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Autore: Neverland98    18/04/2014    1 recensioni
-Chi sei, come ti chiami?- vorrei avere un tono sicuro, ma la voce mi muore in gola; così ne esce solo un verso strozzato.
Lui non sembra scomporsi, continua ad osservarmi con i suoi occhi glaciali. Non dev'essere molto più grande di me, eppure lo sembra. E' bellissimo, i suoi lineamenti delicati e la sua carnagione lattea lo fanno assomigliare ad un essere sovrannaturale. Ne sono subito attratta. -Mi chiamo Arden, ma non vedo come questo possa aiutarti a risolvere il tuo problema.-
Deglutisco a vuoto, i battiti del mio cuore mi rimbombano nelle orecchie. -Che problema?-
Arden sfodera un sorrisetto cattivo. - Come farai ad uscire da qui-
-Da qui dove? E' soltanto un sogno- mi sorzo di sembrare tranquilla.
-Dici davvero, ragazzina? E allora perchè non ti svegli- mi prende in giro.
-Lo faccio subito-
Serro le palpebre, smetto di respirare, stringo i pugni.
Ma non succede niente, lui è ancora davanti a me.
Questo non è un sogno.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                                           12. ONDE


I pensieri sono spiriti in movimento come le onde del mare
che fanno sentire la loro voce infrangendosi sulla riva.
Romano Battaglia

-Ben svegliata, Cecilia-

E' la voce di Arden la prima cosa che sento quando riprendo conoscenza. Dopo che la bestia si è dissolta sotto i miei occhi, sono stata travolta da un turbinio di immagini e di colori che mi hanno accecata.

Ricordo ancora con precisione i volti di Kerr, Damen e infine Arden che si alternavano sul volto del mostro e mi dicevano cose orribili. Sembra una stupidaggine, ma è stato difficile.

Le loro voci riecheggiano nella mia mente.

Ma so anche di essere stata più forte, di aver reagito. Di aver vinto.

E adesso, aprendo gli occhi, mi rendo conto che è mattina, e io sono stesa ai piedi di una quercia tra le braccia forti di Arden.

L'impatto con la luce del sole è così improvvisa che mi ci vuole un po' per mettere a fuoco la situazione, ma poi ci riesco. Vedo il viso bellissimo di Arden a pochi centimetri dal mio, e sono tentata di baciarlo, ma lui ha chiaramente detto che non devo farlo mai più.

-Grazie...- mormoro insonnolita, sfuggendo di malavoglia alla presa delle sue braccia per mettermi seduta. -Quanto tempo ho dormito?- domando.

-Due giorni- mi comunica in tono pratico.

Due giorni.

Non ho mai dormito così tanto in tutta la mia vita, giuro. Eppure il sonno è il mio migliore amico, certe volte durante le vacanze mi sveglio anche alle due del pomeriggio.

Ma due giorni... Non credevo fosse possibile!

Ma già, neanche entrare in un sogno è possibile.

-Due giorni- ripeto più lentamente. Non riesco a crederci, forse dirlo ad alta voce mi aiuterà ad accettare l'idea.

-Già, ma c'era da aspettarselo- mi tranquillizza Arden.-Anzi, sinceramente non ero neanche certo che saresti riuscita a sconfiggere il mostro- dice fissando un punto imprecisato davanti a sé.

Che odio, perchè mi sottovalutano sempre tutti?

Sto per rispondere qualcosa di piccante, ma lui mi blocca.-Quindi, complimenti. Sei stata bravissima, e ti chiedo scusa per aver dubitato di te- mi guarda e sorride.

Tutti i propositi di vendetta si sciolgono come neve al sole.

Arrossisco fino alla punta delle orecchie. Vorrei ringraziarlo, ma decido di essere dura, così mi limito ad annuire.

-Bene, allora- si gira piano verso di me e mi abbraccia. Io mi blocco, sorpresa dal gesto, ma poi ricambio e quando con le mani gli tocco la schiena, mi accorgo che i muscoli sono contratti. Deve essere in imbarazzo.

Mi chiedo perchè un ragazzo come lui, bellissimo, intelligente, abbia tanti problemi a baciare o anche ad abbracciare una ragazza. Se l'ho creato io, dovrei saperlo. Ma non lo so, quindi un altro punto a favore della reale esistenza di Arden. Sì, lo so, lo so che reale o no non possiamo stare insieme. Ma potremmo vederci ogni tanto.

Comunque, non ho il tempo di fantasticare a lungo. Arden mi lascia andare, e le sue guance sono attraversate da un leggero rossore. Avevo visto giusto. Sorrido sotto i baffi e aspetto che dica qualcosa.

Non devo attendere molto.

-Cecilia, vorrei che avessi più tempo per goderti la vittoria, ma non è così.- il suo sguardo è tornato serio.-C'è ancora tanto da fare. Dobbiamo raggiungere il Castello, e ci aspetta tanta strada. Anche se grazie a te non incontreremo più grosse difficoltà- si alza in piedi e mi porge una mano per aiutarmi. Io accetto.

E' strano, c'è una luce nuova nei suoi occhi quando mi guarda. E' come se l'idea che si era fatto di me fosse cambiata di colpo, e lui adori quella nuova. Non sono più una “ragazzina”, adesso sono Cecilia.

Magari la prossima volta che mi chiama per nome potrei dirgli di chiamarmi Lia, in fondo si è meritato questo privilegio. E mi accorgo a malincuore che ormai il mio soprannome non è più riservato ad alcuni amici, ma dopo che anche Damen e i suoi amichetti (di cui io non so nemmeno il nome) hanno il diritto di usarlo, allora vale la pena rivelarlo a chiunque.

Riprendiamo il cammino, questa volta l'uno accanto all'altra. Prima Arden non mi permetteva di affiancarlo, io ero sempre dietro di lui, al riparo.

Adesso invece mi chiede addirittura dei pareri del tipo “secondo te è meglio da qui o da lì?”, oppure “che dici, ci fermiamo sotto quest'albero o quello più in là?”, e io mi godo al meglio il privilegio, conscia di essermelo guadagnato con le mie forze.

Proseguiamo a lungo, sotto il sole cocente. Mi sono accorta che in questo posto c'è una grandissima escursione termica tra il giorno e la notte; la mattina e il pomeriggio ci si scioglie, la sera si battono i denti.

E ho anche tanta fame, non ce la faccio più ad andare avanti con more e altri frutti di bosco. Vorrei uno di quei bei conigli che ogni tanto ci saltellano davanti, ma mi accontenterei pure di un piccolo scoiattolo preso tra i rami. E se proprio potessi scegliere, sceglierei quell'enorme cervo che poco fa ci ha attraversato la strada. Immagino vi starete chiedendo perchè non lo faccio, allora. Ma il problema è che non mi va di vedere come si uccide un animale, come lo si scuoia e lo si cucina. Io voglio solo mangiarlo. So che questo è un discorso molto incoerente, ma non è colpa mia. Io ho davvero fame! E allo stesso tempo non sopporto di vedere gli animali soffrire.

Vorrei che fosse Arden ad andare a caccia, ma temo che mi proponga di andare con lui, visto che ora mi considera grande e forte. E io per orgoglio accetterei anche, solo che poi rimarrei traumatizzata a vita.

Ho anche pensato di immaginare di trovare un arrosto con patate lungo la strada, magari su un vassoio d'argento; ma come ho scoperto a mie spese, non so perchè ma non ho il controllo su tutto.

Arden compreso.

Perciò stringo i denti e cerco di trarre il massimo nutrimento dai frutti che troviamo lungo il cammino, succhiandoli fino a quando non si sciolgono del tutto e ingoiando quel poco che rimane. In questo modo ci metto più tempo e mi sembra di mangiare di più. Sono patetica, non è vero? Ma l'essere umano è pur sempre un animale, e l'istinto di autoconservazione è insito in ognuno di noi.

Dopo ore di cammino, nonostante abbia dormito per due giorni di fila, sono comunque a pezzi. Arriviamo a un lago, e questa volta ho il buon senso di non tuffarmici dentro, anche a dispetto della sete. Piuttosto mi siedo sulla sponda e tiro su la gonna del vestito fino alle ginocchia, per poi immergere le gambe scoperte in acqua, Arden si siede accanto a me, ma senza toccare l'acqua. E' la prima volta che vediamo questo ruscello, è diverso dagli altri. Si espande tra le rocce marroni e i ciottoli, ma l'acqua non è fangosa e piena di alghe, al contrario. E' limpida e cristallina, e più in là c'è anche una piccola cascata che copre l'ingresso roccioso di una specie di tunnel.

Noto che anche Arden è sorpreso di trovarsi qui, e non è un buon segno.

Lui dovrebbe essere il mio Protettore, la mia guida. Dovrebbe sapere dove stiamo andando e come fare per arrivarci.

-Cosa c'è che non va?- gli chiedo, adesso non c'è più pericolo che non mi risponda.

-Niente. E' solo che... C'è qualcosa di strano in questo posto- è in piedi, si sta guardando intorno sospettoso.

-Che intendi dire?- gli chiedo, tirandomi su a mia volta. L'acqua fa uno “splash” assordante quando tolgo le gambe, in genere non fa così rumore.

-Attenta, Cecilia!- urla Arden, attirandomi a sé per un braccio. Stringe troppo e le sue dita mi fanno male, devo trattenere un urlo. Ma quando sono stretta a lui, comprendo quello che sta per succedere.

Quello che sta succedendo.

In un lampo nuvoloni grigi oscurano il sole, e il cielo si fa bianco come neve, diventando quasi accecante. Sono costretta ad abbassare lo sguardo.

Il terreno inizia a tremare con un rombo pazzesco, mi appoggio con la schiena al petto di Arden e ci sorreggiamo a vicenda per non cadere.

Equivarrebbe a morire, a questo punto.

Cavolo, non pensavo che l'acqua si fosse affezionata così tanto alle mie gambe. Avendolo saputo prima, le avrei lasciate a bagno.

Un tronco spessissimo si inclina e precipita a pochi passi da me, Arden mi solleva e mi sposta appena in tempo. Ben presto molti altri iniziano a fare lo stesso. Si aggiunge una pioggia di pietre e ghiaia, piccola ma tagliente come lame.

Io e Arden cerchiamo di spostarci, di scappare, di fare qualsiasi cosa, ma siamo come dentro una lavatrice, tutto trema troppo per permetterci di muoverci. E' la forza centrifuga, siamo incollati al terreno.

Il problema è che ad un tratto una spaccatura, molto simile a una crepa, lo attraversa, aprendolo a metà. Con gli occhi sbarrati, senza nemmeno la forza di urlare, vedo il nero del nulla nel quale potrei sprofondare da un minuto all'altro, e le lacrime mi rigano le guance. Non sono triste o patetica. Piangere è semplicemente il mio modo per scaricare la tensione. Anche a scuola succede, spesso durante i compiti in classe o prima delle interrogazioni.

Be', comunque qui si tratta di una cosa molto più grave.

Si tratta di restare viva.

Sono paralizzata, per fortuna Arden trova la forza di reagire e mi afferra una mano, trascinandomi -letteralmente- in mezzo all'acqua del lago che è l'unica cosa ad essere ancora intatta.

-Coraggio, Cecilia- mi incita, e io vorrei approfittarne per dirgli di chiamarmi Lia, ma probabilmente non è il momento più adatto.

L'acqua diventa più profonda ad ogni nostro passo, e la cascata dietro la quale c'è l'ingresso del tunnel sempre più lontana. Dobbiamo lottare contro le onde che cercano di separarci e di sbatterci contro gli scogli, ma Arden non cede. La sua mano è saldamente stretta alla mia.

Un'onda particolarmente alta mi trascina sul fondo.

Sono presa alla sprovvista e non ho il tempo di trattenere il fiato, quindi sento chiaramente l'acqua otturarmi le vie respiratorie e depositarsi nei polmoni. Annaspo e agito convulsamente braccia e gambe, nel disperato tentativo di riemergere o per lo meno di espellere l'acqua che mi blocca la gola. Qua sotto ho perso di vista persino Arden.

Non ce l'ha faccio più, mi manca il fiato. Con la forza della disperazione, cerco di risalire in superfice, ma ogni secondo nuove onde si accavallano sopra di me per buttarmi sempre più in profondità e io mi chiedo se questo più che un lago non sia un oceano. Non mi arrendo, ci riprovo.

Non importa se ogni muscolo del mio corpo mi implora di arrendermi, non lo farò.

Obbligo i miei piedi a darmi la spinta verso l'alto e apro e chiudo le braccia per arrivarci. Il dolore e atroce, il mio corpo ha bisogno di respirare, di prendere aria, ma non ci riesce. Non ci riesce!

Cerco di velocizzarmi, il cuore e i polmoni stanno per scoppiarmi.

Ogni parte di me duole, ma la ignoro.

So che nel momento in cui non arriva più ossigeno al cervello, il nostro corpo non riesce a svoglere nemmeno le funzioni più banali, come vedere, sentire e muoversi. Eppure sono completamente lucida, riesco a pensare.

E penso che mi manca poco, che ce l'ho quasi fatta.

Non importa cosa farò dopo, non so nemmeno se riuscirò ad uscire effettivamente dall'acqua; credo di no, e spero che Arden invece abbia avuto più fortuna, sia perchè ci tengo a lui, sia perchè così potrà darmi una mano ad uscire, e perchè no, praticarmi la respirazione bocca a bocca. Alzo lo sguardo, gli occhi mi bruciano e la vista inizia ad appannarsi, ma riesco comunque a riconoscere lo strato d'acqua che mi separa dall'aria, come una spece di telo di nylon.

Sì, sì!

Le onde si sono calmate, ce l'ho fatta, ce l'ho fatta!

Due bracciate e sono salva!

Sorrido, vittoriosa, felice, libera.

Allungo un braccio, la punta delle dita esce dall'acqua, e al contatto il vento mi sembra gelido e i polpastrelli rabbrividiscono, ma non mi dà fastidio.

Non ce la faccio più, ho bisogno di prendere aria. Aria. Aria!

Ancora un piccolo sforzo e ce l'ho fatta, manca poco e...

Neanche il tempo di finire il pensiero che un'onda fortissima, dieci volte più delle altre, mi riporta sul fondo in un secondo. E pensare che per arrivare dov'ero ci era voluto tantissimo.

A questo punto è inutile lottare, non ce la faccio più.

La vista mi si appanna, nel mio campo visivo appaiono tante stelline colorate, che poi vengono sostituite da macchie nerissime, come se qualcuno mi stesse schzzando con l'inchiostro di una penna. Sapete la scena della Carica del 101 in cui Crudelia ricopre Rudy d'inchiostro? Ecco, mi sta succedendo la stessa cosa.

Solo che io sto morendo.

Non sento più il dolore, non sento più niente. Semplicemente mi arrendo, smetto di combattere per la vita. Immagino che in questo momento dovrei pregare o pentirmi dei miei peccati o qualcosa del genere... Ma ho troppo sonno per farlo. Mi sto addormentando, dico a me stessa per rasserenarmi, anche se so che non è così.

Kerr, Lily, Sam, Chris, Pete, Mamma, Arden...

I loro volti – i loro sorrisi – sono i miei ultimi pensieri.

Spero che possano perdonarmi per averli feriti, spero che capiscano che tutto questo non è stata una mia scelta.

Ho sempre pensato che avrei vissuto di più, che la mia vita sarebbe stata migliore. Fino al mese scorso mi immaginavo sposata con Damen, vedevo i nostri cinque figli rincorrersi per il castello in cui saremmo andati a vivere, e io e Kerr che accompagnavamo i rispettivi bambini a scuola. Sarebbe stato bellissimo, e invece non diventerò mai maggiorenne, non mi sposerò mai... Ci sono un sacco di cose che non farò!

Sono furiosa.

Furiosa contro il destino, o l'Universo, o Dio o chiunque mi abbia fatto finire in questa situazione.

Vorrei piangere, ma il comando non arriva al cervello.

Posso quasi sentire il ronzio che fa mentre si spegne, come una lampadina fulminata che dopo aver lampeggiato per tanto tempo, decide finalmente di spegnersi.

Ed è quello che succede a me.

Adesso non vedo davvero più.

Il nero che mi circonda e totale, il sonno mi toglie tutte le forze.

Proprio come la lampadina, decido di arrendermi.

Chiudo gli occhi.

 

 

Ma salve! Stavolta ho aggiornato subitissimo e... eheheheheheheheh, non crediate che finisce qui! Per la nostra Lia le cose si mettono male, ma ... chissà! (faccina malefica)
Anyway, un grazie speciale alle 33 persone che seguono la storia (33, capite? *-*), le 18 che ce l'hanno tra i preferiti e le 6 che l'hanno messa tra le ricordate, siete fantastici!
Infine, un grazie ancora più speciale a PerfectStranger (senza di lei pubblicare questi capitoli non avrebbe senso) e tutte le altre meravigliose persone che recensiscono; il paradiso è anche per voi! <3

 

   
 
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