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Autore: Sothis    16/12/2004    1 recensioni
è la mia prima fanfic in assoluto... siate quindi clementi, per favore. Cercherò di aggiornarla almeno una volta ogni due settimane (ma che lo dico a fare , tanto poi so che nn ci riesco!)... Cmq sia, delle recensioni sarebbero gradite... Grazie mille!!! PS. credo che alcune cosette nn si rifacciano molto alla vera storia, io vi avviso....
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sangue stava scorrendo sulle due armature, abbandonando il suo corpo assieme alle sue forze, la vista cominciava già a rabbuiarsi, mentre cadeva in uno stato di profondo torpore… non si accorse di essere caduto a terra, né di essere stato soccorso dal grande Mur, che l’aveva trasportato su un letto all’interno del palazzo: Sirio il Dragone stava sognando. Un sogno davvero strano, per la verità. Il giorno che era diventato cavaliere… //“L’armatura giace sotto la cascata” gli aveva detto il Maestro dei Cinque Picchi “Usa il colpo del drago nascente e solleva le acque, solo così avrai l’armatura.” Sirio ci aveva provato innumerevoli volte, senza successo . " Ora basta ragazzo! Nessun uomo è in grado di fare certe cose, ma tu non sei un uomo comune, sei un cavaliere dello Zodiaco! La tua è indolenza! Cinque anni di esercizio e disciplina non ti hanno insegnato niente. Coraggio, muta il flusso di quelle acque, lo puoi fare, Sirio, fai in modo che la cascata si innalzi verso il cielo, il tuo potere è superiore alla forza di gravità!" lo aveva rimproverato, e alla fine, Sirio ce l’aveva fatta: la cascata si era innalzata verso l’alto e lui aveva potuto prelevare lo scrigno dell’armatura del Dragone dal letto del fiume, l’acqua della cascata aveva poi ripreso il solito flusso. Lo scrigno ancora non si apriva. “Perché l’armatura ti scelga devi essere disposto a sacrificare qualcosa di prezioso.” Lo aveva avvisato il Maestro “Prendi la cosa più preziosa che possiedi e che sei disposto a sacrificare per essere cavaliere e dalla al Drago!” Sirio ci aveva meditato sopra, poi si era praticato un profondo taglio sul palmo della mano “La cosa più preziosa che ho” aveva detto “è la vita. La sacrifico per essere cavaliere” aveva stretto il pugno e il sangue caldo era colato sullo scrigno, che si era aperto in un fascio di luce. “Maestro, ce l’ho fatta!” aveva esclamato “Bravo, Sirio! Sono orgoglioso di te” non aveva prestato molta attenzione a ciò che il Maestro stava dicendo, poiché aveva scorto qualcosa brillare attraverso la cascata. “Maestro, ho visto qualcosa…Sembravano degli occhi.” “Occhi? Nella cascata?” “Sì, Maestro. Degli occhi verdissimi, con uno sguardo che sembrava trapassare l’anima…Può essere un seguace di Vega!” “Nella cascata? Non credo proprio, ragazzo. E se quegli occhi erano belli come dici, potrebbe essere stata una ninfa delle acque, ce ne sono tante qui intorno.” Sirio era rimasto dubbioso, ma si era diretto verso la riva del fiume, senza indagare oltre. Fatto era che non aveva mai dimenticato quello sguardo intenso, che l’aveva rapito per pochi istanti…// Sirio scosse la testa, schiudendo gli occhi. Avvolti in una densa nebbia bianca vi erano due occhi di un verde profondo, dallo sguardo talmente intenso che sembrava leggerti dentro…La vista si rabbuiò di nuovo mentre si riaddormentava. Al suo risveglio, trovò il grande Mur seduto al bordo del letto dove dormiva. -Ben tornato fra i vivi, Sirio. Ti sei ripreso in fretta. Il ragazzo scattò a sedere, provando subito dopo una fitta lancinante alle tempie che lo costrinse a ridistendersi. -Fai piano, hai perso molto sangue. –disse ancora la voce flautata del padrone del castello. -Cosa è successo? –domandò il ragazzo -Hai versato il tuo sangue per riparare le armature, poi sei svenuto. A dire la verità sei stato ad un passo dalla morte. Di colpo, Sirio si ricordò degli occhi che aveva visto al suo primo risveglio. -Sono rinvenuto una prima volta per pochi istanti… Ho visto degli occhi, chi c’era accanto a me? Il grande Mur sorrise -Era Vega, mia nipote. Lei ti ha guarito ed ha riparato le armature. -Le devo la mia vita…Dov’è? -Chi lo sa? Lei è come il vento. -Dovete amarla molto per parlarne con tanto affetto. -Sì, infatti. Sua madre è morta quando era molto piccola e suo padre l’ha abbandonata. Gli ho fatto da padre da quando aveva tre anni. -Ora quanti anni ha? -Sedici, uno in meno di te, se il tuo Maestro tiene bene il conto… -Lo conoscete? -Diciamo che siamo amici di vecchia data. Parlare con il grande Mur era piacevole, aveva la rara capacità di farti sentire un suo pari, ma la sua armatura e lo scontro decisivo contro Phoenix gli apparvero alla mente. -Devo andare! Pegasus non può sopravvivere senza la sua armatura e io devo aiutare gli altri! -Mio fratello è già andato a consegnare l’armatura al tuo amico, quando tornerà ti trasporterà fino al campo di battaglia. Intanto vestiti. Il grande Mur sorrise ancora e uscì dalla stanza, lasciandolo solo. Il cavaliere si alzò dal letto, raggiungendo un grande specchio a figura intera posato sul muro. Si guardò. Era a torso nudo, i pettorali e gli addominali sembravano cesellati nell’incarnato di un leggero color ambra del ragazzo, le spalle erano robuste e ampie, ma non tanto da contrastare con la vita sottile, il viso affilato era impreziosito da due occhi grandi e allungati, di un bel verde scuro, contornato da lunghe e folte ciglia. Si girò di schiena, scostandosi i lunghi capelli, simili ad una cascata di seta: il tatuaggio del dragone che partiva da sopra le scapole, fino a raggiungere la fine della spina dorsale stava pian piano riacquistando colore. Il ragazzo sorrise, la morte era ancora lontana. Si infilò poi la lunga camicia con spacchi laterali e l’abbottonò. Il quel momento Kiki irruppe nella stanza, incredibile credere che quello che ai suoi occhi sembrava un bambino di cinque anni ne avesse più di trecento. -Sei pronto, Sirio? –domandò vivacemente Il ragazzo non rispose, comandò all’armatura di adattarsi al suo corpo con un cenno del capo e rimase qualche secondo in ascolto. -Ė perfetta. –mormorò alla fine –Molto più leggera e manovrabile di prima Il ragazzino rise -Per questo mio fratello ha chiesto a Vega di ripararla, lei cura molto il peso e la maneggiabilità delle cose… Sirio rimirò ancora l’armatura, i parastinchi, il corto gonnellino di protezione, i pettorali, le spalline, i polsini, lo scudo, tutto brillava alla luce del sole ed era percorso da un’energia elettrica, viva, come non ne aveva mai sentite. -Andiamo, Kiki! Ho già fatto aspettare troppo i miei amici. I due si incamminarono per un lungo corridoio, al fine del quale vi era una grande balconata, il grande Mur era appoggiato alla ringhiera. -Buona fortuna, cavaliere, è stato un onore, conoscerti. -L’onore è stato mio, signore. Vi ringrazio. Sorridendo, il grande Mur guardò il ragazzo e Kiki disparvere nel nulla, poi si girò a guardare l’orizzonte. -Chissà come andrà a finire –mormorò soprappensiero. Diversi mesi erano passati dalla vittoria riportata contro Phoenix, che si era poi unito ai cavalieri, poiché infondo era di animo buono. Ma per qualche strana ragione, il grande sacerdote di Atena, Arles, aveva condannato i cavalieri dello Zodiaco e Lady Isabel come nemici di Atena, sguinzagliandoli contro i temibili cavalieri d’argento… Il grande Mur passeggiava irrequieto nella grande sala delle udienze del suo palazzo, simile ad una grossa pantera in gabbia. Sirio si era accecato pur di sconfiggere il cavaliere della Medusa e salvare i suoi compagni, ma ora era praticamente indifeso…Perché gli importasse tanto di quel ragazzo poi, non lo sapeva neppure lui, anzi, forse sì. Vega, sua nipote, apparve sulla grande scalinata che conduceva agli appartamenti superiori -Mi hai chiamato, zio? -Sì, voglio che tu vada ai Cinque Picchi. -Ai Cinque Picchi? –la voce leggera di Vega era percorsa da una nota interrogativa –Perché? -Il cavaliere del Dragone è diventato ceco, questo lo sai. Desidero che tu lo sorvegli…Non voglio che gli accada niente. -Ai Cinque Picchi è protetto, zio… -Voglio anche vedere come reagisce a questa situazione, ad essere sinceri…va’, per favore. -D’accordo –rispose Vega dirigendosi verso l’uscita –Strano però che tu ti sia preso tanto a cuore quel ragazzo… -Vega! –chiamò il grande Mur Gli occhi della nipote incontrarono i suoi -Stai attenta. Lo sguardo di Vega si raddolcì, prima di sparire dalla sua vista. Erano quasi due giorni che lo osservava, e in quei due giorni Sirio non aveva fatto altro che meditare. Mangiava e dormiva a malapena, non gradiva nemmeno la compagnia di Fiore di Luna, non reagiva a niente. Vega, sdraiata a pancia in sotto su una roccia sopra il cavaliere, lo capiva perfettamente; stava passando un periodo difficile e aveva bisogno di ritrovare le sue capacità. Perdere la vista non era facile, soprattutto se ci si affidava principalmente ad essa. Ad un certo punto, il cosmo di Sirio cambiò, si fece più intenso, una grande aura azzurrina lo circondò completamente, abbagliando la giovane per pochi secondi, poi scomparve. Il ragazzo si alzò dalla sua postazione e si diresse verso la cascata, seguito dall’alto da Vega. Entrato nell’acqua fino alle ginocchia, il ragazzo chiamò -Kiki, lo so che sei lì. Il piccoletto apparve da dietro una roccia, un po’ imbarazzato -Vedo che ti sei ripreso, bene! Sono content… -Fammi un favore –lo interruppe Sirio –Raccogli delle pietre e lanciamele contro, cambia direzione se riesci. -Ma…Sirio, sei sicuro? -Perfettamente. Cosa aspetti? Kiki fece come gli era stato ordinato, Sirio cominciò a schivare le pietre, affidandosi agli altri sensi, usando l’ agilità acquistata dopo anni di allenamento. Il maestro dei Cinque Picchi lo osservava da riva, in compagnia di Fiore di Luna. -Sono davvero orgoglioso di quel ragazzo –disse il vecchio –Non si è arreso. Presto potrà riprendere il suo posto tra i cavalieri di Lady Isabel. -Pegasus gli ha mandato dell’acqua proveniente dallo Jadir che potrebbe guarirlo, non è il caso di dirglielo? –domandò Fiore di Luna, senza staccare gli occhi dal ragazzo -Dopo, lasciamolo allenare. Sta facendo un ottimo lavoro… E poi, l’acqua miracolosa non può fare alcunché se non è supportata dalla volontà di guarire. //Ha una volontà di ferro// pensò Vega, appiattita contro una roccia per non farsi scorgere //Ammirevole, ammirevole davvero.//. La ragazza osservò il ragazzo allenarsi per un’ora, due, tre. Poi finalmente si interruppe e venne raggiunto dal Maestro e Fiore di Luna. Gli stavano porgendo qualcosa, probabilmente l’acqua miracolosa che Pegasus aveva preso dallo Jadir… Vega si sporse un po’ di più dalla sua postazione, provocando una leggerissima frana, appena percettibile dall’orecchio umano. Vide Sirio volgersi di scatto verso di lei. -Chi c’è? –domandò con voce chiara. -Io non vedo nessuno… -disse Fiore di Luna –Sarà stato un animale selvatico… -No, era qualcuno, ne sono sicuro. Da giorni ormai mi sento degli occhi puntati addosso... e non è uno sguardo comune. -Forse è solo una ninfa… -Le ninfe non provocano piccole frane, Maestro, loro sanno volare. Il cavaliere iniziò a salire il ripido pendio, avvicinandosi sempre di più a Vega, che non osava muoversi per non farsi scoprire… era vicino, troppo vicino, ancora un passo e avrebbe avvertito il suo respiro… Sirio si voltò velocemente, come se avesse avvertito qualcosa. -I miei amici… -lo sentì mormorare e poi, a voce alta –Non posso più rimanere qui, Maestro. Devo raggiungere i miei compagni. Saltò giù dal picco con agilità, per poi inchinarsi al Maestro, abbracciare Fiore di Luna, prendere lo scrigno contenete la sua armatura e cominciare a correre a tutta velocità. Vega tirò un sospiro di sollievo. Sapeva dove stava andando, e lì doveva andare anche lei… Anche se sarebbe arrivata prima. -Kiki! –sibilò a denti stretti verso suo zio –Sono qui! Il mago si girò verso la voce e sorrise, stava per salutarla ad alta voce, quando la ragazza lo avvertì di non farsi notare con lo sguardo. Non appena suo zio si fu avvicinato abbastanza, gli sussurrò -Dobbiamo andare velocemente in Grecia, da Mur. Quando mi avrai trasportata da lui, torna indietro, cerca Sirio e portalo in Grecia, ma lascialo al limitare delle case, chiaro? Deve attendere gli altri cavalieri. Suo zio, con le fogge di un bambino, sorrise -Non ti preoccupare, mio fratello mi ha già istruito! Si parte! Insieme scomparirono con un debole schiocco.
  
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