragazzi che abbiamo incontro ieri? Sono i nuovi studenti, lo sai?" disse Percy. 

"Oh," fu la risposta che ricevette. Il figlio di Ade abbassò la testa e una ciocca di capelli gli andò a ricoprire gli occhi tristi, facendolo sembrare una cane bastonato mortalmente pallido e magro. 

"Nico mangia un po'," disse Jason. "Questi spaghetti al pesto sono una bontà."

"A te non piaccioni."

"Vero, ma a te sì," replicò. 

"Jason, dov'è Thalia?" chiese Annabeth. 

"È andata in bagno. Che c'è?"

"Niente. Ne approffitto per ripassare il piano." La figlia di Atena tirò fuori una lista di fogli e si schiarì la gola. "Allora ragazzi, come sapete il compleanno di Thalia è domani. Tutto deve essere perfetto. Travis, Connor e Chris avete tutto quello che vi ho chiesto?"

"Sì," rispose Travis. "Abbiamo preparato dei giochi di intrattenimento e abbiamo i palloncini, i coriandoli… sei sicura che non possiamo riempire d'acqua i palloncini? Perchè io e i miei fratelli volevamo…"

Annabeth lo ignorò. "Katie e Miranda?"

"Abbiamo succo di frutta come bevande," disse Katie. "E abbiamo preparato tortine, panini, focacce e tante altre bontà da farvi leccare i baffi! Ci manca solo la torta."

Jason si leccò le labbre al pensiero delle squisitezze che stavano preparando le figlie di Demetra, erano delle ottime cuoche. 

"A che gusto la preferisce?" chiese Miranda. 

"Mirtillo. È il suo gusto preferito," rispose Jason.        

"Will hai controllato le casse acustiche e la musica? E Piper, le decorazioni a che punto sono?" domandò Annabeth. 

"Tutto pronto," disse Will. "Ho imparato tutte le canzoni dei Green Day, il suo gruppo preferito, giusto?"

"A metà strada," rispose Piper. "Abitiamo sotto lo stesso tetto, è difficile non farsi scoprire e Clarisse non mi sta aiutando molto."

"Ehi! Ti ho aiutato a fare i festoni e la pignatta!" protestò la figlia di Ares. 

"I festoni a forma di armi e una pignatta a forma di granata non sono adatti per una festa di compleanno!" gridò Piper. 

"A me piacciono," replicò Clarisse. 

"Tu non sei la festeggiata!" ribattè Piper. Le due ragazze cominciarono a discutere mentre Annabeth continuò la sua lista. "Cibo, bevande, decorazioni, giochi di intrattenimento, musica. I fuochi d'artificio lo sta facendo Leo… ehm, Percy? Perchè mi stai guardando così? Hai cercato il posto per organizzare la festa?"

Jason si accorse solo allora che Percy era impallidito e stava guardando Annabeth con gli occhi sgranati. Improvvisamente, aveva un brutto presentimento al riguardo. Non sarà che quel figlio di Poseidone… 

"Te lo sei dimenticato, non è così?" gli domandò Nico accigliato. 

Percy deglutì. "La festa era… domani?" 

Il silenzio era sceso al tavolo, tutti guardarono il figlio di Poseidone che cercò di farsi piccolo piccolo. O almeno, era impressione che aveva dato a Jason e secondo lui faceva molto bene. 

"Ti avevo chiesto di fare solo una cosa," disse Annabeth con tono grave. "Una sola! E tu che mi fai? Te lo sei dimenticato, naturalmente! Ho lavorato più di una settimana su di esso, nonostante tutti i miei impegni per la ricostruzione dell'Olimpo, e anche gli altri si sono impegnati nel loro compito. Tu dovevi solo cercare un posto per organizzare la festa, una cosa molto facile, no?" Annabeth si fermò per riprendere fiato mentre Jason e gli altri cominciarono a urlare contro Percy non lasciandogli tregua. 

"Percy come hai potuto farci questo!" esclamò Connor. "Ci tenevamo così tanto alla festa, abbiamo pure preparato un fantastico scherzo… voglio dire sopresa."

"Adesso a chi la canto Happy Birthday?" mormorò Will. "E le altre canzoni?"

"Grrrr… Prissy sei un'idiota," ringhiò Clarisse. "Sei quanto imbarazzante era stata mettersi seduta e fare decorazioni sdolcinate? Io avrei preferito combattere dei mostri, piuttosto!"

Piper diede un'occhiataccia alla figlia di Ares e poi tornò a guardare Percy. "Clarisse non ha fatto niente di utile, ma comunque io ero così entusiasta all'idea di partecipare a una festa di compleanno. Percy, come hai potuto!"

"Adesso cosa ci facciamo con tutte le cose che abbiamo preparato?" chiesero le figlie di Demetra. "La torta lo dobbiamo ancora preparare?"

"Domani è il suo compleanno! Desideravo così tanto a festeggiarla," gridò Jason. "È il primo che avrei passato con lei dopo tanto tempo. Hai idea di quanto importante sia per me?"

Percy aveva lo sguardo basso e colpevole. "Mi dispiace, non lo fatto apposta," sussurrò, "scusatemi."

Nico si schiarì la gola, ottenendo l'attenzione di tutti. "Calmatevi," disse. "Abbiamo ancora tempo, non fatevi prendere dal panico. Annabeth hai un Piano B?"

"No," rispose lei. "Il Piano A doveva essere perfetto ma non avevo calcolato Percy. Quindi non avevo pensato a un piano di riserva e adesso, abbiamo tempo meno di un giorno."

Jason voleva strangolare Percy, o magari fulminarlo. Come era possibile che non si ricordava di fare una cosa così semplice? Oh, giusto. Non per niente lo chiamavano: Testa d'Alghe. 

"Potremmmo farlo al nostro dormitorio," propose Nico. 

Annabeth scosse la testa. "No. Ricorda che abitiamo nella stessa casa e questo è una festa a sorpresa, non possiamo farci scoprire. Thalia non è stupida come una certa Testa d'Alghe di nostra conoscenza. È già sospettosa dei nostri conportamenti."

"Jason potrebbe portarla fuori come ieri," suggerì Piper, "mentre noi prepariamo tutto."

"E quando torna, cosa facciamo? Non possono rimanere fuori per sempre," le fece notare Annabeth. 

"A meno che… Ho un'idea." Nico sorrise. 

"Spara!" esclamò Clarisse. "Arriva direttamente al punto, non fare come Chase."

Annabeth fece per dire qualcosa ma Nico lo intercettò. "Potremmo far andare Thalia e Jason a casa di Jackson, così avremo il dormitorio tutto per noi fino a domani per i preparativi."

"Questo è un'ottima idea," osservò Annabeth. "Testa d'Alghe, a te va bene?"

"Sì, va bene," rispose Percy. "A mia madre non dispiacerà, dopo chiederò a Paul di avvertirla che Jason e Thalia rimarrano a dormire a casa nostra."

"Aspetta," lo fermò Jason. "Thalia lo posso capire, ma perchè devo andarci anch'io?"

"Perchè si insospettirebbe se ci va solo lei, e poi, non era forse compito tuo distrarla?" replicò Nico con il tono di chi sta parlando a un bambino di cinque anni. Jason ebbe l'impressione che ci fosse sottinteso anche un "Ma sei stupido?", ma non ebbe il tempo per qualsiasi reazione che Travis disse: "Shhh, ragazzi è arrivata Thalia."

"Allora siamo d'accordo, Jason dovrai convincere Thalia ad andare con te a casa di Percy, e tu Testa d'Alghe cerca di non rovinare tutto, di nuovo. Adesso, cercate di sembrare normali," aggiunse velocemente Annabeth. 

"Ehi, di che state parlando?" chiese Thalia di buonumore. 

"Oh, niente." Jason si diede un calcio mentalmente non appena finì di pronunciare le due parole. Come poteva essere così stupido? Cosa c'era di peggio per far insospettire una persona già sospetta dicendo un "Oh, niente."? Be'… niente. Decise di dare la colpa a Percy, ultimamente si era lasciato un po' influenzare dalla stupidità di suo cugino. Ma fortunatamente c'era l'altro a salvarlo. 

"Stavamo parlando dei nuovi studenti," disse Nico. "E Percy si sentiva annoiato, così ha chiesto a Jason se voleva andare a casa sua per passare una notte. Non è forse così, Jason?"

"Già," annuì Jason convinto. "Thalia, vieni anche tu?"

Thalia inarcò una sopraciglia e lo guardò sospettosa. Jason si ritrovò a pregare. Oh, per Giove. Dimmi di sì, ti prego. 

"Annabeth, oggi è il tuo turno in cucina, vero?" chiese Nico. "Che cosa hai intenzione di preparare?"

"Cosa? Oggi è il turno di Annabeth?" esclamò Thalia. "Jason vengo con te."

Jason si sentì sollevato e guardò Nico con gratitudine. Si era scordato che toccava ad Annabeth preparare la cena, o meglio definito 'l'ultima cena'. Il figlio di Ade l'aveva appena salvato da morte certa per due volte. Tutte che si concludevano con l'avvelenamento del cibo da parte della figlia di Atena. Cavoli, i piatti che cucinava Annabeth erano immangiabili. Lui avrebbe preferito lavare di nuovo i piedi di Scirone che mangiare, anche solo un boccone, il cibo fatto da Annabeth. 

"Aspetta, oggi è mercoledì?" domandò Travis con una leggera nota di panico. "Per tutti i calzari di Ermes, Annabeth mi sono ricordato che… che… che devo cercare altre cose per… per quel importante… progetto di domani. Sì, importante progetto. Quindi non tornerò per stasera, non prepararmi la cena, ti ringrazio."

"Ti aiuto anch'io," si offrì Connor. "Stessa cosa anche per me, Annabeth."

"Vengo anch'io," disse Chris. "E anche Clarisse. Quindi stessa cosa anche per noi."

Annabeth aveva la faccia in fiamme. "Aspettate, voi non andrete da nessuna parte. Ragazzi, sono migliorata, veramente. Mi hanno promossa al corso di cucina. Questa volta vi lascerò senza parole, davvero."

Jason aveva sentito notizie riguardo un certo l'insegnante di cucina che era finito in ospedale e aveva avuto la diarrea per un mese, solo perchè aveva mangiato del cibo che - guarda caso - aveva preparato proprio Annabeth. Non aveva dubbi che la figlia di Atena li avrebbe lasciati senza parole per descrivere le sue "prelibatezze", ma non ci teneva molto a ritornare in ospedale. O meglio, un viaggio di sola andata per gli Inferi. Mentre Annabeth cercava di assicure i ragazzi che si inventavano scuse per non rientrare al dormitorio e sfuggire a una morte poco dignitosa. Una decina di ragazzi si diressero al loro tavolo. Jason riconobbe alcuni di loro come i nuovi studenti all'ora di Storia e vide altre facce del tutto nuove, probabilmente anche loro erano studenti nuovi. 

"Ciao ragazzi," li salutò Luke. "Io e i miei amici possiamo sederci con voi?"

"Ma certamente," esclamò Travis e poi fece un vago gesto indicando il tavolo. "Accomodatevi, abbiamo così tanti posti."

I nuovi ragazzi si sparpagliarono. Sky si mise accanto a Thalia che sbuffò. 

"Non ci siamo ancora presentati formalmente," disse Sky. "Io sono Sky Olimpia, come saprai già, e tu?"

"Thalia," rispose seccamente Thalia e roteò gli occhi. 

Jason decise che era meglio intervenire prima che il ragazzo faccia entrare sua sorella in modalità 'i maschi sono stupidi', facendo saltare in aria la mensa colma di mortali. "E io sono suo fratello Jason Grace che tu sai già. Allora Sky... tu, Jordan e Zachary siete gemelli dizigoti?"

"Eh?" fecero Sky e Jordan. 

Jason vide Zachary, seduto vicino a Nico, alzare gli occhi. "Idioti, ci ha chiesto se siamo gemelli."

"E lo siamo?" chiesero insieme Sky e Jordan. 

Zachary sembrò esitare un attimo. "Siamo allo stesso grado, quindi credo di sì?" rispose. 

A Jason, più che un'affermazione suonava più come una domanda. Pensò che questi ragazzi avevano sicuramente dei problemi. E sfortunatamente, lui era seduto con loro e sta avendo una conversazione piuttosto strana in confronto al resto del tavolo. (Si, l'aveva iniziato lui. Ma mica prevedeva il futuro!) 

Annabeth stava parlando animatamente con Lauren. Piper rideva con una bellissima ragazza bionda che Jason non conosceva. I tre figli di Ermes avevano un ghigno malefico sul volto come se avessero scelto una vittima per i loro scherzi - che Jason si augurò che non fosse lui - con il ragazzo nuovo Luke. Katie e Miranda stavano chiaccherando con Demi sulla coltivazione dei cereali. Clarisse, Will, Austin, una bella ragazza con i capelli ramati e un ragazzo muscoloso, vestito come se si fosse preparato per andare in guerra che a scuola, stavano litigando su quale tipo di combattimento era migliore. Penelope stava discutendo su qualcosa, che Jason non riuscì a sentire, con due ragazzi. E infine, la parte più inquietante, Jason notò una ragazza seduta vicina a Zachary che stava fissando tutta la scena con gli occhi dorati e un sorriso caldo che però lo fece trasalire. 

"Ti piace il mare?" chiese Jordan a Percy, che dopo un lieve momento di stordimento rispose: "S-sì, e tu?"

Jordan annuì. "Sì. Mi piace anche nuotare, pescare, fare surf…"

"Tutto quello che riguarda il mare," disse Percy con un sorriso. 

"Già."

"Okay, questi qui non stanno bene," mormorò Nico, facendosi sentire solo da Jason che annuì. 

"Ehi Nico," chiamò la ragazza con gli occhi dorati. 

"Sì? Posso aiutarti Hope?" chiese Nico. 

Okay, domani niente festa che è la fine del mondo, pensò Jason. 

Nico stava davvero parlando normalmente con una persona, per di più ragazza? Non sarà che gli piace quella… Jason sorrise tra se e si ripromise che più tardi avrebbe avuto un collocquio con Nico sull'argomento. 

Hope aprì la bocca per dire qualcosa, ma un gridò improvviso lo interruppè. 

"TI ODIO!"

Jason vide la ragazza dai capelli ramati correre via come una furia. Austin si alzò, forse, per seguirla ma Lauren lo fermò. "Che hai fatto?" gli chiese la ragazza. 

Il biondo borbottò qualcosa di incomprensibile che Jason dedusse dal cipiglio di Lauren sia qualcosa di molto brutto. 

"Ap-Austin sei un'idiota," gli disse Lauren sempre più accigliata e scosse la testa come tutti gli altri ragazzi nuovi la guardarono interrogativi. 

Hope battè le mani. "Allora, penso che sia il momento di tornare tutti nelle nostre classi. È stato un piacere conoscervi ragazzi, ci vediamo."

Non appena finì la frase, la campanella suonò, annunciando la fine dell'ora di pranzo. 

[…]

"Nico, avanti confessa," disse Jason con un sorriso malizioso, fissando suo cugino. "Ti piace quella ragazza, com'è che si chiama? Maddie Hope? Non è forse così?"

Era stato una vera guerra per convincerlo a uscire, ma alla fine il figlio di Ade aveva ceduto. Stavano camminando fianco a fianco in una zona poco affolato di Central Park. 

Nico tossichiò un paio di volte e poi lo guardò come se fosse un pazzo. "Cosa? Vuoi dire Madison Hope?"

Jason annuì e si stroffinò le mani infreddoliti. Forse, non era stato una buona idea uscire con soli: jeans, scarpe da gennastica, una maglietta azzurra e una leggera giacca a vento. "Sei sicuro che sei… Lo sai di che parlò."

"Gay? Senti te lo già ripetuto tante volte. Si, penso di esserlo. Quindi non mi piace Hope, almeno non in quel senso. La ragazza ha… qualcosa di famigliare e di diverso dai soliti mortali."

"Anche gli altri studenti nuovi?"

"Già," rispose. 

"Allora che ne dici di Jordan? È carino, no? Assomiglia tanto a Percy."

Nico arrossì furiosamente. "S-sta zitto!" balbettò. "Un'altra parola sull'argomento e ti uccido."

Jason alzò le mani in segno di resa e mise tutta la sua forza di volontà per non scoppiare a ridere davanti alla faccia rosso pomodoro di Nico. Non voleva ritrovarsi con una spada di ferro di Stige in gola. Si concentrò sulla natura che lo circondava. Central Park era un bel posto per una passeggiata, l'aria era rinfrescante e i canti degli uccelli erano una melodia. E la sensazione di pace che provava in quel momento era piacevole. Magari, il suo prossimo appuntamento romantico con Piper poteva farlo lì.  

"Ma tu non dovevi essere con Thalia?" chiese Nico, ancora con un lieve rossore sulle guancie. 

"No," rispose Jason. "C'è Percy con lei. Spero che tutto vada bene, domani. Questa settimana era così impegnativa, non vorrei averla passato per niente. Ho rischiato di farci scoprire varie volte, ma lo scampato bella…"

"Grazie a me," replicò Nico con un piccolo sorriso. 

Jason alzò gli occhi scherzosamente e ricambiò il sorriso. "Sì, sì. Grazie a te," disse, avvolgendo un braccio attorno alle spalle del ragazzo più giovane. "Allora, cosa posso fare per ringraziarti mio cuginetto preferito? Abbiamo tutto il pomeriggio solo per noi."

"Perchè non vai ad aiutare Annabeth e gli altri e mi lasci in pace," sbuffò. 

"Oh, andiamo! Nico non puoi rimanere sempre da solo. E poi, io non ho niente da fare. Il compito che mi aveva affidato Annabeth era tenere d'occhio Thalia, che adesso è con Percy che sicuramente la sta costringendo a guardare di nuovo quel film: 'Alla ricerca di Nemo'." Jason rabbrividì al pensiero. Il figlio di Poseidone, nonostante lo negasse sempre, ne era dipendente e aveva esasperato tutti quanti con quel stupido film della Disney. Quante volte l'avrà già visto? Venti? Trenta? Okay, quello era inquietante. Si sentiva un po' in colpa di aver lasciato Thalia con Percy mentre lui se l'era dato a gambe levate. Sua sorella probabilmente sarà furiosa con lui per averla abbandonata con quella Testa d'Alghe di loro cugino. "Sono così annoiato, persino Piper e Leo hanno qualcosa da fare."

"Bè, a proposito che regalo hai comprato per Thalia?"

Jason si fermò di colpo, facendo quasi inciampare Nico. Suo cugino si ricompose e gli rivolse uno sguardo confuso che fu subito sostituito da un cipiglio. "Fammi indovinare," disse, "te lo sei dimenticato. È così, vero?"

Jason non rispose. Continuò a fissarlo con una faccia da perfetto idiota mentre da dentro stava gridando: Oh, Jason Grace ti stai abbanssando al livello di Percy. Anzi, peggio di Percy! Il peggior fratello del mondo! No, no, proprio il regalo te lo dovevi dimenticare! 

"Oh, dei. Sei tale e quale a Percy. Sei così... così…" cominciò Nico. 

"Stupido?" suggerì Jason. 

"In termini gentili. Sì," concordò. "Adesso, andiamo ad ottenere un regalo prima che i negozi chiudano. Visto che domani sarete troppo impegnati con la festa."

"Volevi dire 'saremo', perchè tu ci sarai alla festa, vero?" domandò Jason. 

Nico lo ignorò. "Ma guarda che ore sono! Dobbiamo sbrigarci," disse, guardando il suo orologio da polso ed evitando la domanda. Si guardò intorno. "Sarà meglio usiamo il viaggio-ombra per risparmiare tempo."

Nico si liberò dal braccio di Jason e lo prese per il polso, trascinandolo verso l'ombra dell'albero più vicina. Stavano per fondersi con l'oscurità quando una voce chiese: "Chi è là?"

Trasalirono. Jason, per un momento, pensò che fosse una driade ma da dietro l'albero spuntò fuori una ragazza alta e snella con i capelli ramati. 

"Tu sei la studentessa nuova," osservò Jason sorpreso. 

"E voi che ci fate qui?" sbottò la ragazza, sfregandosi furiosamente gli occhi argentei un po' rossi come se avesse da poco pianto. 

"E un piacere conoscerti anche per noi," rispose Nico con una nota di sarcasmo. "Cosa credi che possiamo fare qui? Una passeggiata, no? Tu piuttosto che ci fai qui."

"Io… io, ecco…" La ragazza sembrava in difficoltà.

Jason decise di intervenire. "Non ci siamo ancora presentati. Io sono Jason Grace," disse e poi fece un cenno a Nico. "E questo ragazzo molto timido è Nico di Angelo."


Jason fece finta di non vedere l'occhiata di morte che il figlio di Ade gli stava rivolgendo, concentrandosi invece sulla ragazza. 

"Lo so già." Jason rimase un po' disorientato e la guardò confuso. La ragazza borbottò qualche imprecazione e poi fece un sorriso forzato. "Voglio dire, lo so già perchè… perchè conosco tua sorella! Sì sì, ci siamo incontrate all'ora di Scienze. Si chiama Thalia, giusto? È una fanciulla così fantastica. Ah, ah, mi chiamo Luna Nightshade."

Jason si chiese se la ragazza avesse dei problemi come gli altri suoi amici che stava rendendo la sua giornata decisamente sempre più strana. "Tu e Austin siete fratelli? Avete lo stesso cognome."

"Siamo gemelli," disse stizzita Luna. "Ma lui continua a chiamarmi sorellina quando invece è lui quello più giovane. È uno stupido."

"Una volta ho conosciuto una ragazza con il tuo cognome, Nightshade voglio dire," disse Nico con amarezza. Jason vide gli suoi occhi diventare un po' grigi come quando era triste o parlava del suo passato, un argomento molto doloroso per lui. "Perchè stavi piangendo?"

Luna arricciò il naso. "Non stavo piangendo! Mi è… è entrato qualcosa nell'occhio. Non mi credete? Va bene. Mio fratello è uno stupido idiota. Nostra zia ci ha messi in punizione per colpa sua. Adesso, mi tocca vivere con lui, e gli altri ragazzi che avete incontrato stamattina, sotto lo stesso tetto per un anno. È una tortura," borbottò. 

Nico ridacchiò e Jason si uni a lui. "Posso immaginarlo," disse Nico, "se Thalia e Percy vivessero insieme… sarebbe il finimondo."

"Già," concordò Jason. E poi si ricordò che sua sorella, in quel momento, stava proprio con Percy. Guardò il cielo che aveva assunto una leggere tonalità di blu. Quanto tempo avevano passato fuori? Sembravano solo poco tempo ed era già così tardi. Bè, almeno, non c'erano nubi scure che minacciavano una tempesta in arrivo. Era un buon segno.

Luna sorrise. "Vuoi dire il ragazzo con i capelli neri e gli occhi verdi e Thalia?"

"Sì. I nostri genitori non hanno... uh, un buon rapporto," disse Jason, "così come io, Thalia e nostro cugino. Litighiamo spesso, Thalia e Percy sempre, mentre io e Nico, bè, siamo bravi ragazzi."

Nico alzò gli occhi al cielo mentre Luna ridacchiava.

"È tardi, non dovresti essere a casa?" chiese Jason. "Tuo fratello si preoccuperà e… "

Improvvisamente, Luna assunse una faccia da poker. "Non voglio tornare in quel posto neanche…"

"Si staranno preoccupando tutti per te," la interruppè Nico e le rivolse un sorriso triste, "tuo fratello è pur sempre la tua famiglia. E poi, i tuoi amici sembrano volerti molto bene. Avresti dovuto vedere come erano preoccupati stamattina dopo che eri corsa via."

"Se vuoi, ti accompagniamo noi," propose Jason. "È pericoloso per una ragazza camminare da sola a quest'ora."

Luna sembrò pensarci su un attimo. "So benissimo difendermi da sola, ma accettò la vostra gentilezza. Andiamo," disse con tono autoritaria e si incamminò verso l'uscita del parco con Jason e Nico che la seguirono. 

"È io che pensavo fosse simpatica," sbuffò Nico. 

Jason ebbe impressione di essersi dimenticato qualcosa di importante, ma non riusciva a ricordare cosa. Bè, se lo aveva scordato, non sarà poi così degnò di nota. 

Oh, come si sbagliava. 

[…]

"Accidenti! Come cavolo funziona questa macchina!"

BOOM. 

"Nooooo, il mio trucco! Il mio vestito! Sono tutta bianca… però, non sto poi così male."

"Non li voglio i tuoi cereali! Tienili lontani da me!"

"Ahhhhh, stiamo andando a fuoco! Sto andando a fuoco! Acqua, acqua, acq…"

SPLASH. 

"Guerra! Guerra! Guerra!"

"Oh, mamma! Sta per esplodere, scappate..."

BOOM. 

"Wow, è stato… FANTASTICO! Lo rifacciamo?"

"Qualcuno ha visto il mio portafoglio?"

"Non sono stato io!"

"Silenzio! Calmatevi! Luna non è ancora tornata?"

"No. Se le accade qualcosa, la colpa è solo sua!" 

"Non era mia intenz-"

"Invece sì!'

Jason sentì gride, rumori e imprecazioni provenire da dietro la porta dell'enorme villa che minacciava di cadergli adosso. A quanto pareva, i ragazzi nuovi erano tutti figli di persone importanti e super straricchi. E da quello che le avevano raccontato Luna, si conoscevano tutti fin da quando erano bambini e trascorrevano spesso molto tempo insieme: discutendo, litigando oppure combattendo, insomma si volevano un mondo di bene. Ma dopo il loro l'ultimo litigio, la loro zia o sorella li aveva messi in punizione, insieme. 

Dobbiamo trascorrere un anno come ragazzi normali, aveva detto Luna, come se fosse una cosa terribile vivere in una villa di lusso e avere tutto ciò che ti serviva nonostante quello fosse una punizione. 

Se la prima impressione che loro avevano dato a Jason era solo strano, bè, in quel momento erano anche dei tipi: strani, fuori dal comune, pazzi super ricchi e matti da legare da spedire al manicomio. Stava pensando di lasciare quando erano ancora in tempo, ma non fu possibile come Luna bussò, cancellando la loro possibilità di fuga. La porta si aprì immediatamente e furono investiti da dei folti capelli neri e odore di bruciato. 

Lauren avvolse Luna in un abbraccio di orso. "Artemide!" esclamò. "Dove sei stata? Mi hai fatto preoc-" si fermò non appena si accorse della presenza di Jason e Nico. 

"Artemide, sorellina!" Austin e gli altri corsero verso di loro ma si bloccarono non appena li videro. Alcuni di loro avevano vestiti mezzi bruciacchiati e la faccia nera e altri, invece, erano interamente ricoperti di polvere bianca. Avevano un aspetto molto comico e, soprattutto, avevano tutti l'aria di essere dei pazzi. 

"Ma cosa stavate facendo?" chiese Luna. "Ho sentito degli esplosioni e… perchè avete i vestiti bruciati e siete ricoperti di farina?"

"Ecco, noi..." dissero all'unisono e poi si guardarono imbarazzati. 

Nico aggrottò una sopraciglia. "Prima l'avete chiamata, per caso, Artemide?"

"NO!" gridarono all'unisono facendo sussultare Jason. 

"Artemide è la forma greca di Diana," mormorò Jason e per una frazione di secondo gli era sembrato di aver visto Luna cambiare aspetto, sbattè le palpebre un paio di volte. Niente. Era la stessa ragazza. Scosse la testa, aveva passato una settimana difficile e probabilmente il suo cervello gli stava giocando un brutto scherzo. 

"Ma io sono sicuro di avervi sent-" cominciò Nico ma Lauren lo interuppè con una risata nervosa. "No, no. Lo facciamo spesso, intendo chiarmarci con i nomi degli dei. Per... per esempio," indicò Austin, "lui lo chiamiamo Apollo! Giusto?"

Austin la guardò sconcertato ma, dopo lo sguardo significativo che Lauren gli lanciò, di cui Jason non riuscì a capirne il messaggio, si ritrovò ad annuire. "G-già, m-mi c-chiamano Apollo ma io s-sono Austin? Ah, ah, ah, è solo tipo… tipo un soprannome!"

A Jason, il ragazzo non sembrava convinto di quello che diceva ma lasciò stare dopotutto non erano affari suoi. "Anche noi lo facciamo spesso," disse, "darci i soprannomi, intendo. Ma non usiamo mai i nomi delle divinità. L'idea davvero originale. Apollo ti si addice, se esistessero tu saresti lui."

Austin si morse il labro inferiore. "G-grazie."

"Abbiamo fatto dei brownie," squittì improvvisamente Demi. "Ne volete un po'? Sono ai cereali!"

Esistono brownie ai cereali? pensò Jason mentre Zachary e Nico gemevano. 

"Accomodatevi dentro," disse contenta la ragazza. "Vado a prenderli."

"No, non ce ne bisogno," disse Nico ma la ragazza era già sparita. "Noi dobbiamo andare," si rivolse allora agli altri ragazzi, "non è così, Jason?"

"Perchè?" chiese Jason. 

"Il compleanno di Thalia, il compleanno di Thalia," ripetè impaziente. "Devi ancora comprarle un regalo, stupido."

Jason imprecò. Ecco cosa mi ero dimenticato! 

"Oh, per Giove! Il regalo!" esclamò nel panico. "I negozi saranno tutti chiusi adesso! Che facciamo? No, che cosa farò! Mi sento il fratello peggiore del mondo, grazie tante Nico."

"Prego."

"Nico, non è il momento per fare ironia!" Jason lo afferrò per le spalle e cominciò a scuoterlo. "Hai un'idea? Pensa, pensa…"

"Fermò, fermò. Mi stai facendo venire un gran mal di testa." Nico si allontanò di qualche passo per tenersi a distanza di sicurezza. "Okay, cerca di calmarti…"

"Come faccio a calm-"

Sky alzò una mano. In altre situazioni Jason sarebbe scoppiato a ridere, visto che il ragazzo era tutto nero e, apparte gli occhi blu elettrico, sembrava l'uomo nero, ma non in quella. "Scusate, di che state parlando?" 

Nico lo indicò. "Questo qui si è dimenticato di fare un regalo per sua sorella, che festeggia il suo compleanno domani."

"Oh," fece Sky. 

"Tu non potevi ricordarmelo prima?"

"Lo già fatto nel parco! Adesso, avremo dovuto essere in quei negozi a sceglierle un regalo, ma tu no! Volevi fare il cavaliere e accompagnare la damigella a casa. E…"

"Io so difendermi da sola!" protestò Luna indignata. 

"… comunque, potremmo sempre andare da un'altra parte a comprarle il regalo. Sai, il mio modo di viaggiare ci porterebbe..." Nico lasciò la frase sospesa. 

Jason capì al volo ciò che intendeva. "Sei un genio! Andiamo," disse, per poi coglierlò alla sprovvista e caricarselo sulle spalle. 

"Aspetta! Mettimi giù," gridò Nico mentre si dimenava per liberarsi. "Che Ade ho fatto per meritarmi questo! So camminare da solo. Lasciami andare."

"Non abbiamo tempo per una passeggiata," replicò Jason e poi si rivolse agli altri ragazzi che li stavano fissando imbambolati. "Ci vediamo domani a scuola!" 

Non aspettò una risposta e corse verso l'uscita. Lentamente le ombre si intensificarono attorno a loro.

"Questo me lo paghi, Grace," borbottò Nico. "Dove vuoi andare? Secondo il fuso orario, a quest'ora, nell'altra parte del mondo è mattina quindi i negozi sono già aperti."

"Non lo so, stupiscimi." Jason non vedeva il viso di Nico ma era sicuro che stesse sorridendo. 

"Okay."

L'oscurità li inghiottirono e il viaggio-ombra iniziò. 





N/A:

Salve! Eccomi qui di nuovo dopo circa 17/18 giorni, quando invece avevo detto (scritto) una settimana. Non state per uccidermi, vero? *deglutisce*
Comunque questo capitolo non è granché, lo so. Ma ci tenevo tanto a scriverla.
La scena del professore che è un vero ignorante in Mitologia Greca, è stata la mia principale fonte d'ispirazione a questa storia!
In quanto, mi è veramente successo di incontrarne uno. Io e una mia compagna di classe (nonché mia migliore amica; siamo tutte due fanatiche di Percy Jackson) ci siamo chiesti come avrebbero reagito gli dei se lo sentissero... ed ecco il risultato! Ta-Da!
Okay, adesso mi state per prendere per pazza, vero? Avete ragione.
Ritornando alla storia, volevo dirvi che il primo e il secondo capitolo erano il 20/12 cioè il Sostizio d'Inverno, avevo deciso di scegliere questa data per il litigio, perchè c'era Ade! E, anche perchè il compleanno di Thalia è il 22/12.
Però sono indecisa se passare direttamente alla festa oppure scrivere il prossimo capitolo sotto il punto di vista di un dio/dea sul loro primo giorno di scuola. *rullo di tamburi* ARTEMIDE! Che ne dite? Volete che scriva il prossimo capitolo sul primo giorno di scuola di Artemide oppure passiamo direttamente alla festa di Thalia? A voi la scelta. (Questo avrà un importante ruolo sullo svolgimento della storia, scegliete con cura.)

Adesso, un ringraziamento a tutti quelli che hanno messo la storia tra: le preferite, le seguite, le ricordate e VOI che avete recensito. Grazie tante!


Sherlin
  
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