Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Netmine    19/04/2014    2 recensioni
Ci separano, ci portano ognuna davanti ad una porta bianca e ci fanno entrare. Questo deciderà del nostro futuro... Devo dare il meglio di me.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le porte si aprono contemporaneamente con un acuto suono metallico. Mi giro a cercare lo sguardo di Dalilah e lei fa lo stesso. Sorride, ma i suoi occhi sono velati di lacrime. Con la bocca mimo le parole "Ce la faremo.", annuisce. Ci voltiamo ed entriamo nelle nostre stanze.

Quando la porta si chiude alle mie spalle rimango disorientata, non c'è luce e non c'è alcun suono. 
Sembra passata un'eternità quando finalmente riesco a sentire qualcosa, c'è un suono, ma sembra venire da lontano... Da troppo lontano. Quanto sarà mai grande questa stanza? 
Mi metto a camminare in quel nulla, protendo le braccia in avanti per proteggermi il viso. Non so da che parte andare, non so più nemmeno da che parte si trova la porta dalla quale sono entrata... E il suono che avevo sentito poco fa è cessato. Sento l'ansia avvolgere il mio corpo e iniziare ad annebbiare la mia mente. Dove sono? Da quanto tempo sono qui? Qualcuno si sarà accorto della mia assenza? Sto tremando, gli occhi mi bruciano e ho il volto bagnato... Sto per crollare, ma non devo. Non posso. 
"E' solo un test. E' sono un test... Solo un test." Mi accovaccio per terra e mi stringo le gambe al petto continuando a ripetere quelle parole. Non è mai morto nessuno durante questi test, non è vero? E non è nemmeno mai scomparso nessuno... Perché dovrebbe accadere a me? Mia mamma mi vuole bene, non mi lascerebbbe mai fare nulla di tanto pericoloso.
Mi asciugo le lacrime dal viso e, con un po' di fatica a causa dei muscoli indolenziti, mi alzo da terra. Non so dove andare, ma ci sarà un uscita. C'è sempre una via d'uscita, basta solo cercarla. Inizio a camminare alla cieca e improvvisamente sento di nuovo quel rumore, questa volta è più vicino, è molto vicino. Vado in quella direzione e non accenna a smettere... E' una voce quella che sento. Una voce familiare... E' la voce di mia mamma, e sta chiamando me! Mi metto a correre in quella direzione, ora so da che parte andare. 
Sento la sua voce sempre più forte, sempre più nitida, fino a quando non sento qualcosa di soffice e umido sbattere contro il mio corpo. Chiudo gli occhi per non farvi entrare quella cosa e, quando li riapro mi accorgo di essere su una pila di monete d'oro. 
Comincio a camminare, tenendomi sempre vicino alla parete e chiedendomi cosa troverò lì dentro 'Potrebbe essere solo uno scenario di passaggio, magari devo solo trovare una porta nascosta, o magari ci saranno dei folletti e dovrò usare l'astuzia per farmi indicare l'uscita, o magari...' un forte rumore di oro che cozza e una forte scossa al terreno interrompono il flusso dei miei pensieri e mi fanno voltare 'O magari devo scappare da un drago.' Alle mie spalle vi è un enorme drago tra le cui squame nere sono incastonati pezzi d'oro. E' gigantesco... Non ho mai visto un essere simile, e sta guardando me. 
Mi metto a correre, non so cosa sto facendo o dove sto andando, so solo che devo correre e che devo essere più veloce del mostro alle mie spalle. Ora sono contenta di essermi tenuta vicino al muro, perché qui c'è un po' meno oro che al centro della sala e scappare è un po' meno difficile, ma non ci sono vie di fuga. 
Ho già fatto l'intero giro della stanza e non c'è un solo buco nella parete, non un appiglio per arrampicarsi, niente di niente! Sono in preda al panico, il drago alle mie spalle non accenna a fermarsi... Ma non sta nemmeno tentando di avvicinarsi troppo a me... E' come se si tenesse a distanza, perché? Pensa, Celia. Pensa!
Mi volto a guardarlo mentre continuo a correre, incespico in blocchetti d'oro ma non ho intenzione di fermarmi. 
Il drago ha qualcosa di strano intorno al collo, quando l'avevo visto per la prima volta mi era sembrato un pezzo d'oro ma ora mi rendo conto che non può esserlo, è dorato, sì, ma se lo si guarda bene ha dei riflessi violacei. Mi fermo, indecisa su cosa fare, anche lui si ferma. Con difficoltà e con tanta indecisione faccio un passo verso il drago, resta fermo. Ne faccio un altro e un altro ancora, finché non sono a qualche metro da lui, allora mi accorgo della sua espressione, sembra quasi che stia soffrendo. Mi avvicino ancora. Ora, allungando un braccio, potrei toccarlo, e lo faccio. Tocco le sue squame che sono rugose e secche, sembra quasi che si possano staccare con un minimo tocco. Il drago emette un suono cupo e minaccioso. Allontano la mano. 
Cosa devo fare? Alzo lo sguardo verso la pietra che mi aveva colpita da lontano e mi rendo conto che non è una pietra ma una corona e le sue punte sono conficcate nella carne del drago. 
Mi avvicino di nuovo a lui e allungo una mano per aggrapparmi ad una squama. Sento il corpo del drago irrigidirsi al mio tocco e di nuovo emette quel suono minaccioso ma non mi sposto. Appena il suono si estingue allungo anche l'altra mano e aspetto, ormai mi sono sollevata da terra. 
Sono appesa ad una squama di un drago! Ma che mi è preso? Sono forse diventata matta? Ma ormai sono lì. Tendo al massimo i muscoli e mi arrampico di squama in squama fino al arrivare sulla groppa del drago, da lì la strada è più semplice. Mi muovo con cautela verso il suo collo e mi avvicino il più possibile alla corona. 
Ricordo quando da piccola avevo calpestato un riccio di mare sulla spiaggia e mi si erano infilate delle spine nel tallone. Quella volta mia mamma mi aveva detto di stringere i denti più forte che potevo e che il dolore sarebbe passato subito. Poi, accarezzandomi i capelli aveva recitato una magia, la prima magia della mia vita.
Mi metto in ginocchio accanto alla corona, pregando che questo non mi costi la vita. "Signor Drago, non so se mi riesce a capire ma, se è così, le voglio chiedere di non mangiarmi." Poggio una mano su una squama e inizio ad accarezzarla mentre tento di adattare la filastrocca all'occasione... Non sono ancora molto brava con la magia. "Se la corona vuoi far sparire, un po' tu devi soffrire." Ripeto quella filastrocca un paio di volte, continuando ad accarezzare la squama del drago, fino a quando non lo sento gemere e poi emettere un suono terrificante seguito da lingue di fuoco che si riversano in tutta la sala. Chiudo gli occhi e quasi cado all'indietro quando il drago spicca il volo, per fortuna ho la mano ancora aggrappata alla squama che poco fa stavo accarezzando. 
Il volo finisce di botto e sono in una nuova sala. 
Sono in un pub seduta ad un tavolo con degli estranei, ma loro sembrano conoscermi e trattarmi da amica anche se sono tutti molto più grandi di me e parlano una lingua diversa dalla mia. 
Rimaniamo così, a passarci ciotole con patatine e  noccioline  fino a quando non arriva una cameriera che, sorridendo, inizia a prendere le ordinazioni fino a quando il suo sguardo non si posa su di me. In quel momento si rabbuia e il suo sorriso si incrina, mi chiede qualcosa in quella loro strana lingua che non capisco e continua a chiederlo con insistenza nonostante io tenti di farle capire in tutti i modi che non la capisco. Quando finalmente se ne va, tiro un sospiro di sollievo e mi accascio sulla sedia mangiando noccioline, stremata da quella 'conversazione'. Dopo poco, però, vedo la chioma rossa della cameriera che torna all'attacco, questa volta ha una cosa in mano che riconosco subito: è il cartellino della federazione. Ad ognuno di noi ne viene assegnato uno alla nascita e contiene tutti i nostri dati personali. Esco dalla tasca il mio e glielo porgo. La rossa lo studia attentamente e scuote la testa, poi fa un cenno ad un uomo vicino alla porta che, con ben poca grazia, mi infila il cartellino in tasca e mi porta all'uscita del locale. 
L'esterno del locale, al contrario dell'interno, è freddo e ben poco ospitale: la maggior parte dei locali è chiusa e i lampioni irradiano una luce molto fioca. 
Non so perché, ma mi muovo con sicurezza per quelle strade, come se stessi tornando a casa mia o in un posto altrettanto familiare, come se avessi percorso quella strada miliardi di volte. 
Cammino per una decina di minuti strofinandomi le braccia per non farle congelare, il buttafuori non si era nemmeno degnato di farmi prendere la mia giacca!, e mi accorgo che c'è qualcuno che cammina dietro di me. Sento le risate di quei due ragazzi da almeno tre isolati, sembrano drogati, o quantomeno ubriachi... In ogni caso, non sono di certo le persone che vorrei avere alle spalle mentre cammino da sola di notte. Mi volto leggermente per guardare i loro volti e vedere se mi stanno tenendo d'occhio o sono solo paranoica, ma quello è il gesto che li fa scattare. Si mettono a correre. Corro anche io. Uno dei due mi riesce a lanciare addosso qualcosa che aveva in tasca. Sento il sangue scorrermi lungo la schiena ma non mi devo fermare, non devo rallentare. Devo ragionare. Cosa si fa in situazioni del genere? Correre! E poi? E poi?! Non lo so. Continuo a correre. Non c'è nessuno per strada. Nessuno che li fermi, nessuno a cui chiedere aiuto. Ma dove diavolo sono finiti tutti?! Vedo una luce sulla destra, un locale aperto. Non ci penso due volte e mi metto a correre in quella direzione. Non mi fermo finché non vi entro e le risate si allontanano da me, era questa la cosa giusta da fare. 
Mi metto a piangere, il mio corpo è interamente scosso da fremiti, i muscoli mi fanno male, mi sembra di avere la gola graffiata e inizio a sentire anche il dolore alla spalla dove mi avevano colpito. La luce diventa molto più intensa, tanto da costringermi a coprirmi gli occhi con un braccio dolorante, e, quando si affievolisce, mi ritrovo in una stanza dalle pareti bianche. 
"E' ora finita la parte iniziale del test. In questa fase avete affrontato degli scenari standard nei quali sono state testate alcune abilità fondamentali di ogni uomo o donna che voglia avere un ruolo nella società: la perseveranza e la resistenza difronte alla paura, l'altruismo e la compassione, lo spirito di sopravvivenza e il ragionamento. Se siete arrivari fino a qua vi porgo i miei complimenti, non tutti riescono a superare questa fase. Ora una equipe di medici si occuperà di ristabilire al meglio la vostra salute prima della prossima fase di questo test." Era la stessa voce  gracchiante che mi aveva accolta prima di iniziare il test, la voce del Presidente della Federazione. Mi sento davvero stanca, ma in questo momento vorrei utilizzare tutte le forze che mi rimangono per annientare l'uomo dietro quel microfono e incrinare la sua voce calma e pacata. 
Nel giro di qualche secondo da una porta che non avevo notato entra l'equipe di medici di cui aveva parlato il Presidente, mi fanno distendere su un lettino e mi iniettano qualcosa nel braccio che mi fa rilassare e mi offusca la vista. "Sapete come è andata la prova della mia amica? Dalilah... E' entrata con me..." Vorrei continuare a parlare e sapere qualcosa sulla mia amica ma la lingua è diventata troppo pesante e pensare è diventato troppo difficile. 

-------------------
Angolo dell'autrice:
Intanto grazie mille per essere passati a leggere questa storia. Come è ovvio mi farebbe molto piacere avere delle recensioni per poterla migliorare, ma mi basta anche solo sapere che siete passati a leggere :)
Ma non sto scrivendo questo trafiletto per questo, bensì per chiedervi aiuto! Come avrete notato non sono molto brava nel creare i nomi delle storie o i titoli dei capitoli, perciò accetto consigli sia per il nome della storia sia per il nome di questo capitolo! 
Ancora grazie mille. Un bacio,
Netmine.
P.S. Accetto consigli anche sull'utilizzo dell'HTML, so di essere negata!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Netmine