LOUIS.

Mi sveglio di colpo e spengo quell'aggeggio infernale chiamato "sveglia". Questa notte ho dormito davvero poco, la mente troppo occupata a pensare ad Harry e a cosa sarebbe successo oggi per potersi riposare. Ho elaborato molte opzioni. La prima, la mia preferita: scendo dal pullman e vedo comparire sulla faccia di Harry il più bel sorriso che io abbia mai visto, gli vando incontro e lui mi bacia subito, in mezzo a tutti, fregandosene del pensiero degli altri. Purtroppo io non sono cosi sicuro di me e temo che aspetterò che lui venga da me prima di parlargli, salutarlo o guardarlo. L'opzione più plausibile è che, come tutte le mattine, ci saluteremo, andremo in classe e parleremo del più e del meno, evitando l'argomento anche se entrambi non aspettiamo altro che parlarne. Sto uscendo di casa pensando ad Harry, come al solito, quando sento mia madre chiamarmi. Ho scordato lo zaino. Speriamo che non lo abbia aperto, perché dentro c'è una copia della mia email e della risposta di Harry. Vado in cucina e trovo mia madre a versarsi il caffè e mio padre a leggere il giornale. Tutto regolare, perfetto. Li saluto e mi incammino verso la fermata. Sul pullman mi metto le cuffiette e mi distacco dal mondo. Perfino la musica è solo un rumore distante. Il mio cuore strabocca di emozioni: ansia, amore, felicità, insicurezza. Mi tremano le gambe ed ho paura di non riuscire ad alzarmi e ad andare verso di lui. Ma quando arriviamo a scuola, lui non c'è. Pessimista come sono penso subito che l'email sia stato stato uno scherzo e che lui ora mi eviti, perché è spaventato, perché mi considera "strano" o chissà cosa. Credo di trovarlo in classe, ma non è nemmeno lì. Cerco in bagno, nel giardino sul retro, dai bidelli, nell'atrio. Non c'è.
Gli mando un messaggio: "Che fine hai fatto?".
La campanella suona ed io entro in classe. Non sento praticamente nulla di quello che dice il professore, troppo concentrato sul telefono, aspettando una sua risposta. Alla fine risponde: "Arrivo, 10 minuti, non mi sono svegliato". Strano. È sempre puntuale, ma non faccio domande. Magari come me ha dormito poco e non ha sentito la sveglia. Suona la seconda ora e lui entra. Il professore sbraita subito "Styles, si arriva a quest'ora?" Ma poi si blocca notando un livido sullo zigomo. Tutti ci fermiamo. Io mi sento una statua di marmo. Non respiro. Cosa gli è successo? Sono troppo paranoico, probabilmente ha sbattuto da qualche parte, ancora assonnato. Si siede vicino a me e mi dice che mi spiegherà dopo.
A ricreazione non stiamo insieme, lui va a farsi medicare un po' e mi dice di andare con gli altri.
Quando torna lo vedo un po' turbato ma sto zitto. Non voglio forzarlo a parlarne se lui non vuole. Suona la campanella.
Passo le successive due ore e mezzo ad osservarlo. Ogni tanto si gira e mi sorride. Un sorriso tirato, stanco.
Fuori della scuola faccio fatica a stargli dietro.
"Hey, Harry, ti decidi a parlarmi?"
"Scusa Lou, vado di fretta."
"Passo da te nel pomeriggio?"
Si ferma. Non si volta, ma dice con voce incerta:
"No Lou, forse è meglio di no."
Mi si rompe il cuore. Non mi ha mai detto di no.
Torno a casa e salto il pranzo. Non riesco a fare i compiti, non riesco a fare niente, se non pensare a lui e a cosa sia successo, e cosi mi addormento, il volto rigato di lacrime




ANGOLO AUTRICE sono tornata con un capitolo abbastanza brutto ma sono i primi ed è già successo abbastanza quindi l'ho dovuto far finire in poche righe, in modoche la "rivelazione" sia nel secondo capitolo ahahah. Ditemi cosa ne pensate, arrivederci e grazie. - @cuddlemedrew