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Autore: Sothis    17/12/2004    0 recensioni
è la mia prima fanfic in assoluto... siate quindi clementi, per favore. Cercherò di aggiornarla almeno una volta ogni due settimane (ma che lo dico a fare , tanto poi so che nn ci riesco!)... Cmq sia, delle recensioni sarebbero gradite... Grazie mille!!! PS. credo che alcune cosette nn si rifacciano molto alla vera storia, io vi avviso....
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano quasi undici ore che erano partiti. Dai portali del tempio, Vega osservava suo zio, vestito con l’armatura dorata di Aries sorvegliare Lady Isabel, svenuta sui lucidi scalini di marmo che conducevano alla prima casa. Sospirò profondamente. Aveva qualcosa da fare prima che tutto finisse. Volse le spalle alla reincarnazione di Atena e ai suoi zii e si incamminò verso l’uscita della casa. Raggiunse i cavalieri che si erano riuniti all’uscita della casa di Pisces, l’ultima prima della dimora di Arles. Erano tutti stanchi e feriti, sebbene avessero negli occhi una luce nuova. -Siete arrivati fin qui cavalieri, i miei complimenti. Al suono di quella voce dolce e insieme distaccata i cinque ragazzi si voltarono, rimanendo a bocca aperta. Videro una ragazza alta, slanciata, di fisico asciutto, seppur formosa, con un viso affilato, dai tratti taglienti, contornato da capelli lunghi e lisci, neri come il manto di una pantera. Bella, era la prima cosa che tutti avevano notato, tutti meno Sirio, che era rimasto come ipnotizzato da quegli occhi dal contorno deciso, e dalle iridi verdissime, che conferivano ancora più forza d’attrazione a quello sguardo già intensissimo di per sé. -Chi sei? –chiese, squadrandola mentre si avvicinava. La ragazza sorrise, inclinando il capo in segno di saluto, senza però mai abbassare lo sguardo né staccarlo dagli occhi di Sirio. -Il mio nome è Vega, sono la nipote del grande Mur. Mi ha mandata qui per darvi una mano. -In che modo potrebbe darci una mano una donna? –chiese Pegasus, riavutosi dalla sorpresa. Vega si avvicinò al cavaliere greco, stendendo una mano davanti a lui -Guarendovi dalle ferite, tanto per cominciare –disse, sfiorando con un dito il viso del giovane. -Ma come? –Pegasus era rimasto interdetto nell’accorgersi che tutte le sue ferite si erano cicatrizzate e che non sentiva più dolore. La ragazza sorrise al suo stupore e passò oltre; guarì allo stesso modo Crystal, Andromeda e Phoenix, senza dire una parola, arrivata a Sirio, parlò. -Hai riacquistato la vista, cavaliere. Mio zio ne sarà contento. -Perché mai? Sono solo un semplice cavaliere. -Un semplice cavaliere che ha raggiunto il settimo senso e recuperato l’armatura di Libra? Inoltre sembra che mio zio ti abbia preso in simpatia. Sirio abbassò lo sguardo per un momento, sorridendo appena, quando lo rialzò disse -Ti devo la mia vita, sono in debito. Vega sorrise, stendendo una mano sul viso del cavaliere, rimarginando le ferite -Nessun debito, l’ho fatto perché mi era stato ordinato da mio zio. Detto questo si voltò, fece qualche passo, poi si fermò, volgendosi di nuovo versi i cavalieri -State per entrare nella dimora di Arles, che possiede al momento l’armatura di Gemini. Egli non è il vero signore dell’armatura, comunque, ne ha preso possesso con l’inganno. Non dovete perciò temerlo più del necessario. Sappiate anche che in lui albergano due animi, quello buono, e quello malvagio, che ha il sopravvento, non lasciatevi convincere dal suo comportamento. I cavalieri fecero per andarsene, quando Vega li richiamò indietro. -La morte di Arles appartiene già a qualcuno, ricordatelo. Mentre pronunciava quelle parole, Sirio notò un leggero luccichio sulla spalla sinistra della ragazza. Le si avvicinò e solo allora notò un lungo pendente terminante con un piccolo rombo vuoto e lo ricollegò con l’anello a fascia che le aveva visto all’anulare destro. -Sei una seguace di Vega! –esclamò tutto d’un colpo, facendo un passo indietro per la sorpresa. Anche la ragazza rimase attonita per qualche secondo, prima di sorridere -Sei molto perspicace, a quanto vedo. E hai anche un buon senso di osservazione. -Una spia! –gridò Crystal -Mi dispiace correggerti, ma noi non siamo spie. Ciò che ci interessa carpire dalle altre scuole è il loro pensiero, se poi riusciamo ad imparare anche le tecniche, beh, meglio ancora… -Ma le donne non possono essere ammesse nelle confraternite! –esclamò Pegasus –E a Vega non esistono sacerdotesse guerriere. -Effettivamente, sono fortunata ad avere uno zio così importante. Entrare non è stato difficile, anche se da quando sono stata iniziata non ho goduto di nessun trattamento particolare -Sai che fine fanno i seguaci di Vega se vengono scoperti? –le chiese minacciosamente Phoenix -Oh sì. Strano poi che il cavaliere di Vega debba collaborare con gli altri, non vi pare? Cadde un silenzio imbarazzante per i cavalieri, ma che la ragazza dello Jadir colse con un sorriso -Fareste meglio ad andare, Arles non rimarrà certo ad aspettarvi, sapete? I cinque ragazzi si riscossero, voltandosi e incamminandosi verso i grandi portali della dimora di Arles. Vega rimase ad osservarli, con un leggero sorriso dipinto sul volto, prima di portarsi una mano al ciondolo che le pendeva da collo //Ricordate ciò che ho detto, cavalieri. Arles spetta a qualcun altro.// Erano quasi riusciti ad ucciderlo, Arles era con le spalle al muro, l’armatura di Gemini era scomparsa, abbandonandolo, non aveva più difese, tuttavia non chiedeva né perdono né grazia. -E adesso muori. –sibilò Pegasus, caricando il suo colpo. Un fascio di luce lo precedette, colpendo Arles dritto al cuore e lasciandolo a terra, privo di vita. Nessuno si mosse per qualche secondo, poi i cavalieri si voltarono verso la direzione da cui era partito il colpo. Videro una figura avvolta nell’ombra, al cui fianco stava l’armatura di Gemini, risplendente di una luce propria. -Chi sei? Perché l’hai ucciso? –domandò Andromeda alla misteriosa figura. -Ve l’avevo già detto, la morte di Arles non spettava a voi… Vega apparve dall’ombra, reggendo l’elmo della sua armatura in mano. -Tu sei il cavaliere di Vega?! -Lo trovi tanto strano, Phoenix? –sul volto di Vega regnava sempre quel mezzo sorriso, che non lasciava intravedere nessun pensiero –Mi dispiace di avervi fatto aspettare, ma dovevo sbrigare alcune cose… -Come recuperare l’armatura di Gemini? –chiese Sirio, levando gli occhi verso la ragazza -Sì, anche. Ho il piacere di riferirvi che Lady Isabel si sta riprendendo. –rispose la ragazza, separandosi dell’armatura con un semplice gesto della mano e facendola ritornare nel suo scrigno: il ciondolo al suo collo. -Davvero? –il viso di Crystal s’illuminò d’un colpo, come quello dei suoi compagni -Sì, mio zio mi ha appena spedito un messaggio. Pegasus era rimasto sospettoso riguardo alla ragazza -Hai colpito Arles. Vega rise, di una risata argentina, che catturò l’attenzione di tutti i presenti -Anche tu devi averlo colpito, suppongo. Era piuttosto malconcio. -Potevi affrontarlo se desideravi ucciderlo. -Io non desideravo affatto ucciderlo. Almeno, sarei sopravvissuta anche se non avessi fatto… -concluse con un sorriso sornione la ragazza -Allora perché l’hai colpito? –il tono di Sirio era noncurante, ma la ragazza aveva capito benissimo che il cavaliere era interessato alla risposta -Aveva tradito la scuola di Vega, reato punibile con la morte. -Ma che dici?! Arles non aveva niente a che fare con Vega, era un maestro dell’isola della Fenice. –Phoenix cominciava a perdere la pazienza. -No, ti sbagli. Arles era un iniziato di Vega. Anni fa provò a recuperare l’armatura che ora io custodisco, ma non vi riuscì, così se ne andò. Niente di strano, fino a qui, Vega non punisce chi decide non far più parte della sua confraternita; chi ne esce, comunque, non ha il permesso di partecipare ad altre confraternite di questo tipo e Arles è entrato in quella della Fenice… -Come l’avete scoperto? Nessun seguace di Vega è mai tornato dalla mia isola. Vega sorrise -Già, l’ho sentito dire… Ma quelle teste impalate sui cancelli interni sono di pessimo gusto, sai? Suppongo siano tutti seguaci di Vega e traditori… Phoenix sgranò gli occhi -Ci sei stata! Ma come…? -Ti sorprenderesti se ti dicessi come, è una cosa così banale… Ci sono rimasta per sei mesi, comunque, dopodiché Arles mi ha sferrato il suo pugno diabolico. Così l’ho riconosciuto, il suo ritratto è rimasto appeso fino a poco fa nel palazzo di Vega, tra quelli degli allievi più meritevoli. -Non sei morta… Ti ha colpita perché ti aveva riconosciuta? -No, assolutamente. Quando arrivai a Vega lui era già partito… Mi colpì perché aveva bisogno di svago… Una domanda di Sirio interruppe il discorso -Qui abbiamo tutto il tempo che vogliamo? Intendo dire, nessuno ci può raggiungere e vendicare Arles? -No, assolutamente. Possiamo restare qui quanto vogliamo. -Allora, mi chiedevo se tu potessi dirci come si svolge l’addestramento a Vega. La ragazza lanciò un’occhiata interrogativa al cavaliere del Dragone -Perché ti interessa? -Perché tu dici che voi non siete spie… allora voglio capire come pensate voi. Vega sorrise brevemente -D’accordo, come desideri. Infondo, lo devo un po’ a tutti voi… Allora, quando si entra a Vega, si iniziano subito gli allenamenti. Per i primi due giorni, dei maestri tatuatori osservano le matricole, il modo in cui combattono e reagiscono, cose di questo genere. Al termine dei primi due giorni, ad ogni aspirante iniziato viene fatto un tatuaggio, alla maniera antica, che è molto dolorosa. I maestri tatuatori scelgono il posto dove farlo e il simbolo da tatuare in base a ciò che hanno capito dalla personalità d’ognuno. Se l’iniziato si comporta con coraggio durante la prova, resistendo al dolore, allora viene consacrato a Vega e può accedere ai corsi, altrimenti, il tatuaggio viene cancellato e il ragazzo rispedito a casa. -Tu dove hai il tatuaggio? –chiese Pegasus, che aveva ascoltato il racconto con molto interesse Vega si tolse la corta giacca bianca che aveva indossato fino a quel momento sopra degli aderenti pantaloni neri, lasciando scoperto il busto, coperto da un’ampia canotta, la cui spallina sinistra le scivolò sul braccio; fatto questo, si girò, indicando con il dito il tatuaggio sulla spalla sinistra. Era davvero ben fatto, rappresentava una pantera e un falco in combattimento fra loro. -Bello davvero. –commentò Crystal –Ho già visto la mano che l’ha fatto, però. I tratti del disegno mi sembrano familiari. Vega sorrise, girandosi nuovamente verso i cavalieri -Una settimana dopo l’iniziazione, gli allievi possono decidere di partecipare ad una gara per diventare allievi del Maestro di Vega, che accoglie un solo pupillo, mentre gli altri devono dividersi tra gli istruttori minori. Ci sono dei bei vantaggi a diventare allievi del Maestro. Innanzitutto, si è da soli, quindi ci si può soffermare di più sulle tecniche in cui si trova difficoltà, poi si ha la possibilità di uscire dai confini di Vega prima del sesto anno, anche se non si ha il permesso di recarsi dai propri cari, cosa che è proibita finchè non si conclude il periodo di allenamento. La gara consiste in un percorso da superare e in una prova imposta dal Maestro… Non è necessario che qualcuno diventi l’allievo del Maestro, naturalmente, può capitare che nessuno riesca a superare le prove, nel compenso, quando il Maestro ha il suo allievo, non ne richiede altri finchè egli non è giunto alla fine del suo addestramento e anche più a lungo, se desidera. -Nel tuo anno qualcuno è diventato il pupillo del Maestro? -Sì, Andromeda. -Chi? La ragazza sorrise, soddisfatta -Io. -Però! -Grazie dell’apprezzamento, Phoenix. Comunque, quasi ogni anno è scandito da prove. Durante il primo, gli iniziati devono superare una prova di resistenza in ambienti estremi… -In altre parole? –chiese Crystal -Ti seppelliscono in una bara di ghiaccio, in cui devi resistere per 24 ore. Ci si può ritirare, ma alcuni peccano d’orgoglio e muoiono assiderati… Chi supera la prova riceve il permesso di portare il pendente di Vega –così dicendo si sfiorò il lungo orecchino d’argento –anche se chi fallisce non è assolutamente bandito, può decidere di rifare la prova o di lasciarla perdere. Il secondo anno si deve affrontare un percorso con il solo aiuto di una catena da combattimento come quella di Andromeda. In sostanza, bisogna dar prova di saperla comandare, se si ha successo, si riceve il permesso di forgiarsi l’anello di Vega. –disse, sfiorandosi l’anulare destro –Il terzo anno viene mostrato il colpo segreto, quello che avete visto colpire Arles, per la precisione, la Luce di Vega. Questo colpo viene mostrato una sola volta agli allievi dal Maestro, che fino al settimo anno si dedicano ad impararlo. -Da soli? -Esatto, da soli. All’inizio del sesto anno, gli iniziati sono liberi di partire per raggiungere i luoghi di alcune confraternite, possono stare via fino a metà del settimo anno di addestramento. Esattamente nel giorno in cui Vega si avvicina di più all’emisfero settentrionale, la gara per il possesso dell’armatura ha inizio. Come quella per avere il Maestro come istruttore, non è detto che qualcuno riesca a vincere. La gara mette insieme tutto ciò che si può imparare non solo a Vega, ma anche all’interno delle altre confraternite. Consiste in un percorso, che sbuca nell’arena, dove si tiene un torneo, il vincitore (o i vincitori) del torneo entrano a palazzo e provano il loro colpo sul Maestro (non fate quella faccia, è previsto anche il controllo del colpo, se il Maestro venisse ucciso, la prova sarebbe fallita, e poi io l’ho guarito), infine, lo scrigno dell’armatura appare. Bisogna comunque aprirlo…Beh, è necessario sacrificare la cosa più preziosa che si ha allo spirito dell’armatura. Se il sacrificio viene considerato congruo al valore dell’armatura per il suo spirito, allora, lo scrigno si apre e l’armatura va’ all’iniziato. Il cavaliere di Vega diventa anche il signore della confraternita e del territorio che essa controlla. -La gara per l’armatura sembra un insieme delle prove che gli altri cavalieri superano per essere investiti della loro… -osservò Sirio -Sì, è esatto. -Ma, Sirio, tu ci hai detto che per trovare lo scrigno hai cambiato il corso di una cascata… -Sì, Pegasus, ma ho anche sacrificato qualcosa al Dragone. Non ve l’ho raccontato perché preferisco non parlarne. -Perché non dovresti… -iniziò Andromeda, rivolto al cavaliere del Dragone -Queste –riprese Vega, non dando modo ad Andromeda di finire la domanda e quindi a Sirio di rispondere –sono le prove che tutti sostengono. I diversi maestri poi sottopongono i propri allievi ad altre di loro ideazione. -Tu a che altre prove sei stata sottoposta? –chiese Crystal, curioso di saperne di più Vega sorrise -Sarà meglio andare. Mio zio attenderà un rapporto preciso, e a lui non piace aspettare.
  
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