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Autore: Kveykva    19/04/2014    2 recensioni
Eragon è nelle terre oltreconfine, Arya in Alagaesia quando arriva una notizia sconcertante: degli elfi hanno trovato un incantesimo in grado di risanare Vroengard dai suoi gas nocivi, e sarà presto pronta per allenare i nuovi cavalieri e i nuovi draghi. Quindi se Eragon tornerà in Alagaesia come sarà la sua vita con Arya? Cosa nascerà fra loro?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon, Fìrnen, Saphira | Coppie: Eragon/Arya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole era alto nel cielo quando Eragon si levó.
Si stiracchió per bene, assieme ad un lungo sbadiglio. 
Il suo pensiero corse subito a Saphira, e si accorse che era nel giardino del Palazzo fiancheggiata da Firnen.
Era da giorni che non riusciva a parlarle, e questo gli dispiaceva un po'.
Peró era comprensibile che volessero stare insieme per il tempo rimasto prima di partire per...
-Cosa?! Partire? Dove?!
L'urlo mentale di Saphira lo trafisse come un pugnale.
I suoi pensieri erano scivolati anche nella mente della dragonessa.
Eragon pensó che avrebbe dovuto saperlo, visto che il giorno prima aveva parlato con Arya della partenza senza schermare la mente, ma si vede che Saphira era troppo concentrata su Firnen per ascoltare i suoi pensieri.
-Calmati Saphira. Ti raggiungo giù di sotto.- cercó di infonderle calma, ma la risposta della dragonessa arrivó glaciale:
-Ti aspetto.-

Eragon si fiondó giù, non si era neppure vestito, era ancora con i pantaloni del pigiama, e li raggiunse.
-Saphira noi dobbiamo andare ad insegnare ai Cavalieri, non potremo restare qui a lungo, lo sai e...
-Ora che ho ritrovato Firnen dovrei andarmene? Perchè? Perchè dovrei farlo Eragon? Non pensi che abbia diritto anche io alla felicità dopo anni di isolamento?
-Ti capisco Saphira. Lo sai. Ti sono stato accanto nei quattro anni nell'oltreoceano come tu lo sei stata con me.
E sappiamo entrambi che abbiamo condiviso tutto.
Lo dobbiamo fare per i Cavalieri. È come quando siamo dovuti partire: non volevamo ma dovevamo. È così anche ora.
E non credere che voglia lasciare Arya, dopo che l'ho ritrovata. E ricorda che il mio legame con lei è molto più antico del vostro.-
L'ultima frase avrebbe dovuto risparmiarsela.   La dragonessa si alzó sulle zampe e lanció un ringhio lunghissimo. 
-Tu non capisci.- fu la sola cosa che disse, e assieme a Firnen, che era rimasto in silenzio tutto il tempo, voló via.
Eragon si lasció cadere a terra, e nascose il viso fra le mani. Cosa aveva fatto?
Non voleva dire che il rapporto fra Saphira e Firnen non fosse intenso ma solo che anche per lui, e soprattutto per lui, la partenza sarebbe stata sofferta. Ma l'avrebbe fatto.
Cercó di parlare mentalmente con la dragonessa, ma quella aveva eretto un muro impenetrabile.
Rimase lì ore, senza sapere cosa fare, quando alla fine sentì una mano sfiorargli la spalla.
-Shurtugal, il primo ministro Taelì mi ha mandato a chiamarla. 
Era un elfo colui che aveva parlato, che Eragon non aveva mai visto.
Al posto della pelle aveva un ammasso di piume, di un colore delicatissimo che andava sfumando dal bianco al verde chiaro.
Gli occhi erano gialli, intensi, mentre la bocca era più orientata verso un colore arancione.
Pur essendo scioccato, Eragon lo nascose bene.
Ringrazió l'elfo,che scoprì si chiamava Gaeliem, e si diresse assieme ad esso nella sala dove il primo ministro lo attendeva.
Aveva incontrato Taelì poche volte, ma sapeva che era una delle persone più fidate di Arya, e quindi era convinto fosse degno di fiducia e rispetto.
Era stato eletto ministro due anni dopo la sua partenza.
Appena arrivarono nella stanza del ministro, 
Gaeliem si dileguó.
-Buongiorno Shurtugal, vedo che hai accettato il mio invito.
-È un onore.
E si scambiarono il consueto saluto degli elfi.
Taelì fece accomodare il ragazzo su una poltroncina dinnanzi alla sua scrivania, e cominció a parlare.
-Mi dispiace dissuaderti dai tuoi impegni, ma ho bisogno di parlarti di Vroengard.
Dato che Eragon non replicava, l'elfo continuó.
-Raesel e Manuelì, i due elfi che coordinano le attività di bonifica sull'isola, si sono messi in contatto con me stamattina.
Hanno detto che l'operazione sta procedendo per il meglio, che il terreno sta assorbendo alla perfezione l'incantesimo. 
Perfino con gli alberi, si è riuscito a trovare una soluzione.
Si riscontrano problemi peró con gli animali che ci vivono. Sono deformi, non pensano ne' vivono come un essere normale, e soprattutto, non sappiamo come contrastarli.
Hanno chiesto il tuo aiuto Eragon. Se tu volassi fin là, col tuo alunno, sono convinto che troveresti una soluzione in poco tempo e potresti già cominciare l'addestramento.
Sei già stato una volta a Veoengard e so che hai incontrato ed avuto esperienze con quegli animali. 

Eragon aveva ascoltato tutto con la massima attenzione.
Avrebbe dovuto partire subito. Questa era una complicazione. Se Saphira già prima si era indispettita per due mesi con Firnen, cosa ne avrebbe pensato di..
-Qualche giorno? 
-Come scusa?- si riscosse Eragon dai suoi pensieri.
-Dovreste partire fra qualche giorno, stavo dicendo.
Il Cavaliere avrebbe preferito sprofondare. Qualche giorno? Ma era troppo poco tempo!
-Temo che sia troppo presto e..
-Eragon. Hanno bisogno di te. - disse con voce ferma Taelì, fissandolo attentamente negli occhi. 
-Io e Saphira...
Eragon sapeva che dietro quella frase c'era un'accusa. Un'accusa perchè l'elfo sapeva che l'unico motivo dell'esitazione di Eragon era un motivo personale.
Ma il proprio bene andava messo dopo il bene del Paese. E lui e Saphira avrebbero fatto ció che fosse stato il giusto. Come sempre.
-Partiremo.
Il volto di Taelì si rilassó
-Te ne siamo grati Shurtugal. La tua partenza è programmata fra due giorni. 
Eragon prese congedo, e tornó nei giardini del palazzo.
Aveva come il sospetto che Taelì fosse stato sicuro che avrebbe accettato l'incarico.
Come se fosse tutto un 'intricata partita e...ma chi li capisce gli elfi!
Cercó di raggiungere Saphira con la mente ma quella, ostinatamente, gliela teneva sigillata.
Si sentiva perso. Era convinto che quella di andare a Vroengard fosse la strada giusta, ma Saphira la pensava diversamente.
Era solo un pensiero dettato dalla vicinanza con Firnen o perchè non era il loro destino?
A questo non sapeva rispondersi.
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Arya era occupata nella sala del trono. Era stanca, la testa le stava per scoppiare, e le rughe attorno agli occhi si facevano ogni minuto più profonde, per scomparire poi quando rilassava il viso in un raro momento di pausa.
Tutta la mattina era stata sballottata da un luogo all'altro, da un impegno all'altro:
già all'alba era stata convocata dal Gran Consiglio per parlare dell'attacco dei Ra'zac, poi a metà mattina era stata da Taelì per la faccenda di Vroengard ed ora stava parlando con Mandrëil, il generale.

-No! Non possiamo attaccarli da Nord! Ci scoprirebbero subito! Dovremmo accerchiarli partendo da est, e con un battaglione di sessanta-settanta elfi costringerli a ripiegare verso ovest dove il resto dell'esercito li attenderà. Solo così li avremo in pugno, Arya-drotting.
-Capisco il tuo punto di vista, Mandrëil, ma i Ra'zac non vanno sottovalutati. Capirebbero subito il nostro piano e attaccherebbero l'ala est, dove siamo più vulnerabili. Ma attaccare frontalmente un esercito di quella portata sarebbe una follia.
Lascio a te la strategia, non so più cosa dire. Se dovessi aver trovato qualcosa di utile chiedi udienza, e se avró tempo ti riceveró.
Puoi andare-
Appena l'elfo scomparse, Arya prese un gran respiro. Cosa doveva fare ora? Qualche altro incontro coi nobili, qualche tra riunione militare?
Era stanca. Doveva riposare. Ora che ci pensava era da un bel pezzo che non vedeva Eragon, ma non poteva distrarsi. Non l'avrebbe visto, o l'avrebbe distratto dal suo lavoro. Sarebbe partito due giorni dopo. Appena arrivato e già partito. 
Perchè la sua vita doveva essere così difficile?
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Piano piano il sole calava, fino a scomparire. Le tinte cremisi lasciarono il posto ad un mondo fatto di buio.
Saphira e Firnen si trovavano in una zona appartata della Du Wenderlvarden.
-Non avrei dovuto fare così. L'ho trattato ingiustamente. 
-Ti avrà già perdonata, non temere.
-Tu non sai quanto ha sofferto per Arya. Il suo è un amore che continuerà finchè lui non morirà. È il suo grande amore.
 Affronterebbe da solo l'esercito dei Ra'zac se Arya glielo chiedesse. Io ho condiviso con lui tutte queste cose.
Sono stata una stupida a trattarlo così.-
Firnen non ribattè ma le andó più vicino, e la consolò al meglio che poteva. Odiava vederla soffrire.
-Andiamo da lui?- le chiese dolcemente.
-Andiamo.-
E si alzarono in volo fino a raggiungere palazzo Tialdarì.
Trovavano Eragon che ancora dormiva ai giardini. Probabilmente si ara addormentato
 da qualche minuto. 
Saphira si strusció dolcemente su Eragon, che si sveglió.
-Eragon mi dispiace, mi dispiace di essermi arrabbiata così davvero e..
Eragon le saltó al collo. Era così felice di poterla riabbracciare. 
Le loro menti si incontrarono, così come il corpo.
Eragon s'accorse di essere stato a metà fino a quel momento, solo ora con la dragonessa era completo. Ma poi penso a cosa avrebbe dovuto dirle e si rattristó immediatamente.
Senza bisogno di spiegazioni, la dragonessa rivide tutto il pomeriggio di Eragon, soffermandosi sulla chiaccherata con Taelì e quando apprese fece un moto di sorpresa.
-Due giorni?
Eragon prese subito a scusarsi come se fosse colpa sua ma Saphira lo fermó, e gli disse dolcemente.
-Nessuno ti sta incolpando, piccolo mio. Hai fatto la cosa giusta. Solo che ormai manca un solo giorno, e poi dovremo partire. E non rivedremo più Arya e Firnen.
Quando Firnen capì, lanció un lungo grido disperato. 
-Mi dispiace Firnen, ma la vita di me e Saphira sarà sempre così.
Piena di morte e di abbandoni.-
Disse tristemente Eragon.
-Non dire così, Shurtugal. Io ed Arya verremo con voi. Parleró io con lei- affermó con la sua voce cavernosa Firnen.
-Temo che nulla la convincerà- disse Eragon con un sorriso amaro in volto, rassegnato.
-È una regina, e continerà ad esserlo.-
Saphira, purtroppo era d'accordo con lui, mentre Firnen era di un altro avviso.
-Ora devo andare dal mio Cavaliere, la regina. Ma torneró, con lei, e partiremo insieme.
-Siamo con te.- dissero in coro Eragon e Saphira, e sia avviarono nella loro camera, e in pochi minuti dormivano già.
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Il sole era la suo zenit quando Drago e Cavaliere si destarono. Ma quanto avevano dormito? Era già il giorno della partenza?
Saphira, svegliatasi con Eragon, era sorpresa allo stesso modo. 
-Chiediamo a qualcuno-
Così, scesero le scale e andarono dritti nell'ufficio di Taelì.
-Aah eccovi qui! I vostri bagagli sono già nella sala del trono dove la nostra regina vi aspetta per darvi la sua benedizione.-
Eragon e Saphira erano sgomenti. Avevano dormito..due giorni? Da pazzi.
Comunque, sperando che la sorpresa non si vedesse, il Cavaliere ringrazió il ministro.
-Ed andate anche con la mia benedizione: che le stelle ti proteggano Eragon Ammazzatiranni, e che il vento soffi favorevole sulle tue ali, Saphira bjarstkular.
I due si avviarono.
-Quindi Arya ha deciso di non accompagnarci- dedusse Eragon.
-E come poteva?- disse Saphira.
Eragon annuì piano.
Quando entrarono nella sala, lei li stava aspettando sul trono con accanto Firnen.
Arya si alzó, e venne incontro al Cavaliere tendendogli le mani.
Eragon le prese e le strinse forte a sé, assaporando tutto degli ultimi istanti con l'elfa.
-Mi mancherete.- pronunció piano la regina.
-Allo stesso modo, voi a noi.- disse in tono piatto Eragon. 
Stava cercando di trattenere dentro se' le emozioni, che sarebbe esplose se lui non l'avesse fatto. Era il secondo addio che dava all'elfa e proprio non lo sopportava.
-Che cosa hai?- disse l'elfa, accorgendosi del comportamento di Eragon.
-Non amo particolarmente gli addii.- disse lui, sforzandosi di sorridere.
-Ma questo non sarà un addio! Io e Firnen verremo da voi appena possibile e..
-E sappiamo entrambi che non lo farai. Hai troppe responsabilità qui.
-Non doveva andare così- riuscì a dire in un sussurro Arya.
-Vieni con noi-
-Lo sai che non posso-
Ad Eragon tornó in mente il momento dell'addio di quattro anni prima e riuscì solo a sperare che quel tormento finisse.
-Ci sono persone che si buttano da migliaia di metri, e persone che non hanno il coraggio di buttarsi nemmeno tra le braccia di chi ama.
Addio Arya-
Lasciando sgomenta l'elfa, Eragon se ne andó con Saphira.
 E le porte della sala si chiusero.
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Erano passate più o meno cinque ore da quando Eragon e Saphira erano partiti.
Arya era rimasta tutto il tempo seduta sul trono.
Le ultime parole di Eragon le rimbombavano nella mente.
"-Ci sono persone che si buttano da migliaia di metri, e persone che non hanno il coraggio di buttarsi nemmeno tra le braccia di chi ama."
Cosa intendeva dire? 
Aveva rifiutato ogni singola udienza che avevano chiesto con lei.
Firnen era silenzioso, silenzioso come non mai.
L'elfa non sapeva cosa fare.
Poi, decise.
Arya prese carta e penna e lasció un messaggio sul tavolo di quercia della Sala Grande.
Chiamó Firnen, lo selló. Il drago non chiese nulla. Ma prese la direzione presa da Eragon e Saphira.


Lei si sarebbe buttata. 
Si sarebbe buttata nelle braccia di Eragon. 
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Aggiornato prestiiissimo! Questo capitolo mi piace davvero un sacco.  
Ditemi la vostra nelle recensioni! (E ancora buona Pasqua) 
Kveykva 
  
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