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Autore: Delirious Rose    18/04/2014    1 recensioni
Tredicesimo anno del regno di Denev XVII: Suuritnom Calliram, quarto in linea di succesione al trono di Vernolia dei Mille Fiumi, conquistò e annetté il vicino regno di Agrirani, attirato dalle sue ricchezze e dalle vie commerciali che l'attraversavano. Tuttavia, non aveva ancora fatto i conti con quel popolo forse barbaro, ma fiero e fatto di indomiti guerrieri: vent'anni più tardi nominò come viceré il suo braccio destro, il comandante Hraustrion Relda, con il compito di annientare definitivamente quei ribelli che sfidavano il suo potere.
Questa è la versione semiestesa in cui accorperò le varie one-shot scritte finora
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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b VI a

 

 

Molti degli uomini che avevano seguito Hraustrion Relda ad Agrirani non avevano mai visto la neve o, se la conoscevano, era grazie a quelle rare occasioni in cui una coltre sottile ed effimera era caduta sulle pianure: forse quelli che erano nati nelle regioni settentrionali di Vernolia oppure quei pochi veterani ancora in servizio che avevano combattuto nella campagna di conquista di Suuritnias Calliram avevano un’idea di quello che avrebbe potuto essere l’inverno a Bordos. Furono sufficienti due o tre bufere per chiudere i passi per Vernolia e Dwerissi, e una settimana per rendere impraticabili la maggior parte delle strade del paese: inizialmente la neve fu accolta con una gioia quasi infantile, poiché quelle condizioni atmosferiche implicavano un riposo forzato, tuttavia, con il trascorrere delle settimane, l’umore e la salute degli uomini non facevano che peggiorare. A detta di Saba, quello era un inverno insolitamente rigido anche per i canoni agriranensi.

Costretti a limitare le attività alle sole esercitazioni nella corte del castello e a delle rare uscite in quei giorni in cui il tempo era meno rigido, i soldati di Vernolia si ritrovarono con molto, troppo tempo libero. Galas ne approfittò per approfondire la propria conoscenza dei vari mercanti che, come la sua famiglia, si occupavano del commercio di tessuti e pellami: dotato di un indole espansiva e amichevole, era una compagnia ben accetta nelle varie locande di Bordos, e la sua apparente generosità ben celava il suo interessamento in beni di lusso come la seta di ragno – di cui sperava riuscire a ottenere il monopolio per l’esportazione a Vernolia. Forse qualcuno era riuscito a leggere le sue vere intenzioni, poiché durante i festeggiamenti del Solstizio fu avvicinato da alcuni accoliti di quel fantomatico Principe: Galas sapeva che i rapporti della Gilda con la corte del Falcone erano diventati sempre più tesi, specialmente dopo l’epidemia di cinque anni prima, e sapeva che quella era una mossa azzardata. Era stato a suo modo onesto, rimarcando che non era altro che un Cavaliere Rosso e che in inverno non era facile far giungere un messaggio a Vernolia senza destare sospetti, eppure la Gilda era riuscita a venire a conoscenza delle intenzioni di quel Principe.

La locanda era situata sulla piazza del mercato ed era lì che la maggior parte del mercanti stranieri trascorrevano l’inverno a Bordos: Galas aveva usato come scusa il dover trasmettere ai servitori della sua famiglia alcune direttive che suo zio gli aveva inviato –non era la prima volta che capitava e, per questo, era una scusa che non destava alcun sospetto. Il Mercante-Cavaliere cenò con i servitori, pagando di tasca propria una mezza dozzina di giri d’idromele e, quando li vide sufficientemente allegri, si avvicinò con disinvoltura al grande camino, allungando le mani verso la fiamma per scaldarle: poco dopo, un altro avventore lo imitò, avvicinandosi abbastanza per parlare senza dover bisbigliare.

«L’inverno è particolarmente freddo, quest’anno,» disse l’avventore come se niente fosse.

Galas gli scoccò un sorriso cauto e rispose: «Ma il giorno dei nidi è vicino, la primavera non tarderà a venire e…» La sua voce si fece un po’ più flebile. «… e presto Passo Palandum sarà di nuovo praticabile.»

L’avventore si sfregò le mani, ricambiando il sorriso annuendo, poi si volse come per salutare qualcuno e, in quel movimento, urtò contro Galas. Qualcosa cadde con un rumore simile a quello dei boccali di peltro con cui gli avventori brindavano.

«Vi è caduto questo, messere,» rise Galas, indicando con il piede il cilindro che recava impresso lo stemma della Gilda dei Mercanti.

«Non conosco la lingua di Vernolia.»

Galas seppe fin da subito che quella era una menzogna, anche se non era in grado di dire perché. La sua espressione s’incupì e la sua voce divenne poco più di un sibilo.

«Troverete un interprete per il vostro Fratello Maggiore: la mia parte l’ho fatta e ora la mia priorità è fare in modo che questa bella testa resti saldamente sul collo. »

L’uomo strinse le labbra prima di congedarsi con un cenno del capo. Galas lo seguì con lo sguardo fino alla porta che conduceva al cortile posteriore della locanda e poi tornò a fissare le fiamme che danzavano: quando il messaggio era arrivato, nascosto in una missiva di suo zio, era stato tentato di leggerlo per sapere quale fosse il partito della Gilda. Non era stato facile domare la sua curiosità, almeno per avere un’idea più chiara di come agire, ma c’era riuscito: se quella lettera fosse caduta nelle mani sbagliate, lui avrebbe potuto dire in tutta onestà che non aveva nulla a che fare con le macchinazioni della Gilda. Sorrise, battendo le mani, e ordinò al cantiniere altro arrosto e altro idromele prima di tornare al suo gruppo.

 

 

Galas scivolò lungo il muro di cinta del castello con la sicurezza di una persona che non segreti, verso una porta secondaria che usavano tutti quanti per entrare ed uscire durante il tempo libero. Si bloccò, vedendo una lanterna danzare poco più avanti e si avvicinò cauto, per poi sorridere con una punta di trionfo quando riconobbe le due figure: insieme a Jonald, aveva visto crescere l’interesse di Heran per quella guaritrice e, nonostante che alla presenza del diretto interessato fingevano di non sapere nulla, avevano scommesso sui probabili sviluppi di quel sentimento. Galas riteneva l’amico un po’ maldestro in certe situazioni e, conoscendo la fama che avevano le ragazze di Agrirani, sperava che per una volta mettesse da parte la sua tendenza a comportarsi come un cavaliere senza macchia e senza paura.

«Credevo che voi guaritori aiutaste la gente.» La voce di Heran era un sibilo di rabbia e disgusto.

Perinni gli rivolse uno sguardo appena macchiato di stizza. «Anche se il Voltagabbana ti ha insegnato due o tre cose su di noi, continui a guardare me e la mia gente con gli occhi di un invasore che si crede investito da chissà quale diritto divino. Io non trovo sensato la vostra usanza di mettere nel talamo una ragazza non appena questa diventi fertile, è come mettere una spada in mano ad un fanciullo e gettarlo nella mischia: ma è una vostra usanza ed io non ho il diritto di criticarla.»

«Non è la stessa cosa.»

«Sì che lo è, in un certo senso: le vostre bambine forse sognano il giorno in cui conosceranno uomo, così come le nostre ambiscono di offrire il loro sangue per i Bivacchi.
«Noi non uccidiamo bambine.»

Galas ebbe l’impressione che, per un istante, il volto di Perinni si fosse insolitamente contratto in una smorfia di rabbia, ma forse era stato solo un gioco di luci e ombre. La voce della guaritrice fu come lo schiocco di una frustra.

«Ti aspetto fra dieci giorni a Piattapunta, tre ore dopo il sorgere del sole: potrai vedere con i tuoi stessi occhi come sacrifichiamo le nostre vergini, nidtou. Sempre che tu ne abbia il fegato.»

Galas attese che la giovane donna fosse andata via, prima di raggiungere Heran e posare un braccio sulle sue spalle.

«Hai i capelli troppo chiari per un agriranense, posso darti dell’estratto di mallo di noce a credito, ma per il colore degli occhi non posso fare niente, quindi conto sul tuo buon senso,» esordì con un sibilo malizioso.

Heran trasalì. «Non so di cosa stai parlando.»

«Heran Heran… la Porta dell’Orso non è la più adatta agli incontri galanti: io sono una persona discreta, ma non sai mai chi potrebbe passare da quelle parti. E qualcosa mi dice che la ragazza ti piace,» disse lasciandolo andare e guardandolo divertito, poi si protese verso di lui e sorrise con un luccicore malizioso negli occhi. «Starai via per tre o quattro giorni: approfittane e parlale. Ma non dimenticare che le ragazze di Agrirani sono alquanto facili e vanno bene giusto per un po’ di su e giù.»

Heran sbuffò cercando di nascondere l’imbarazzo che gli causava quel genere di commenti.

 

 

 

Note d’Autore

Seta di ragno:(Orb-weaver spiders): la tela di questi ragni, di un color giallo dorato, è usata per ricavarne una stoffa pregiatissima e rarissima.
Fratello Maggiore: titolo con cui è chiamato il Principe nella lingua du Agrirani.

Qui lo dico e qui lo nego: questo capitolo non mi soddisfa appieno: sarà per il raffreddore/influenza che ho preso, sarà perché N.2 ha rognato queste ultime notti, ma ho l’impressione che il personaggio di Galas sia un po’ opaco e che il suo punto di vista – il punto di vista di un mercante – sia quanto meno raffazzonato. Questo è un personaggio cui mi sono affezionata: è tutto sommato positivo e apporta una buona dose di  freschezza e, perché no, comicità nella vita di Heran: sa essere un buon amico, tuttavia è difficile capire se i suoi consigli siano disinteressati, perché Galas non fa nulla e non dice nulla se non vede un vantaggio per se stesso o la sua famiglia – e per corollario, la Gilda. Il suo è anche un punto di vista interessante, poiché permette di descrivere le vicende attraverso uno sguardo più realista e materialista: spero davvero di riuscire a dargli le lettres de noblesse nella versione definitiva di questa storia.

Per qualche settimana non aggiornerò: un po’ ho bisogno di staccare da questa storia, e un po’ perché ho bisogno di prepararmi psicologicamente a un fine settimana prolungato a Parigi. No, non sarà un viaggio di piacere con romanticherie e cuoricini e pucciosità varie ed eventuali (anche se non escludiamo una visita allo zoo di Vincennes coi piccoli) per cui degli incrocini fra il 15 e il 18 maggio saranno più che benvenuti.

 

Grazie a chi, non solo leggerà queste righe, ma lascerà anche un commento.

 

 

Kindest regards,

 

D. Rose

   
 
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