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Autore: Switch    18/04/2014    5 recensioni
*(2003 TMNT! No 2012!)*
Dalla storia:
“Sai, maestro? La verità è che ho sempre combattuto. Ho combattuto per rabbia, per paura, per vendetta, per noia, per avere dell'eccitazione, per cercare risposte, per cercare un proposito, per cercare me stesso. Per provare a me stesso che ero il migliore. Adesso è diverso. Voglio combattere solo per aiutarla a proteggersi.”
Raphael è sempre stato il più rabbioso e collerico, tra tutti i suoi fratelli. Perché si è sempre sentito diverso dal resto del mondo e vuole solo trovare il suo perché.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart's mutation'
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Distrutto! Tutto! La casa, le nostre cose... non abbiamo più nulla! Abbiamo rischiato di morire! Come diamine ti è venuto in mente di uscire?” sentì la voce di Leo gridare, da qualche parte intorno a sé.

La testa le doleva, le palpebre erano talmente pesanti da non riuscire ad aprirle, il corpo scosso da scariche di dolore.

Non sapevo della protezione! Credevo che mi avrebbero trovato e che voi e il rifugio ci sareste andati di mezzo!” sentì difendersi Raph, con un tono di risentimento e colpa insieme.

Le voci di Don e di Splinter cercavano di far abbassare i toni, in sottofondo, con sussurri flebili.

E poi c'era il respiro teso di April e quello leggero di Mikey e un'altra persona ancora, che non riuscì proprio a riconoscere.

Isabel si svegliò, scoprendosi a fissare un soffitto azzurrino, con delle nuvolette dipinte, che fece un po' di fatica a mettere a fuoco.

Non prendertela con lui. La colpa è solo mia. Mi dispiace” sussurrò flebilmente, riuscendo a mettersi a sedere con molto sforzo.

Gli altri si interruppero nel bel mezzo di un litigio, in una assurda cameretta piena di peluche e giocattoli, assolutamente sconosciuta.

April fece per aprire bocca, con la faccia arrabbiata, ma Raphael la precedette: si avvicinò ad Isabel e la schiaffeggiò, stanco.

Basta! Sembra che tu viva per chiedere scusa, che i problemi del mondo siano tutti colpa tua! Beh, sai cosa? Non lo sono! C'ero anche io quella notte, l'ho voluto quanto te, lo sapevo anche io che era sbagliato! E se queste sono le conseguenze me ne prendo le responsabilità! Smettila di sobbarcarti di tutto da sola!” la rimproverò, mentre Isabel si toccava la guancia, incredula, senza smettere di fissarlo.

Gli altri li osservarono, scioccati dal gesto di Raphael, ma restii ad intervenire: era una cosa tra loro due e la menzione di quella notte li imbarazzò oltre modo.

Lui respirò a fondo, poi si allontanò, andando ad appoggiarsi allo stipite della porta, con la schiena rivolta verso di loro.

È difficile per me appoggiarmi a qualcuno se non a me stessa, ma non lo faccio per sfiducia o per stoicismo. È che non sono abituata ad avere qualcuno su cui fare affidamento” spiegò Isabel, nel silenzio attonito.

E bisogna ammettere che quello che sta succedendo è davvero colpa mia, Raphael” aggiunse con voce dolce, facendo voltare il ninja, forse perché aveva usato la giusta versione del suo nome.

Ma perché quell'uomo vuole la testa di Raph? Che se ne fa dei tuoi poteri?” si intromise Mikey, confuso.

Sin dal loro viaggio nei ricordi di Isabel sentivano che c'erano delle parti oscure nella sua storia.

Immagino di dovervi spiegare le cose per ben...”

Un pianto di bambino interruppe il suo discorso e si accorse per la prima volta del neonato tra le braccia di Casey, seduto in un angolo: i suoi capelli erano nerissimi, come quelli del padre, ma gli occhioni enormi e verdi erano indubbiamente come quelli di April.

Oh, è bellissimo. Non sapevo aveste avuto un figlio! Congratulazioni” esclamò sorpresa, tendendo le mani verso il piccolo urlante.

Casey si alzò e glielo porse, anche se un po' titubante: per lui quella donna era un completo mistero.

Si chiama Carl e ha quasi un anno” disse April, controllando suo figlio, che aveva smesso incredibilmente di piangere, non appena l'amica lo aveva stretto tra le braccia.

Carl sorrise, con gli occhioni ancora umidi di pianto, poi tese le manine verso la collana di Isabel, stringendo il pugnetto sulla pietra viola.

April strillò, terrorizzata, ma non accadde nulla.

Ma... la collana...”

Isabel sorrise al piccolo, poi sollevò il viso verso l'amica.

La pietra non fa alcun male ai bambini, è fatta apposta. O credi forse che chi l'ha portata prima di me non abbia mai avuto figli?”

Il vecchio Jervis ha detto che è un tesoro del regno, nel tuo ricordo. Il regno dei maghi” incalzò Donnie, che non si era scordato della sua spiegazione in sospeso.

I maghi sono sempre esistiti, fin dall'inizio del mondo. Erano conosciuti come sciamani, guaritori, figli del cielo o delle stelle, e in mille altri modi ancora, sparsi per tutto il globo. Vivevano pacificamente con gli umani e li aiutavano, quando possibile. È utopistico dire che le cose siano sempre andate alla perfezione, ma la coesistenza era possibile. Finché non arrivò il periodo conosciuto come caccia alle streghe: ne furono sterminati a centinaia, senza motivo. A quel punto i maghi decisero di ritirarsi, di costruire un loro regno, un mondo dentro al mondo, delimitato dalla magia, impossibile da trovare per gli umani; e da allora hanno sempre vissuto isolati, senza entrare in contatto con loro.”

Isabel si fermò un secondo, per riprendere fiato e riordinare le idee; scrutò lo sguardo attento e curioso del bimbo tra le sue braccia, che sembrava essere a suo agio, di sicuro attirato dai suoi poteri.

Ma tua madre...” esclamò perplesso Leo, pensieroso, dubbioso dei suoi stessi ricordi.

Era un'umana, sì” concluse lei, annuendo piano, per quanto i muscoli le consentissero. Era tutta un dolore continuo e costante, in ogni parte del corpo.

Mio padre la conobbe durante uno dei suoi viaggi attorno al mondo e se ne innamorò. Vedete, la regola dell'isolamento non è mai stata posta alla famiglia reale. Il regnante in carica ha sempre avuto la libertà di andare e venire dal regno, per intrattenere rapporti con l'estero e studiare la situazione politica e sociale delle nazioni accanto. E mio padre era il Re, quando conobbe mia madre durante uno dei suoi viaggi in Italia.”

Ferma tutto! Stop! Stop! Sei una principessa?” esclamò sconvolto Mikey, con la faccia più comica che avesse mai visto prima.

Si limitò a fare spallucce e a sorridergli.

Mia madre era una semplice umana, ma per mio padre era la donna più bella e straordinaria mai incontrata, più perfetta di qualsiasi principessa o regina. Lei studiava pittura allora e a lui sembrò che i suoi dipinti fossero più belli di tutte le magie che avesse mai visto. Iniziò ad andare in viaggio sempre più spesso in Italia, inventandosi motivi futili, per poterla corteggiare. Per mesi e mesi tornò da lei, le raccontò ogni cosa, perfino della magia. E alla fine le chiese di sposarlo, senza dire nulla a nessuno, lontano da tutti, lontano dal suo regno” raccontò con un sorrisetto tenero quella che sembrava solo una fiaba, tenera, sull'amore tra due esseri che avevano superato le loro diversità, assieme.

Poi il suo sguardo si incupì, repentinamente, mentre si accingeva a proseguire.

Gregor ne approfittò. Era il consigliere di mio padre, diretto successore al trono nel caso qualcosa fosse accaduto al re. E da tempo lui tramava che qualcosa gli accadesse. Scoprì che aveva sposato un'umana e sobillò un gruppo di cittadini, perché protestassero pubblicamente, scatenando una rivolta. Mio padre venne convinto che il popolo non avrebbe mai accettato un'umana come regina. La sua scelta fu di scappare con lei, rinunciando al trono, portando via solo ciò era suo, come le collane che si tramandavano nella sua famiglia da secoli.”

Un gorgoglio interessato di Carl, che cercava di infilarsi la pietra in bocca, fu l'unico suono che venne emesso nella stanza. Sembravano essere tutti assenti, trascinati dentro quello che sembrava un romanzo di amore e tradimenti, di rivolte e fughe, e non il passato della ragazza che avevano di fronte.

Gregor ne gioì e venne nominato Re. Ma durò relativamente poco: scoprì ben presto che non è il popolo a scegliere il sovrano, ma il regno stesso, grazie alla magia. Non riuscì ad aprire la camera del tesoro, infatti, che attestava la vera sovranità, in caso di contesa. E il popolo scoprì quindi che mio padre era ancora il re, a tutti gli effetti. E molti progettarono di andare a chiedere il suo ritorno, perché nella camera del tesoro non vi erano solo ori o gioielli, ma anche la magia, magia che permette al regno di prosperare, di vivere.

Ma ancora una volta Gregor si fece avanti. Si incaricò di cercare il re, promettendo di riportarlo indietro. E invece, quando l'ebbe trovato, uccise lui e mia madre senza alcuna pietà, sicuro che una volta ucciso il sovrano ne avrebbe preso il posto, poiché unico successore.”

Si ricordavano bene di quel ricordo, dell'orribile ricordo dell'uccisione dei suoi genitori, che avevano rivissuto nella sua mente. La piccola Isabel era scappata via, sola, costretta a fuggire e nascondersi per il resto della sua vita.

Ma anche allora, si sbagliò. Allora non sapeva, o pensava che non fosse rilevante, che mio padre avesse avuto una figlia. Probabilmente non pensava che avrei avuto dei poteri o che sarei stata riconosciuta come erede, al posto suo. Ma lo scoprì a suo spese quando la camera rimase di nuovo chiusa davanti alla sua faccia!

E da allora decise di darmi la caccia, implacabilmente. Se mi sposerà potrà avere accesso ai miei poteri e avere ciò per cui ha tramato per tutta la vita, tradendo il suo re fino ad ucciderlo.”

Solo che adesso, per riuscirci, deve prima uccidere Raphael” concluse la ragazza, sollevando lo sguardo fino al mutante, incontrando il suo.

E lei non poteva sapere che cosa si agitava dentro di lui, ma era caos.

Perché lei non era solo un'umana e una strega, ma anche una principessa, e questo, per Raph, costruiva solo altri problemi. Era una dannatissima principessa, con un dannatissimo regno che aspettava il suo ritorno. E lui non era compreso nel pacchetto, proprio per nulla. Innanzitutto non avrebbe mai voluto essere un re; ma anche volendolo, chi poteva desiderare un mutante per re? Lei era sempre più distante, sempre più un tabù, qualcosa che non poteva assolutamente permettersi.

E cosa dobbiamo fare, allora? Non possiamo certo permettergli che uccida Raph e si prenda i tuoi poteri e il tuo regno!”

Voi nulla. Devo solo riprendermi. Tre, massimo quattro giorni, e ritornerò in forze. Poi andrò a cercarlo, perché so che è vicino. E giocherò la battaglia finale, fino alla morte. Se lui vince, non potrà comunque rubarmi i poteri. Se io vinco, lui muore ed è tutto finito.”

Ma è... orribile. In entrambi i casi. Non c'è nessun altro modo?” domandò April, alzandosi per prendere il bambino addormentato dalle sue braccia.

Il piccolo Carl aveva ceduto nel bel mezzo del racconto, rilassato dalla voce tranquilla di Isabel.

Mi piacerebbe ci fosse. Ma non ho più così ottimismo.”

Noi verremo con te, Isabel. E cercheremo di darti tutto l'aiuto possibile. Non vogliamo che ti accada nulla” disse Mikey, con un sorriso ottimista, di cui lui, invece, era assolutamente pieno.

Voi non verrete con me. È fuori discussione!”

Va bene, non discutiamone ora, ok? Hai bisogno di riposare. Dopo parleremo di piani e di chi deve andare con chi” acconsentì Don, cercando di frenare il dibattito che di sicuro avrebbe scatenato quell'affermazione.

I suoi fratelli sembravano sul punto di ribattere, infatti, e anche Isabel, benché sofferente, sembrava intenzionata a non desistere.

Don lanciò un'occhiata supplice a Splinter ed April.

Ha ragione. Devi riposare, ora” disse la donna, cogliendo al volo la sua richiesta di soccorso.

Figlioli, andiamo fuori. Miss Isabel ha esaurito molta energia per proteggerci, lasciamola riposare” mormorò Splinter con ferma gentilezza, incamminandosi verso la porta.

Nel giro di pochi secondi la camera si svuotò: Casey portò via il bimbo e i cinque mutanti uscirono con lui, anche se con deboli mormorii di protesta.

Isabel riuscì a cogliere il fugace sguardo che Raphael le mandò, oscuro e teso, prima di uscire dalla camera.

Si lasciò andare stancamente sui cuscini, con un sospiro sofferto, chiudendo gli occhi.

Le cose non stavano decisamente andando come si era aspettata. Raphael era in pericolo. Il rifugio era distrutto. Ed era troppo ferita per poter anche solo reggersi in piedi.

Era inutile.

A cosa era servito scappare dalla sua prigione e correre per salvarlo, se poi si ritrovava immobile in un letto, senza poter fare nulla?

Sentì il lenzuolo arrivargli fino al mento e aprì gli occhi, sorpresa. April le stava rimboccando le coperte, premurosamente.

Riposa, sei molto debole” le mormorò tenuemente, sprimacciando il cuscino perché stesse comoda.

Mi dispiace che dobbiamo stare forzatamente a casa vostra. So che sarà difficile per voi. Andremo via il prima possib...”

April corrugò la fronte, trattenendo la rabbia: alzò una mano e fece per colpirla, ma si fermò appena prima di arrivare alla guancia.

Vuoi che ti schiaffeggi, come ha fatto Raphael? Lo faccio se non la fai finita! Smettila di scusarti, sempre e comunque, per tutto! Cosa credi? Che butterei fuori la mia famiglia nel momento del bisogno? È quello che sono: la mia famiglia! E li amo sopra ogni altra cosa! E anche tu, sai, sei entrata a farne parte, che ti piaccia o meno. Lasciati aiutare. Lasciaci far parte della tua vita! Smettila di fuggire dall'affetto, Isabel.”

Nonostante il tono arrabbiato, la donna aprì la mano e le carezzò una guancia, stando attenta a non toccare il livido violaceo sullo zigomo.

E Isabel sorrise, tra i lucciconi, colpita come sempre dalla dolcezza e fermezza di quella donna, che proprio non ne voleva sapere di lasciarla perdere. April era l'amica che chiunque avrebbe voluto nella propria vita.

Dormi, adesso. Domani penseremo ai problemi.”

April... grazie”.

Sospirò debolmente e si lasciò andare alla stanchezza, cadendo brevemente nel sonno, seppur tutt'altro che pacifico.



Dolore. Urla, buio e ancora dolore.

Ce n'era così tanto che faceva fatica a respirare. E quella voce e quella risata riempivano l'oscurità, rendendola piccola e soffocante, come se le si stesse stringendo addosso. Sempre di più, sempre più pressante, i polmoni erano compressi dalla paura e l'angoscia, vuoti e avvizziti, il corpo stretto in una morsa letale.

Ancora dolore.

Lasciami andare! Lasciami! Lasciami!”

Non era possibile scappare. Non era possibile urlare. Voleva che finisse. Voleva sollievo e pace. Voleva morire.

La morte l'avrebbe liberata da quell'agonia.

Ma la voce non l'avrebbe lasciata. Marchiava la sua carne e la sua anima, chiedendo solo quel nome.

Non poteva cedere. Meglio davvero morire, piuttosto. Doveva resistere. Doveva farlo, per proteggere Raffaello.

Raffaello.

No. Raffaello. No! NO! RAFFAELLO!”

Isabel! Isabel! Svegliati!” urlò una voce conosciuta nell'oscurità, scacciandola via.

Aprì gli occhi, di scatto, ma la persona che torreggiava su di lei era sfumata, fuori fuoco. Indietreggiò, spaventata, ma la silhouette si avvicinò di più.

Una mano passò sui suoi occhi, portandosi via la bruma. Raphael la guardava preoccupato, seduto sul bordo del letto.

Era un incubo. Sei al sicuro” le disse con la voce forzatamente calma, come se avesse paura che scoppiasse di nuovo a urlare.

Lei lo guardò, scrutò intorno, confusa e ansiosa, poi passò le proprie mani sugli occhi, sulle lacrime rimaste impigliate, e capì: aveva pianto e urlato nel sonno, in preda agli incubi.

Cosa aveva detto?

Grazie” mormorò in imbarazzo, passando una manica della maglia per detergere completamente gli occhi.

Quando riabbassò la mano, Raphael le stava porgendo un bicchiere d'acqua. Si alzò un poco sui cuscini, lo prese con gratitudine e bevve, avidamente, dando ristoro alla gola riarsa.

Che sembrava anche più secca all'idea di trovarsi da soli. Il pensiero che lui avesse visto nei suoi ricordi tutto ciò che le era successo, per proteggerlo, la imbarazzava da morire.

Si sentiva patetica. Era ancora innamorata di lui. Era sempre stata innamorata di lui, durante tutto quel tempo, anche se erano stati distanti mille miglia.

Non era patetico che lui fosse venuto a saperlo?

L'incubo, ormai, era completamente sfumato dalla sua mente, anche se la sensazione di disagio rimaneva ancorata al suo animo, graffiante come le sue cicatrici.

Gli restituì il bicchiere, nel silenzio imbarazzante che li permeava.

Raph si alzò e si avvicinò al comodino, per poggiarlo.

Potresti chiamare April, per favore?” gli chiese Isabel, che non aveva perso una sua mossa.

Non c'è. È uscita per fare la spesa. Avere sei bocche in più da sfamare è problematico. Chiedi a me se hai bisogno di qualcosa” rispose lui, ritornando a darle la sua attenzione.

Lei arrossì. Poi scosse con forza la testa.

Scostò le coperte e portò le gambe nude e fasciate al bordo del letto, cercando la forza di alzarsi. Lui se ne accorse e cercò di fermarla, anche se con i suoi soliti modi rudi.

Dove credi di andare? Ti ho detto di chiedere a me se ti serve qualcosa!” le disse con forza, poggiando una mano sulla sua spalla per rimetterla giù.

Isabel, testarda quanto lui, si sforzò per potersi alzare.

No! Non posso!”

Oh, quanto detesto quando fai così! Lasciati aiutare!” le urlò contro, spazientito.

Poi con un solo gesto riuscì a farla risedere; era troppo debole per poterlo contrastare.

Isabel scosse ancora la testa, tanto forte che i capelli le ondeggiarono attorno. Poi arrossì ancora, completamente.

Devo... devo usare il bagno” sospirò alla fine, sconfitta, abbassando la testa.

Era imbarazzata da morire. Perché April l'aveva lasciata da sola con lui?

Raphael la osservò attonito.

Poi si lasciò quasi sfuggire un sorriso di fronte a quella scena, assurdamente tenera. Isabel non si rendeva nemmeno conto di quanto risultasse adorabile quando cercava di fare la dura e poi finiva per imbarazzarsi, rassegnata della sua debolezza eppure arrabbiata dalla stessa.

Andiamo. Ti accompagno” disse tranquillamente, allungando le mani per afferrarla.

Isabel scosse un'altra volta la testa; se avesse continuato di quel passo le si sarebbe svitata, probabilmente.

Oh, ma piantala!” sbottò, afferrandola per la vita.

La tirò su e la prese in braccio, facilmente; non ricordava affatto fosse così leggera, ma ricordava perfettamente la sensazione che gli suscitava tenerla tra le braccia, quel mix di dolore e gioia, in egual misura.

Mettimi giù! Davvero! Aspetterò April!” protestò la ragazza, anche se automaticamente si era allacciata con le braccia al suo collo, per non cadere.

Sì? E se tornasse tra tre o quattro ore come faresti?” le domandò, scaltramente, mentre apriva la porta.

Isabel strinse le labbra, arrabbiata più con la situazione in sé, che davvero con lui. E dalla vicinanza e dalla sensazione delle sue braccia attorno al suo corpo.

Poi si accorse del totale silenzio che li attorniava.

Dove sono i tuoi fratelli e tuo padre? E Casey?” domandò in un secondo, girando la testa di qua e di là nel salotto vuoto, presagendo già la risposta. Con timore.

Casey è andato al lavoro. Il sensei e gli altri sono andati a cercare un nuovo rifugio. Io non posso uscire, perciò mi hanno lasciato a farti la guardia” rispose lui, camminando lentamente per non causare scossoni al suo corpo.

Erano soli. Si sentì perfino più tesa. Per quanto avesse bramato e desiderato rivederlo, in tutto quel tempo, e stare da sola con lui, dopo tutto ciò che era successo si sentiva nervosa.

Erano successe troppe cose ed era passata troppa acqua sotto i ponti, tra loro due: non sapeva come dovesse comportarsi, non sapeva cosa dovesse aspettarsi.

Lei aveva amato sempre e solo Raphael, ma lui, che cosa sentiva verso di lei, ormai?

Arrivarono al bagno e lui spalancò la porta.

Mettimi giù” disse, perentoria, una volta che ebbero oltrepassato l'uscio.

No, se cadi e sbatti la test..”

Mettimi giù! Non userò mai il bagno se tu rimani qua con me! Scordatelo!” gli strillò contro, provando a divincolarsi.

Il mutante la appoggiò a terra, con un sospiro. Isabel si tenne contro il lavandino, poggiando solo una gamba al suolo, trattenendo una smorfia di dolore.

Come ti pare! Se poi muori con la testa fracassata, fatti tuoi!” le rispose, seccato.

Indietreggiò, poi afferrò la maniglia e tirò la porta, sbattendogliela in faccia. Rimase a guardarla per qualche attimo, arrabbiato, poi lasciò andare le spalle, stanco. Si voltò e si poggiò alla superficie legnosa, scivolando fino a sedersi sul pavimento.

Perché diamine non riusciva ad avere un discorso normale con lei? Perché non riusciva ad essere sincero con lei e dirle chiaramente quanto fosse importante?

Perché non riusciva a trattarla come meritava?

Si sentiva incredibilmente sfinito. Da quando gli altri se n'erano andati, lasciandoli da soli, non aveva fatto altro che vegliarla. Senza avere la forza di staccare gli occhi da lei nemmeno per un secondo, per paura che svanisse se solo avesse distolto lo sguardo.

Si era seduto nella scomoda sedia a dondolo di April e Casey, per ore, ed era rimasto così, in silenzio, teso e pensieroso.

Poi lei aveva iniziato a urlare e dimenarsi nel sonno, fino ad arrivare a piangere, urlando parole in quella lingua che non capiva, ma che aveva iniziato ad amare, e poi il suo nome, piena di paura; si era alzato all'istante, per andarla a svegliare, preoccupato da morire. Poteva sentire ancora la sensazione delle sue lacrime calde sulle mani.

Si sentiva in colpa e inutile.

Isabel aveva dovuto sopportare infinite torture per proteggerlo. E lo aveva fatto senza battere ciglio, senza rassegnarsi, senza cedere mai, senza un ripensamento; nonostante l'immenso dolore, il sangue, la disperazione, non aveva mai lasciato andare nemmeno un fiato.

Perché lo amava. Incredibilmente. Assurdamente.

Perché diamine una come lei si era innamorata di lui?

Un debole tonfo arrivò dalla stanza alle sue spalle, allarmandolo. Si alzò in fretta, poggiando le mani contro la porta.

Isabel?” chiamò, preoccupato. Non gli arrivò nessuna risposta.

Isabel?” continuò, ancora più spaventato.

Se non rispondi butto giù la porta!”

Sto bene! Piantala di farmi la posta fuori! È imbarazzante!” rispose la voce di lei, attutita dalla distanza e dalla solida porta del bagno.

Sospirò, poggiando la fronte contro la superficie, sollevato.

Poi lei si lasciò scappare uno strillo e sentì di nuovo un rumore cupo e tutta l'ansia di prima ritornò con prepotenza. Non si prese nemmeno la briga di chiamarla o avvisarla, in quel momento: girò la maniglia ed entrò, con urgenza.

Isabel diede un altro strillo e si rannicchiò sul fondo della vasca, abbracciando le gambe nude per schermarsi da lui. Per terra, vicino alla porta, giacevano scomposte la maglia, una grossa pila di garze e il suo intimo.

Cosa stai facendo?” le chiese, immobile sull'uscio, sorpreso di trovarla completamente nuda.

Tu cosa stai facendo! Non puoi entrare così nel bagno! E se fossi stata... e se... non puoi, insomma!” gli urlò contro, rossa di vergogna.

Afferrò un flacone di shampoo alla sua destra e provò a lanciarglielo contro per smuovere la sua apparente paresi, ma le cadde di mano e sbatté con un tonfo sul pavimento.

Lei lo guardò per un secondo, sconfitta, poi lasciò andare le spalle tese e poggiò la testa sulle ginocchia.

Voglio solo fare una doccia e lavare via... tutto” mormorò stancamente.

Quel 'tutto' lo colpì particolarmente. Isabel non si stava riferendo a sporcizia o sangue: stava parlando dei ricordi. In un desiderio inconscio di liberarsene voleva lavarli via, come se l'acqua potesse davvero detergere tutto il dolore che si portava dentro.

Tutto a causa sua.

Ti do una mano” disse con sua stessa sorpresa.

Isabel sollevò il capo e lo osservò sconvolta.

Certo che no!” ribatté oltraggiata, stringendo ancora più forte le gambe per ripararsi.

Raphael si appoggiò per un secondo allo stipite e contò fino a dieci, prima di risponderle. Non voleva litigare con lei, non voleva continuare a mostrarle solo il suo lato insofferente.

Non sei in grado di farlo da sola. Le tue braccia sono ferite e deboli... hai bisogno di un aiuto.”

Ma... non...”

E non è che non ti abbia mai vista nuda” continuò imperterrito, staccandosi dalla porta e avvicinandosi alla vasca, con pochi passi decisi.

Isabel arrossì ancora più violentemente e lo fissò atterrita accostarsi sempre più, indecisa su come reagire.

Lui si inchinò, portando il viso alla sua altezza.

Ti ho vista anche ieri, mentre ti medicavo” rivelò, poggiato contro il bordo della vasca, godendosi con insolito piacere sadico il suo imbarazzo sempre più evidente. Probabilmente, se lei avesse reagito sempre così, avrebbe continuato a lanciarle frecciatine.

La ragazza slacciò un momento le braccia e guardò verso il basso, verso la lunga cicatrice che le attraversava il busto, dividendolo quasi a metà in verticale; era vero, Raphael l'aveva vista nuda, l'aveva baciata, l'aveva curata.

Si rannicchiò di nuovo, stringendo le braccia per nascondere il seno, cercando di farsi più piccola possibile e sparire.

Non voglio comunque il tuo aiuto. Per favore, vai fuori” esalò debolmente, girando il viso, considerando il discorso chiuso.

Il braccio di Raphael le passò davanti e girò la manopola della doccia, repentino: un getto improvviso cadde su di loro, strappandole un gridolino.

È gelata!” urlò sorpresa, chiudendo gli occhi per proteggerli dall'acqua che le cadeva addosso.

Raphael rise, poi giocò un po' con la manopola, aggiustando la temperatura. Lei aprì gli occhi per mandargli un'occhiataccia, ma le gocce d'acqua si impigliavano alle ciglia, rendendole pesanti.

Puntellò i piedi sul fondo della vasca e girò su sé stessa, dandogli le spalle.

Sei maledettamente cocciuto.”

Raph avrebbe voluto risponderle che nemmeno lei era molto accondiscendente e docile, ma era stato distratto alla vista della sua schiena: era completamente coperta di cicatrici e tagli, i più nuovi aperti sopra quelli vecchi, che erano solo parzialmente rimarginati.

L'acqua tiepida della doccia scendeva in rivoli sul corpo di lei, macchiandosi di rosso lì dove le ferite si erano riaperte.

Tremò, furiosamente, mentre con gli occhi seguiva il reticolato di carne e sangue, sempre più arrabbiato.

Ci poggiò una mano sopra, con delicatezza, e Isabel sobbalzò dalla sorpresa, come se solo nel momento in cui lui l'aveva toccata si fosse ricordata delle profonde ferite che le martoriavano la schiena.

Provò a divincolarsi, a nascondersi con ancora più veemenza, ma le mani di Raph le artigliarono le spalle per fermarla, con dolcezza eppure implacabilità.

Perché?” domandò, sconvolto.

Perché... perché non hai detto subito il mio nome? Perché ti sei fatta ridurre in questo stato?” sbottò, forse troppo rudemente, senza staccare il contatto che aveva con lei.

Isabel torse appena il collo, mandandogli un'occhiata di sbieco, tormentata e fosca.

Non voglio parlarne” sussurrò con tono cupo.

Non era ancora pronta a parlare di ciò che aveva dovuto patire, ma di certo sapeva che non poteva farlo con Raphael, in ogni caso.

Non poteva rivelargli che sarebbe morta piuttosto che tradirlo. Che era stato lui il pensiero fisso nella sua testa che le aveva impedito di impazzire. La sua voce che ripeteva il suo nome; i suoi occhi profondi, di quella notte lontana, ma incisa per sempre nel cuore; il sorriso beffardo che gli spuntava in viso quando qualcosa di inatteso gli si parava d'innanzi e lui ci si tuffava contro con tutta la sua energia, intrepido.

Non poteva dirgli che lo amava oltre ogni altra cosa al mondo.

Era meglio per lui essere ancora arrabbiato con lei. Era meglio se lo avesse fatto innervosire, allontanandolo ancora da sé.

Voglio guarirle. Tutte le tue ferite. Dalla prima all'ultima... anche quelle che non si vedono” lo sentì dire, in un bisbiglio roco.

Stava per ribattere negativamente, con foga e insofferenza, ma il tocco delle sue labbra contro la schiena la bloccarono: si posarono sulla sua pelle, delicate, centimetro per centimetro, scatenandole brividi e pelle d'oca.

Raphael baciò ogni taglio e cicatrice, anche se non poteva guarirle senza la sua magia, e le gocce d'acqua che finirono sul suo volto si unirono, come se fossero lacrime che esprimevano il dolore che sentiva alla sola vista delle sue ferite.

Isabel rimase ferma, impossibilitata a muoversi dal magone che l'attanagliava. Inghiottì a vuoto la sua sofferenza e la sua commozione per quel gesto e pianse, grata che lui non potesse vedere le sue lacrime, che cadevano giù assieme all'acqua scrosciante.







Note:

Salve a tutti!

Come state? Qua abbastanza bene, sono in via di guarigione, grazie per la premura! <3

La storia sta quasi per finire, mancano ormai 4 capitoli. Mi sento triste al solo pensiero. Ho trovato molto entusiasmo e affetto in voi.

Grazie davvero per ogni singola parola che mi mandate. Sono tutte dolcissime e tenere. Mi fate sempre sorridere di dolcezza.

Grazie per amare questa piccola storia.

In questo capitolo entra in scena Carl. Nel fumetto April e Casey non hanno figli, ma adottano Shadow, una bambina. Nella serie 2003, invece, hanno dei discendenti. Cody Jones, nel 2105 è il loro bis nipote o giù di lì.

Quindi hanno avuto figli. Ecco a voi Carl Jones... sì, so che con i capelli neri e gli occhi verdi sembra Harry Potter... XD

Vi mando un abbraccio, a presto.

*_____*

p.s: Buone feste pasquali!


  
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